Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

IL SAN PAOLO DI PASOLINI: UNA PROFEZIA DEI NOSTRI TEMPI ?

Posted by on Giu 3, 2016

IL SAN PAOLO DI PASOLINI: UNA PROFEZIA DEI NOSTRI TEMPI ?

in italia le persone non allineate sono molto scomode se poi sono dotati di particolare intelligenza lo sono ancora di più ma se poi si chiamano pier paolo pasolini, cattolico, marxista ed anche omosessuale allora si scatena un putiferio e siccome a me piace provocare e a molti il personaggio non piace allora pubblico di nuovo un articolo che ne parla. Soltanto per come amava napoli e per la bellissima poesia sulla terra di lavoro merita il mio grande rispetto. di seguito un articolo con le fonti.

Read More

ANTONIO ADOLFO TORNA ALLA CASA DEL PADRE

Posted by on Lug 14, 2024

ANTONIO ADOLFO TORNA ALLA CASA DEL PADRE

Nostro Signore Creazionista è anche il grande Regista della Storia e anche Lui, come noi terrestri, ha bisogno di attori per girare il suo film che in ogni epoca sceglie con attenzione e senza sbagliare. Anche per la piccola grande storia di San Pietro Infine alla prese con un duro e pesante dopoguerra che l’ha vista immersa nelle macerie e nel dolore per le barbarie che ha dovuto subire durante la seconda guerra mondiale, ha scelto come attori il migliore materiale umano che potesse esserci come lo è stato Antonio Adolfo Zambardi padre del caro amico Maurizio. Nella dolorosa ricostruzione sono stati importanti, contadini, muratori, allevatori, artigiani ed anche chi ha dovuto pensare alla leggerezza, al passatempo fondamentali ed importanti quanto i suddetti mestieri ed Antonio Adolfo con l’apertura del Bar al centro del paese in piena ricostruzione, è stato una fonte di energia e vita per tutta la comunità. Ha visto passare davanti a se generazioni di persone con un mondo che cambiava velocemente, dalla candela agli smart phone passando per la TV, quindi custode di storie di vita vissuta utili per scrivere la scenografia di un film che messo nelle mani di un Sergio Leone di turno si potrebbe produrre un film da oscar. Antonio Adolfo rimarrà impresso nella storia di San Pietro Inf. ed anche se non andrà nei libri importanti scritti da gli uomini, già occupa un posto importante nel Grande Libro della Storia di Nostro Signore. Lo conoscevo poco ma ogni volta che entravo al Bar per salutare Maurizio mi accoglieva sempre con il sorriso e grande cordialità trasmettendo serenità e bellezza. L’Ass.Id.Alta Terra di Lavoro si stringe a Maurizio e a tutta alla sua famiglia che sono degni e all’altezza di poter raccogliere l’eredità e testamento umano che gli è stato lasciato.

Claudio Saltarelli

Read More

MAURIZIO ZAMBARDI VINCITORE DEL PREMIO TERRA LABORIS 2024 SEZIONE SCIENTIFICA IX EDIZIONE

Posted by on Giu 16, 2024

MAURIZIO ZAMBARDI VINCITORE DEL PREMIO TERRA LABORIS 2024 SEZIONE SCIENTIFICA IX EDIZIONE

Maurizio Zambardi è Il vincitore del Premio Terra Laboris sezione tecnico-scientifico 2024 giunto alla nona edizione, di seguito le motivazioni che hanno ispirato la scelta

“La Scienza non è una fede o una religione, certamente lo sguardo della fede, ma è un metodo dove si incontrano varie tesi con altrettante antitesi per arrivare ad una sintesi e grazie alla Scienza Nuova di Giambattista Vico anche la Storia è considerata una materia scientifica. Chi studia la storia sa perfettamente che il dogma “la verità è scritta nei documenti d’archivio” appartiene ai ricercatori che anche se appassionati, spesso sono ingenui, sprovveduti e nella maggior parte dei casi mediocri. Le fonti d’archivio sono fondamentali ma vanno maneggiate con cura e incrociati con altri presenti  in altri archivi, perché come affermava Cavour “vi facciamo trovare i documenti che vogliamo noi” e devono integrarsi con vari fonti bibliografiche dell’epoca, con tradizioni popolari e con alcuni fonti della letteratura. Per  fare questo devi fare un lavoro complesso e lungo e se non sei un salariato delle università o di folli mecenati devi essere armato di grande passione e amore per la ricerca, per la storia e per la tua terra ed un esempio vivo, fulgido, sintesi delle suddette valutazioni ed espressione della Filosofia Vichiana è Maurizio Zambardi di San Pietro Infine in alta Terra di Lavoro a cui l’Ass.Id.Alta Terra di Lavoro conferisce il “Premio Terra Laboris 2024” sezione scientifica IX Edizione.
Maurizio Zambardi fin dalla giovane età coltiva la passione della ricerca storica, archeologica, artistica e letteraria cimentandosi in varie epoche storiche, dall’antichità fino ai giorni nostri, applicando con serietà e competenza il metodo scientifico e valorizzando al meglio la biblioteca naturale e il considerevole numero di archivi presenti in Terra di Lavoro che offre il territorio e che gli ha permesso di produrre un’enorme bibliografia certificando che la storia dell’alta Terra di Lavoro non è subalterna, locale o provinciale ma universale”      

Claudio Saltarelli

Pres. Ass. Id. Alta Terra di Lavoro     

Read More

MAMMA RAI SI ACCORGE DEI BRIGANTI INSORGENTI DELL’ALTA TERRA DI LAVORO

Posted by on Set 2, 2023

MAMMA RAI SI ACCORGE DEI BRIGANTI INSORGENTI DELL’ALTA TERRA DI LAVORO

Tempo fa in una conversazione leggera con Benedetto Vecchio scopro che la Rai aveva realizzato una trasmissione su i Briganti dell’alta Terra di Lavoro dove è stato coinvolto l’amico storico laborino Maurizio Zambardi che s’è fin dall’inizio interfacciato con Lorenzo Di Majo, autore del documentario, per la realizzazione del programma creando la mappatura geografica del viaggio e fornendo i giusti contatti che ha poi permesso l’ottima realizzazione del programma, ma non ci diedi molto peso perché pensavo che la trasmissione era già passata.

Questo pensavo fino a quando venerdi 18 giugno ’21 noto su i social che domenica 20 giugno ’21 alle 22 Rai 5 trasmette il programma di cui mi parlò Benedetto, e, anche se rassegnato a vedere la solita trasmissione salariata che mamma Rai ci regala quando si parla di Storia pre unitaria, la domenica sera mi metto davanti alla tv a vedere la trasmissione.

La presentazione del programma, pensato e costruito da Lorenzo Di Majo, viene fatta da una bella donna immersa in uno dei nostri meravigliosi e inimitabili boschi dell’alta terra di lavoro che inizia dicendo che nell’antica terra di lavoro a seguito “dell’invasione piemontese” la popolazione non accettava questo cambiamento e con armi in pugno reagì ferocemente alla suddetta invasione.

Sorpreso da questo inusuale inizio comincio a vedere il programma con occhi diversi, una narrazione che si basa sulle gesta dell’insorgente Domenico Fuoco, l’ultimo a cadere tra i nostri eroi, ben narrate dal testo dall’amico Maurizio Zambardi che l’ideatore del programma Lorenzo Di Majo ripropone in un viaggio partendo da Roccasecca ripercorrendo una parte dei luoghi che sono stati teatro di quella terribile guerra nata come lotta all’invasore, trasformatasi in guerra civile e terminata come fenomeno delinquenziale. Lorenzo dopo Roccasecca arriva a San Pietro Infine ad intervistare Maurizio che attraverso il suo libro gli ha dato l’ispirazione per realizzare il programma e dopodichè percorre a tappe i luoghi piu importanti del territorio battuto dai nostri mitici avi intervistando di volta in volta i personaggi che più sono in grado di raccontare la storia dei Briganti che gli hanno tramandato i loro padri, i loro nonni e bisnonni.

L’ingenua ignoranza, non so quanto ingenua, di Lorenzo che è stata la forza propulsiva della trasmissione, lo porta a voler cercare e a cogliere l’aspetto romantico dei Briganti cercando di capire se erano buoni o cattivi ma come fanno in molti rimane deluso perché in quelle vicende di romantico c’è ben poco, la crudeltà e la ferocia di quelle lotte raggiunse livelli altissimi e come si sa la violenza più cruenta e quella che c’è tra caino e abele. Nelle varie interviste emerge quello accadde in quel periodo e di come si spaccarono le famiglie e le comunità con il terremoto “umano” che dopo quasi 8 secoli cambio l’aspetto, la storia e la politica dell’antico Regno di Napoli. C’è chi li ha definiti cattivi e chi buoni a seconda della storia personale e familiare dei vari intervistati ma sviando come sempre dal vero nocciolo della questione che quasi tutti ignorano e che dal 1799 fino al 1860 s’è combattuta una guerra di civiltà tra due mondi, quello antico, che affonda le sue radici nella notte dei tempi dove le virtù, i valori, l’onore sono sempre stati elementi fondanti di un vivere quotidiano, che si stava difendendo dal modernismo generato dal razionalismo illuminista e giacobino dove se il fine è giusto, quel giusto come che è sempre deciso da un pensiero gnostico e d’elites,  qualsiasi mezzo è lecito per ottenerlo compreso il tradimento. Non c’è da meravigliarsi, altresì, che Domenico Fuoco, che si faceva chiamare Fra Diavolo perché come tutti gli insorgenti post-unitari voleva emulare le gesta dei suoi avi che nel 1799 furono i primi a combattere contro l’esercito invasore francese giacobino, non avesse pietà e non faceva prigionieri quando beccava i traditori mentre era generoso con chi era un suo sostenitore, in queste differenze emerge chiaramente la lotta tra due mondi ed ognuno doveva scegliere, come oggi, da che parte stare. Come affermo spesso la nostra è la terra dove nasce prima il Mito e poi la storia e se oggi si parla del Brigantaggio Insorgente lo dobbiamo solo grazie alla fiamma sempre accesa che da generazione in generazione viene alimentata, e che ricorda le gesta epiche di quella gente che sono ultimi difensori di un mondo che oggi purtroppo e quasi scomparso ma che sta permettendo, da qualche decennio, di ripristinare verità storiche che la vulgata dominante ha cercato di far sparire e che in tutti i modi cerca di non far emergere.

Da che ero scettico sul programma e quasi costretto dagli amici a vederlo, vi posso dire che in una settimana l’ho visto tre volte perché è ben fatto dal punto di vista artistico grazie alla bellezza della nostra antica terra di lavoro, ricordo che il Volturno faceva da confine tra la Terra di Lavoro che arrivava fino a San Vincenzo a Volturno e il Molise, che è stata magistralmente narrata da Lorenzo e ripresa con maestria dall’operatore che mi ha emozionato anche vedendola con i colori d’orati e ramati del pieno inverno e che mi fa dire “quann ‘e bella la terra mia”. Unico neo del viaggio paesaggistico e che e stata ignorata l’alta parte di terra di lavoro battuta da Domenico Fuoco e gli altri guerriglieri, ed è che quella lato mare dove ci sono altre perle come Sessa, Castelforte, Coreno Ausonio, Formia, Itri, Gaeta e Fondi anche se bisogna ammettere che ci vorrebbero varie puntate per visitare tutto.

Gli intervistati sono stati ottimamente scelti e hanno rappresentato le varie anime presenti nel nostro territorio dove ha spiccato certamente la figura di quel giovane che non vuole andare via, non vuole emigrare e non lo fa cercando di mendicare un posto fisso ma continuando l’attivita di famiglia senza aver paura di sporcarsi le mani. Abbiamo visto nobili, discendenti diretti dei protagonisti di questa storia, naturalisti, gente che ha studiato nei comodi libri ufficiali come il pescatore che volendo passare per dotto ha voluto mettere in evidenza il terrore che diffondevano i Briganti nei paesi dimenticando che i paesi erano più terrorizzati per quello che facevano i Piemontesi, che Isernia ancora nel 1866 accolse a braccia aperte la banda di Domenico Fuoco auspicando il ritorno di Re Francesco II e che la Terra di Lavoro come il Molise e gli Abruzzi sono state le ultime terre che accettarono il nuovo corso e che dopo il 1860 diventammo un popolo di mendicanti che cominciò ad emigrare per la prima volta nella storia e chi rimaneva, era cosi disperato, che si vedeva costretto a mandare i propri bambini nelle vetrerie in Francia con la speranza di vedere un tozzo di pane ma sprofondando invece in un grande dolore perchè si sentivano responsabili della sparizione dei propri figli, parlo della tratta dei bimbi.

Abbiamo visto persone colte come Maurizio ma abbiamo visto un uomo di cultura che ha chiuso la trasmissione, come Benedetto, che con la sua arte interpreta l’animo di un popolo, di una terra che è sempre stata di confine ma fortemente legata al Regno di Napoli e che da quando s’è legata a Roma è diventata il suo pozzo nero.

Il programma si chiude da dove era partito, a Roccasecca, con il meraviglioso tramonto che si ammira alla Chiesa di San Tommaso con l’autore che giustamente afferma di aver fatto una narrazione leggera ma che è stata la sua forza, questa è la vera cultura narrare senza inarpicarsi in teorie astruse e astratte lasciando a chi vede e ascolta la libertà di pensare quello che desidera,  e a chi è militante come me può solo considerarlo, o almeno ci spera, un punto di partenza perché prima o poi bisognerà capire cosa volesse dire Massimo d’Azzeglio quando affermava che “quaggiù non è che non vogliono noi ma non vogliono l’Italia” per smetterla di iniziare qualsiasi discorso identitario dicendo che il Regno non era il paradiso in terra ma anche che eravamo i piu poveri, una favoletta che piace anche “ai nostri” mentre invece, da come viene fuori dagli scritti di “altri”, le nostre miserie erano inferiori a quelle che si vivevano in altri luoghi, vi invito a leggere gli studi che il famigerato Cesare Lombroso ha fatto sulla pellagra.

Chiudo invitandovi a vedere il programma di seguito dal link della Rai e aggiungo alla citazione fatta da Lorenzo di Oscar Wilde quella di Cretineau “l’unica carità che possiamo concedere alla Storia è la verità”

Claudio Saltarelli

https://www.raiplay.it/video/2021/06/Di-la-dal-fiume-e-tra-gli-alberi-S3E8-fb985c5f-1688-4cd5-af31-6f1499466ad2.html?wt_mc&fbclid=IwAR0DRyXmeijBd0PfSpl5CHLIIJNv6B_yqkxgjqNaXuC_n6S1sUhdNFa_tes

Read More