Alta Terra di Lavoro

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MA QUALE ITALIA???

Posted by on Giu 3, 2022

MA QUALE ITALIA???

Tardo pomeriggio di ieri, domenica 29 maggio 2022, faccio zapping fra i canali TV, sono le 19,30 circa, e becco il TG4 mentre si parla di concorsi universitari truccati in tutta Italia, si denuncia il fatto che i vincitori dei suddetti concorsi vengono decisi prima che questi vengano fatti, e se non si è nelle grazie di professori e rettori si viene esclusi, scoraggiati, e se si insiste, ostacolati mentre si favoriscono familiari(innanzitutto) e designati.

Il giornalista Guzzanti, intervistato dal conduttore dichiara che questa pratica è purtroppo abituale in Italia. Ed ha ragione. Ma non specifica che questa deprecabile pratica è sì abituale ma nell’Italia cosiddetta ‘unita’, come dire in quel Sistema socio-politico-economico instaurato negli Stati italici annessi al Piemonte, che non funzionavano tutti in questo modo. Mi riferisco in particolare al Regno di Napoli o Delle Due Sicilie, che mi tocca da vicino più degli altri essendo io discendente di duosiciliani. Il regno, o Nazione, in cui gli esami erano pubblici nel senso che i candidati venivano esaminati non dai loro docenti, bensì dagli uomini di maggior cultura della città e vi poteva assistere chiunque. Oggi si chiamerebbe trasparenza. Per saperne di più cercate su youtube le conferenze del professor Fioravanti. L’istruzione in quella Nazione Napolitana era aperta a tutti, ricchi e poveri, e questi ultimi negli istituti dei padri scolopi imparavano in 10 anni, dai sei ai sedici, italiano,latino, storia geografia, anatomia, fisiologia, filosofia, etica, ordinamento dello Stato e del vivere civile, nonché composizione in prosa e in versi. Gratuitamente tutto questo per bambini poveri in modo ben documentato. Dunque esisteva un Sistema politico e sociale in quel Regno che non faceva distinzione tra ricchi e poveri, fra “mio” figlio, nipote, amico ecc. e “tuo”, ossia estraneo alla propria cerchia di influenza e di ‘appartenenza’, ma riconosceva e premiava il merito dell’individuo, il suo valore personale. Questo sistema dal 1861 fu sostituito da quello piemontese fondato sul censo e sull’appartenenza per cui gli studi, dalla prima alfabetizzazione fino all’università inclusa, erano riservati ai ‘Bennati’ ossia i nobili, e vietati sì vietati non esagero, a tutti gli altri; questa la raccomandazione del Governo piemontese ai Rettori delle Università:” non permettere che si dia matricola a quelle persone che essendo di bassa condizione o povere, non saranno dotate di particolare ingegno” e “…non lasciare avviare agli studi universitari scuolari vilmente nati o miserabili o sprovveduti di talento, perciò più atti all’esercizio di arti e mestieri” e se il criterio non fosse chiaro ecco le norme da osservare “…in tutti gli esami non si disapprova che si abbia un qualche moderato riguardo a coloro che, o per la nascita distinta non possono rimandarsi alle arti vili e meccaniche, o per l’età non possono restar più lungamente nella medesima scuola…”. Quindi se eri povero va da sé che non hai nemmeno ‘particolare ingegno’ per cui vai a fare il manovale come tuo padre, mentre se sei ricco e nobile non puoi essere cacciato a pedate e mandato a lavorare, anzi, vai ‘aiutato’ perfino se sei ormai troppo grande per continuare a stare a scuola, quindi promosso! Non vi sembra che stiamo descrivendo il nostro (marcio) sistema attuale? Nato con la cosiddetta ‘unità’, ma non dell’Italia, che era molto più unita prima, bensì unità di corrotti e corruttori, degli amanti del privilegio conquistato e difeso con l’inganno e con l’imbroglio a discapito dei meritevoli che spesso devono scappare via da questa ‘casa’ fetida per andare all’estero dove fanno carriere strabilianti adeguate alle loro capacità e qualità, che qui sono invece un ‘fastidio’ per il Potere nero che ci domina. E non da sempre dottor Guzzanti, solo da quel nefasto 1861 che vide morire non solo migliaia e migliaia di patrioti napolitani, ma anche i valori morali che continuano ad essere uccisi e vilipesi quotidianamente. Ancora adesso. Dunque caro dottor Guzzanti non in Italia, che dalla sua espressione sembra essere un Paese che è sempre esistito e che è sempre stato così, no mi scusi lei sta parlando di questa Italia, quella mal-nata 160 anni fa per ‘allargare’ il piccolo Piemonte ed esportarne i costumi malsani, gli assetti istituzionali e la politica. Oggi noi non viviamo nella ‘nostra’ Italia, quella che conoscevamo noi Napolitani e che il mondo ammirava, ma in quel Piemonte che escludeva dagli studi quelli ‘di nascita non distinta’ e raccomandava di mandare avanti i ‘distinti’ anche quando erano degli asini assoluti e chiedo scusa agli asini. Se quanto accade oggi nelle nostre Università non le piace, e nemmeno a me, non se la prenda con gli italiani, se la prenda con i Savoia e con chi li ha aiutati ad esportare con la violenza il loro modello di società e di mondo. Sono loro i nostri ‘benefattori’, anzi, mi scusi, ‘liberatori’.

Liliana Isabella Surabhi Stea

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