Gramsci a Ulloa, come la pensavano sulla Questione Romana, sull’Unità italiana e sui semianalfabeti del libero pensiero (terza Roma)
Gramsci e la questione romana
Sembrerà un paradosso, ma con l’Allocuzione tenuta nel Concistoro segreto in Gaeta il 20 Aprile del 1849 prima e con il Sillabo poi, Pio IX intuì quali erano i mali che poi avrebbero colpito la nostra società.
Nell’anno 2000 il Vaticano ha celebrato la beatificazione di Papa Maria Mastai Ferretti, ossia Pio IX, scatenando le ire dei frammassoni di tutto il mondo, e dei loro seguaci. Il radicale Marco Pannella da Teramo, santone e guru della libertà di licenziamento degli operai, da sempre liberale e falso pacifista, guerrafondaio quando si tratta di buttare le bombe sulla Serbia socialista, da sempre alle dipendenze della setta liberal-massonica mondialista, ha organizzato perfino un’adunata il 20 settembre 2000 per ricordare al mondo la breccia di Porta Pia. Non la pensava così Antonio Gramsci che, da grande studioso della Chiesa e del mondo che lo circondava, a proposito dei festeggiamenti del cinquantesimo anniversario della presa di Roma scrisse:”Porta Pia non fu che un meschino episodio, militarmente e politicamente. Militarmente non fu che una grottesca scaramuccia. Fu veramente degna delle tradizioni militari italiane. Porta Pia rassomiglia – in piccolo- a Vittorio Veneto. Porta Pia fu la piccola , facile vittoria dell’aggressore enormemente superiore all’avversario inerme, come Vittorio Veneto fu facile vittoria contro un avversario che – militarmente- non esisteva più. Politicamente Porta Pia fu semplicemente l’ultimo episodio della costruzione violenta ed artificiale del Regno d’Italia. Tutto il resto è chincaglieria retorica. Le belle frasi Terza Roma sono completamente vuote di senso.
Roma è città imperiale e città papale: in ciò sta la sua grandezza universale. La “Terza Roma” non è che una sporca città di provincia, un sordido nido di travetti, di albergatori, di bagascie e di parassiti. Mentre le due fasi della storia di Roma, l’imperiale e la papale, hanno lasciato traccia immortale, la breve parentesi dell’occupazione sabauda lascia, unica traccia di sé, il Palazzo di Giustizia, statue di gesso e grottesche imitazioni decorative: nato tra lo scandalo dei fornitori ladri e dei deputati patrioti corrotti, esso è degno di albergare la decadenza giuridica della società contemporanea. Per questo la questione romana non è risolta. Non potevano risolverla le cannonate del re di Savoia. La violenza militarista non può risolvere i problemi internazionali. E la questione romana è un problema internazionale…”( L’Ordine Nuovo, Rassegna Settimanale di Cultura Socialista, 2 Ottobre 1920)
La Chiesa cattolica è societas perfecta
Pannella non ha mai letto la Questione Romana di Gramsci che da comunista vero ha inteso innalzare un monumento alla Chiesa e ai cattolici:”…il bisogno religioso, il fatto religioso sono essenzialmente fenomeni universali, internazionali. Perciò nonostante tutte le declamazioni della pseudosociologia democratica di qualche socialista da loggia o da sinagoga, la Chiesa cattolica è societas perfecta, assai più e meglio che lo Stato nazionale massonico e borghese. Il potere temporale dei papi, a torto vituperato dai semi-analfabeti del Libero Pensiero, è stato un modus vivendi storicamente necessario e inevitabile, è stata l’unica forma che potesse, nei secoli passati, garantire la libertà della Chiesa…” .
Molti storici ritengono l’opera dell’unificazione italiana fatta dai Savoia un merito di quella casa regnante; altri solo barbarie, guerra fratricida: un milione di morti per fucilazione, freddo e fame; carcerazioni, stati d’assedio; emigrazioni oceaniche, rappresaglie su scioperanti che chiedevano pane e lavoro. L’unificazione dell’Italia poteva e doveva avvenire in altro modo. L’Italia è stata divisa dai Savoia; storici e politici di parte fanno finta di non saperlo. Oggi esiste una profonda spaccatura tra Nord e Sud, si sono costruite due nazioni, socialmente, storicamente e politicamente diverse. Bossi ne ha solo tracciato il solco. La divisione dell’Italia tra Nord e Sud ha origine nel 1860 quando i piemontesi rapirono le ricchezze delle popolazioni meridionali, quando azzerarono le leggi secolari, quando un esercito di 220.000 tra soldati, carabinieri, polizia, guardia nazionale fece guerra ai contadini che insorsero contro i soprusi dei sindaci liberal-massoni che erano soliti assoggettare a sé, a parenti ed amici, le terre demaniali e quelle della Chiesa.
“…L’unità nazionale poteva avere un corso diverso da quello che ha avuto- continua Gramsci- l’unificazione d’Italia in una monarchia accentratrice non ebbe altra giustificazione che la forza delle armi e gli intrighi diplomatici dei Savoia. Della serietà dei famosi Plebisciti non è nemmeno il caso di parlarne: roba simile all’acclamazione dei fiumani a D’annunzio.
In verità, sarebbe stato più conforme alle esigenze della situazione storica e ai bisogni del popolo italiano il programma federalista repubblicano di Balbo o quello neoguelfo del Gioberti. Malgrado le diffidenze degli storici aulici o democratici, i cattolici italiani erano più patrioti dei patrioti…”. Ecco la grandezza del comunista Gramsci, la grandezza intellettuale, la grande intuizione storica, l’arguzia di un italiano, di un Meridionale, di uno tra i più grandi cervelli che l’Italia abbia mai annoverato. Gramsci riteneva:”…una breve parentesi, un attimo di fronte alla storia, la durata dello Stato massonico-nazionale- borghese che, secondo i professorelli delle regie scuole, doveva durare in eterno…”. Gramsci pagò con la vita la sua appartenenza politica, pagò con la vita il suo pensare antimassonico, ma Noi Meridionali gli siamo grati. I Savoia, anche se esiliati, hanno continuato a beneficiare delle nostre ricchezze nel loro esilio dorato, ma verrà il giorno in cui dovranno restituire il mal tolto ai Meridionali e all’Italia tutta.
Alla manifestazione promossa da Marco Pannella c’erano meno di cento persone; il significato è uno solo: la gente ha capito, la gente di Roma non si è fatta prendere per i fondelli dal marciume massonico e per risposta ha partecipato in massa al Giubileo indetto da Papa Giovanni Paolo II.
“… Per troppo tempo, il Partito Socialista, dominato da una cricca di massoni e di borghesucci, ha insozzato la sua bandiera partecipando al carnasciale commemorativo del Venti Settembre…” ( L’Ordine Nuovo, Rassegna Settimanale di Cultura Socialista, 2 ottobre 1920)
Parole pesanti come un macigno. Se i marxisti e i socialisti di oggi non la pensano come Gramsci significa che, o sono massoni o non sono socialisti.
Molti socialisti si sono dichiarati subito, i seguaci di Bettino Craxi hanno subito trovato collocazione a destra, sguazzano in quell’area politica che accomuna fascisti ed ex fascisti, cattolici traditori, liberali, liberisti, libertari e tutta la feccia politica italiana vicino alle sette massoniche. Molti socialisti e comunisti si sono assuefatti al sistema liberal-borghese da qualche tempo a questa parte difendendo quegli interessi “nazionali” che comunque sono solo padani, mentre il Sud langue.
La Chiesa come valore assoluto
La nazione germanica è sorta da una crisi religiosa. La Riforma protestante, e si è consolidata e rafforzata attraverso un lavorìo del pensiero filosofico che l’ha portata alla creazione dello Stato moderno, in cui il cittadino è anche il credente…cosa è avvenuto in Italia? Il Risorgimento italiano è stato un movimento politico artificiale, senza basi, senza radici nello spirito del popolo, perché non è stato preceduto da una rivoluzione religiosa; il liberalismo cavourriano, separando lo Stato dalla Chiesa, e rendendolo antagonistico a questa come depositaria del divino, in realtà non commise che un grande errore, perché non fece che spogliare lo Stato del suo valore assoluto.( Antonio Gramsci, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma, 1978, pag. 61)
Ecco, leggendo tra le righe l’opera complessa di Gramsci ci si accorge del suo pensare anti-massonico, anti risorgimentale, anti liberista. Perciò noi, gramsciani ed italiani del Sud, incensiamo colui il quale ha dato luce e calore al pensare di milioni di persone. Gramsci è inviso da Pannella e dai liberi muratori che mai hanno preso una cazzuola in mano, ma solo compassi e squadre.
Unione non unità d’italia
Pietro Calà Ulloa così ha spiegato il suo pensare sull’unità d’Italia:”La confederazione è la sola possibile in Italia, perché poggia sul genio della nazione. La sua divisione, precedente alla dominazione romana, nasceva dalla configurazione stessa della penisola. Era confederata l’Italia, per secoli, prima della conquista romana, che possiamo considerare come la prima invasione barbarica della penisola. Crollato l’impero d’Occidente, l’Italia tornò spontaneamente alla sua costituzione naturale. E fu allora che divenne l’anima e lo spirito del mondo. I difensori più illustri dell’indipendenza italiana l’hanno sempre intesa, e servita, attraverso leghe e confederazioni. Era quasi un istinto di conservazione, nella consapevolezza che per l’Italia, essere una, significava essere schiavizzata. L’unità può dare forza, ma non indipendenza. Per quanti amano veramente la patria l’indipendenza non può che essere nella federazione: un fatto di fede e di coscienza…” (Pietro Calà Ulloa, Unione non unità d’Italia, Argo p.s.c.r.l., Lecce, 1998, pag 25)
Capitolo tratto dal libro di Antonio Ciano ” Le stragi e gli eccidi dei Savoia”
fonte https://www.partitodelsud.eu/2011/03/gramsci-ulloa-come-la-pensavano-sulla.html