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LE GRIGLIE BORBONICHE AVREBBERO SALVATO ISCHIA

Posted by on Apr 9, 2023

LE GRIGLIE BORBONICHE AVREBBERO SALVATO ISCHIA

Primo intervento per la prevenzione idro-geologica in Italia.

Le griglie borboniche. Le opere di bonifica dei torrenti del Somma-Vesuvio. (fonte: Eugenio Frollo)

Tra le piú rilevanti opere idrauliche realizzate grazie ai Borbone, sono frutto della mente ingegnosa di Carlo Afan de Rivera, il quale imbrigliò i canali di scolo delle acque che discendono, a raggiera, dalle pendici del complesso vulcanico.

L’antesignano del drenaggio preventivo concepí una visione unitaria ed organica del problema idraulico, interpretando acutamente le teorie dell’abate Teodoro Monticelli, realizzando unità e continuità ecologica e di paesaggio ed uniformando la bonifica di monte a quella di piano (già costituita in precedenza, con i Regi Lagni) rispetto agli ambiti idrografici in cui egli suddivise il Regno delle Due Sicilie.

All’uopo furono costruite briglie di ritenuta montana, vasche di colmata e d’assorbimento, argini, catene e briglie di fondo.

Venne anche ricostruito il già esistente Alveo Comune dei torrenti di Pollena, destinato a convogliare le acque della falda nord-occidentale, con recapito a mare nei pressi dei Granili, oggi pressoché irriconoscibile se non per qualche residuo ai lati della via Argine.

Non si conosce il numero totale dei manufatti realizzati, diruti o esistenti, tuttavia, lo sviluppo lineare dei torrenti raggiunge circa i 100 chilometri.

Le briglie, alte piú di 15 metri e lunghe 20, e le vasche di sedimentazione (una cinquantina), alcune delle quali raggiungono la dimensione lineare di 60 metri, furono costruite con la funzione di trattenere tronchi e macigni e di moderare le piene d’acqua o di fango. Un similare accorgimento era stato realizzato anche sul monte Alvano, vicino Sarno.

Si tratta di opere che precorrono l’Ingegneria Naturalistica, all’epoca già utilizzata anche per il contenimento dei pendii franosi. Oltre alle direttrici d’impluvio vesuviane, dalle ricche falde acquifere, si aggiungono i ciummi, altro naturale complemento idrico della plaga pedemontana, oggi modificati nella sostanza per la realizzazione di collettori sotterranei.

Carlo Afan de Rivera, già dal 1824 Direttore Generale di Ponti e Strade, delle Acque e Foreste e della Caccia, come già aveva sperimentato con successo per il prosciugamento del lago Fucino, analizzò approfonditamente la problematica, tanto da giungere alla definizione delle concause dalle quali dipendevano il ristagno delle acque.

Essendo il suolo minutamente frazionato nelle proprietà dei coltivatori di ortaggi, ciascuna di esse era difesa da muri di confine, ed irrigata da canali arbitrariamente realizzati dagli stessi. L’11 maggio 1855 fu costituita, con «reale rescritto», l’Amministrazione generale per le bonificazioni ne’ reali dominij continentali del regno di Napoli, in virtú della quale furono realizzate le prime opere nel sottobacino settentrionale.

Tipologia delle opere idrauliche

La maestosità delle enormi briglie borboniche costruite in pietra vesuviana, gioielli di ingegneria idraulica sinora celate dall’esuberante vegetazione mediterranea, si riscopre penetrando nei rivoli consorziati.

Le varie fasi di realizzazione delle opere sono identificabili dall’analisi tipologica delle murature. Quelle di sponda degli alvei e delle briglie sono eseguite con scapoli irregolari in pietra lavica, disposti ad opera incerta a conci sbozzati e legati con malta di calce. Lo spessore di esse varia dai 60 cm. degli argini fino ai 180 cm. delle spalle delle briglie, realizzate a sacco.

Secondo l’epoca di realizzazione, si va dalla muratura a secco senza lavorazione alla muratura sagomata e spesso bocciardata, di accuratissima qualità di esecuzione. Le soglie dei salti hanno gli spigoli arrotondati. Il Simonetti classifica i manufatti in:

1. Grandi briglie di ritenuta montana, che dovevano compiere il duplice ufficio di trattenere il materiale e consolidare le sponde, mentre provvedevasi al rimboscamento delle pendici;

2. Vasche di colmata per chiarificare le acque nel rapido e brusco passaggio dalle tratte montane, a ripidissimo pendio, a quelle vallive;

3. Vasche di assorbimento per quei torrenti che, senza giungere a mare o in altri alvei, si spagliavano nelle campagne;

4. Argini contenitori in terra o in muratura o misti, a difesa delle campagne solcate da tronchi vallivi, che per la grande discesa dei materiali si presentavano pensili o poco incassati rispetto alle campagne latistanti;

5. Catene e briglie di fondo per evitare le corrosioni del letto degli alvei;

6. Briglie di salto per diminuire la soverchia pendenza; correzione dell’andamento dei tratti ad angoli bruschi o fortemente curvilinei.

Regno delle Due Sicilie

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