IL BANDITISMO NEL CERRETESE
Un’analisi del brigantaggio cerretese serve soprattutto a mettere in evidenza l’aspetto particolare del fenomeno che, in un certo senso, si allontana un pò dal vasto movimento del brigantaggio meridionale.
Nel circondano di Cerreto Sannita il brigantaggio ebbe senz’altro cause comuni con il fenomeno generale del brigantaggio, quale si verificò in altre regioni del Sud; il suo sviluppo, però, assunse un significato più politico, che sociale, onde la preoccupazione di far emergere la verità storica più dai documenti che da personali interpretazione dei fenomeni. Non a caso, i protagonisti delle vicende, brigantaggio compreso, che si susseguirono al tempo della costituzione della Provincia di Benevento (1861), furono i personaggi di maggior rilievo del circondano: Michele Ungaro, Achille Iacobelli, Cosimo Giordano, Salvatore Pacelli e Mons. Luigi Sodo, vescovo di Cerreto. Ma in particolare, Pacelli ed Ungaro furono gli attori principali degli avvenimenti che, dal 1860 al 1882 movimentarono la vita politica e sociale nel cerretese e da cui non fu estranea la diretta partecipazione dei briganti. Anche la figura stessa del Vescovo di Cerreto, Mons. Luigi Sodo, acquista un valore particolare, in quanto Mons. Sodo si rese interprete di azioni ed atteggiamenti squisitamente politici, tanto da intervenire personalmente perfino ad indicazioni di candidati a cariche pubbliche, valendosi dell’autorità che gli derivava da un immenso prestigio morale. Comunque, per una corretta collocazione del brigantaggio cerretese, non si può prescindere dal contesto generale del fenomeno del brigantaggio meridionale, almeno nella sua fase originaria, le cui cause latenti esplosero nel momento storico dell’unificazione italiana. L’ex caporale dell’esercito borbonico, Cosimo Giordano, è, infatti, soltanto uno dei briganti, e la sua banda è una delle bande operanti nel mezzogiorno al momento dell’unificazione. Del resto, un denominatore comune di tale fenomeno nel Sud certamente esiste; ed è anche per stabilire questo denominatore comune, indispensabile per una precisa esposizione dell’avvenimento che più ci riguarda, che non si può prescindere dal contesto generale del banditismo meridionale almeno nella sua prima fase di sviluppo (1).
(1)I documenti, a cui si fa riferimento, sono importanti ed inediti ed appartengono al Sig. Salvatore Biondi di Cerreto e residente in Benevento, Via Battisti, 5. Si tratta di documenti originali, che, indubbiamente, contribuiscono a chiarire le cause essenziali delle vicende, anche se non forniscono precisione di particolari. Infatti, non tutti gli episodi sono confermati da una completa documentazione; provengono, però, da testimonianze attendibili e sicure. Gli stessi atti del processo, con il quale il noto brigante cerretese, Cosimo Giordano, venne condannato all’ergastolo, sono, almeno per noi, irreperibili. (Documenti del processo contro Giordano son quasi certamente esistenti nel carteggio degli eredi dell’avvocato D’Andrea, difensore del brigante di Cerreto alla Corte d’Appello di Assise di Napoli). La ricostruzione stessa del delitto “Melchiorre”, nonostante manchi di verifica storica, risulta suffragata dal racconto di persone ancora viventi, che furono testimoni durante il processo “Giordano” alla Corte di Assise di Benevento, dove il delitto venne rievocato in ogni suo elemento e dove la figura del brigante cerretese emerse in tutta la sua scellerataggine. Per questo delitto, in particolare, il Giordano fu condannato all’ergastolo, nonostante la difesa intelligente ed appassionata del Mellusi, il quale tentò di presentare i misfatti della banda “Giordano” come conseguenza pura e semplice di una particolare condizione politica del circondario di Cerreto.
G. SPADA
fonte
http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Storia/Local/Cerreto/Capitolo_01.htm