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Itri:castello medioevale,monumenti, via Appia di Alfredo Saccoccio                  

Posted by on Mag 3, 2024

Itri:castello medioevale,monumenti, via Appia di Alfredo Saccoccio                  

   A circa 75 km. da Latina, sorge il borgo antico di Itri, raggiungibile   con la Via Appia, che ha avuto un’importanza strategica nei secoli passati, a controllo della via consolare, nodo di smistamento tra le principali percorrenze della zona. La deviazione della nuova Appia, che  corre quasi parallelamente al tracciato originario, separa, lungo il percorso del torrente   Pontone, la città bassa dalla rocca fortificata.

    Il grazioso paese,alle falde dei monti Aurunci, sviluppatosi sul colle attorno al caratteristico castello medioevale, conserva, l’antica e complessa organizzazione spaziale. Chiuso nella poderosa cinta muraria, con le porte d’accesso ancora in parte visibili, l’abitato sale sulla collina con percorsi tortuosi e gradonati, tra case diroccate ed abitazioni ancora in uso, tra portali gotici e finestre a bifora, raggiungendo le antiche sedi religiose e civili. Il castello dei Caetani sorprende il viaggiatore per la singolare articolazione dell’insieme. Una torre cilindrica con base scarpata si collega al corpo principale più arretrato tramite una lunga cortina merlata. Passando all’analisi della fortezza, spiccano un’alta torre quadrata, una poligonale, quattro torri, tre rotonde e  una semicircolare, le quali sono dotate,come lo stesso corpo di fabbrica, di merli a piombo.

   Riportiamo la descrizione del castello, contenuta nell’inventario dei beni appartenuti ad Onorato II Gaetani d’Aragona, conte di Fondi e di  Traetto (Minturno), logoteta e protonotario del reame di Napoli. L’inventario, compilato il 25 aprile1491 ,dà questa descrizione: “Lo Castello consistente in dui turri grandi con una citadella da fòre et con uno correturo che va abascio ad un’altra torre, intro la quale è una sala, camere et orti, dintro et fore contigui ad ipso castello, con certi pedi di cetrangole (cioè alberi di aranci,n. d. r.) in lo quale so cisterne dui, furno, cellaro et altri hedefitii, et ence una campana, et in guardia de dicto castello è un castellano et dui compagni; chiamato lo castellano Marco Greco”.

   Nomi celebri hanno soggiornato  qui. Tra gli altri, Michele Pezza, meglio conosciuto con il suo leggendario nome di battaglia, “Fra’ Diavolo” , che saltava dalla torre di Gaeta rimbalzando come una palla di gomma elastica; la bellissima e virtuosa contessa di Fondi, Giulia Gonzaga, sfuggita  dalle grinfie del pirata Ariadeno Barbarossa, che intendeva rapirla per farne dono al sultano Solimano; San Tommaso d’Aquino, nonché le figlie di Pier delle Vigne, dopo il suicidio del loro infelice genitore; il pontefice Urbano VI, al secolo Bartolomeo Prignano, quello dello “Scisma d’Occidente” ;il cardinale, vicecancelliere della Chiesa, Ippolito de’ Medici mortovi avvelenato, a soli ventiquattro anni, nel 1535; il cardin,ale e beato Paolo Burali d’’Arezzo,un protagonista europeo della Chiesa cinquecentesca. Non sappiamo quale sarebbe la sua reazione se venissero a trovarglisi accanto i due fratelli della sua stessa stirpe, appunto  Burali d’Arezzo, che nel 1647, al tempo di Masaniello,                                                        fecero lega con Domenico Colessa, detto “Papone”, facendo ribellare questa terra.  

    Nel nucleo medioevale è da ammirare la collegiata di San Michele Arcangelo, gioiello della seconda metà del Mille, dalle forme architettoniche romanico-gotiche,con l’antistante piazzetta  che interrompe il rapido andamento della via ,e il campanile della distrutta chiesa di Santa Maria Maggiore, dai peculiari elementi della decorazione bizantina  e dalla tipica forma che lo collega alla cultura architettonica  di matrice campana. Questo testimonia il confluire, in questo territorio, di tradizioni culturali diverse e tra loro sapientemente amalgamate.

   La torre campanaria di Santa Maria Maggiore costituisce, in particolare, un perfetto esempio dell’applicazione delle forme architettoniche  medioevali comuni ad altri centri della Campania  e del basso Lazio  costiero : l’ampia arcata che si apre alla base  del campanile e che, in origine, come ingresso secondario, introduceva nella chiesa ora distrutta, si ritrova infatti, con lo stesso uso, anche a Gaeta nel famoso campanile del Duomo, e a Fondi o a Caserta vecchia, dove, però, l’arco di base della torre campanaria non immette nella cattedrale, ma sovrasta il percorso cittadino che fiancheggia l’edificio sacro. Da visitare, fuori del borgo, la chiesa ricettizia dell’Annunziata e quella rurale di San Cristoforo, fino a spingersi al millenario santuario mariano della Civita, autentico balcone nel cuore dei monti Aurunci, che sorge in ammirevole posizione panoramica, a 673 metri sul livello del mare, sul monte Fusco, già sacro sl dio Mercurio .Vi si conserva un’effigie miracolosa della Vergine. Sorto come cappella, nel Quattrocento fu trasformato in chiesa e nella prima metà dell’Ottocento in santuario.

   Del territorio itrano, è da visitare la via  Appia Antica, in località Sant’Andrea, che  un tracciato diritto e poi con le giravolte in non trascurabile dislivello porta ad Itri, definito “oppidum saxeum” da Johann Heinrich Pflaumern in “Mercurius Italicus”.

   Delle sostruzioni dell’Appia, si possono ancora oggi ammirare un fortino borbonico, che controlla l’accesso alla gola, e splendidi tratti in opera poligonale di quarta maniera (molto vicina all’opera quadrata): particolarmente ben conservato un avanzo che per adattarsi alla conformazione del ciglio roccioso venne costruito con profilo ricurvo.

Alfredo Saccoccio

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