Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Domenico Cotugno, Il Ragazzo Di Campagna Che Diventò L’Ippocrate Napoletano

Posted by on Mar 16, 2020

Domenico Cotugno, Il Ragazzo Di Campagna Che Diventò L’Ippocrate Napoletano

Domenico Cotugno è un personaggio leggendario, soprannominato “l’Ippocrate Napoletano“. Durante gli ultimi anni della sua vita era così famoso che si diceva che a Napoli “nessuno poteva morire senza il suo permesso“.
Eppure, dietro la storia di uno dei padri della medicina moderna, c’è una vita di sacrifici e studi di un ragazzino di provincia che, senza un soldo in tasca e con tanta forza di volontà, diventò uno degli uomini più potenti e famosi del suo secolo. I suoi studi sono stati fondamentali per gli studiosi di tutta Europa.

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DELLE ISTITUZIONI GOVERNATIVE DE’ BORBONI ANTERIORI E POSTERIORI ALLA OCCUPAZIONE MILITARE DI NAPOLI

Posted by on Feb 17, 2020

DELLE ISTITUZIONI GOVERNATIVE DE’ BORBONI ANTERIORI E POSTERIORI ALLA OCCUPAZIONE MILITARE DI NAPOLI

Ci hanno alcuni che smaniosamente invaghiti di ogni istituzione, di ogni forma, di ogni nuova foggia venuta o che venga tuttodì dallo straniero, si fanno ad ingiuriare al paese nativo, a screditare le patrie istituzioni, e con riprovevole divisamente magnificano i fotti e le opere d’oltremonti e d’oltremare, né sanno vedere ne” civili ordinamenti ed in tutte le cose del viver sociale, se non i risultamenti ed il frutto delle istituzioni o recate dagli stranieri, o da essi tolte a presta ed imitate.

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1799… E la chiamarono libertà (Seconda parte)

Posted by on Nov 11, 2019

1799… E la chiamarono libertà (Seconda parte)

     L’intervento precedente – escludendo le due appendici – si chiudeva con la promessa che si sarebbe parlato del sangue di vittime innocenti che, a causa dell’invasione francese dovuta all’invito  dei “liberali”  nostrani, impregnò di sangue, sia durante la discesa che durante la risalita, le zolle della nostra terra ed arrossò perfino le acque dei nostri fiumi.

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San Giuseppe Moscati, storia di un medico diventato santo

Posted by on Set 30, 2019

San Giuseppe Moscati, storia di un medico diventato santo

Se siete a Napoli è d’obbligo fare una tappa presso la chiesa del Gesù Nuovo per andare a rendere omaggio a San Giuseppe Moscati. Troverete, infatti, nella navata destra, una statua in bronzo con camice e stetoscopio al collo, che vi porge delle mani lisce e levigate per le tante carezza che ha ricevuto dai fedeli.

Giuseppe Moscati, non ha avuto una lunga esistenza, poiché morì a soli 46 anni, eppure in quei pochi anni riuscì a conciliare scienza e fede al punto di conquistare un posto importante nel cuore di tutti i partenopei. Nato a Benevento da una nobile famiglia, conseguì agli inizi del Novecento la laurea in medicina. Cominciò la carriera ospedaliera nell’Ospedale degli Incurabili e si dedicò contemporaneamente all’insegnamento divenendo assistente ordinario nell’istituto di Chimica Fisiologica. Nello stesso tempo si dedicava all’assistenza gratuita dei malati più bisognosi. Nel corso della sua carriera conobbe diverse personalità importanti della medicina dell’epoca: Antonio Cardarelli, di cui fu allievo e medico personale; il beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario e delle Opere di Pompei; la beata Caterina Volpicelli, donna di Dio che si prodigò per opere umanitarie e religiose. Moscati fu sempre spinto dalla voglia di aiutare i più deboli anche a discapito della sua vita.

Nel 1906 il Vesuvio eruttò portando ceneri e lapilli sui centri vicini creando panico tra tutti gli abitanti della zona. Il medico decise così di  aiutare nello sgombero del distaccamento degli Ospedali Riuniti di Torre del Greco riuscendo a portare via l’ultimo ammalato poco prima che il tetto dell’ospedale crollasse. Altro episodio che sottolinea la sua umanità si verificò durante l’epidemia di colera che colpì Napoli nel 1911. Allora Moscati era Assistente ordinario negli Ospedali Riuniti e Socio aggregato alla Regia Accademia medico-chirurgica. Fu chiamato in aiuto dall’Ispettorato della Sanità pubblica, dal Ministero degli Interni e dall’Ufficio di Sanità della Prefettura per compiere ricerche sul morbo e studiare i mezzi per combatterlo. Egli dopo aver aiutato gli ammalati sul campo, suggerì una serie di opere pubbliche, alcune delle quali messe in atto, necessarie per il risanamento della città. Moscati non fu solo uomo di scienza, ma anche letterato. Poiché parlava bene il francese, l’inglese e il tedesco, fu redattore della rivista “La riforma medica” per la letteratura straniera. Diverse sue ricerche sono pubblicate su altre riviste mediche italiane e straniere. Pur di approfondire la sua conoscenza delle più disparate malattie, utilizzò ogni viaggio per andare a visitare i vari ospedali del posto. Che andasse a Budapest o a Edimburgo, non mancava mai di recarsi nelle cliniche per assistere a operazioni chirurgiche e allargare la sua conoscenza di strategie didattiche per la formazione di futuri giovani medici. Questa sua voglia di ampliare il proprio sapere non passò inosservata, anzi accrebbe la sua fama.

Importante ricordare che Moscati non scelse nessuna istituzione religiosa, egli era un medico laico che aveva a cuore il bene dell’umanità, come ricordò papa Paolo VI nell’omelia in cui lo proclamò beato: “Chi è colui, che viene proposto oggi all’imitazione e alla venerazione di tutti? È un Laico […] È un medico […] È un Professore d’Università [..] È un Scienziato d’alta scuola”. Dopo dodici anni, nel 1987, il medico napoletano fu proclamato santo da Giovanni Paolo II.  La canonizzazione è avvenuta per il miracolo concesso a Giuseppe Montefusco, giovane ventenne all’epoca malato di leucemia.

Fonti: Antonio Tripodoro, “Giuseppe Moscati: il medico dei poveri”, Milano, Paoline, 2004

Beatrice Immediata, “Giuseppe Moscati: un uomo, un medico, un santo”, Milano, Paoline, 2008

fonte https://www.vesuviolive.it/cultura-napoletana/97659-san-giuseppe-moscati-storia-un-medico-diventato-santo/?fbclid=IwAR1j4ZpEcrl2BVbpkP5wPBbVQi-cnkyAqDWUxpBvBXgoZZAkR_Cvv8BuoTQ

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