Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Lettere ai giornali di Antonio Nicoletta

Posted by on Dic 4, 2019

Lettere ai giornali di Antonio Nicoletta

Al sud assenza di spirito di iniziativa

“IL Giornale” del 18/8/96

Ad un lettore di Rapallo, autore della lettera: “Al sud assenza di spirito di iniziativa”, per il periodo che tratta, vorrei precisare quanto segue: nelle banche del Sud erano depositati 443 milioni di lire oro contro i 27 del Piemonte, gli 85 della Toscana, 155 della Romagna, Marche ed Umbria, 35 degli stati romani etc.

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Giuseppe Capecelatro, arcivescovo di Taranto

Posted by on Nov 12, 2019

Giuseppe Capecelatro, arcivescovo di Taranto

Giuseppe Capecelatro (1744-1836), ritratto da Carlo Brulleau, ca 1833-1835, Tretyakov Gallery, Moskau. Fonte

«Allein man muß viel beobachten ehe man entscheidet, und muß auch auf die Traditionen unsrer Vorfahren achten. Wie viele Erzählungen der Griechen und Römer sind bis jetzt für Mährchen gehalten worden! und doch bestätigt die Erfahrung von Tag zu Tag ihre Wahrheit mehr, zur Beschämung der Neuern welche sie so vorschnell verwarfen.»


Taranto 1778 – 1799

Queste sono le parole di un uomo a cui probabilmente si deve la sopravvivenza della gran parte dei reperti di bisso marino ancora esistenti. Giuseppe Capecelatro (o Capece-Latro) (1744-1836) fu una personalità straordinaria e moderna. Proveniva dalla vecchia nobiltà napoletana, era molto istruito, avvocato e uomo dell’Illuminismo, sensibile alla condizione degli strati più bassi. Molto apprezzato dalla gente comune e dai poveri, fu nominato Arcivescovo di Taranto.

Nonostante Swinburne descriva nel 1783 la difficile situazione economica di Taranto, intravede un lume di speranza nella persona del Capecelatro, che rinuncia alla carriera ecclesiastica per porsi a servizio della sua comunità: «…ma c’è ragion di credere che questi disagi saranno eliminati dagli sforzi patriottici e assennati dell’attuale arcivescovo Monsignor Giuseppe Capecelatro che ha abbandonato la via dell’ambizione color porpora per dedicare la sua vita e il suo ingegno al benessere del gregge e al miglioramento del suo paese nativo.»
Nella lavorazione del bisso Capecelatro vede l’opportunità di migliorare lo stile di vita dei Tarantini. «Dies Muschelthier ist an der calabrischen Küste so häufig, dass der Erzbischof mehrere Arbeiter zum Reinigen und Weben dieses Stoffes in Tarent angestellt hat, welche Arbeiten liefern, die bekannter zu seyn verdienten.» (von der Recke 1815). Egli è responsabile sia del marketing che delle vendite!

Nel 1780, due anni dopo la sua elezione ad Arcivescovo, pubblica il libro Spiegazione delle conchiglie che si trovano nel piccolo mare di Taranto. Il testo è dedicato alla Zarina Caterina II di Russia. L’intermediario è il Tarantino Giovanni Paisiello (1740-1816), direttore d’orchestra alla corte di San Pietroburgo. Insieme ai diversi gusci della Pinna nobilis nonché insieme ai guanti, il sapere sul bisso marino giunge così sino alla corte della Russia – con un impatto notevole (Sada 1983).

Nel Maggio dell’ anno 1792, Friedrich Leopold Graf zu Stolberg (1750-1819), giurista e scrittore berlinese, è ospite dell’ arcivescovo Capecelatro a Taranto. «A margine, simpatico e significativo è l’episodio ricordato da Stolberg: la donna invitata dal Capecelatro per spiegargli tutti i passaggi della lavorazione, si inorgoglisce e si commuove per l’interesse e gli apprezzamenti manifestati dallo straniero. Il giorno dopo Stolberg con sorpresa, riceve in dono dalla donna un paio di guanti, segno tangibile della sua riconoscenza. Sebbene di umili origini e forse analfabeta, la sconosciuta tarantina ha dato prova di grande dignità e garbo tanto da colpire la sensibilità di Stolberg il quale ha avvertito la necessità di tramandarci l’episodio.» (Girelli Renzulli 2000) Questi guanti si trovano oggi nella collezione zoologica del’ Università di Rostock in Germania.

Nel 1797 il re di Napoli Ferdinando IV e la regina Maria Carolina visitano Taranto. Sono ospiti dall’ arcivescovo nella sua villa Santa Lucia. Ritorneranno con «alcuni berrettini di bisso» (Vacca 1966).

Nei tumulti del 1799 Capecelatro è stato arrestato, condotto a Napoli e condannato a dieci anni di prigione. Probabilmente attraverso la mediazione della suddetta regina Maria Carolina, è stato rilasciato nel 1801. Non è mai tornato a Taranto.

Napoli 1801 – 1836

A Napoli, Capecelatro vive al secondo piano del Palazzo Sessa che era stato abitato precedentemente dall’ ambasciatore britannico, Sir William Hamilton e sua moglie Emma. Anche Emma Hamilton era stata omaggiata dal suo futuro amante, Lord Nelson, di guanti di seta di mare: «On 18 March 1804, Nelson, on board the Victory, while blockading the French off Toulon, sent Emma Hamilton … a pair of curious gloves; they are made only in Sardinia of the beards of mussles. I have ordered a muff: they tell me they are very scarce, and for that reason I wish you to have them.» (Appleby 1997)

Nelle lettere che Capecelatro scambiava con il vicario Antonio Tanza di Taranto troviamo citati diversi ordini di oggetti in bisso marino: nel1802 «una camisciola di lanapinna ed un paio di calzette dell’istesso genere» per un marchese Taccone; nel 1804 quattro paia di guanti da uomo e due paia di guanti da donna «di lanapesce» e dodici «berrettini sfioccati» (?); nel 1805 sei paia di guanti da uomo e quattro da donna «di lanapinna» e dodici paia di guanti da uomo «di lanapinna travagliati con qualche maggiore delicatezza» e sei paia di guanti lunghi pder il corto di San Pietroburgo (Vacca, 1966).

Wilhelm von Humboldt (1767-1835) è stato ambasciatore di Prussia presso la Santa Sede a Roma negli anni 1802-1808. Nella sua corrispondenza con Carl August von Struensee, ministro delle Finanze di Prussia, troviamo il bisso marino menzionato più volte. Il 18 Febbraio del 1803, von Humboldt ha risposto alla richiesta Struensee con l’invio di una Pinna: «…und der Pinna marina werde ich mir alle mögliche Mühe geben, und wenn Er mir nur ein Paar Monate Zeit lassen wollen, hoff ich Ihre Befehle genau erfüllen zu können». Il 12 Marzo del 1803, si ritorna nuovamente sullo stesso argomento: «Pinna marina aus Neapel angefordert…». Il giorno di Natale, parla dei suoi ripetuti sforzi a favore della Pinna marina. Il 31 Marzo del 1804 parla di una spedizione di 3 libbri di Pinna marina – una quantità impressionante. È probabile che Capecelatro, con il quale aveva uno scambio di lettere, sia il suo contatto a Napoli.

Nel 1808, Capecelatro diviene ministro dell’Interno per Gioacchino Murat, re di Napoli dal 1808 a l1815, e fratello di Napoleone. «Il più amabile di tutti i verscovi e arcivescovi», così è stato descritto da un’ammiratrice; era brillante come imprenditore e networker. Così narra Gustavo III, re di Svezia: «Lorsqu’on vient à Naples, il faut y voir Pompei, le Vésuve, et l’archevêque de Tarente.» Aveva una fitta corrispondenza con quasi tutti gli studiosi e scrittori del suo tempo: con Goethe, Herder, Kotzebue, Germaine de Staël, Lamartine, Walter Scott, re Ludovico I di Baviera, e molti altri. Con Anna Amalia di Sassonia-Weimar (1739-1807) era legato da una profonda amicizia.

Nel 1808 il filologo e bibliotecario tedesco Johann Simon Karl Morgenstern (1770-1852) è in visita Napoli – presso Capecelatro. «Er fand hier die bekannte würdige Frau Etatsräthin Brun mit ihrer Tochter. …. Beym Abschiede schenkte der Erzbischof der Mad. Brun und Ida meergrüne Handschuhe, die aus den Fasern einer bey Tarent haufigen Seemuschel (pinna marina) gearbeitet werden.» (Morgenstern 1813)

La baronessa tedesca Elisa von der Recke (1754-1833) pubblica in 1815 il suo diario di un viaggio attraverso parte di Germania e Italia negli anni 1804-1806. Descrive una giornata nella sede estiva del arcivescovo di Portici, vicino a Napoli: «Der Erzbischof machte mir bei dieser Gelegenheit ein Geschenk mit einem Paar Handschuh von brauner Farbe, deren seidenartigen Stoff ich nicht kannte; er heißt Byssus, und findet sich an einem Muschelthiere des Meeres, Pinna Marina genannt. Er fordert eine Behandlung wie die Baumwolle, bedarf jedoch eines kleinen Zusatzes von Seide, um verarbeitet zu werden. Dies Muschelthier ist an der calabrischen Küste so häufig, dass der Erzbischof mehrere Arbeiter zum Reinigen und Weben dieses Stoffes in Tarent angestellt hat, welche Arbeiten liefern, die bekannter zu seyn verdienten. Leider ist der Erzbischof der einzige Mann von Geist und thätiger Kraft in der Gegend!» (von der Recke 1815) Allegato troviamo una nota del arcivescovo: «Schreiben des Herrn Erzbischofs von Tarent Don Giuseppe Capece-Latro, auf Veranlassung mehrerer Anfragen aus vielen Ländern Europa’s, über die Natur der Tarentinischen Steckmuschel und die Art ihre Wolle zu verarbeiten» (pdf).

La biblioteca personale dell’ Arcivescovo, si trova presso la Biblioteca Arcivescovile Mons. G. Capecelatro a Taranto, le lettere da e per Capecelatro invece si trovano nella biblioteca della Società di Storia Patria di Napoli, a Napoli. Probabilmente in questi luoghi si potrebbero trovare altre informazioni riguardanti il bisso marino, e forse ulteriori tracce di altri reperti.


Ulteriori fonti: Lorentz 1833, Croce 1927, Solito 1998

fonte http://www.muschelseide.ch/it/geschichte/neuzeit/giuseppe-capecelatro.html

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Due Sicilie II e 1799

Posted by on Nov 9, 2019

Due Sicilie II e 1799

“La Repubblica Partenopea”: se non ci fossero di mezzo migliaia di morti, questo sarebbe potuto essere il titolo di un’opera buffa del San Carlo.
Che bei nomi di protagonisti! Abbiamo scelto quelli più famosi, come appunto si fa a teatro per ragioni di botteghino: Mario Pagano, Domenico Cirillo, Francesco Caracciolo e due prime donne, Luigia Sanfelice ed Eleonora de Fonseca Pimentel, ma che a Napoli ancora adesso tutti ricordano come Eleonora Pimentel Fonseca, e infatti suona meglio. ………

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La mostra di Capodimonte/Napoli in una fiaba raccontata tra porcellana e musica. Una metafora della vita

Posted by on Nov 6, 2019

La mostra di Capodimonte/Napoli in una fiaba raccontata tra porcellana e musica. Una metafora della vita

Dicono che la Storia ognuno se la racconta a modo suo. Ma la Storia vera esiste, pure se guardata da diversi punti di vista, ed è quella testimoniata dai fatti e, soprattutto, dagli oggetti, edifici, strade, abiti, musica, manifatture, ecc. dell’epoca sua. Perciò la mostra che oggi, fino al 21 giugno 2020, è nella reggia- museo di Capodimonte “Napoli, Napoli di lava, porcellana e musica”, anche se è una fiaba, se è un sogno, se è una creazione artistica, è una storia vera, perché fatta di cose: di lava, di porcellana e di musica.
E’ la storia di una Napoli per l’ultima volta capitale. Dopo che lo è stata per circa sei secoli. “E’ stata una capitale e questo lo si avverte ancora” dice il direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger, La mostra è un suo sogno, un’idea a cui ha dato realtà. Il sogno di un innamorato di Napoli.
La strategia culturale di questo direttore è quella che ha illustrato all’inizio del suo mandato: riportare Napoli alla ribalta internazionale, darle  il suo giusto posto nel mondo. Ha seguito con determinazione questo suo intento, divenendo  perciò sempre più popolare.
Questo si avverte anche parlando con i napoletani, leggendo la stampa e i commenti su internet e su facebook, dove, per esempio, a proposito della richiesta, inoltrata da migliaia di cittadini, al Sindaco De Magistris, di dare la cittadinanza onoraria di Napoli a Bellenger, si legge, con la firma del consigliere Diego Venanzoni:  «Devo dirgli grazie per aver fatto riscoprire Capodimonte e le sue bellezze…Napoli cresce anche e soprattutto con la cultura. C’è un gran movimento in questa direzione e volentieri mi unirò ai tanti che in  questi mesi stanno creando le condizioni perché Bellenger diventi cittadino onorario di Napoli. Credo che meriti in pieno questa onorificenza».
Sembra che lo stesso sindaco abbia intenzione di far diventare cittadino onorario di Napoli il direttore franco-normanno. Avendo questi un’ampia rete di rapporti internazionali, la  notizia darebbe maggiore notorietà e buona fama a Napoli e al suo sindaco.
La mostra è di una straordinaria bellezza. Ed è accompagnata dalla musica dei grandi musicisti napoletani del Settecento, Pergolesi, Cimarosa,  Pacini, Paisiello e Iommelli, che si ascolta attraverso degli auricolari che fanno si che essa cambi secondo la sala che si visita. All’entrata della mostra, una gigantografia dell’interno del teatro San Carlo ce ne dà il senso:è uno spettacolo. Uno spettacolo brillante con un pizzico di ironia, come ci dice l’enorme busto di cartapesta della regina Maria Carolina.
Ma già la prima sala ci fa entrare nell’anima profonda di Napoli, l’anima religiosa, mentre ci avvolge lo Stabat Mater di Pergolesi che si ascolta in cuffia. Ma la vita è varia e a Napoli era fatta soprattutto di festa e di gioia. Ed ecco la musica profana che ci accompagna nella  sala vicina, dove ammiriamo anche originali strumenti d’epoca.
Poi altre sale. Come quella del Grand Tour, quando il turismo non era ancora inflazionato da affollate comitive e aveva la partecipazioni delle persone più colte d’Europa, attirate dalla scoperte di Ercolano e Pompei e dalla straordinaria produzione musicale e teatrale della città.
Allora Napoli era un centro internazionale, che si interessava della cultura cinese già prima che la scoprissero gli inglesi e della cultura egiziana prima che la scoprissero i francesi napoleonici con Championnet. Ed ecco in mostra una Cina e un Egitto napoletanizzato.

E poi c’è la sala della Materia con gli studi naturalistici di Lord Hamilton, l’ambasciatore inglese a Napoli. E ci sono le eruzioni del Vesuvio dipinte da Volaire, e le vedute della Napoli dell’epoca di un’ampiezza senza confini. Come la veduta della partenza di re Carlo per la Spagna, che è la prima opera napoletana del modenese Antonio Joli. Ed è sicuramente posteriore al 1759, anno della partenza di Carlo.
L’ampiezza della visione, tipica del vedutismo napoletano del Settecento, in quell’anno era già stata definita dai pittori napoletani, quindi, non è creazione di Joli, come si continua a scrivere, sebbene l’errore sia stato corretto da tempo. (cfr. Lo spazio a 4 dimensioni nell’arte napoletana. La scoperta di una prospettiva spazio-tempo di A.  Dragoni).
E vediamo in mostra le porcellane della Real Fabbrica di Capodimonte e la Sala del Gioco e del Destino. E poi c’è la Sala Miseria e Nobiltà, che ci dice di una particolare caratteristica della vita napoletana dell’epoca, quando i ricchi e i poveri vivevano insieme e non faceva differenza il possesso del denaro. Il tutto in una sinfonia di colori. Con tanto bianco, quello delle vesti dei pulcinella.
Se il colore nero assorbe tutti gli altri colori, il bianco li rimanda tutti indietro e lui ne resta privo, privo di vita. Per cui in mostra è rappresentata la morte di Pulcinella ma anche la sua nascita, a significare che lui è eterno, è al di fuori del tempo e della realtà quotidiana.
Infine, nell’ultima sala, potete sdraiarvi su un grande sofà circolare, mentre tutt’intorno girano e cambiano continuamente le immagini di Napoli, visi, panorami, strade. E’ la sconvolgente video-installazione di Stefano Gargiulo: una metafora della vita.
©Riproduzione riservata
La mostra “Napoli Napoli di Lava, Porcellana e Musica” (21/9/2019 – 21/6/ 2020) è a cura di Sylvain Bellenger, con la collaborazione del Teatro San Carlo e degli Amici di Capodimonte e la produzione e organizzazione della Casa Editrice Electa.

LA NOTIZIA/RAI STORIA RACCONTA UNA REGGIA PER L’ARTE
Su una collina che domina il golfo di Napoli si staglia la Reggia di Capodimonte,
voluta nel 1738 dal re di Napoli Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta, regina di Spagna e ultima erede della dinastia farnese. La reggia, destinata fin da subito a essere residenza di corte e prestigiosa sede museale, è stata trasformata definitivamente in museo nazionale nel 1957.
A questa “Reggia per l’arte”, è dedicato il nuovo documentario di Keti Ricciardi, con la regia di Antonio Masiello, per “Italia: viaggio nella bellezza”, il programma prodotto da Rai Cultura in collaborazione con il MiBACT, in prima visione lunedì 4 novembre alle ore 21.10 su Rai Storia.
Ad accompagnare i telespettatori in questo viaggio sono Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte; Angela Cerasuolo, capo restauratore del Museo di Capodimonte; Renata De Lorenzo, storica; Riccardo Lattuada, storico dell’arte; Patrizia Piscitello, Alessandra Rullo e Antonio Tosini, che lavorano in diversi settori del museo.

Adriana Dragoni

fonte https://www.ilmondodisuk.com/la-mostra-capodimontenapoli-fiaba-raccontata-porcellana-musica-metafora-della-vita/

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