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Ma quale unità d’Italia! Ecco come il Nord, dal 1860 in poi, inizia a derubare Sud e Sicilia. E ancora oggi è così

Posted by on Set 6, 2023

Ma quale unità d’Italia! Ecco come il Nord, dal 1860 in poi, inizia a derubare Sud e Sicilia. E ancora oggi è così
  • L’unità d’Italia è solo una presa per i fondelli ai danni del Sud e della Sicilia
  • Il sistema bancario meridionale è sempre servito per ‘parere il culo’ alle banche del Nord Italia
  • La politica fiscale italiana, per tanti anni, ha drenato risorse al Sud per portarle al Nord. E oggi al Nord vogliono l’Autonomia differenziata. Italia Paese dove vincono sempre furbi e prepotenti
  • Le espropriazioni favoriscono il Nord e penalizzano Sud e Sicilia 

L’unità d’Italia è solo una presa per i fondelli ai danni del Sud e della Sicilia

Al momento dell’unità, il Sud possedeva riserve auree pro capite doppie rispetto al Nord. Alcuni centri del Sud, anche importanti, erano privi di filiari bancarie, ma questo era anche giustificato dal mite, razionale e semplice sistema fiscale, ed ai fini dello sviluppo economico il sistema fiscale non è meno importante di quello bancario. Inoltre esistevano al Sud 761 stabilimenti diversi di beneficenza, oltre 1.131 monti frumentari, il 65 per cento del totale italiano, che, fornendo anticipazioni per le attività agricole ad interessi quasi nulli, erano una sorta di credito agrario, sia pure embrionale. Ed inoltre vi erano le casse agrarie e di prestanza…

Due Sicilie 21,4
Lombardia 32,0
Toscana 17,0
Romagna, Marche e Modena 19,0
Parma e Piacenza 0,4

Il sistema bancario meridionale è sempre servito per ‘parere il culo’ alle banche del Nord Italia

Il relativo ritardo del sistema bancario era dovuto a fattori non strutturali: non erano i capitali a mancare al Sud rispetto alla media italiana! Inoltre la borghesia napoletana presentò nel 1860 il progetto per la costituzione di una moderna banca con L. 25,5 milioni di capitale. Se non se ne fece niente, lo si dovette al governo “unitario”. Si ripiegò sull’ammodernamento del Banco di Napoli, e nei primi cinque anni dell’unità si scatenò una lotta feroce con la Banca Nazionale, piemontese. Il progetto di legge per radunare le riserve auree del Sud nel Banco non fu approvato dagli organi competenti su pressione della Banca Nazionale. Verso la fine del ’65, la Nazionale era in gravissime difficoltà e lo Stato intervenne a salvarla con la legge sul corso forzoso. Ciò prova che la politica del nuovo Stato italiano penalizzò pesantemente il sistema bancario del Sud. E’ importante sottolineare che entrambi questi istituti di credito sono istituti di diritto privato e pertanto non statali. Ma lo Stato dimostra ancora una volta di non avere a cuore le sorti dell’intera collettività, ma solo di quelle del Nord.

La politica fiscale italiana, per tanti anni, ha drenato risorse al Sud per portarle al Nord. E oggi al Nord vogliono l’Autonomia differenziata. Italia Paese dove vincono sempre furbi e prepotenti

La politica fiscale perseguita dallo Stato unitario fu un caso di vero e proprio drenaggio di capitali che dal Sud andarono al Nord. La pressione fiscale in agricoltura crebbe sotto i Piemontesi e crebbe in maniera difforma, non equa. Così, mentre nelle Due Sicilie si pagano 40 milioni d’imposta fondiaria, nel 1866 se ne pagheranno 70, contro i 52 del Nord. La sperequazione è anche più evidente se si considerano le aliquote per ettaro: nelle province di Napoli e Caserta si pagano L. 9,6 per ettaro contro la media nazionale di L. 3,33. Lo stesso avviene per le tasse sugli affari che incidono per L. 7,04 pro capite in Campania, contro 6,4 in Piemonte e 6,87 in Lombardia. In seguito, quando si pose il problema di perequare l’imposta nelle provincie [nota61: L’imposta non era sul reddito, ma si stabiliva, secondo certi parametri, su base regionale] (Lombardia, napoletano) che pagavano di più, il risultato fu che le tasse diminuirono in Lombardia ed aumentarono nel napoletano. Si calcola che l’ingiustizia fiscale sia costata al Sud 100 milioni/anno e che abbia ricevuto dall’erario nei primi 40 anni dall’unità molto meno di quanto sborsasse. Negli anni seguenti le cose non cambieranno, così nel primo decennio del secolo una provincia depressa come quella di Potenza paga più tasse di Udine e la provincia di Salerno, ormai lontana dalla floridezza dell’epoca borbonica essendo state chiuse cartiere e manifatture, paga più tasse della ricca Como.

Le espropriazioni favoriscono il Nord e penalizzano Sud e Sicilia 

Con l’unità, inoltre, il Sud farà altre spiacevoli conoscenze, oltre che con la massa di tasse portate dai piemontesi: il debito pubblico pro-capite degli Stati sardi era il quadruplo di quello dell’Antico Regno e il Sud fu costretto ad accollarsi centinaia di milioni spesi dal Nord. Il debito pubblico si accrescerà di altri 3,4 miliardi nei primi dieci anni dell’unità. Non è tutto: la vendita dei beni ecclesiastici frutterà allo Stato unitario oltre 600 milioni. I capitali del Sud furono così rastrellati e resi disponibili per iniziative al Nord, i latifondi risultarono incrementati, sottraendo ai contadini gli “usi civici” precedentemente trattati. La pressione fiscale non diminuirà al Sud neanche nel periodo 1885-97, i duri anni della crisi protezionistica: indicative sono le cifre per espropriazioni per il mancato pagamento di tasse [nota63: Così nel Nord si ha l’espropriazione per ogni 27 mila abitanti circa in Piemonte e in Lombardia e per ogni 1050 in Toscana (la regione più colpita); nel Sud, invece, si passa dal rapporto di uno a 900 (per Puglia e Lucania), ad uno a 655 (Campania), a 225 (Abruzzi-Molise), a 189 (Sicilia), a 114 (Calabria)].

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1 Comment

  1. Veramente il Veneto che fa parte dell’Italia dal 1866, cioè sei anni dopo l’obbrobrio compiuto nel Regno Due Sicilie per fare dicevano l’Italia unita sotto i Savoia, peraltro neppure italiani ma savoiardi appunto e utili ad essere anche loro, benché non gliene fregasse niente, usati dalla massoneria inglese anemaecore con Cavour che andava a prender ordini dai suoi compari inglese, a cui aveva promesso basi in Sicilia, cuore dei traffici appena si sarebbe aperto il canale di Suez…dicevamo appunto il Veneto, che era da sempre repubblica a se stante ebbe sfegatati unionisti, Foscolo uno di loro, che con un referendum fantoccio nel ‘66 appunto decise di far parte dell’Italia unita, si fa per dire, ma ormai incastrata nelle dinamiche opportunistiche decise in Inghilterra, complice Cavour e cricca, come sappiamo, che distrussero l’assetto di secoli di storia che videro progredire tutti i popoli della penisola sacrificandoli sotto una bandiera importata dalla Francia, il blu diventato verde, e chissenefrega se la gente fu solo manipolata e massacrata… l’Unita’ sotto i Savoia dall’Alpe alle Piramidi sembrava la realizzazione del sogno di pochi che avevano come modello la Francia, di cui abbiamo copiato il tricolore…i nostri poeti, Foscolo in testa a decantarlo, i traditori del Regno due Sicilie fatti accomodare nel parlamento prima di Torino poi di Firenze, per piazzarsi definitivamente a Roma! I Popoli dell’intera penisola?…che la fecero grande, ricca, piena di opere d’arte, di poesia, di cattedrali, di invenzioni, chissenefrega se morirono a migliaia, quando non deportati magari a Fenestrelle… così è nata l’Italia, erede dell’impero romano e destinata nei secoli a seguire ad emigrare in ogni parte del modo… W gl’ITALIANI !…nonostante tutto, sparsi nel mondo! caterina ossi

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