Alta Terra di Lavoro

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La rivoluzione napoletana del 1820-1821 (II)

Posted by on Lug 14, 2024

La rivoluzione napoletana del 1820-1821 (II)

La sollevazione di Nola

Nella notte tra l’1 ed il 2 luglio 1820, per iniziativa di due ufficiali (Michele Morelli e Giuseppe Silvati) – in tutto centoventisette fra sergenti e soldati del reggimento Reale Borbone cavalleria – e un sacerdote (Luigi Minichini) con una ventina di affiliati alla carboneria (4), insorsero e si diressero verso Avellino per unirsi ad altri settari.

Il Morelli pose il campo, a Mercogliano, e scrisse al tenente colonnello De Concilj, chiedendogli di aiutare l’impresa, mentre la Puglia, il Molise e la Terra di Lavoro si levavano in armi.

Il generale Nunziante, in un rapporto al Re, scriveva che la Costituzione era desiderio universale del popolo e lo pregava di concederla.

Il generale Pepe – ritenuto inaffidabile – era stato messo fuori gioco facendo circolare la voce che stessero per arrestarlo. Egli si era diretto con due reggimenti di cavalleria verso Monteforte.

“Guglielmo Pepe, grande di persona, povero d’ingegno, soldato coraggiosissimo, misero capitano, suppliva coll’ardente patriottismo e con una vita di sacrifici consumati per la patria al difetto de’ consigli e della perspicacia politica e militare che l’avara natura gli aveva ricusato.

[…] Vanitoso, non consultò il suo proprio intelletto, e le due volte senza dubitarsene procurò coi suoi eminenti le più fatali ruine al reame di Napoli ed all’Italia intiera.

Il general Pepe è sceso nella tomba, noi lo ammirammo e lo amammo per la costanza nei propositi e la illibatezza della vita; ma la verità storica non c’impedirà di dire, ch’ei fu la causa involontaria delle sventure italiane del 1820 e del 1849, e i fatti lo proveranno.”

(LA-CECILIA – Storie segrete ec.)

Guglielmo Pepe

All’alba del 6 luglio fu emanato l’editto reale “ALLA NAZIONE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE” in cui il re prometteva solennemente la costituzione.

Il 9 luglio Guglielmo Pepe alla testa dell’esercito costituzionale fece il suo ingresso solenne nella capitale.

I nuovi ministri, in parte nominati dal Re, in parte “nominati” dal campo di Monteforte, furono: il conte Zurlo (5), il conte Ricciardi, il duca di Campochiaro, il generale Carascosa (6), il cav. Macedonio e Ruggero Settimo. Fu creata una giunta provvisoria di quindici persone.

“Pianificata dal M. nei dettagli, l’operazione fu assegnata a un esiguo gruppo di affiliati con elevata preparazione militare: squadre scelte di carbonari e reparti di cavalleria in reciproco appoggio avrebbero comunicato tra loro per mezzo di strumenti tecnici non convenzionali come le «folgori artificiali» (L. Minichini, Luglio 1820: cronaca di una rivoluzione, a cura di M. Themelly, Roma 1979, p. 95).

Iniziato il moto per sua stessa decisione nella notte tra il 1° – giorno di S. Teobaldo, protettore della carboneria – e il 2 luglio, fu chiara subito l’influenza delle forze politiche che operavano dall’esterno.


Il tredici di luglio, alle undici di mattina, ebbe luogo la cerimonia del giuramento nella cappella privata di Palazzo Reale. Alla formula prevista per il giuramento il Re aggiunse: “Onnipotente Iddio che collo sguardo infinito leggi nell’anima e nell’avvenire, se io mentisco o se dovrò mancare al giuramento, tu in questo istante dirigi sopra il mio capo i fulmini delle tue vendette.”

À partir du moment où le roi jure fidélité à la constitution le 13 juillet, le meme journal publie en feuilleton, tous les jours, le texte de la constitution publié dans la traduction du chanoine Juan Francisc Masdeu, historiographe renommé qui a déjà traduit des textes poétiques et des sommes historiographiques de l’espagnol vers l’italien, et qui fait alors référence. Il s’agit de la seule version du texte gaditain connue en Italie, tirée à huit éditions en 1814 dont une à Messine et deux à Rome: aucune n’a été imprimée dans le royaume de Naples. Le texte aurait cependant déjà été l’objet de revendications de la part des libéraux napolitains, ce qui laisse supposer une circulation antérieure aux révolutions de 1820.

La circulation des hommes, d’autre part, a contribué de façon déterminante à la diffusion du modèle insurrectionnel espagnol. Les observateurs internationaux s’inquiètent, très tot, de circulations clandestines susceptibles de propager la révolution: le consul britannique en poste dans le royaume, William A’Court, s’alarme dès le 31 mars 1820 des effets produits à Naples par la révolution d’Espagne, notant une agitation non négligeable et la revendication d’une constitution libérale par les carbonari. En juin, il relève plusieurs arrestations de carbonari napolitains à cause de la fermentation provoquée par les nouvelles d’Espagne. Ce sont les memes événements qui produisent, le 22 juin, de violentes manifestations à Salerne conduisant la monarchie bourbonienne à changer deux des intendants en poste dans la province que commande la ville, le Principat Citérieur. Le républicain molisan De Attellis mentionne, tout en restant relativement vague, des rapports d’interconnaissance entre plusieurs pretres du Principat Citérieur, autour de Salerne, affiliés à la Charbonnerie, et des révolutionnaires de la région de Valence qui auraient permis la diffusion du texte à l’échelle locale, un an avant le déclenchement de la révolution. Un pretre libéral très influent dans les réseaux carbonari locaux, Matteo Farro, curé de Bellosguardo, a en effet diffusé la nouvelle d’une révolte libérale survenue à Valence, de retour d’un voyage en Espagne en 1819. Les memes solidarités se retrouvent pendant la révolution où la correspondance de Guglielmo Pepe avec plusieurs sociétés patriotiques espagnoles est régulièrement reproduite par la presse napolitaine.

La promotion du modèle insurrectionnel gaditain n’est cependant pas limitée aux réseaux clandestins de la Charbonnerie. On trouve sur le territoire méridional peu d’Espagnols politisés en lien avec les carbonari napolitains, mais les milieux diplomatiques occupent une fonction non négligeable de passeurs. C’est le cas de l’ambassadeur espagnol Luis de Onis, en poste à Naples depuis 1819, qui entretient des liens épistolaires réguliers avec le général Guglielmo Pepe. (7)

Ridotta dal diplomatico francese Remsberg ad una «grotesque imitation de celle d’Espagne», liquidata da Croce come «lo strascico e la chiusura della stagione murattiana» e descritta da uno dei comprimari (il molisano Orazio de Attellis) come una insurrezione di «pochi uomini oscuri, senza mezzi, senza piani, senza capi (abbenchè a diversi miserabili sia indi riuscito di appropriarsi per un momento alcun de’ gloriosi titoli di Washington, di Tell, di Quiroga, o di Riego)» la rivoluzione del 1829-21 fu “dimenticata” e poco studiata.

Le valutazioni di Croce, di Orazio de Attellis, del La-Cecilia e di altri su fatti e personaggi della rivoluzione di Napoli del 1820-21, a nostro avviso, sono parziali e personali e non rendono giustizia a quella che fu la prima e vera rivoluzione a carattere nazionale della penisola italica.

Solo recentemente, grazie a studiosi come Maurizio Isabella (il quale inserisce il patriottismo italiano nel più ampio contesto internazionale) e ad altri storici, è stato evidenziato il contributo degli esuli italiani ai dibattiti con intellettuali britannici, francesi e ispano-americani, dimostrando quanto liberalismo e romanticismo politico fossero ideologie internazionali condivise da una comunità di patrioti che si estendeva dall’Europa alle Americhe.

Nelle Due Sicilie numerose pubblicazioni finanche in dialetto per divulgare fra le classi popolari la bontà del sistema costituzionale rispetto alla monarchia assoluta. 

Decine di esuli, molti dei quali in Catalogna e qualcuno nelle Americhe (come Attellis e Minichini) che contribuirono a diffondere le idee liberali anche attraverso la creazione di vendite carbonare (8)

Prime elezioni libere di un parlamento durante il nonimestre costituzionale.

In Piemonte invece durò lo spazio di un mese e della costituzione se ne occupò solamente il Santarosa.

Eppure i nostri storici danno largo spazio ai moti del Piemonte e scarso spazio alla rivoluzione di Napoli. 

A destra vi proponiamo uno schema esemplificativo che rende visivamente il tutto.

Scrive Maria Sofia Corciulo, in un libro da leggere (9):

Le modalità partecipative, le finalità di questa Rivoluzione furono così “interessanti” e rilevanti sia dal punto di vista politico-istituzionale, sia sociale, da costituire in qualche modo l’inizio di un nuovo periodo storico, soverchiante sicuramente su quello della Restaurazione, e cioè il Risorgimento. Giustamente è stato notato che le vicende rivoluzionarie italiane collegate al costituzionalismo gaditano sono state svalutate nell’intero contesto della storia risorgimentale a causa del successivo prevalere, nel 1848, del regno Sabaudo, nonostante l’entusiasmo con il quale anche in quest’ultimo si fosse inalberato il vessillo mitico di tale Costituzione, al quale del resto guardavano con ardimentosa speranza numerosi patrioti degli altri Stati italiani.

fonte

https://www.eleaml.org/ne/stampa-1820/zde-la-rivoluzione-napoletana-del-1820-1821-documenti-2020.html

note

1 November 2015 , pp. 555 578

Citizens or faithful? religion and the liberal revolutions of the 1820 in southern Europe” Maurizio Isabella – Abstract Published online by Cambridge University Press: 16 January 2015 – https://doi.org/10.1017/S147924431400078X

2 Cfr, Delpu Pierre Marie. Eroi e martiri. La circolazione delle figure celebri della rivoluzione napoletana nell’Europa liberale, 1820 1825. Rivista storica italiana, Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2018 https://halshs.archives ouvertes.fr/halshs 01974862/.

3 Cfr. STORIA DEGLI ITALIANI per Cesare Cantù – Prima edizione napoletana eseguita sulla prima torinese con note del Regio Revisore Canonico Gaetano Barbati Vol. VI, Napoli 1859, pag. 476- 518.

4 Per quanto riguarda la Carboneria si consiglia la lettura dell’opera MEMOIRS OF THE SECRET SOCIETIES OF THE SOUTH OF ITALY, PARTICULARLY THE CARBONARI di Bartholdy Jakib Ludwig Salomodiplomatico prussiano, persona bene informato, la cui paternità dell’opera da taluni è stata messa in discussione. Di tale opera venne pubblicata un’estesa recensione nel 1970 su Rassegna storica del Risorgimento, a firma di Vladimiro Sperber, il quale riporta una descrizione del diplomatico prussiano da parte del MacFarlane:

“Ne fu testimone il MacFarlane che lo descrisse quale appariva nella Napoli costituzionale: Il barone Bertholdy, ebreo convertito, conservava le abitudini e il costume della sua razza. Era uomo di bassa statura, il più occupato e il più curioso che possa immaginarsi, un vero intrigante politico. Dicevasi che egli tutto sapesse, e non è inverosimile, poiché sempre compariva fra tutti i tumulti e le agitazioni popolari. Lo si trovava da per tutto, quasi nello stesso tempo, frammisto ai partigiani di tutte le fazioni: parea che avesse il dono dell’ubiquità. Egli m’inspirò sempre come una sorta di sgomento nervoso, poiché in qualunque luogo mi recassi era certo d’incontrar la sua fisionomia sinistra e il suo sguardo inquisitore. I Napoletani chiamavamo l’Ebreo errante. Della sua ubiquità è inoltre testimone addirittura il Metternich: non esitò infatti a identificare nel Bartholdy il petit juif qui est là [Napoli] parce qu’il est partout, unica fonte di notizie napoletane nei giorni di ansiosa attesa a Troppau.”

5 Il massone molisano dalla carriera più luminosa fu senz’altro Giuseppe Zurlo. Già nel 1784 Maestro Scozzese dell’aristocratica loggia “La Vittoria”; in epoca murattiana Primo Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente di Napoli (Gran Maestro Titolare, ma con carica ovviamente onorifica, era Murat in persona), Zurlo fu tra i fondatori della prima e praticamente rimasta unica “loggia illuminata” in Italia, creazione della massoneria più concreta e razionalista, ispirata ai criteri illuministici più ortodossi, lontana tanto dalle simbologie esoteriche e misteriose quanto dallo spirito festaiolo e godereccio che caratterizzava buona parte delle pratiche massoniche del tempo. (Cfr. Orazio de Attelis e la Carboneria – https://iniziazioneantica.altervista.org/1700-1800/attelis/orazio_de_attelis.html )

6 Le combat national d’un Carascosa entièrement tourné vers sa «petite patrie» napolitaine et vers le maintien d’un système d’alliance monarchique (position conciliatrice vis-à-vis de l’Autriche) dans lequel Naples aurait sa place en est un exemple. Malgré son long exil en Angleterre, il demeure davantage en marge des phénomènes circulatoires que son compatriote, le général Pepe, qui sert notamment le libéralisme en Espagne et suit les engagements italiens en Grèce. L’opposition la plus radicale est peut-etre également la plus cosmopolite. (Cfr. (Dans Jean-Claude Caron, Jean-Philippe Luis, Internationale libérale ou contre-monde libéral? Des degrés et des espaces d’opposition aux Restaurations – https://halshs.archives-ouvertes.fr/halshs-01353760/document)

7 Cfr. Pierre-Marie Delpu Fraternités libérales et insurrections nationales: Naples et l’Espagne, 1820-1821- https://journals.openedition.org/rh19/4762

8 Fra il 1821 e il 1823 Guglielmo Pepe e Giuseppe Pecchio, e altri come loro, esportarono la Carboneria in Spagna, estendendo le loro reti cospirative ai liberali spagnoli e portoghesi. In Inghilterra, la nuova comunità degli esuli cercò di stabilire contatti con le società segrete e con i membri della comunità politica locale. (Cfr. Maurizio Isabella Risorgimento in esilio. L’internazionale liberale e l’età delle rivoluzioni, Laterza, 2011)

9 Cfr. Una rivoluzione per la costituzione agli albori del risorgimento meridionale (1820-’21) – Maria Sofia Corciulo, Editore: E.S.A, 2009.

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