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“LE TRE GIORNATE DI NAPOLI” DEL 1799 ALLE “33”, IL VIDEO INTEGRALE DEL CONVEGNO DEL 10 GIUGNO 2023

Posted by on Giu 25, 2023

“LE TRE GIORNATE DI NAPOLI” DEL 1799 ALLE “33”, IL VIDEO INTEGRALE DEL CONVEGNO DEL 10 GIUGNO 2023

Quando si parla del 1799 a Napoli da palcoscenici diversi da quelli conformisti, istituzionali e convenzionali l’argomento si surriscalda perché viene trasformato da argomento storico provinciale, subalterno ed infantile in fenomeno universale collocandosi, dal punto di vista temporale, in un punto di snodo epocale assumendo i contorni di un vero e proprio scontro di civiltà tra quello della tradizione e quello del modernismo. Per i nipotini dei giacobini napoletani il nervo non soltanto è scoperto ma molto doloroso perché, nonostante schierano un autentica armata pagata e sostenuta dalle istituzioni italiane e patrocinata dalla Repubblica Madre, la Francia, non riescono a cancellare l’onta del tradimento e dell’inutilità della Repubblica Napoletana che infognata di ideologie giacobine piene di odio e liberticide, si macchiarono di crimini contro il popolo Napoletano e Napolitano che era insorto contro l’invasore Francese giacobino. Dalle cronache scritte dagli stessi francesi siamo venuti a conoscenza dell’eroismo degli insorgenti regnicoli che da Teramo a Reggio Calabria hanno scritto una storia unica e irripetibile per come è nata e sviluppata che i giacobini napoletani cercano di cancellare in tutti i modi gettando fumo negli occhi con la solita retorica su i giustiziati di Piazza Mercato cercando di farli passare come martiri, unico caso al mondo perché in altri paesi sarebbero solo dei traditori. Si dimentica, altresì, che chi tra i traditori accettò la capitolazione fu soltanto esiliato, furono circa 8000, per poi rientrare dopo poco tempo e si ignorano i giustiziati di Procida, forse perché lo decisero autonomamente gli inglesi con un loro processo, continuando ad avere i paraocchi senza rendersi conto che i tempi sono radicalmente cambiati o, pur sapendolo, sperano di continuare a lasciare “attappata” la bottiglia della verita. Sabato 10 giugno ’23 al Convento delle “33” questo tappo è stato tolto grazie al convegno sulle “Tre Giornate” di Napoli dove grazie ai relatori e agli argomenti trattati, s’è spostata l’attenzione sulla geopolitica, sulla politica e sulla teologia di quel periodo storico che possiamo definire epocale e sfacciatamente attuale.
Il Prof. Fernando Di Mieri ha parlato degli aspetti religiosi e di come anche la Chiesa era spaccata al suo interno prima, durante e dopo il 1799 e quali sono state le cause, Il Prof. Gianandrea de Antonellis ha invece parlato di Eleonora de Pimentel Fonseca mettendo in evidenza la sua mediocrità dal punto di vista culturale, politico e giornalistico dimostrata con fatti alla mano e documentazione incontestabile. La Prof.ssa Mariolina Spadaro ha messo l’accento sull’Epopea dell’esercito della Santa Fede e di quale spirito ha mosso il popolo tutto per realizzare un’impresa mai vista prima e dopo quel 1799 facendo comprendere, altresì, che quelle vicende sono state propedeutiche per quelle degli anni successivi fino ad arrivare al 1860.
Chiudo dando i giusti onori al Prof. Erminio De Biase che oltre ad organizzare e a volere il convegno nel suo intervento ha “tirato mazzate” a distanza di 224 anni, ai giacobini contemporanei come fecero i lazzari napoletani nel 1799 con i giacobini dell’epoca nel suo stile asciutto e diretto. Il Prof. Erminio De Biase, altresì, ha aperto i lavori narrando i fatti delle “Tre Giornate” con scientificità ed intensità tale che sembrava li avesse vissuti in prima persona. Voglio ricordare, inoltre, che non stati risparmiati rilievi sul comportamento dei Sovrani Napoletani che certifica l’onestà di tutti i relatori e di seguito il 16 giugno alle 21 riproponiamo il convegno integralmente a disposizione di chi voleva esserci ma non ha potuto e di chi ha voglia di conoscere la storia del 1799 in forma diversa.      

Claudio Saltarelli    

2 Comments

  1. Secondo Enzo Striano, autore di un bellissimo romanzo (“Il resto di niente”), che su caldo suggerimento della buonanima di mio padre ho letto, Eleonora de Pimentel Fonseca prima di salire sul patibolo di Piazza Mercato pronunciò queste parole: “Forsan et haec olim meminisse juvabit” (Forse un giorno di queste cose gioverà il ricordo).
    Qui sopra c’è il filmato di un interessantissimo convegno su quei fatti del 1799 e quel libro mi è tornato prepotentemente in mente, suggerendomi queste riflessioni.
    Donna Eleonora, che dopo Enzo Striano ho meglio conosciuto anche (non solo!) grazie ad una fantastica canzone del dott. Maestro Eugenio Bennato (“Eleonora”; composta al ritmo di una tammurriata mediterranea contaminata di elettronico), cui qua nessuno aveva chiesto niente, ha ragione di “quelle cose” giova il ricordo.
    E’ ugualmente vero come afferma l’amico prof. Ermimio, che in guerra la ragione e, conseguentemente il torto, non stanno mai tutti interi dalla stessa parte.
    Eh già perché la guerra è quella cosa in cui devi sparare al nemico affinché il nemico non spari lui a te, come magistralmente ha cantato un altro Maestro la buonanima di Fabrizio (“La guerra di Piero”).
    Ma ha ancora più ragione il mio amico Claudio e mi spiego.
    Qualche anno fa, in “epoca non sospetta” discutevamo di quei fatti in un afosissimo sabato di giugno dalle parti di piazza Municipio a Napoli.
    Eravamo entrambi tetragoni sulle nostre divergenti opinioni.
    Lui legittimista (non ho detto reazionario!) come solo lui sa essere!
    Di contro io brigante insorgente cui però, per rispetto ad un antico giuramento di fedeltà alla repubblica italiana, “niente me ne fotte d’ ‘o rre burbone ma d’ ‘a Storia si”.
    A un certo punto dell’intossicosa discussione Claudio imperiosamente mi fa: “Vieni con me!”.
    Lo seguo ed arriviamo all’ingresso del porto, spalle alla piazza.
    Qui mi dice: “Girati e guarda lassù” e col dito mi indica Castel Sant’Elmo, così continuando: “Quelli i giacobini repubblicani, compresa la tua donna Eleonora, cui nessuno aveva chiesto niente, quando da lassù videro spuntare da via Marina i lazzari calabresi, lucani e napoletani armati di roncole e forconi dietro l’emblema della Santa Croce lo sai che fecero?”; “No” gli risposi. Claudio così continuò: “Li tempestarono di palle di cannone, altro che Arcadia; immagina di essere uno di quei lazzari!” Qui, immaginando il terribile scenario, tacqui.
    Ogni volta che passo da quelle parti e mi ricordo di quell’afosissimo sabato appena posso per farmi passare la “ppucundria” ascolto un’altra canzone “Il canto dei Sanfedisti”.
    Ecco il senso sta tutto in “quali sono esattamente quelle famose cose” di cui giova il ricordo. Sicuramente non “chelle buciarde ca c’hanno ‘mparato int’ ‘e libbre d’ ‘a scola”, quindi ben vengano altri convegni come questi

  2. Ho letto del convegno su una vicenda storica tanto interessante per il Regno di Napoli e peccato che non mi riesca di sentire l’audio… invio comunque vivissimi complimenti per la passione con cui coltivate la conoscenza e il ricordo di una fase molto importante del Regno. Forse avete registrato in una cassetta..o ne farete una brossure…fatemelo sapere. grazie. caterina

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