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MANIFESTO – APPELLO PER LA VERITA’ SULLE DUE SICILIE

Posted by on Gen 28, 2019

MANIFESTO – APPELLO PER LA VERITA’ SULLE DUE SICILIE

Anni fa è nata una polemica sull’esposizione universale a Parigi del 1855 che ha innescato una forte dialettica che ci portiamo dietro da troppo tempo, come nostra abitudine riporteremo le diverse posizioni senza nessun commento lasciando ai lettori, che avranno la bontà di leggerci, di formulare un pensiero, da noi non vige il pensiero unico mascherato da libero pensiero ma il libero arbitrio. Oggi cominciamo con un articolo a firma di numerose persone

Succede che da qualche settimana gira sul web la notizia che il Regno delle Due Sicilie sia arrivato a piazzarsi, in occasione dell’esposizione universale di Parigi del 1855, al terzo posto nell’elenco dei paesi più industrializzati d’Europa e quindi del mondo. Ora, premesso che sono convintissimo che il meridione grazie all’indipendenza raggiunta e conservata sotto i Borbone (e non borboni) non fosse quel deserto povero e arido che dal 1860 in poi ci raccontano, sono altrettanto convinto del fatto che affermare una cosa del genere impone una seria riflessione.

Sostenere che il regno delle due Sicilie fosse il terzo paese industrializzato del mondo è una cosa pesantissima. Dopo la Gran Bretagna e la Francia si ignorano paesi dalla saldissima e antichissima tradizione “industriale” come alcune regioni della Germania, gli Stati Uniti settentrionali e i Paesi Bassi. Per affermare una cosa del genere ci vorrebbe quanto meno una profonda conoscenza e documentazione delle carte d’epoca. Una semplice visita a google books sarebbe bastata per sedare ogni dubbio.

Cercando RAPPORT SUR L’EXPOSITION UNIVERSELLE DE 1855 si arriva al resoconto ufficiale dei partecipanti, delle esposizioni e dei premiati dal comitato organizzatore.

Cercando HISTOIRE ILLUSTREE DE L’EXPOSITION UNIVERSAL si ottiene un testo con immagini dell’evento.

Cercando EXPOSITION DES PRODUITS DE L’INDUSTRIE DE TOUTES LES NATIONS 1855 si giunge al resoconto sulla parte dedicata alle belle arti.

Scegliendo il solo elenco dei paesi partecipanti con i propri stand espositivi si evince che non soltanto il Regno delle Due Sicilie non ha ottenuto riconoscimenti ma che non ha neanche preso parte a quella rassegna. Gli unici stati italiani a farlo furono Stato Pontificio, Regno di Sardegna e Granducato di Toscana. Il documento, che allego per dovere di cronaca e chiarezza, non lascia dubbi. Avanzare dubbi sulla verginità di un documento ufficiale degli organizzatori è legittimo. Non potrebbero i francesi (ostili alle due sicilie e favorevoli ai Savoia) aver occultato il successo duo siciliano per screditare il Borbone di Napoli? Possibile ma non veritiero e chi ha letto qualcosa sulla personalità di Ferdinando II capirebbe al volo il perché anziché nascondersi dietro un dito.

Ferdinando II di Borbone non avrebbe mai fatto passare sotto silenzio una simile operazione e avrebbe senza alcun dubbio denunciato i francesi autori del libello stampato nel 1855, ovvero 4 anni prima della morte del re delle Due Sicilie. Non essendovi traccia di questa premiazione fantasma né nella collezione dei decreti reali né sui tanti libri su cui ho avuto la fortuna di ricercare informazioni (campolieti, jager, gleijeses, nuzzo, petacco, o’clery, paganella, de sivo, ecc. ecc.) devo desumere, giocoforza, che si tratti di una vera e propria panzana.

Tutto questo ci porta ad una considerazione triste e desolante. Come è possibile che all’interno di ambienti filo duo siciliani si possa mettere in atto una operazione di disinformazione che rispecchia quelle tante messe a segno dal governo post unitario? Come si può arrivare ad inventare di sana pianta una simile storia? Mi dispiace, così come dispiace ai tanti appassionati e studiosi con cui mi sono confrontato, che questo accada alla vigilia dei “festeggiamenti” dell’unità. Dispiace perché, ancora una volta, alcuni borbonici consegnano al nemico un’arma con cui affossarci nelle discussioni e nei dibattiti pubblici. Non è un buon servizio alla giusta causa questo. Anzi, è un tentativo di gettare discredito su tanti amanti della storia napolitana che vorrebbero che l’Italia riconoscesse, senza esagerare e sminuire, i fatti per come furono. La questione dell’esposizione si unisce alle altre panzane affermate con l’intenzione di fare il bene della lotta per la verità. Sbagliando di grosso. Per ogni passo in avanti, dovuto al lavoro di cento persone in buona fede, una sola panzana come questa ci fa indietreggiare di cento passi, allontanandoci sempre di più dal riconoscimento della verità, nostro principale e unico obiettivo.

Roberto Della Rocca

Andrea Casiere (n.1981)

Giancarlo Rinaldi

Angelo D’Ambra

Vittorio Leo 

Valentino Romano (storico)

Cav. Giovanni Salemi (membro del sacro militare ordine costantiniano di San Giorgio)

Davide Cristaldi

Prof.re Massimo Introvigne

Fabio Nucera

Francesco Barachini

Mario Russo

Fabio Asu

Ing. Angelo Pulvirenti

Fiore Marro

Aristide Biancheri

Giovanni Nicodemo

Massimo Cuofano

Luciano Ampolo di Rella

Nicola Bizzi

Dott. Gaetano Moccia

Roberto Corelli

Francesco Baldini

Gianvincenzo Nicodemo

Andrea Casiere (n.1992)

Marco Respinti

Luigi Costantino

Dott. Franco Maestrilli

Simone Gambini

Raffaele Adriano

Antonio Gabriele Fucilone

Andrea Colonna

Prof. Enzo Gallo

Filippo Giorgianni

Michele Ugolini

Dr. Cav. Don Fabio Scannapieco Capece Minutolo, Principe di ColleReale, B.ne di Callari e Baccarati, di Ogliastro, di Patti e della Terza Dogana (presidente dell’Istituto accademico di araldica delle Due Sicilie)

Dr.ssa Donna Milly Vanni dei Principi di San Vincenzo, principessa di Collereale.

Paolo Rodolfo Carraro

Ida Bertoni

Aurelio Giorgianni

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