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Il miracolo di Empel

Posted by on Giu 4, 2022

Il miracolo di Empel

L’8 dicembre 1585 le truppe cattoliche dell’esercito spagnolo, rifugiate a Bommel, un’isoletta della Mosa nei pressi di Empel, e circondate dalle navi dei protestanti Olandesi, stavano per essere sommerse dalle acque, perché gli avversari avevano aperto le dighe per inondarli. La situazione era disperata, ma avvenne un miracolo…

 

«España mi natura, Italia mi ventura, Flandes mi sepultura». Questi versi anonimi divennero molto popolari tra i soldati spagnoli nella seconda metà del XVI secolo, quando arruolarsi sotto le insegne dell’esercito imperiale comandato da generali italiani come Ambrogio Spinola o Alessandro Farnese poteva significare fortuna (e magari onori e ricchezza) e andare a combattere nelle Fiandre poteva corrispondere sicuramente a gloria, ma anche a una morte abbastanza probabile. Ben ottanta lunghi anni durò la ribellione dei protestanti olandesi contro il dominio cattolico rappresentato dalla Corona ispanica, che si tramutò in un conflitto durato dal 1568 al 1648, quando l’indipendenza delle Province Unite fu sancita dalla Pace di Vestfalia.

Un episodio poco conosciuto di questa estenuante guerra (detta appunto degli Ottant’anni), combattuta dall’Impero Spagnolo non tanto per il controllo di territori, quanto in difesa della cattolicità, è il miracolo della battaglia di Empel, occorso nella notte dell’Immacolata, tra il 7 e l’8 dicembre 1585.

Tutto era iniziato due giorni prima, il 5 dicembre, quando un reparto del Tercio (cioè la formidabile fanteria spagnola), comandato dal Maestro di Campo Francisco Arias de Bobadilla (1541-1610) e composto da circa cinquemila uomini, si era attestato per svernare nell’isola fluviale di Bommel (attuale Zaltbommel), a una trentina di chilometri a sud di Rotterdam, nel delta dei fiumi Mosa e Waal.

Bobadilla aveva però trovato l’isola abbandonata dagli abitanti, fuggiti portando con loro ogni tipo di viveri. Stanco e affamato, l’esercito ispanico venne circondato da una flotta di dieci navi di ribelli protestanti, comandate dall’ammiraglio Filips van Hohenlohe-Neuenstein, e rimase bloccato sull’isola, senza possibilità di raggiungere i rinforzi sulla terraferma. La situazione sembrava disperata per i Cattolici, circondati dai nemici e a corto sia di viveri che di munizioni. Conscio della propria palese superiorità, il comandante olandese propose agli avversari una resa onorevole, ma ebbe una risposta che non ammetteva repliche: «Siamo un Tercio spagnolo e preferiamo morire piuttosto che disonorarci con una resa. Parleremo di capitolazione solo dopo essere stati uccisi». Di fronte a simili parole, il comandante olandese ordinò di ricorrere a un metodo già utilizzato nel corso del conflitto: far aprire le dighe del fiume per inondare l’accampamento nemico. In breve tempo l’unico lembo di terra non sommerso fu la collina di Empel, sulla quale tutti i soldati cercarono rifugio. Il comandante Bobadilla, prima di far costruire gli argini, ordinò a tutti i militari di confessarsi e di comunicarsi, come accadeva sempre nell’esercito spagnolo in prossimità di eventi critici.

Mano agli attrezzi, i soldati si trasformarono in genieri e zappatori. Uno di essi, mentre lavorava alla realizzazione di una linea difensiva, sintetizzò lo stato d’animo sentenziando: «Più che una trincea, mi sembra di scavarmi la fossa». Aveva appena profferito questa frase, quando improvvisamente la sua vanga colpì un oggetto di legno: si trattava di un’antica tavola fiamminga che ritraeva l’Immacolata Concezione, presumibilmente nascosta sottoterra per sottrarla alla furia iconoclasta dei protestanti.

Avvertito, il comandante Bobadilla considerò l’accaduto come un segnale del favore divino e fece immediatamente collocare l’icona su un altare improvvisato, raccomandando ai suoi di pregare la Vergine Immacolata mentre continuavano ad approntare le difese e dicendo loro: «Questo ricchissimo tesoro che abbiamo scoperto sottoterra è stato un annunzio divino del favore che, per l’intercessione della Vergine Maria, speriamo possa giungerci nel giorno a lei dedicato». Infatti quella era la notte dell’Immacolata.

E l’aiuto soprannaturale giunse: un vento fortissimo, assolutamente inusuale per freddo e intensità, iniziò a spirare con tanta violenza da gelare le acque della Mosa. A quel punto la fanteria spagnola, marciando sulla superficie gelata del fiume, attaccò di sorpresa la flotta nemica, bloccata dal ghiaccio e all’alba dell’8 dicembre ottenne una vittoria schiacciante. Le cronache riportano le parole dello stupefatto ammiraglio Hohenlohe-Neuenstein, che dovette ammettere: «Si direbbe che Dio sia spagnolo, a giudicare da un siffatto miracolo».

La riconoscenza fu tale che l’Immacolata Concezione venne proclamata immediatamente protettrice dei Tercios delle Fiandre e d’Italia.

Il Tercio, formazione particolare che prevedeva l’uso di picchieri e di archibugieri, dominò incontrastato fin quasi alla fine della Guerra dei Trent’anni. Poi, dopo la battaglia di Rocroi (19 maggio 1643), il suo predominio iniziò a declinare e così, alla fine del Seicento, gli Spagnoli abbandonarono questa ormai obsoleta struttura militare per adottare quella più flessibile di battaglioni e reggimenti, sul modello franco-svedese che sarebbe stato dominante nel secolo successivo.

L’Immacolata Concezione, protettrice delle Spagne dal XVII secolo, è tuttora invocata come protettrice dalle truppe di terra dell’esercito spagnolo.

Gianandrea de Antonellis

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