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La Roma di André Suarès, il passeggiatore ispirato di Alfredo Saccoccio

Posted by on Set 12, 2024

La Roma di André Suarès, il passeggiatore ispirato di Alfredo Saccoccio

   André Suarès scriveva…con i piedi e ciò gli ha molto giovato: un centinaio di opere. Occorre prendere questa espressione familiare a rovescio : Suarès era uno scrittore passeggiatore, un passeggiatore mistico, a piedi o in carretto, che andava dappertutto come un pellegrino, bruciando dall’interno come un vulcano imbrigliato.

   E’ morto il 7 settembre1948 e c’è stato bisogno di tutto questo tempo per emergere  dall’iblìo in cui  era già sprofondato da vivo. Alcuni rieditavano tale o tall’altra delle sue opere, ma persisteva il silenzio. La pubblicazione di un inedito su Roma va forse a rilanciare lo scrittore André Suarès.

   Quando apparve, giovane, nella vita letteraria, Suarès fu subito considerato dai suoi migliori pari. Gide lo classificava fra i oiù promettenti, non senza essere irritato dalla sua ritrosia e dalle difficoltà di lettura, ma le accettava poiché sapeva che era il prezzo da pagare per scoprire pagine sublimi.

   Poiché tutto quello che scrive è passione e la sua violenza è senzasa, André è un’anima ardente. Lo si constata nel suo libro più conoscuiuto, “Le Voyyage du Condottière”, che non è scritto nell’agiatezza e il cui stile, talvolta, costa al lettore che vuole nutrire il suo cuore di visioni e di immagini grandiose.

   E’ per questo che la pubblicazione curata, per i tipi della Calman-Lévy, 263 pagine, 130 franchi francesi,con prefazione e note,da Robert Parienté, fedele suaresiano, della cronaca su Roma, scritta da un uomo di circa trent’anni, dovrebbe attirare molti lettori che accetteranno meglio, in seguito, òa maniera Suarès.

   E’ un preludio  al “Condottière” e si comprende tutta l’importanza che assume  questa parola oer Suarès :egli sognò di essere il condottiero della bellezza. E’ già un giovanotto in emozione perpetua, ma tutto quello che scrive, di prumo getto, sembra, ha lo arule limpido, senza scorniciatura, ma la lettura agevole non implica la vacuità del senso : tutto quello che si ricorderà successivamente è già lì.

   A noi tutti piace ritrovare quello che Loti chiama “un sentimento d’altri tempi”. Qui saremo serviti, fino all’incanto. Si è ripreso gusto ai libri di viaggi, spesso per ritrovare un passaato cancellatob  dalla modernità.

   Inutile citare tutti i grandi viaggiatori che ci hanno trasmesso un mondo che si crererebbe cancellato solamente da ieri, ma il cronista Suarès è il modello del genere. Allorché i Goncurt, per esempio, scrivono sull’Italia dei capitoli bprghesi, dixiamo, attardandosi sulla miseria e sulle descrizioni artistiche convenzionali, Suarès va come un furfante, come un fanatico umanista. Egli non ha peli sulla lingua; non ama le cupole e lo dice. André stima poco il Bernini, il Vaticano, e lo scrive.

   Da solo rimette a posto, lirico, il Pantheon, tempio intatto dell’Antichità, ma snaturato dal culto  seguente. Non si condividono tutte le sue idee precise, ma Andréé seduce per la sua maniera di proclamarle (anche Durer o Bismarck, al passaggio, hanno  quello che…meritano.Poiché  egli è pittore e poeta; ha momenti di orszione e sa anche parlare alle rondini… Con le parole  semplici; dà un libro ammaliante e veramente letterario, nel senso buono della parola, da cui altri leggono spesso un obbligo di mettersi “sui loro 31”.

   Suarès  sa guardare la vita quotidiana con sentimento ed intelligenza: Egli traccia cento schizzi incomparabili  della vita popolare: Ad André piacciono gli umili con una generosit° cristiana di ::: pagano: I ragazzi, soprattutto; sono i suoi modelli di predilezione. Egli condivide queste vite di popolo; egli non “visita”. Si dovrebbero paragonare i suoi schizzi alla mediocrità di Pasolini che parla  dello stesso popolo romamo  ( Ragazzi di vita”). Sarebbe un bel soggetto da diploma.

   La cultura estetica di Suarès è immensa : se parla du Gozzoli, si è affascinati; se maltratta Sidoma,  si esita;  se esalta  RaFael (lo scrive così), si vuole sfumare, esprimendo con garbo il suo pensiero, ma tutte le dimostrazioni sono originali e stimolanti. Suarès è un astro tragico e solare. La gioia di scoprire un testo inedito, di questa qualità, è grande.

                                            *****

                               Un,anima cavernosa

   Per il cinquantenario della morte di Suarès, Robert Parienté ha proposto un insieme di inediti.

   André Suarès fu uno dei quattro “piilastri” intellettuali (con André Gide, Paul Claudel e Paul Valéry) della “Nouvelle Revue française”, subito dopo la Grande Guerra. Si facevano allora i conti con questa personalità ipersensibile e solitaria ; si ammirava quella erudizione proteiforme rinnovante l’analisi nei registri più diversi. Stava infatti per pubblicare quasi un centinaio di opere di critica letteraria, artistica e musicale, di poesia, di politica…Gide, sedotto dal “dono verbale ammirevole” di André Suarès, si sentiva, tuttavia, per le stesse ragioni, continuamente respinto. E’ che il “prodigioso scrittore”, lungo tutta un’esistenza minacciata dalla morte tragica dei suoi, dalla povertà, dalla sua timidezza ombrosa, dal suo poco uditorio, dall’antisemitismo e dall’esilio, si era molto presti rinchiuso in un terribile orgoglio da insorto :”Il minimo pensiero, scriveva ancora Gide nel suo “Journal”, si amplifica di tutti gli echi che esso desta nella sua grande anima cavernosa e talvolta, per lungo tempo dopo che essa ha gettato il suo grido, Suarès continua ancora a parlare”.André Suarès, come abbiamo accennato, morì il 7 settembre 1948 : cessò provvisoriamente di parlare,attraversò anche un certo deserto, ma lasciò innumerevoli inediti…

   Per i  cinquantenario della morte dello scrittore, Robert Parienté, ex

redattore capo de “L’equipe”, biografo ed editore di Suarès, ha proposto una raccolta di foglietti chiaroveggenti, spessi politici, sul frontone della rivista “Autre Sud” (la defunta rivista “Sud” rinasce così dalle sue ceneri) e nientemeno che un libro inedito:”Rome”, che è il rendiconto, diviso in capitoletti tematici, di un soggiorno di quattro mesi, che lo scrittore marsigliese fece, a ventisette anni, nella capitale italiana. Grazie al suo condiscepolo dell’”Ecole normale”, Romain Rolland, il suo viaggio fu pagato in cambio di quel molto poco canonico “Rapport sur la situation de l’Italie en 1895, destinato a un ministero, e il suo alloggiamento assicurato da una vecchio signora letterata… Questo testo, che è uno dei primi scritti di Suarès, è talvolya allo stato di note, di impressioni buttate sulla carta,di primi frutti destinati ad essere sviluppati. Però l’estetica della rovina, come paesaggio familiare, insieme nobile e popolare, e traccia di un passato grandioso, sorgente f’arte e di poesia, vi viene a galla :”le rovine sognate”. La sua adorazione delle città italiane, affrancata dal modello stendhaliano, architettata dalla passione, dallo srtile e dall’erudizione,prese la sua vera misura con i tre tomi del “Voyage du Condottiere: Vers Venise; Giorenza; Sienne, la bien –aimée”, che pubblicò tra il 1910 e il 1932   (2)…

   —-

(2) Livre de Poche-biblio, n° 3259, 1996,   Alfredo Ssccoccio

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