LA RITIRATA DAL GARIGLIANO
La notte della commemorazione dei defunti del 1860 era torbida e piovosa nell’Alta Terra di Lavoro, e il mare era agitato. Il nuovo comandante dell’Esercito delle Due Sicilie, il generale Giovanni Salzano de Luna, aveva ordinato la ritirata dopo lo scontro di Cascano e aveva schierato i resti dell’armata napolitana sul fiume Garigliano.
L’energico attacco dei piemontesi scagliato dai piemontesi il 29 ottobre era stato valorosamente respinto dalle truppe napolitane, ancora organizzate e fortemente motivate dalla presenza del Re. Ma un fatto decisivo era accaduto la sera di Tutti i Santi: l’ammiraglio francese Le Barbier de Tinan aveva ricevuto l’ordine che la sua squadra dovesse rimanere all’ancora a Gaeta, per impedire il blocco navale alla città.
Il mare antistante la foce del Garigliano era libero dalla flotta francese, così, quando era quasi mezzanotte la squadra piemontese comandata dall’ammiraglio Persano si accostò approfittando della caligine e iniziò il bombardamento delle posizioni napolitane. I soldati di Francesco II furono colti nel sonno, sicuri com’erano della protezione della flotta francese.
Alle 2 di notte, inviato da Salzano, giunse sul Garigliano il capitano dello stato maggiore Emmanuele Fazio, accompagnato lungo la strada costiera dalle cannonate della flotta piemontese. Portò l’ordine di ripiegamento. Per fortuna il tiro dei cannoni navali era impreciso a causa del mare mosso e produsse pochi danni. Alle 3,30 iniziava la ritirata dei reparti verso Mola di Gaeta, marciando sulla via dei monti per stare fuori tiro dai cannoni navali.
Appena resosi conto che il grosso dei napolitani è in ritirata, il generale piemontese Cialdini fece gettare un ponte artificiale sul fiume e lo fece attraversare dalle sue truppe. In retroguardia, per ritardare l’avanzata dei piemontesi, erano schierate due compagnie del 6° battaglione cacciatori agli ordini di un anziano ufficiale abruzzese proveniente dalla gavetta, il capitano Domenico Bozzelli. L’unità dell’avanguardia piemontese era la 1a divisione del generale De Sonnaz, nobiluomo di origini savoiarde. Da Traetto i napolitani in ritirata osservavano sgomenti i loro camerati che resistevano tenacemente, che rifiutavano la resa, e che alla fine furono circondati e poi travolti dal numero smisuratamente superiore del nemico. I più rimasero sul terreno, feriti o morti. Tra questi ultimi il capitano Bozzelli.
Il grosso delle truppe napolitane aveva avuto il tempo di ritirarsi grazie al sacrificio delle due compagnie di cacciatori.
Domenico Anfora
Per approfondire l’argomento