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LE SCAFE DEL FIUME GARIGLIANO (II)

Posted by on Set 5, 2024

LE SCAFE DEL FIUME GARIGLIANO (II)

La Scafa era adibita al trasporto di persone, di animali, qualche volta anche di carretti trainati dagli asini, di merce varia e l’attività maggiore si svolgeva nelle giornate di giovedì in occasione del mercato di S. Giorgio a Liri, di venerdì per il mercato di S. Apollinare e di domenica per quello di S. Clemente di Galluccio.

“La scafa di Mortola ha continuato a funzionare durante la guerra, anche se in modo alterno; dopo il conflitto, proprio per la sua presenza in loco, alcuni benestanti cittadini di S. Andrea hanno comprato i terreni a Mortola e alcune famiglie, tra cui la mia, sono venute qui a coltivare la terra quali coloni, e ciò spiega la presenza di tanti cognomi propri di S. Andrea. La scafa trasportava, durante il periodo estivo, finanche la trebbiatrice” aggiunge Antonio con orgoglioso atteggiamento.

Il “servizio di andata e ritorno” era quasi continuativo nell’arco della giornata in quanto, Giuseppe e Peppella, i proprietari, abitavano sulla sponda di S. Andrea, in una casetta posta su un rialzo del terreno per evitare conseguenze derivanti dalle esondazioni del Garigliano durante il periodo invernale; all’abbisogna, il traghettamento avveniva anche di notte chiamando ad alta voce, dalla riva di Mortola, Peppella la quale aveva “il sonno leggero”.

Nel 1958, i proprietari arrivarono alla convinzione che sarebbe stato necessario ripristinare il tutto per la vetustà dell’apparecchiatura; dopo non facile riflessione decisero di sospendere definitivamente il servizio a causa della minore redditività dello stesso e per il fatto che il passaggio da e verso Sant’Andrea, Vallemaio, S. Giorgio era oramai ben assicurato dai ponti di S. Ambrogio, già ricostruito nel 1946, e di Suio Terme.

“Quasi ogni giorno, prima e dopo la Guerra, attraversavo con mia madre il fiume e, tramite la Scafa, venivo a coltivare la terra in Mortola; la domenica portavamo le fascine di fieno, i “truocchi”, qualche gallina e uova al mercato di S. Clemente e con il ricavato compravamo gli alimenti necessari al sostentamento (pasta, olio, patate, castagne)… sono stati tempi di grandi sacrifici e di indicibili sofferenze” ci tiene a precisare Filomena Broccoli, 85 anni, originaria di S. Ambrogio e abitante in Mortola dal 1944; con fierezza, ma anche con tanta malinconia per gli anni oramai andati, e ricorda:

“…che paura ma anche quanta gioia ad attraversare con la scafa; ancora oggi mi capita di andare ad osservare il fiume in località La Starza, esso è là quasi immutato… ma senza la scafa! E, allora, il pensiero va ad una giornata particolare, il “sabato della passione” di ogni anno in occasione della Festa di S. Maria di Mortola che si teneva, e si tiene tutt’ora, nella vecchia Chiesa, ora in fase di restauro, quando molti fedeli venivano a Mortola da tutte le località con particolare riguardo da S. Carlo di Sessa e da “chill’attu” ovvero dalla riva destra del Garigliano proprio tramite la Scafa.”

Ogni anno, tra i mesi di luglio ed agosto, sulla strada che dalla collina di Sant’Andrea scendeva verso il porticciolo, veniva organizzata “La Festa della Scafa” che vedeva la partecipazione della popolazione delle comunità poste sulle due rive del Garigliano. Mario Casale, abitante alla frazione “Fosso dell’Isola” di Rocca d’Evandro e nipote dell’ultimo scafaiuolu Giuseppe, dice “ero bambino ma ricordo perfettamente e con nostalgia la festa della scafa; ognuno portava da mangiare e mio nonno, lu scafaiuolu, era il personaggio più festeggiato… si mangiava a sazietà, si beveva il buon vino paesano e si ballava fino all’alba del giorno successivo allorquando nonno Giuseppe doveva riportare la gente in questa parte del fiume per il ritorno a casa”.

Ugo Marandola

(Articolo tratto dal periodico Alto Casertano n. 1 del 2006)

fonte

https://www.facebook.com/groups/266158137608471

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