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LA DIGNITA’ E L’AUTONOMIA DI FERDINANDO II DI BORBONE DURANTE LA GUERRA DI CRIMEA

Posted by on Dic 18, 2023

LA DIGNITA’ E L’AUTONOMIA DI FERDINANDO II DI BORBONE DURANTE LA GUERRA DI CRIMEA

Nel conflitto che impegnò la Russia contro l’Impero Ottomano, l’Inghilterra e la Francia, Ferdinando II di Borbone re di Napoli si mantenne neutrale, dimostrando dignità, indipendenza e un grande amore per i suoi sudditi che non volle mandare al massacro, ma firmò la condanna a morte del Regno.

Il 2 luglio 1853 l’esercito russo entrava nei principati di Moldavia e di Valacchia, protettorati dell’Impero Ottomano, ma di fede cristiana-ortodossa. Francia e Inghilterra, che temevano la caduta del Bosforo e l’ingresso dei russi nel Mediterraneo, appoggiarono Costantinopoli. I turchi, forti dell’appoggio delle due potenze, decisero di resistere. Nel marzo del 1854, quando i russi rifiutarono di ritirarsi dai due principati danubiani, Francia e Inghilterra entrarono in guerra, inviando le flotte e due corpi di spedizione. Iniziò una fase di aspri combattimenti, così l’Inghilterra cercò alleati, chiedendo al Regno delle Due Sicilie e al Piemonte l’ingresso in guerra.

Il governo inglese chiese a Ferdinando II di fornire un contingente di 40.000 uomini e tre navi. Ma i rapporti tra il governo di Napoli e lo zar Nicola I erano ottimi e c’era un fitto scambio commerciale. Entrare in guerra contro la Russia non era negli interessi delle Due Sicilie e avrebbe anche significato la morte di migliaia di uomini senza una reale necessità difensiva. Così, Ferdinando II rifiutò e dichiarò Napoli neutrale. I traffici commerciali tra le Due Sicilie e la Russia si rafforzarono con l’adesione del governo di Napoli al Trattato di Navigazione tra Washington e S. Pietroburgo il 22 luglio 1854. Una maggiore presenza russa nel Mediterraneo avrebbe significato un maggior equilibrio di forza, rintuzzando la politica aggressiva di Londra, e avrebbe favorito i traffici dei porti napolitani.

Mentre Parigi e Londra inviavano dure note di protesta a Napoli, il governo di Torino accettava di entrare in guerra e inviava nell’aprile del 1855 un corpo di spedizione di 18.000 uomini. I soldati piemontesi, stivati come merce nelle navi inglesi in gravi condizioni igieniche, patirono enormemente la lunga navigazione. Sbarcati in Crimea, furono falcidiati dalla malaria, dal colera e dalla dissenteria. Le perdite furono altissime, ma per la maggior parte dovute a malattia. Solo 32 furono i caduti in battaglia.

Dopo la caduta della piazzaforte russa di Sebastopoli nel settembre del 1855, il 1° febbraio 1856 furono firmati i preliminari di pace. Dalla guerra erano usciti vincitori gli Alleati. Il governo di Torino otteneva di mettere in discussione la questione dell’indipendenza italiana nel Congresso di Pace di Parigi.

Durante il Congresso, il ministro francese Walewski e quello inglese Clarendon, ricordando la posizione presa durante la guerra da Ferdinando II, criticarono duramente il governo di Napoli, affermando che si doveva rinunciare al principio di non interferenza, poiché il malgoverno borbonico era una minaccia per la pace in Italia.

Gli ambasciatori di Francia e Inghilterra a Napoli presentarono dei dispacci con le richieste di amnistia per reati politici e delle riforme, ma Ferdinando II non tollerava nessuna intrusione da parte di potenze straniere nelle questioni interne.Di conseguenza, Francia e Inghilterra ruppero le relazioni diplomatiche con Napoli.

Il Re di Napoli aveva difeso con fierezza l’indipendenza del Regno, ma aveva conquistato la decisa ostilità di Francia e Inghilterra. Era l’inizio della fine.

Domenico Anfora

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