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Il “Diavoletto Indipendente” (IX)

Posted by on Ott 18, 2024

Il “Diavoletto Indipendente” (IX)

Il Diavoletto, Anno XIII, N. 160, 11 luglio 1860

Fatti di Napoli

Napoli 28 giugno ore 7 di mattina. Un tumulto straordinario mette in allarme tutta la città. Si odono grida mille volte ripetute dai rivoluzionarii, grida tendenti ad abbattere le autorità dell’ordine pubblico. Un fuoco enorme sorge sulla piana di Foria; sono carte e mobili che veggonsi in mezzo alle fiamme.

In tutti i quartieri della città il popolo ha fatto man bassa sugli uffici e posti di polizia, dappertutto si vedono fuochi che consumano tutto quanto si rinvenne in quei luoghi. Parecchi birri vennero arrestati, e condotti in piazza con una corda al collo. Nessuno è perito. In tutte queste cose si scorgeva piuttosto spensieratezza che furore. Alcuni lazzaroni danzano e gridano: Viva Garibaldi! intorno a questi fuochi. La popolazione è molto più spaventata che non nei giorni precedenti; tutti coloro che sanno dove ricoverarsi, vanno in campagna; è una vera emigrazione. Nei dintorni, di Napoli, i luoghi di villeggiatura vengono pagati a prezzi d’oro. Verso mezzogiorno, l’attitudine dei lazzaroni è più minacciosa; hanno finito i loro affari colle autorità, ed ora la loro attitudine fa temere intenzioni di saccheggi. Vanno intorno chiedendo la carità per il popolo, al nome di Viva Garibaldi e con un attitudine ben poco rassicurante. Quando uno si pone in tasca la mano, gli gridano: allargate la mano.

Non più insulti né minaccie, ma su tutt’i punti la stessa maniera di mendicare. Molti cittadini corrono in piazza a pregare il duca di S. Vito a dichiarare lo stato d’assedio ed a spiegare delle forze atte a guarentire la sicurezza e la proprietà delle persone.

Verso le tre ore tre proclami sono affissi: 1. Il comandante di piazza proclama lo stato d’assedio. 2. Il nuovo prefetto di di polizia, Liborio Romano, l’uomo più stimato di Napoli, esorta i cittadini all’ordine, alla dignità, alla speranza. 3. Il ministro del l’interno, e quello della polizia, Del Re, annunziano la formazione di una guardia civica, e pregano la popolazione di attendere con fiducia lo sviluppo delle nuove istituzioni.

Queste tre misure han prodotto un magico effetto. Verso le 6 ore, non si vedevano più che pochi lazzaroni, e quelli che facevansi vedere eran tosto disarmati. La truppa occupa tutte le piazze principali, ed alcune pattuglie percorrono la città in ogni lato.

Tutta la popolazione applaude a queste misure che l’han salvata da un’imminente catastrofe. I magazzini si riaprono dovunque; ognuno passeggia di nuovo tranquillamente per la città. […]

Notizie politiche.

[…] ITALIA. Torino 6 luglio. Sotto il titolo Il partito murattista, leggiamo nella Gazzetta di Torino:

Riceviamo da un nostro corrispondente da Firenze, persona autorevole e degna di fede, una lettera, della quale riferiamo le seguenti gravissime notizie:

“Un partito, o piuttosto una fazione, tanto più audace quanto più ristretta in numero, oggi lavora, ed assai energicamente lavora, per dare ai movimenti di Napoli un indirizzo murattiano. Qui in Firenze è il nucleo principale, composto per buona parte d’emigrati napoletani; ramificazioni, o Comitati subordinati della consorteria si trovano stabili a Genova e a Torino.

Costoro dispongono di grandi mezzi: denari, armi se occorressero, e ciò che più vale, estese ed influenti relazioni: né si ristanno dall’abusare di nomi altissimi, intromettendoli nei loro criminosi disegni.

Un loro emissario, certo è già partito per Napoli, ove, a quanto sembra, aveva da molto tempo legati dei rapporti. Dicesi che abbia seco recato un gran corredo di mezzi rivoluzionarii”.

Furono sequestrati al 7 i giornali Campanile ed Armonia.

Torino 8 luglio. Dicesi essere aspettato in Torino un inviato francese con missione officiosa relativa alle cose di Sicilia e a un dipresso simile a quella data ad altri personaggi, come Reiset, Poniatowski, ecc., durante il periodo dei governi provvisorii dell’Italia centrale.

Al 9 dovea partire da Torino per Napoli il signor Villamarina (figlio) segretario della legazione sarda a Napoli, con importanti dispacci.

Sullo stesso legno che porterà il signor Villamarina, parte il conte Piola, maggiore del reggimento Guide, per organizzare un reggimento di cavalleria a Palermo. (Dir.)

Gli emigrati napoletani, residenti in Torino, tranne poche eccezioni partono per Napoli. (Persev.) Al 6 giunse in Genova il colonnello Türr, che dopo le sopportate fatiche sente deteriorata la propria salute, ed è costretto a curarsi col fanghi d’Acqui.

Palermo 2 luglio. Stamattina il generale Garibaldi ha passato in rivista nel piano sotto il Monte Pellegrino circa 9.000 uomini fra soldati delle varie armi e guardia nazionale. (Precur.)

Si è istituito in Palermo il corpo scelto delle guide a cavallo, che stanno a fianco del generale Dittatore.

Napoli 4 luglio. Si dice che il Principe Filangeri sarà posto sotto processo, a vendosi prove e documenti delle sue enormi sottrazioni di denaro dalla cassa del tesoro.

Qualche ufficial generale, sarebbe, a quanto si dice, processato per questo medesimo titolo. (Unione)

Dicesi che il conte di Siracusa debba essere nominato comandante in capo della guardia nazionale. Dopo la proclamazione dello stato d’assedio a Napoli, è avvenuto un fatto dispiacevolissimo, Alcuni calabresi eransi recati a Santa Maria Apparente per prendere i loro compatrioti imprigionati sin dal fatto di Agesilao Milano. Mentre discendevano per le strade superiori alla via Toledo, una pattuglia li ha incontrati, ed il comandante, certo tenente Potenza, ha fatto tirar loro addosso.

Uno di essi fu gravemente ferito. Dicesi che l’uffiziale sia stato sottoposto ad un consiglio di guerra. […]

Ultime notizie

Leggiamo nell’Universel:

Il ministero inglese, sembra disposto ad usare verso Garibaldi tutta la civiltà che non sarebbe strettamente compatibile colla men rigorosa interpretazione degli obblighi che i governi riconosciuti contraggono a vicenda.

Se lord Wodehouse ha dichiarato alla Camera dei Lordi, che sinora nessun messaggero del dittatore erasi presentato, ha voluto però accompagnare questa dichiarazione con termini tanto lusinghieri per Garibaldi, ch’equivale ad un formale invito ad un abboccamento col rappresentante degl’insorti siciliani. Da un altro lato, si legge nel Siècle essere giunto a Parigi un inviato del governo rivoluzionario di Sicilia, incaricato di trattare tutti gli affari che possono interessare il suo paese. Il Siecle però non indica veruna circostanza in cui sarebbe stato permesso a questo diplomatico di far uso delle sue carte.

Intanto il gabinetto inglese non manca di favorire apertamente la rivoluzione. Ha fatto sapere a Napoli che vedrebbe di mal occhio il bombardamento di Messina, e di Napoli, in caso di una rivolta, o di un’invasione dei Garibaldiani. E una rimostranza che ha almeno altrettanto valore che la flotta di due vapori armati di cannoni Armstrong che Garibaldi ha fatto chiedere ai suoi amici di Londra, i quali sapranno ben procurarglieli.

Tali favori, di cui l’Inghilterra è larga all’insurrezione siciliana, non sono atti a disporre la corte di Torino a bene accogliere l’ambasciata napoletana ed a stringere un’alleanza con Napoli.

Il Daily-News pubblica un nuovo manifesto di Don Juan di Borbone diretto alle Potenze colle quali la Spagna è in relazioni.

Don Juan reclama i diritti al trono, e dà il suo programma. Tuttavia v’ha qualche cosa che ci fa impressione. Il pretendente, in questa reclamazione insiste sulla rinunzia di suo fratello Carlo Luigi. E dunque probabile ch’egli non sia ancora in cognizione della ritrattazione del suo fratello maggiore, e che anch’egli ritratterà l’attuale rivendicazione.

Il Courrier du Dimanche, pretende conoscere le condizioni formulate dal gabinetto di Torino a quello di Napoli, onde poter accettare un’alleanza, qualora gli fosse ufficialmente chiesta: Tali condizioni, secondo il predetto foglio, sarebbero le seguenti:

  1. Si aspetterà che la costituzione promulgata entri in attività, che, fatte le elezioni e convocate le camere napoletane, il paese possa esprimersi sulle concessioni che il re di Napoli ha fatto a suoi sudditi. Il re di Sardegna deve innanzi tutto conoscere se i Napoletani considereranno la costituzione siccome soddisfacente i loro voti, ed atta ad eliminare le cause del loro malcontento e dei loro gravami.
  2. Il re di Napoli farà cessare ogni guerra civile in Sicilia, né cercherà col mezzo delle armi di far rientrare sotto il suo dominio i Siciliani. Questi saranno lasciati liberi di pronunziarsi sul loro avvenire.
  3. Il re di Napoli porrà la sua politica in armonia con quella del Piemonte, e gli sforzi costanti dei due Sovrani, sarà l’intera indipendenza della penisola.

Il re di Napoli, d’accordo con Vittorio Emanuele cercherà di ottenere dal Santo Padre una costituzione liberale ed una politica nazionale pei suoi Stati, nonchè la ratifica del voto delle Romagne.

Palermo 27 giugno. Ai decreti pubblicati in Palermo sotto questa data dal dittatore Garibaldi e che riguardano la costruzione di una strada ferrata, la commissione di Belle arti, la commissione censoria per iscrutinare la condotta degli impiegati giudiziarii, ve ne ha un altro da aggiungervi col quale il dittatore Garibaldi costituisce la sua guardia del palazzo – una specie di guardia nobile e d’onore, una specie di trabanti, di arcieri e simili. La democrazia del dittatore vuole anch’essa qualche cosa che senta del regio – figuratevi che il tenente è il principe Pignatelli, e i caporali tutti conti e marchesi.

Vienna 8 luglio. Dal solito corrispondente dell’Osservatore Triestino, ch’è sempre bene informato e grave ne’ suoi giudizii, si scrive a questo giornale, che il principe Petrulla ed i di lui amici politici sarebbonsi ritirati dal servizio del re di Napoli.

Sua Maestà I. R. Apostolica con sovrana risoluzione del 4 luglio a. c. si è graziosissimamente degnata di conferire la croce d’oro del merito al ricevitore doganale ed agente di sanità in Grado, Giacomo Winkler, e la croce d’argento del merito al padrone di barca Gaspero Tognon per aver cooperato col loro coraggio, annegazione e perseveranza al salvamento di undici persone dello scooner olandese Maria, arrenatosi in quelle acque.

Secondo una comunicazione del Pester Lloyd, la lingua d’uffizio delle autorità inferiori nella Croazia, tanto nel servizio interno che nel servizio esterno, sarebbe d’ora innanzi la lingua croata. Anche le autorità superiori avrebbero da servirsi della lingua del paese nelle loro corrispondenze colle autorità inferiori.

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