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In ricordo dello storico Tommaso Pedio-a tre anni dalla sua morte

Posted by on Mag 17, 2024

In ricordo dello storico Tommaso Pedio-a tre anni dalla sua morte

La Storia della Basilicata raccontata ai ragazzi è forse l’unico libro pensato da Tommaso Pedio per un grande pubblico. Lo diede alle stampe nel ’93 con Mario Congedo, ma lo aveva scritto per rispondere a una richiesta di Francesca, una nipote di Palermo che al nonno chiedeva storie di Potenza, città nella quale era nata la mamma.

Pare di vederlo don Tommaso, mentre racconta la favola infinita di una regione e dei popoli che l’hanno dominata, partendo dall’attacco canonico di tutte le fiabe: «C’era una volta un re». Questa storia in realtà parte con l’arrivo di colonizzatori dalle  regioni più a nord, gli uomini della luce o gli abitatori dei boschi, lux e lucus, uomini che si stabiliscono tra Serra di Vaglio e Albano, scendono fino a Banzi e verso lo Jonio, vengono a contatto con i dauni dell’Adriatico. E si chiude con una strana rivolta, fatta in nome del re e contro il re, con le vicende brigantesche di metà Ottocento. Costruendo così una immensa metafora del destino di ogni popolo, la difficoltà di trasmigrare dalla soggezione alla rivolta. Sono passati tre anni dalla morte di Tommaso Pedio e la Basilicata se ha trovato in Gabriele De Rosa e Antonio Cestaro due attenti curatori di memorie lucane in quella monumentale Storia della regione per gli editori Laterza, in realtà ha perso una figura epica e carismatica, un intellettuale che era organizzatore di cultura, storico patrio, intellettuale amato e discusso, politico appassionato e monumento vivo di un meridionalismo anarcoide. Una sorta di missione avviata con L’ordinamento delle Università della Basilicata nel XVIII secolo nell’autunno del 1940. Un impegno durato sessant’anni e fondato sulla demistificazione della storia attraverso lo scavo negli archivi privati e pubblici. Pedio si proponeva di raddrizzare il corso tracciato dalla storiografia ricorrendo alle fonti, ai documenti, alla maniera di Giustino Fortunato e di Croce. Ma proprio da Croce si allontanava quando riconosceva alla storia una matrice economica e dava rilevanza ai contrasti sociali. Un’irruenza e una passione che lo portarono talora a formulare tesi azzardate, sconvolgenti e che finivano col costruire una interpretazione e una visione suggestiva della storia. Si è detto per questo che fosse vicino al marxismo. Ma Pedio che pure aderirà per un breve periodo al Pci, chiariva in una lettera a Scotellaro che il suo non era un progetto votato alla «realizzazione del totalitarismo stalinista… ma un socialismo spinto a sinistra». Un sentimento ereditato dalla passione libertaria e democratica dello zio Ettore Ciccotti e che lo aveva fatto aderire nel ’36, studente liceale a Pisa, al gruppo di Giustizia e Libertà e fatto accostare più tardi ai gruppi anarchici. Il chiodo fisso di Pedio era la terra ai contadini, la creazione di cooperative agricole, come si legge in Braccianti e contadini in Basilicata dallo sciopero del 1902 alla caduta del fascismo. Ma a guardare, a distanza di alcuni anni, la sua intera produzione, leggo una serie di passioni politiche e culturali. Intanto la difesa dell’anarchismo e la rivalutazione storica del brigantaggio, poi un amore sviscerato per la storia della Basilicata, dei suoi monumenti, dei suoi comuni, il tutto sorretto da una frenesia maniacale per lo scavo archivistico. Da Uomini, aspirazioni e contrasti nella Basilicata del 1799 a La borghesia lucana nei moti insurrezionali del 1860 è un continuo cercare nei registri  dei rei di Stato, tra gli atti notarili e le delibere municipali. Quando Pedio comincia ad occuparsi di briganti l’indirizzo storiografico vigente è che il brigantaggio è stato movimento delinquenziale. E solo alcuni, come Alianello, Jovine, Lucarelli hanno provato a cercare le motivazioni nelle condizioni sociali dei contadini o nel loro legame alle ragioni dei Borboni. Pedio va oltre e fa del brigantaggio una rivolta anarcoide, la risposta selvaggia, priva di regole e di programmi di un popolo stremato da antiche questioni economiche. Ne fa un punto centrale della propria riflessione. Dalla Reazione alla politica piemontese ed origine del brigantaggio in Basilicata a La spedizione Borjes in Italia meridionale, alla curatela delle autobiografie di Crocco e di Borjes, fino al monumentale Dizionario dei patrioti lucani. Pedio è stato un infaticabile compilatore in tempi in cui non si conosceva la facilitazione dei computer, un inguaribile sistematore di schedari, di connessioni tra scuole gruppi individualità. Si è occupato di storiografia medievale, di storiografia moderna e contemporanea e soprattutto ha avuto il merito di aver risvegliato l’attenzione degli storici sulla cultura monastica e dotta del Regno di Napoli, sui guai antichi del Sud, da Napoli e Spagna nel ‘500 alla rilettura dei Feudi e baroni della valle di Vitalba di Fortunato. Quando Levi, De Martino, Friedman facevano della Basilicata un laboratorio antropologico, Pedio si arrischiò a dire che in una regione così lontana dai grandi centri di irradiazione della cultura letteraria e storiografica c’erano state personalità intellettuali, maestri di filosofia, scambi culturali. Era esistita insomma una cultura dotta ed erano esistiti rapporti tra grammatici e storiografi, a dispetto del suolo aspro e scosceso, a dispetto di una scarsissima rete stradale. Sovvertiva ciò che era stato scritto ancora nel ’61 da Binni e Sapegno che la Basilicata era ferma a Orazio, Tansillo e Pagano. C’era molto altro, a suo dire. E trascorse il resto della vita a inseguire questo assunto. Collazionò le storie patrie, schedò le appendici di quelle monografie municipali costruire tra Otto e Novecento spesso difficili da reperire, partendo dal Racioppi, dal Bozza, dal Gattini e giunse a scrivere nel 1964 una Storia della storiografia lucana che segnava un nuovo corso negli studi sul Mezzogiorno. Scoprì che i giovani, dopo essersi formati a Napoli, presso lo Studio, tornando a casa si provavano a descrivere la propria terra, raccontavano la cronaca del proprio tempo. Pedio individuava un numero consistente di presenze, da Ugone di Venosa ai Persio, al Racioppi, a Petruccelli della Gattina. Costruiva un percorso storiografico complesso e ricchissimo di nomi. Cercava le consonanze coi grandi modelli nazionali. E indicava la necessità di avvicinare quegli autori, concatenare le scuole, i gruppi, le individualità, al fine di  offrire un’immagine unitaria e concreta della cultura di una regione. Una reinterpretazione di quanto De Sanctis aveva postulato per la letteratura italiana, che aveva bisogno di scavi d’archivio, di approfondimenti, di edizioni   critiche   delle   migliaia   di   manoscritti   ancora   inesplorati. Non perseguiva ovviamente la logica romantica dei maggiori e minori, ma quella sociologica della mappa delle presenze. La storia è fatta di rapporti tra uomini, di figure primarie e secondarie, di protagonisti e di deuteragonisti. Su questa linea si pongono opere mastodontiche come la Storia della storiografia del Regno di Napoli dove si cercano legami, parentele culturali, filiazioni tra gruppi. Era l’insegnamento della scuola delle «Annales» ma anche una forma di impegno meridionalistico che aveva vinto altri storici, da Gabriele Pepe a De Rosa, Galasso, Coniglio. Conoscere la cultura del proprio mondo per apprezzare il territorio. Scavare nel passato per capire i ritardi del presente. Una «Questione meridionale» da rivisitare attraverso le descrizioni che venivano dai documenti, dalle cronache, dagli articoli di giornali coevi. La formazione del Regno di Napoli, le molte conquiste, dai Normanni a Federico II, agli Aragona, ai Borboni. A partire dagli statuti e dalle reazioni baronali e a finire alla condizione del Regno sotto la dominazione spagnola e alle vicende dei nostri giorni. Un’operazione ciclopica,uno scandaglio storico archivistico continuo che non diventava mai fredda indagine ma era sempre ravvivata dalla passione dello storico e dall’impegno civile del politico.

RAFFAELE NIGRO
La Gazzetta del Mezzogiorno del 30/1/2003

http://www.anarcotico.net/forum/viewtopic.php?p=1591

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