Il coronavirus tra Ascierto e Galli (Ne quid nimis) di Fiorentino Bevilacqua
La questione Ascierto / Galli è sotto gli occhi di tutti ma forse è meglio riassumerla brevemente.
Giorni fa appare, sui media, la notizia che il Dott. Ascierto1 , e i colleghi del Cotugno, stanno usando, sui pazienti affetti da Covid 19, il Tocilizumab, un farmaco approvato per la cura dell’artrite reumatoide.
La cosa, com’è ovvio, visto il momento, ha una grande risonanza, anche perché è la prima volta che si parla di una terapia per la COVID 19: essa non blocca il virus, non fa cessare l’infezione ma, quando questa è avvenuta, riduce o ostacola l’insorgenza delle gravi complicanze polmonari che, quanto meno, allungano di molto la degenza in terapia intensiva . E non è poco.
In molte trasmissioni televisive, Ascierto spiega come è nata l’idea che, sembra dire, non ci voleva molto a farsi venire: lui è oncologo (né infettivologo, né reumatologo, precisa), ma conosce bene il Tocilizumab perché è un farmaco che viene utilizzato nel trattamento “di effetti collaterali dell’immunoterapia che facciamo contro i tumori: la tempesta citochimica, che poi è quella che, nel polmone, in seguito all’infezione del coronavirus dà questo distress respiratorio [che costringe il paziente in rianimazione NdR]. Da qui l’idea”2.
Come a dire: se il distress respiratorio che insorge nel polmone a seguito di alcune terapie antitumorali e quello che vi compare a seguito dell’infezione da coronavirus sono simili, se il primo risponde al trattamento con il Tocilizumab, dovrà rispondervi pure il secondo…
Se tanto mi dà tanto…
E allora, dove sta il problema!?
Galli3, nella trasmissione di RAI3, Carta bianca, dice che loro, su, al nord, stavano già usando quello stesso farmaco, e alla grande pure: in “almeno docidi unità operative“ (12! Mica una sola, il Cotugno, come qui da noi!)4.
Primato temporale, dunque, e primato “quantitativo”, a suo dire (ma pare che l’Agenzia Italiana del Farmaco non sia di questo avviso5).
Ma è proprio così?
Nulla impedisce ad un ricercatore di fare studi nello stesso campo in cui si sta applicando un suo collega; questo è ovvio.
Ed è altrettanto ovvio che uno dei due può pubblicare (su riviste scientifiche) o semplicemente rendere noto tramite i media, quello che sta facendo, quello di cui si sta occupando.
Dunque: nessun problema nella questione Galli / Ascierto da questo punto di vista.
Se è vero che su ci stavano provando da tempo nulla impedisce che altri possano aver avuto la stessa idea, magari contemporaneamente, in un momento successivo o precedente, specialmente se si tratta di specialisti che usano lo stesso farmaco (il Tocilizumab), per lo stesso problema (il distress respiratorio) anche se causato da terapie oncologiche e non da agenti infettivi (il coronavirus).
Ma, in questo caso, il secondo arrivato (a come la racconta Galli) rende pubblica la cosa; i primi (idem) no. Milano aveva tenuto per sé la cosa; Napoli l’aveva divulgata.
Ma, di un farmaco che riduce gli effetti nefasti del coronavirus, più medici ne sono a conoscenza, più possono usarlo; più medici lo usano, più malati vedranno alleviate le loro sofferenze e, in questo caso, più malati avranno la probabilità di cavarsela riportando a casa la pelle dalla terapia intensiva…
Dunque, al di là della priorità dell’idea che, come visto, conta relativamente (Darwin e Wallace si stavano occupando entrambi, separatamente della discendenza con modificazioni ) in questo caso conta molto di più chi, tra i due che hanno avuto l’idea, la mette a disposizione dell’intera comunità scientifica.
Kary Mullis, premio Nobel per la chimica nel 1993, quando inventò il meccanismo della reazione a catena della polimerasi (PCR), gli sembrò una cosa tanto ovvia e banale (come ad Ascierto la sua idea originale di usare quel farmaco) che passò mesi e mesi sia per accertarsi che nessuno prima di lui l’avesse già scoperta sia per parlarne con colleghi prima di passare alla fase operativa che avrebbe dimostrato la validità della sua idea6.
Mullis, però, poteva e doveva aspettare a rendere ufficiale la sua scoperta: questa, infatti, avrebbe consentito di fare milioni e milioni di copie di una stessa molecola di DNA (o di RNA), cosa importantissima, sì, che apriva strade sconfinate alla diagnostica7, alla terapia e alla stessa ricerca. Ma nulla di ciò era immediato, imminente, urgente all’epoca e, pochi mesi in più spesi per trovare le prove sperimentali8, erano necessari.
Nel caso del coronavirus, invece, l’urgenza c’era, c’è, ed è data dal fatto che migliaia di persone in tutto il mondo sono in bilico tra la vita e la morte per una complicanza dell’infezione virale, complicanza che quel farmaco può eliminare o, quanto meno, ridurre salvando la vita del paziente.
Era urgente, quindi, mettere a disposizione della comunità scientifica tutta, l’idea dell’uso del farmaco per l’artrite reumatoide, così che si ampliasse la platea degli sperimentatori e … degli utilizzatori: i malati gravi a rischio sopravvivenza.
In questo caso, dunque, nel caso della pandemia da SARS-COV-2, al di là della pur importante questione della primogenitura della terapia (ma vale chi per primo “pubblica”), conta che questa terapia, sia pure in nuce (ma mica tanto, visto che a Napoli hanno stilato anche il protocollo per l’AIFA), sia messa a disposizione di TUTTI, anziché usarla in un numero ristretto di ospedali di un’area infinitesimale del Globo.
E qui, anche qui, il primato, questa volta morale, va al dottor Ascierto ed al suo gruppo.
Il nostro grazie va a lui, dunque, anche per la lezione di stile.
Fiorentino Bevilacqua
18.03.2020
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- Istituto Nazionale dei Tumori, Fondazione Pascale, Napoli
- https://www.la7.it/omnibus/video/il-dott-paolo-ascierto-e-la-sperimentazione-del-farmaco-per-curare-il-coronavirus-trattamento-per-17-03-2020-313799 intervista del Dott. Ascierto a La7.
- Istituto Sacco, Milano
- https://youtu.be/45_BYESc4zc la trasmissione di Carta bianca.
- https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/aifa-e-istituto-nazionale-per-lo-studio-e-la-cura-dei-tumeri-di-napoli-avviano-uno-studio-per-l-utilizzo-di-tocilizumab-nella-malattia-covid-19 Comunicato stampa dell’AIFA.
- Mullis K., Ballando nudi nel campo della mente, s.l., Baldini+Castoldi, 2019.
- E’ con la tecnica della PCR che, per esempio, viene rilevata l’eventuale presenza del Coronavirus nei materiali prelevati con il tampone naso-faringeo.
- “… un’ipotesi è una congettura che può essere trasformata in teoria attraverso una serie di esperimenti” (Mullis, op. cit.)
Ancora una volta l’esperienza ha dimostrato che né la storia né gli eventi catastrofici, come quello che attualmente sta interessando l’intero pianeta, riescono a ridimensionare l’umana presunzione. Già molti giorni prima del dibattito televisivo sul Covid 19, veniva annunciato che un gruppo di ri-cercatori napoletani (non voglio usare “team”) aveva avuto la grande intuizione che un farmaco usa-to per combattere l’infiammazione di una determinata patologia poteva essere impiegato anche per contrastare uno dei più significativi sintomi della nuova pandemia. Non si era gridato alla “scoper-ta”, ma alla felice intuizione. Sennonché, dato il “peccato originale” rappresentato da tutto quello che nasce in una determinata parte del globo, al Sud puoi creare anche un nuovo mondo, ma ci sarà sempre qualcun altro che ne saprà fare uno meglio di te, specialmente se costui è uno del Nord!
La differenza fra i due, però, in che cosa consiste?
Che mentre quelli nati col “peccato originale”, figli delle loro antiche abitudini, diffondono la notizia per arrecare soccorso al maggior numero di persone possibile; quelli nati “senza peccato”, avendo – a loro dire – avuto la stessa intuizione molto prima, anch’essi figli delle loro abitudini, se la sono tenuta gelosamente per sé in barba sia al giuramento prestato che al resto dell’umanità.
C. L. Schiano