Musica e pallone: l’omaggio di Napoli a Maradona
Il Festival di Napoli, nell’anno dei Mondiali di calcio in Sudafrica, rende omaggio a Diego Armando Maradona coniugando due passioni: la musica e il pallone. Sul palco del Teatro San Carlo, alle spalle dell’orchestra e del coro, un maxischermo che proietta le immagini più famose delle sue imprese. Roberto De Simone sceglie di dividere il concerto in due parti, che rispecchiano i due lati della figura di Maradona, amata e odiata, infallibile in campo ed irrazionale nella vita.
La serata si apre con un messaggio video per il popolo napoletano da parte del calciatore, impossibilitato ad essere presente a causa del suo impegno come Commissario tecnico dell’Argentina e dei suoi problemi con il fisco: «L’amicizia che ci lega e tutto quello che abbiamo fatto a Napoli lo sappiamo voi ed io. Sappiamo che abbiamo fatto tutto contro tutti e questo non si può cancellare. Non date retta a quello che dicono di me e di voi, io sarò sempre, sempre, lo stesso Diego napoletano». Gli aspetti che hanno legato i napoletani a Maradona sono, da un lato il campione, il mito da osannare e omaggiare, dall’altro il povero, l’emarginato, l’essere umano con vizi e virtù, in cui molti hanno finito per identificarsi. Questi due lati si possono sintetizzare nella figura del “capopopolo”, seguito e amato da tutti, che mostra agli sconfitti la possibilità di una rivalsa, speranza necessaria per una città difficile come Napoli.
Il primo pezzo scelto è il Concerto n. 1 in
re maggiore per violino e orchestra di Niccolò Paganini, eseguito egregiamente dall’Orchestra del Teatro di San Carlo e dal violinista solista Edoardo Zosi, diretti da Pietro Mianiti. Sulle note della musica lo schermo passa in rassegna le immagini (regia video di Carlo Alvino) dei goal compiuti, dagli esordi nell’Argentinos Junior nel ’76 ai suoi inizi con il Napoli nel ’84: rovesciate, colpi di testa, dribbling, palleggi, falli, rigori, esultanze e allenamenti. Lo scopo è quello di avvicinare due aspetti di perfezione tecnica: il virtuosismo del violinista solista e quello dell’artista del pallone, la dimestichezza con cui entrambi maneggiano il loro “strumento”. Alla fine entra il Coro del Teatro di San Carlo diretto da Salvatore Caputo, con le voci soliste Antonella Morea e Raffaello Converso accompagnati da tredici vocalisti, per dare il via alla cantata Litanie per la scandalosa e magnifica – Inno a Iside scritta per l’occasione da De Simone. Il maestro trae ispirazione da alcuni canti popolari dell’avellinese che accompagnavano i rituali dionisiaci in onore di Matalena (o Michela), figura femminile che racchiude gli opposti universali, descritta come “vergine e prena” (ingravidata in dialetto), magnifica e scandalosa, esaltata e denigrata allo stesso tempo per la sua ambiguità e trasgressione, proprio come accade per il Pibe de oro. Sullo schermo stavolta scorrono le immagini delle vittorie raggiunte da Maradona (i Mondiali del 1986, gli Scudetti del ’87 e del ’90 e la Coppa UEFA del ’89) ed i festeggiamenti della folla in delirio per le strade della città, addobbata a festa con striscioni e graffiti. Un momento emozionante per i tifosi che hanno vissuto quegli anni di gloria. Ed emozionanti le voci degli ottimi interpreti che si innalzano nell’aria.
In chiusura ecco l’ingresso del maestro De Simone sul palco ed è una vera ovazione del pubblico: tutti in piedi a rendere omaggio all’amato compositore settantasettenne.
fonte
https://drammaturgia.fupress.net/recensioni/recensione1.php?id=4589