150 anni dell’Unità d’Italia. Mille e non più mille di Angela Pellicciari
L’invasione di uno Stato in pace senza dichiarazione di guerra, agevolata da fenomeni di corruzione e dalla connivenza della Massoneria.
Read MoreL’invasione di uno Stato in pace senza dichiarazione di guerra, agevolata da fenomeni di corruzione e dalla connivenza della Massoneria.
Read MoreDel marchese Pietro cavaliere Ulloa, Presidente del Consiglia de’ Ministri di 8. M. il Re delle due Sicilie. ()
È questo il titolo di una collezione di lettere, che il cavaliere Ulloa ha dirette a parecchi eminenti uomini politici di Europa, e colle quali denunzia al l’universale le presenti condizioni d’Italia. Egli deplora la sorte della dinastia, dei Borboni di Napoli; biasima il modo in cui si è costituito il Regno d’Italia; vitupera il governo di Vittorio Emanuele II; taccia di tradimento il ministero Spinelli che fu l’ultimo sotto Francesco II; loda il brigantaggio, come l’espressione del sentimento nazionale delle province meridionali verso il loro legittimo re; confida nel l’avvenire e nella ristorazione dei principi italiani spodestati.
Read MorePer quali buone ragioni i Mille invadono il Regno delle Due Sicilie? I pareri a questo riguardo sono unanimi: a causa della barbarie del governo borbonico. Citiamo come esempio l’opinione del Venerabile Filippo Delpino, autorevole esponente della massoneria sarda. Nella solenne inaugurazione della loggia Ausonia di Torino, il 10 maggio 1860, questi compiange la sorte di quei milioni di italiani che gemono ancora sotto una dinastia maledetta da tutti per le sue fosche gesta, per la ferocia del suo assolutismo e per i suoi spergiuri?. Vittorio Emanuele II, per giustificare la conquista dell’Italia meridionale, utilizza alla lettera le stesse parole. Eppure c’è qualcosa che non torna.
Read MoreLa camorra, con il Ministro doppio-giochista (e traditore) Liborio Romano si era infeudata nel Governo del Regno delle Due Sicilie per passare, armi e bagagli, con lo Stato italiano
Read MorePREAMBOLO
Per conoscere lo stato d’animo delle popolazioni Venete nel 1855, anno dell’annessione del Veneto al Piemonte dei Savoia, bisogna ritronare indietro con gli anni fino al 1848-49 con la “Resistenza all’Austriaco ad ogni costo” di Venezia. Già dal marzo del 1848 i Veneti si erano sentiti traditi dai Piemontesi di Carlo Alberto, in quanto egli non volle oltrepassare il Mincio e inseguire gli Austriaci in fuga, dando loro modo di riorganizzarsi e, successivamente, rioccupare tutti i territori – all’infuori di Venezia – persi in seguito alle rivoluzioni.
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