Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

“IL LAGO DEI SOGNI” di Antonio Di Rienzo con prefazione di Lucio Castrese Schiano

Posted by on Nov 30, 2021

“IL LAGO DEI SOGNI” di Antonio Di Rienzo con prefazione di Lucio Castrese Schiano

Nell’intento di stemperare la tensione prodotta nell’animo dei lettori dalla quotidiana pubblicazione di articoli relativi alle nefandezze compiute per unificare politicamente l’Italia, proponiamo la testimonianza di nostri simpatizzanti e soci, che – comunque figli della nazione napolitana e identitari convinti – hanno tutto il diritto di vedere ospitate, sulle pagine del nostro blog, la loro voce e la loro visione del mondo, pure se da un punto di osservazione meno compassato e serioso di quello proprio della storia.

Apriamo le porte, dunque,anche a Calliope ed Erato. Clio sicuramente non se ne avrà a male.

La serie si è aperta con il saggio sulla poesia del socio Castrese Lucio Schiano. Ora – precedute da una prefazione dello stesso socio C. L. Schiano, ospitiamo alcune liriche di un nostro simpatizzante tratte dal volume IL LAGO DEI SOGNI (autore Antonio Di Rienzo, tipografia Depigraf – Caserta, Edizioni Saletta dell’Uva)

PREFAZIONE – di Castrese Lucio Schiano

     La frequenza quasi quotidiana  con cui è stato registrato il fluire del tempo, che ha avuto come conseguenza la produzione di un  nutrito numero di liriche, ci consente di affermare che ci troviamo al cospetto di  uno spirito continuamente proteso a cogliere tutti i mutamenti della vita. E come nella vita a momenti di euforia si alternano momenti di sconforto, i versi, che – come detto – sono attenti rilevatori del fluire del tempo ,ne registrano fedelmente i cambiamenti . Per questo motivo l’acuita attenzione del poeta, pronta a cogliere ogni minima variazione, non ha preferenze per alcun tema specifico, ma è sollecita ad esaltare o a condannare – a seconda dei casi – situazioni o comportamenti, facendo così  assomigliare il suo animo al corso di un fiume che non ha ancora trovato un alveo in cui incanalare le proprie acque per consentir loro di scorrere finalmente con più calma e maggiore regolarità.

      L’apparente eclettismo, quindi, non va inteso come un coacervo di sensazioni e stati d’animo che non sono riusciti a trovare una sistemazione più organica, ma piuttosto come genuine registrazioni del “normale” scorrere della vita con i suoi alti e bassi. Anzi, la costante attenzione a non farsi sfuggire neppure il più piccolo atomo di infinità fa assomigliare il poeta ad un’arpa eolia, nata proprio per raccogliere il più piccolo alito di vento e far vibrare con esso  le proprie corde per stemperare la tristezza e rendere, con le sue delicate armonie, meno pesante e più accettabile il grigiore del mondo. E come il vento, provenendo da direzioni e con caratteristiche e velocità diverse, fa vibrare l’arpa di suoni diversi per intensità e durata, così l’animo del poeta.

     Si diceva della sua costante attenzione alle mutevolezze della vita che lo porta ad emozionarsi, a commuoversi o ad adirarsi  e a non escludere  nessun regno della natura e nessuno degli organi di senso di cui siamo dotati  nei quadretti che con grande partecipazione sentimentale  ”disegna” con i propri versi. E questa è un’altra caratteristica della sua “vis”, perché, scorrendo le liriche, si ha l’ impressione che egli al posto della penna usi il pennello e al posto delle parole i colori. I paesaggi , diurni o notturni, invernali o primaverili, marini o campestri, così come i vari regni della natura, pur ripresentando temi simili, sono tali da offrire aspetti e suggestioni che si rinnovano di volta in volta, come di volta in volta mutano i motivi ispiratori e i sentimenti. Nella  creazione di tali paesaggi un ruolo importante è occupato dall’ evocazione della memoria che costantemente, per tentare di esorcizzare la disillusione di cui la vita e la natura gratificano a piene mani l’uomo, non trova altro rimedio che quello di una continua “fuga”  nel passato,  felice luogo della memoria in grado, con la sola evocazione, di lenire affanni e delusioni. Questo costante anelito di rifugiarsi nell’atmosfera dorata  di un’epoca che ormai vive solo nel ricordo avvolge le liriche di una delicata atmosfera di nostalgia. Ed è proprio attraverso il filtro di una tale atmosfera, immobile ed incantata, che le varie sensazioni  si arricchiscono di quella malinconia e di quel “pathos” che  nobilitano un insieme di parole, facendole assurgere al rango di  “versi”, e i versi stessi a quello di “lirica”.

    Come diversi sono le situazioni e gli aspetti della vita, così gli interessi del nostro. E non poteva essere diversamente dal momento che abbiamo rimarcato la sua costante attenzione a cogliere gli aspetti della vita in tutte le sue  sfumature. Se fra le varie tematiche si vuole a tutti i costi individuare,  con intento quasi da analisi statistica, che, però, nella sfera della poesia non ha diritto di cittadinanza, quali sono i temi  che compaiono con maggiore frequenza, ebbene, come in ogni  poesia che si rispetti, non potranno mancare – novelle muse ispiratrici –  figure muliebri e gli amori ad esse legati,amori che, inseparabili compagni della giovinezza, quando non sono drammatici, non solo servono ad allietare la vita, ma in animi più sensibili  trasmutano quasi la vile materia, mutandone la natura;il ricordo o il rimpianto per la giovinezza che non si è saputa apprezzare a suo tempo e che ora si rimpiange inutilmente e la constatazione dell’inesorabile e veloce trascorrere del tempo. Una nota discordante con quanto appena detto è rappresentata dalla poesia “Ora non puoi” dove il passato, che in altri momenti ha ispirato versi di grande lirismo, viene definito “infelice e menzognero”. Trattasi, però, di un caso isolato riferito ad un determinato amore, uno dei tanti che hanno riempito la vita del poeta. Per cui, la definizione, più che al  passato è da intendersi  riferita al soggetto di quell’amore.

     Per quanto riguarda il modo di porsi rispetto alla dimensione “passato” , si potrebbe dire che uno dei “Pensieri” del Leopardi – nel caso specifico, quello che recita:  “ Gli anni della fanciullezza sono, nella memoria di ciascheduno, quasi i tempi favolosi della propria vita”  sia stato scritto apposta per i versi in esame, dove la memoria ricorre  costantemente all’ evocazione proprio degli anni della giovinezza infondendo ai versi un’incantata atmosfera di favola.

Il lago dei sogni

Nel lago dei miei sogni,                                                                                                                                       
una notte di mezza estate                                                                                                                             
gettai la mia rete d’illusioni.                                                                                                                             
Trassi dall’oscuro abisso                                                                                                                                    
tante promesse strane.                                                                                                                                          
Solo una, nella notte fonda,                                                                                                                        
rischiarò la riva …                                                                                                                                                  
Non era che l’ennesima illusione!

Non riconosco

Non riconosco tra gli alberi                                                                                                                                
più il salice e l’abete,                                                                                                                                                  
non conosco più i silenzi                                                                                                                                               
che un tempo furono                                                                                                                                         
a me amici.                                                                                                                                                             
Non canto più le dolci                                                                                                                                             
melodie tra il viale                                                                                                                                                       
dei giardini ombrosi.                                                                                                                                                              
Il cielo terso                                                                                                                                                               
dà agli occhi                                                                                                                                                           
una lacrima di gioia                                                                                                                                                  
e, nel crepuscolo dimenticato                                                                                                                          
dall’uomo, strappo                                                                                                                                         
qualche sorriso                                                                                                                                                           
alla mia giovinezza amara. 

Esser vecchio

Sosterò tra i giardini ombrosi,                                                                                                                                   
respirerò l’aria sempre più malsana,                                                                                                                  
guarderò l’angusta ombra che                                                                                                                                  
mi seguirà ovunque                                                                                                                                                       
e, tra la menzogna e il pianto,                                                                                                                                      scoprirò che la paura                                                                                                                                            
è figlia del suo rimorso                                                                                                                                                
e più dal sogno non sarà ucciso il tempo,                                                                                                               
se il tempo non rincorrerà le immagini                                                                                                                   
del mio tormento.                                                                                                                                                    Solo!                                                                                                                                                                     
Tra anime inorriditevarcherò la soglia dell’angoscia.                                                                                                                      
Resteranno di me tristezza e solitudine,                                                                                                            
non porterò più pace alla mia mente,                                                                                                                              solo sogni tristi e un po’ confusi.

Foglie morte

Cadono solitarie                                                                                                                                                     
sul selciato del viale ombroso,                                                                                                                               
sdegnose creature, dal volto                                                                                                                                       
serio, segnate dal tempo.                                                                                                                                                   Fruscìo silvano                                                                                                                                                       
portato lontano dal vento:                                                                                                                                     
come pensieri vi librate nell’aria,                                                                                                                            
ascoltate silenziose i sospiri                                                                                                                               
di due amanti,                                                                                                                                                       
giocate coi bimbi alla rincorsa                                                                                                                          
rumorosa dei suoni,                                                                                                                                             
rifate il letto a chi,                                                                                                                                                    
dopo il sospirar del vespro,                                                                                                                                     
si copre con un manto di stelle.                                                                                                                               
Cadono lente, come                                                                                                                                                      
il tempo scorre veloce                                                                                                                                              
ad imbiancare i crespi capelli,                                                                                                                                    
i pensieri sospesi nel vuoto;                                                                                                                                  
solitarie, ai piedi degli alberi                                                                                                                                  
brulli, restate nel lungo cammino                                                                                                                       
del viale deserto.

Mutar delle cose nel tempo

Muta al mutar delle cose                                                                                                                                       
e solinga sfiorisce nel tempo;                                                                                                                              
riaccende la luce il bagliore                                                                                                                                
d’una calda serata lunare.                                                                                                                       
Specchio dell’Io,che percorri                                                                                                                               
con fruscii la nuda schiena,                                                                                                                      
non rispetti più di tanto la morte.                                                                                                                       
Eppure rifletti storie mutate                                                                                                                          
dal passar veloce del tempo;                                                                                                                       
rincorri evanescenti fantasmi                                                                                                                                  
nel cuore della notte;                                                                                                                                              
ti fermi soltanto ad origliare                                                                                                                                     
la nenia delle madri dolenti.                                                                                                                                      
La pioggia non bagna la terra,                                                                                                                              
la linfa vitale non nutre la pianta                                                                                                                             
ed essa, spoglia, sfiorisce                                                                                                                                         
col mutar delle cose nel tempo.

Profumo di selva

Dopo la pioggia,                                                                                                                                                  
nel tepore d’un tardo                                                                                                                                         
meriggio estivo,                                                                                                                                                      
ascolto le ultime                                                                                                                                                
gocce cadere                                                                                                                                                          
da piccoli rigagnoli                                                                                                                                               
formatisi sulle foglie                                                                                                                            
dell’ombrosa selva.                                                                                                                                                  
Un profumo di terra bagnata                                                                                                                                         
si leva tutt’attorno,                                                                                                                                                 
mentre più intenso                                                                                                                                     
l’acre odor di ginepro                                                                                                                                          
si spande nell’aria.                                                                                                                                          
Dal verde castagneto                                                                                                                                      
si leva un volo d’uccelli migratori:                                                                                                                        
come pensieri sciolti al vento,                                                                                                                               
battendo le ali, annunciano                                                                                                                                      
la fine dell’estate.                                                                                                                                     
Ultimi fiori campestri                                                                                                                                                  
vestiti di variopinti colori,                                                                                                                                                  
con petali ricurvi                                                                                                                                                        
da grosse gocce d’acqua,                                                                                                                                       
spuntati là per caso                                                                                                                                                  
sul verde di quel bosco,                                                                                                                                          
ascoltano in silenzio                                                                                                                                                       
il battito del mio cuore                                                                                                                                                 
ed io trattengo il fiato                                                                                                                                              
per non portar scompiglio                                                                                                                                     
nel magico momento                                                                                                                                                  
di quel coro melodioso;                                                                                                                                              
aspiro malizioso                                                                                                                                                           
un profumo di freschezza                                                                                                                                    
che la dolce selva ombrosa                                                                                                                                       
mi regala all’imbrunire.

Meretrici

Oscene creature di facile sesso                                                                                                                           
vendono sogni proibiti                                                                                                                                          
con le pudende violate                                                                                                                                           
dal seme dell’oltraggio                                                                                                                                              
sotto i fiochi lampioni dubbiosi,                                                                                                                              
che non si spengono mai                                                                                                                                       
ad un corpo già tanto provato.                                                                                                                               
La pallida luna, ruffiana,                                                                                                                                   
indifferente ed anch’essa meretrice,                                                                                                            
nasconde i peccati di                                                                                                                                 
quell’attimo fuggente                                                                                                                            
di una giovane pelle sudata,                                                                                                                             
sodomizzata … scuoiata,                                                                                                                                   
messa a bruciare nel nero fumo                                                                                                                             
di un copertone avvampato.                                                                                                                              
Mercimonio di anime perdute,                                                                                                                             
iene fameliche pronte a dilaniare                                                                                                                         
le giovani vite inerti                                                                                                                                              
vendute al mercato del sesso.                                                                                                                                       Orizzonti lontani, offuscati                                                                                                                                
da facili guadagni e mille menzogne;                                                                                                                        
libertà punita … repressa                                                                                                                                          
per un’incerta colpa mai commessa.                                                                                                                         
Meretrici di luoghi sperduti,                                                                                                                                   
che, stanche, al mattino                                                                                                                                                
ritornano a casa, quando il sole                                                                                                                         
all’alba rischiara la terra …                                                                                                                              
Solo la luna,                                                                                                                                                   
cambiando il suo mutevole volto,                                                                                                                           si nasconde aspettando la sera.

1 Comment

  1. Avevo vent’anni, e m’e’ rimasta dentro fino ad oggi che passo gli ottanta!…caterina

    Le pesanti pietre
    ho posto
    sull’argilla…

    per costruire
    il tempio
    della vita mia…

    s’e’ scatenata la bufera
    e il turbinio del vento
    tutto ha portato via…

    Anima mia,
    desolata e nuda,
    siedi sul sasso atterrato…
    attendi che si palchi il vento…

    Anima mia!….
    ritornerà la pace
    sull’opera che giace.

    caterina ossi

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