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La Storia delle eresie di sant’Alfonso Maria de’ Liguori

Posted by on Nov 19, 2022

La Storia delle eresie di sant’Alfonso Maria de’ Liguori

Duecentocinquant’anni fa, nel 1772, sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), pubblicò la sua Storia delle eresie, l’ultima delle sue opere dogmatiche.

Il grande santo scriveva il 20 agosto 1772: «Questa sarà la mia ultima grande opera; coi miei settantasette anni, non devo pensare altro che alla morte. Dunque, basta con le materie scientifiche! scriverò solo opuscoli di pietà, come ora sto facendolo. Ahimè! non posso lavorare più diciotto ore al giorno come facevo una volta. La mia opera sulle Eresie potrà dispiacere, ma che importa! Se mio padre secondo la carne avesse alterato qualche dogma della nostra santa religione, io avrei combattuto mio padre!». La Storia delle eresie colle loro confutazioni viene ora pubblicata, a cura di Alessio Celletti, dall’editore Phronesis di Palermo (pp. 538, euro 37), in una magnifica edizione rilegata, che merita di essere collocata nella biblioteca di ogni cattolico.

Le eresie accompagnano la storia della Chiesa fin dalle sue origini e sono considerate da sant’Alfonso peggiori delle persecuzioni. «Grandi furono le persecuzioni che patì la Chiesa dall’idolatria – scrive sant’Alfonso – ma più terribili furono quelle che ebbe a soffrire dalle eresie uscite dal suo medesimo seno per mezzo di uomini malvagi, che mossi dalla superbia o dall’ambizione o dalla libertà dei sensi, impresero a lacerare le viscere della stessa loro madre».

La Chiesa però sopravvisse a tutte le tempeste che il demonio scatenò al suo interno nel corso della storia, a cominciare dall’arianesimo, quando, come scrisse san Girolamo, «il mondo gemendo si vide fatto ariano». Nei disegni della Divina Provvidenza «le eresie sono necessarie a provare i buoni tra i cattivi cristiani, ed a separare la vera dalla falsa dottrina». La vera fede si è sempre conservata nel corso dei secoli ed è garantita dalla successione apostolica, un carattere che non si trova altro che nella sola Chiesa cattolica. I luterani (ma anche gli ortodossi) dicono che la Chiesa cattolica ha conservato la vera fede sino ad un certo momento, per poi abbandonarla ma, osserva sant’Alfonso, se essa è stata vera una volta ha dovuto e dovrà sempre esser vera, perché la verità o è tale o non è.Nella prima parte dell’opera le eresie vengono ordinate in ordine cronologico, da Simon Mago, «il primo eretico che cominciò a vessare la Chiesa», fino al giansenista Pasquier Quesnel e al quietista Michel Molinos. Nella seconda parte l’autore procede ad una accurata confutazione delle tesi eterodosse, cominciando dalle eresie trinitarie di Sabellio, che negava nella Trinità la distinzione delle persone, Ario, che negava la divinità del Verbo e Macedonio, che negava la divinità dello Spirito Santo. Sant’Alfonso confuta quindi le eresie di Pelagio, Nestorio, Eutiche e dei monoteliti, per proseguire con Berengario, Lutero, Calvino, Baio e Giansenio. L’ultimo capitolo del libro contiene un’ampia analisi critica degli errori del gesuita Isaac-Joseph Berruyer (1681-1758), autore di una romanzata Storia del popolo di Dio, in cui ritroviamo molte tesi erronee che ancora oggi circolano, come quella secondo cui Gesù Cristo nei tre giorni in cui fu nel sepolcro cessò di essere Figlio di Dio. Tutte le eresie, maggiori e minori, sono ricordate e confutate dall’autore in quest’opera magistrale che lo pone sulla scia dei grandi apologisti cattolici quali sant’Ireneo, sant’Epifanio, sant’Agostino e, tra i moderni il cardinale Cesare Baronio. Il 7 luglio 1871, Pio IX, commentando il titolo di Dottore della Chiesa dato al grande Santo napoletano, affermava: «Si può senz’altro affermare in tutta verità che non c’è errore anche dei nostri tempi che, almeno in massima parte, non sia stato respinto da Alfonso».

 16 Novembre 2022 ore 15:23

di Veronica Rasponi

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