Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

DELLE ISTITUZIONI GOVERNATIVE DE’ BORBONI ANTERIORI E POSTERIORI ALLA OCCUPAZIONE MILITARE DI NAPOLI

Posted by on Feb 17, 2020

DELLE ISTITUZIONI GOVERNATIVE DE’ BORBONI ANTERIORI E POSTERIORI ALLA OCCUPAZIONE MILITARE DI NAPOLI

Ci hanno alcuni che smaniosamente invaghiti di ogni istituzione, di ogni forma, di ogni nuova foggia venuta o che venga tuttodì dallo straniero, si fanno ad ingiuriare al paese nativo, a screditare le patrie istituzioni, e con riprovevole divisamente magnificano i fotti e le opere d’oltremonti e d’oltremare, né sanno vedere ne” civili ordinamenti ed in tutte le cose del viver sociale, se non i risultamenti ed il frutto delle istituzioni o recate dagli stranieri, o da essi tolte a presta ed imitate.

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1799… E la chiamarono libertà (Seconda parte)

Posted by on Nov 11, 2019

1799… E la chiamarono libertà (Seconda parte)

     L’intervento precedente – escludendo le due appendici – si chiudeva con la promessa che si sarebbe parlato del sangue di vittime innocenti che, a causa dell’invasione francese dovuta all’invito  dei “liberali”  nostrani, impregnò di sangue, sia durante la discesa che durante la risalita, le zolle della nostra terra ed arrossò perfino le acque dei nostri fiumi.

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San Giuseppe Moscati, storia di un medico diventato santo

Posted by on Set 30, 2019

San Giuseppe Moscati, storia di un medico diventato santo

Se siete a Napoli è d’obbligo fare una tappa presso la chiesa del Gesù Nuovo per andare a rendere omaggio a San Giuseppe Moscati. Troverete, infatti, nella navata destra, una statua in bronzo con camice e stetoscopio al collo, che vi porge delle mani lisce e levigate per le tante carezza che ha ricevuto dai fedeli.

Giuseppe Moscati, non ha avuto una lunga esistenza, poiché morì a soli 46 anni, eppure in quei pochi anni riuscì a conciliare scienza e fede al punto di conquistare un posto importante nel cuore di tutti i partenopei. Nato a Benevento da una nobile famiglia, conseguì agli inizi del Novecento la laurea in medicina. Cominciò la carriera ospedaliera nell’Ospedale degli Incurabili e si dedicò contemporaneamente all’insegnamento divenendo assistente ordinario nell’istituto di Chimica Fisiologica. Nello stesso tempo si dedicava all’assistenza gratuita dei malati più bisognosi. Nel corso della sua carriera conobbe diverse personalità importanti della medicina dell’epoca: Antonio Cardarelli, di cui fu allievo e medico personale; il beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario e delle Opere di Pompei; la beata Caterina Volpicelli, donna di Dio che si prodigò per opere umanitarie e religiose. Moscati fu sempre spinto dalla voglia di aiutare i più deboli anche a discapito della sua vita.

Nel 1906 il Vesuvio eruttò portando ceneri e lapilli sui centri vicini creando panico tra tutti gli abitanti della zona. Il medico decise così di  aiutare nello sgombero del distaccamento degli Ospedali Riuniti di Torre del Greco riuscendo a portare via l’ultimo ammalato poco prima che il tetto dell’ospedale crollasse. Altro episodio che sottolinea la sua umanità si verificò durante l’epidemia di colera che colpì Napoli nel 1911. Allora Moscati era Assistente ordinario negli Ospedali Riuniti e Socio aggregato alla Regia Accademia medico-chirurgica. Fu chiamato in aiuto dall’Ispettorato della Sanità pubblica, dal Ministero degli Interni e dall’Ufficio di Sanità della Prefettura per compiere ricerche sul morbo e studiare i mezzi per combatterlo. Egli dopo aver aiutato gli ammalati sul campo, suggerì una serie di opere pubbliche, alcune delle quali messe in atto, necessarie per il risanamento della città. Moscati non fu solo uomo di scienza, ma anche letterato. Poiché parlava bene il francese, l’inglese e il tedesco, fu redattore della rivista “La riforma medica” per la letteratura straniera. Diverse sue ricerche sono pubblicate su altre riviste mediche italiane e straniere. Pur di approfondire la sua conoscenza delle più disparate malattie, utilizzò ogni viaggio per andare a visitare i vari ospedali del posto. Che andasse a Budapest o a Edimburgo, non mancava mai di recarsi nelle cliniche per assistere a operazioni chirurgiche e allargare la sua conoscenza di strategie didattiche per la formazione di futuri giovani medici. Questa sua voglia di ampliare il proprio sapere non passò inosservata, anzi accrebbe la sua fama.

Importante ricordare che Moscati non scelse nessuna istituzione religiosa, egli era un medico laico che aveva a cuore il bene dell’umanità, come ricordò papa Paolo VI nell’omelia in cui lo proclamò beato: “Chi è colui, che viene proposto oggi all’imitazione e alla venerazione di tutti? È un Laico […] È un medico […] È un Professore d’Università [..] È un Scienziato d’alta scuola”. Dopo dodici anni, nel 1987, il medico napoletano fu proclamato santo da Giovanni Paolo II.  La canonizzazione è avvenuta per il miracolo concesso a Giuseppe Montefusco, giovane ventenne all’epoca malato di leucemia.

Fonti: Antonio Tripodoro, “Giuseppe Moscati: il medico dei poveri”, Milano, Paoline, 2004

Beatrice Immediata, “Giuseppe Moscati: un uomo, un medico, un santo”, Milano, Paoline, 2008

fonte https://www.vesuviolive.it/cultura-napoletana/97659-san-giuseppe-moscati-storia-un-medico-diventato-santo/?fbclid=IwAR1j4ZpEcrl2BVbpkP5wPBbVQi-cnkyAqDWUxpBvBXgoZZAkR_Cvv8BuoTQ

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Michele Pezza e inaugurazione statua di Fra Diavolo

Posted by on Set 12, 2019

Michele Pezza e inaugurazione statua di Fra Diavolo

MI PRESENTO , MI CHIAMO PER L’APPUNTO MICHELE PEZZA E SONO DISCENDENTE DI FRADIAVOLO. SALUTO IL SINDACO E RINGRAZIO VOI TUTTI CHE SIETE VENUTI QUI OGGI PER UN EVENTO MOLTO IMPORTANTE, DIREI STORICO: LO SVELAMENTO E LA POSA IN OPERA DEL BUSTO DEDICATO ALL’EROE FRADIAVOLO, SCULTURA REALIZZATA DA RAFFAELE MUROLO, COMMISSIONATA E VOLUTA FERMAMENTE DAL COMITATO SANT’ANGELO GRAZIE ALL’INTERESSAMENTO DI SALVATORE IACUEO E FINANZIATA DALLA BANCA DEL CREDITO COOPERATIVO – CASSA RURALE ED ARTIGINANA DELL’AGRO PONTINO.

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Tutto cominciò da 7 giovani nobili (Il Pio Monte di Pietà)

Posted by on Mar 26, 2019

Tutto cominciò da 7 giovani nobili (Il Pio Monte di Pietà)

A chi cammina oggi per via Duomo, non sfuggirà agli occhi la stupenda facciata della chiesa Madre di Napoli anche se la ristrettezza della strada non da modo di posizionarsi in maniera ottimale.

Nominata “cardo maior” , cioè il più lungo e grande degli antichi cardini cittadini, incrociando i tre Decumani principali: il Decumano maggiore, quello superiore (Via dell’Anticaglia) e quello inferiore (Spaccanapoli.), via Duomo non ha avuto da sempre le odierne dimensioni che invece si ritrova soltanto in epoca recente.

Prima era un comune vicolo chiamato vico del Tarì oppure vico del pozzo bianco che andava da via Foria fino al decumano superiore, via dell’Anticaglia; da qui definito  vico Gurgite fino al Duomo. Nel Medioevo veniva chiamata vicus radii solis (cioè strada del raggio di sole) in onore di Apollo che sotto la basilica di Santa Restituta aveva il proprio tempio.

Solo in età borbonica si progettò l’allargamento del vecchio cardine per creare un diretto collegamento nord-sud tra via Foria e via Marina.

Al contrario, la Chiesa Madre di san Gennaro, è presente dal XIII secolo, cioè circa mezzo millennio prima che via Duomo diventasse quello che è adesso.

Infatti in un periodo medievale, il suo ingresso principale era laterale e affacciava, a quei tempi, nel centro della Napoli antica e i fedeli sciamavano per lo più dai vicoli di Forcella.

Sul fianco inferiore della chiesa dove vi era questo ingresso, esiste Piazza Sisto Riario Sforza sin dal xv secolo e, fino all’allargamento ottocentesco di via Duomo, è stato l’ingresso della Cattedrale.

In Piazza Sisto Riario Sforza che si svolgevano i festeggiamenti in onore di San Gennaro ed è qui che la Deputazione del Tesoro di San Gennaro, per tener fede al voto fatto dai napoletani in segno di ringraziamento per lo

scampato pericolo durante l’eruzione del Vesuvio del 1631, decide di collocare la guglia di San Gennaro, la più antica della città.

L’ultima volta che l’ingresso era stato accessibile risale al dopoguerra, poi fu definitivamente chiuso fino a recenti progetti che vorrebbero ridare all’antico ingresso la giusta dignità.

Questa lunga prefazione mi è servita per meglio far conoscere l’ ubicazione di una nobilissima istituzione che non ha precedenti.

Nella piazza anzidetta affaccia la sede secolare del Pio Monte della Misericordia, nata come istituzione benefica , tra le più antiche e attive della città.

Al suo interno ospita una chiesa seicentesca dov’è conservata la tela delle Sette opere di Misericordia del Caravaggio, tra le più importanti pitture del Seicento.

Piu volte ho cercato di conoscere la storia di questa nobilissima istituzione ma tutte le volte che leggevo mi disperdevo nelle illustrazioni e spiegazioni delle decine di opere inestimabili presenti nel plesso.

Piu volte ho cercato di conoscere la storia di questa nobilissima istituzione ma tutte le volte che leggevo mi disperdevo nelle illustrazioni e spiegazioni delle decine di opere inestimabili presenti nel plesso.

Non me ne vogliano gli amanti dell’arte pura ma per venirne a capo ho dovuto omettere tutte le notizie relative ad esse, ma credo che solo cosi in molti finalmente riusciranno a seguirne la storia.

Nato per volontà di un gruppo di sette giovani nobili i quali, a partire dal 1601, erano soliti riunirsi tutti i venerdì all’ospedale degli Incurabili per mettere in atto a loro spese un programma di opere assistenziali che avevano l’obiettivo di dare cibo agli ammalati.

Con il tempo le opere caritatevoli aumentarono fino ad accumulare anche un cospicuo capitale a fondo benefico, che ammontava a 6.328 ducati, da destinare ai non abbienti.

Nel 1602 fu fondato per questi motivi il Pio Monte della Misericordia, ente istituzionale che si occupò da quel momento di far convergere le risorse e di organizzare le attività benefiche, che consistevano in quel momento nel soccorrere gli indigenti, assistere gli infermi, riscattare gli schiavi cristiani dagli infedeli, assistere i carcerati, liberare i detenuti per debiti e dare alloggio ai pellegrini.

In seguito la gestione fu garantita attraverso la rotazione semestrale di sette governatori impegnati nelle diverse opere, al fine di assicurare la massima correttezza nell’uso dei fondi benefici.

Secondo un meccanismo di rotazione semestrale ben definito accadeva che ognuno dei governatori eletti ruotasse di volta in volta per assumere alla fine tutte e sette le attività previste: al primo eletto veniva affidato il compito di visitare gli infermi, dopo sei mesi passava all’attività di seppellire i morti, poi a quella di visitare i carcerati, poi di redimere i prigionieri, di soccorrere i poveri vergognosi, di dare alloggio ai pellegrini e infine, l’ultima carica prevista, di gestire il fondo capitale del Pio Monte.

I sette governatori provenivano dalla nobiltà napoletana ed erano di età superiore ai 25 anni; venivano inoltre eletti ogni tre anni e mezzo.

In un primo momento la sede dell’istituzione fu in una piccola chiesa costruita tra il 1607 e il 1621 da Giovan Giacomo di Conforto, che per il progetto fu pagato 25 ducati.

Nel 1653 la chiesa dell’edificio fu demolita per essere ricostruita integralmente e dal 1658 al 1678 il complesso fu riorganizzato in uno stabile più grande, grazie anche all’acquisto di circa 10 costruzioni limitrofi, in quanto quello precedente divenne insufficiente per le cresciute esigenze dell’ente.

Della prima chiesa non si ha alcuna testimonianza dalla quale è possibile carpire quale fosse la sua forma e architettura, tuttavia grazie alla mappa della città di Alessandro Baratta della metà del XVII secolo si evince che questa avesse forma considerevolmente più ridotta rispetto all’attuale.

Nel 2005 per l’esistenza all’interno, delle innumerevoli opere,viene musealizzato l’intero complesso creando un circuito nel quale entrano a farne parte sia la chiesa che le sale del primo piano del palazzo organizzate per l’esposizione di alcuni documenti d’archivio che la collezione pittorica della fondazione.

Tutt’oggi il Pio Monte della Misericordia presta la sua opera di beneficenza per una serie di istituzioni locali; la chiesa è inoltre ancora consacrata.

(Nelle immagini allegate anche un ritaglio della veduta Baratta del 1628 in cui si mostra l’ingresso laterale del Duomo e senza la guglia di San Gennaro che arrivera solo nel 1631)

fonte http://napolineiparticolari.altervista.org/tutto-comincio-da-7-giovani-nobili/?fbclid=IwAR0vzvnal9G05QVEiBP0xxwxemLIFsmS1E_wUu85EJ56QuW8wtXvWInKCfg

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