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IL SUD DOPO IL 1860: L’INVEROSIMILE CORRUZIONE NELLO STATO SABAUDO (parte seconda)

Posted by on Set 29, 2022

IL SUD DOPO IL 1860: L’INVEROSIMILE CORRUZIONE NELLO STATO SABAUDO (parte seconda)

Ecco come il giornalista e scrittore comasco Paolo Valera descrive gli anni successivi all’Unità ne ‘Il cinquantenario: note per la ricostruzione della vita pubblica italiana’ (Editrice sociale, 1911): “Lo scrittore è come in una immensa bolgia di criminali truccati da gentiluomini.

Più guarda in alto in cerca di una faccia onesta e più chiude gli occhi terrorizzato. Garibaldi li chiamava tempi borgiani. In tutto quel periodo non c’è un attimo di vita sincera. Non c’erano che venduti, che corrotti, che violenti, che gaglioffi, che bricconi, che malviventi. I ministri trafficavano e si circondavano di sicari della penna; i deputati facevano degli affari, i giudici rendevano dei servigi, la pubblica sicurezza era infame e sovrana; i monopoli nazionali venivano abbandonati ai banchieri della speculazione ladra, le imposte erano così scorticanti che il Governo non poteva esigerle che coi massacri e con gli stati d’assedio. Fra gli eminenti si era come scatenato il demone dei guadagni ingenti. Si speculava su tutto e con tutti. Intorno ai ministri erano persone losche, gente uscita dalle speculazioni con le mani sudice, scrocconi di tutti gli affari tenebrosi, progettisti che volevano la patria grande per svaligiarla. Con la febbre di andare alla ricchezza col treno lampo era nata la mania delle pubbliche costruzioni. Si costruiva per smodati interessi, per trascinare nell’orbita delle intraprese gigantesche il danaro della nazione.”

Dal testo del noto letterato emerge un ritratto impietoso della classe dirigente italiana dell’epoca e sui lavori pubblici di quel periodo, generalmente voluti dai politici per lucrare parte dei guadagni, ecco cosa dice l’economista padovano Jacopo Tivaroni in ‘Storia del debito pubblico del Regno d’Italia’ (Marelli, 1908): “Si sprecarono somme ingenti per costruire delle ferrovie senza viaggiatori da trasportare, per scavare porti senza navi da ospitare, per creare delle preture senza cause, degli impiegati senza lavoro, delle scuole senza scolari.”

A proposito di questi sprechi, solo per fare qualche esempio, si preferì costruire una nuova acciaieria a Terni, anziché utilizzare quella borbonica di Mongiana, lasciata invece al degrado (oppure quella di Atina, quasi ultimata), e si preferì costruire un nuovo arsenale a La Spezia, anziché sfruttare quello di Napoli, poi dismesso e venduto.

Enrico Fagnano

TREDICESIMO POST tratto dal mio libro LA STORIA DELL’lTALIA UNITA Ciò che è accaduto realmente nel Sud dopo il 1860 (pubblicato distribuito Amazon). Post precedenti sul sito ‘Alta Terra di Lavoro’ e sulla pagina facebook ‘La storia dell’Italia unita’.

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