Alta Terra di Lavoro

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Napoli Napoli: di lava, porcellana e musica. Dal 21 settembre la mostra a cura di Sylvain Bellenger

Posted by on Ago 15, 2019

Napoli Napoli: di lava, porcellana e musica. Dal 21 settembre la mostra a cura di Sylvain Bellenger

Tié! Sylvain Bellenger, il direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte, sbatte Napoli in faccia al mondo intero. Pure a quelli che la mortificano … Tiè! E Bellenger fa rivivere, nel prossimo autunno, fino alla primavera del 2020, nella sua regale magnificenza, la Napoli che, per più di un secolo (1734 / 1860), fu la bella libera città Capitale del Regno del Sud Italia. “Vengo a Napoli come un missionario” aveva detto in un’intervista (gennaio 2016). La sua missione? Dare a una Napoli denigrata con Capodimonte marginalizzata, il suo dovuto posto nel mondo. “Napoli è stata una grande Capitale, questo lo si vede e lo si sente ancora; ma bisogna farlo capire” ha ripetuto più volte Bellenger. Che ora crea, nel museo di Capodimonte, uno straordinario evento, di cui è il curatore: “Napoli, Napoli di lava, porcellana e musica”, promossa dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, in collaborazione con il Teatro San Carlo di Napoli, con la produzione e organizzazione della casa editrice Electa. Nelle diciotto magnifiche sale dell’appartamento reale della Reggia-Museo di Capodimonte, – dice il comunicato stampa – vi saranno 1000 oggetti preziosi, di cui 600 porcellane, 100 costumi che provengono dal teatro San Carlo e hanno la firma di costumisti famosi, animali tassidermizzati, antichi strumenti, raffinati arredi e tanto d’altro. È una mostra stratosferica, che non necessita di oggetti artistici, che pure vi sono, perché essa stessa è un’opera d’arte, giacché realizza, con i suoi mezzi figurativi e la musica della grande tradizione napoletana (Pergolesi, Cimarosa, Pacini, Paisiello, Leo, Iommelli), l’idea (eidos= immagine) che ha di Napoli il curatore. Che ci racconta, a mo’ di favola, una storia vera, la storia di una grande bellezza.

Dicono che Bellenger sia appassionatamente innamorato della città. È una passione un po’ folle ma non è un innamoramento recente. Lo testimonia Riccardo Muti che, a Chicago, volle conoscere il funzionario, che, in quel museo, aveva voluto un enorme presepio napoletano. E fu allora che il maestro Muti e il funzionario Bellenger divennero amici. Il napoletanissimo ingegnere IBM, poi scrittore e regista scomparso di recente, Luciano De Crescenzo, ha scritto: “Napoli, quella che dico io, non esiste come città ma esiste sicuramente come concetto, come aggettivo. E allora penso che Napoli è la città più napoli che conosco e che dovunque sono andato nel mondo ho visto che c’era bisogno di un po’ di napoli”.

Che è un concetto, si, forse una favola, ma non è un’opinione melensa frutto di un relativismo becero, perché ha la sua testimonianza concreta (non nei libri di quella storia che, come si sa, è scritta dai vincitori) nei fatti e nelle cose. E a settembre la Napoli Capitale ci verrà mostrata nella sua concretezza nella Reggia-Museo di Capodimonte, un edificio anch’esso testimone partecipe di quell’epoca. Ma perché questa città è considerata diversa dalle altre? Perché i turisti ancora oggi dicono che anche il popolo qui è diverso? Un libro dal titolo”Lo spazio a 4 dimensioni nell’arte napoletana. La scoperta di una prospettiva spazio-tempo”, scritto negli anni Ottanta del secolo scorso, presentato all’Electa Napoli nei primi mesi del 1989, ma pubblicato dalla Tullio Pironti Editore soltanto nel 2014, che ha avuto undici entusiasti convegni, a cui hanno partecipato eminenti professori universitari ma non ha avuto neanche un rigo sulla carta stampata, ne svela il segreto, che in poche righe qui tentiamo di rivelare.

Il testo fa una puntuale analisi della storia della città, considerandola nell’ambito europeo. E ricorda che Napoli è la città che ha la più antica ininterrotta continuità storica del mondo occidentale. Lo dimostrano anche i recenti studi del professore architetto Italo Ferraro sulla stratigrafia urbana, riuniti in ponderosi tomi. Mentre la persistenza qui del popolo napoletano, con il suo attaccamento alla propria terra (il fenomeno della sua emigrazione iniziò soltanto dopo il 1860) e la sua tendenza ad affollare il centro storico, risulta anche da recenti indagini sociologiche, come quella sui “bassi” napoletani e quella svolta brillantemente dal sociologo Marcello Anselmo, sul fondaco del Cavone. Napoli, afferma il testo, conserva, nelle sue pietre e nei suoi abitanti, il ricordo delle sue origini marinare. Un’origine che a noi mortali appare lontana nel tempo ma è ancora presente per la Storia, quella che vive nei millenni. Persistono, quindi, a Napoli, le antiche doti di un’antica civiltà marinara, il senso dell’ospitalità, della tolleranza, di un’affettuosa umanità non ancora inficiata dal freddo razionalismo, a cui contrappone una logica diversa, basata sulla consapevolezza profonda della precarietà della vita e su un’apertura mentale derivata dalla visione del libero spazio marino.

Una visione che, come un fil rouge, percorre fino a oggi (o fino a ieri?) tutta la storia napoletana e ne contagia la musica, i riti, la religione, l’arte e la filosofia, dal pitagorico Parmenide a Telesio, Bruno, Campanella, Vico. Una prospettiva del mondo che, nata nella Magna Grecia, contraddice la visione astratta ristretta nei binari di una intollerante e arrogante razionalità dell’attuale civiltà occidentale. Alla quale Napoli contrappone una logica duttile, che si adatta alle circostanze, suggerita da quell’ampia visione dello spazio marino, che è sempre in movimento, la quale fece dire ad Albert Einstein “le origini del nostro pensiero sono nella Magna Grecia”. È una visione prospettica che, nell’illuminato Settecento, si esprime configurandosi nella chiarezza logica di una geniale costruzione matematica nell’arte figurativa napoletana. Che ha un’ironica libertà nelle scene di genere di Gaspare Traversi e l’appagata gioia esistenziale nelle calme ampie curve delle vedute di Gabriele Ricciardelli.

Una prospettiva spazio-temporale che esprime nell’infinito concluso di una meravigliosa stella frattalica, (da cui si potrebbe ricavare un’applicazione informatica) una particolare, corale visione del mondo, che costituisce di Napoli la diversità.

Adriana Dragoni

fonte http://www.agenziaradicale.com/index.php/cultura-e-spettacoli/mostre/5909-napoli-napoli-di-lava-porcellana-e-musica-dal-21-settembre-la-mostra-a-cura-d

Museo e Real Bosco di Capodimonte Napoli, Napoli, Napoli di Lava, Porcellana e Musica © photo Luciano Romano 2019




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“Estate al Cortile” con l’Ass. Il Canto di Virgilio

Posted by on Ago 5, 2019

“Estate al Cortile” con l’Ass. Il Canto di Virgilio

COMUNICATO STAMPA

“Estate al Cortile”

Real Casa Santa dell’Annunziata – Via Annunziata 34, Napoli

Rassegna di spettacoli dall’ 8 al 18 agosto 2019

Da giovedì 8 a domenica 18 agosto, il Cortile della Real Casa Santa dell’Annunziata aprirà al pubblico il suo magnifico cancello cinquecentesco e si trasformerà ancora una volta in uno spazio dedicato alla musica e al teatro, palcoscenico di eccezione su cui si esibiranno per undici serate di seguito i grandi interpreti della tradizione classica napoletana.
Promossa e sostenuta dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, nell’ambito del programma dell’Estate a Napoli 2019, la rassegna“Estate al Cortile” è realizzata dall’Associazione Il Canto di Virgilio.
Serate di musica colta, popolare e classica si alterneranno a spettacoli teatrali offerti gratuitamente al pubblico di cittadini e turisti che potrà godersi in uno dei luoghi più suggestivi del centro storico della città, il meglio della produzione artistica della tradizione classica napoletana.

PROGRAMMA

Giovedì 8 agosto ore 21.00
Antonella Morea
“Mamma” di Annibale Ruccello
“Mamma” piccole tragedie minimali di Annibale Ruccello, regia di Geredo D’Andrea,
e’ un testo a più voci raccontate da una sola attrice :Antonella Morea. Tante mamme e la loro crudeltà, follia, le favole nere e la crisi profonda di uno status femminile, talvolta difficile e perverso. Mamme che poi via si trasformano, nei vari episodi, in figure irrimediabilmente corrotte dai mass-media, una folla di donne attorniate da ragazzini che si chiamano Deborah, Samanta, Morgan, nelle cui conversazioni si confondono messaggi personali, echi televisivi, slogan di rotocalchi; dove la pubblicità si sovrappone alle confidenze, le telenovelas alla sfera privata e gli inni liturgici alle canzonette di Sanremo. Fanno da contrappunto musicale brani famosi dedicati alle mamme. Fisarmonica Vittorio Cataldi.

Venerdì 9 agosto ore 21.00
Lalla Esposito e Massimo Masiello
” ‘E primme vase tuoje l’aggio avute io”
L’amore di un uomo e di una donna, in forma di concerto-spettacolo per uno dei più grandi geni del 900: Raffaele Viviani.
Attraverso le loro voci prendono forma i suoi innamorati,i guappi, le pro storie. …gli angeli della sua drammaturgia che chiedono una speranza (da ultimi) per continuare a sperare per vivere.
Un viaggio tra le parole e la vita di Raffaele Viviani. Attore, commediografo, compositore, poeta e scrittore italiano, egli intendeva portare in scena la verità, la miseria, l’ingiustizia, e marchiò le sue sceneggiature e le sue canzoni con una lingua scarna, aspra e tagliente, ben lontana dallo stile che faceva del teatro colto un’esclusiva delle classi più agiate, riuscendo perciò a coniugare contenuti profondi ad una possibilità di fruibilità da parte di tutti. Al piano Luigi Tirozzi

Sabato 10 agosto ore 21.00
Mario Maglione
‘E stelle ‘e Napule
Nella notte di San Lorenzo, il maestro Mario Maglione propone un concerto di canzoni classiche napoletane dal titolo ‘E Stelle ‘e Napule. Lo spettacolo promuove la magia della canzone classica napoletana. Le melodie classiche cantate da Mario Maglione suscitano forti sensazioni grazie alla sua bravura nel coinvolgere il pubblico. L’artista, accompagnato dai suoi musicisti, attraverserà e percorrerà i momenti più intensi e significativi della storia della canzone classica e popolare napoletana. Il periodo proposto, va dalla fine del ‘600 ai giorni nostri.
In questo arco di tempo, lo spettacolo evidenzierà nelle varie fasi, i percorsi e le evoluzioni di quest’arte fatale considerata patrimonio culturale mondiale.
Celebre in tutto il mondo, la canzone classica napoletana va oltre i luoghi di appartenenza, divenendo patrimonio comune e dunque linguaggio universale.
Chitarra- Michele Cordova, Fisarmonica – Andrea Bonetti

Domenica 11 agosto ore 21.00
Patrizia Spinosi
“Il mare di fronte” Cantando Napoli dall’altra parte
Se cantiamo lontano dalla nostra città ci assale quella dolce malinconia che ha caratterizzato il canto di tutti quelli che nel secolo scorso l’hanno lasciata.
Con questo concerto Patrizia Spinosi entra nelle pieghe di un repertorio di struggente passione. La stessa che infondevano gli interpreti del passato nelle loro esecuzioni, passando, dunque, per Di Giacomo, Pisano, Libero Bovio, attraversando il repertorio di Gilda Mignonette.
Quando Napoli ci appare “dall’altra parte”, quando la sentiamo e viviamo da lontano, riusciamo a mettere in un angolo la timidezza che, per pudore di tutta la retorica intorno alla città e le sue canzoni, non riesce a liberare le emozioni di chi la canta.
Ė il momento, invece, di spiegare la voce e aprire il cuore ai poeti e ai compositori senza più riserve, vivendo intimamente la “semplicità” e la forza di tutto l’amore che hanno raccontato.
La Spinosi ha maturità vocale e teatrale, una grande forza espressiva e saprà far innamorare il pubblico con ogni parola parlata, con tutte le note cantate.
Un concerto entusiasmante, che scompiglia il cuore di chi lo ascolta.
Arrangiamenti – Michele Bone’, Chitarra – Gennaro Esposito

Lunedì 12 agosto ore 21.00
Iolanda Schioppi
“TROIANE – Figlie di un Dio minore ?”
Testo di Iolanda Schioppi da Euripide Regia di Iolanda Schioppi
E’ uno spettacolo teatrale in lingua napoletana, nato da uno studio che affonda le sue radici nella storia e nelle origini del teatro. L’autrice, Iolanda Schioppi, pone le basi per una riflessione sul tempo e il suo ripresentarsi nel presente in maniera puntuale, come se l’umanità intera fosse prigioniera di un incantesimo da sciogliere. Il testo prende a pretesto il mito e la storia delle Troiane, per tessere un tessuto contemporaneo che da voce all’amore, alla vulnerabilità della condizione umana, al potere, alla distruzione, al desiderio di libertà, all’assoggettamento e al dolore struggente di chi non ha forza e voce per essere sentito o vendicato ponendo l’attenzione alla lotta contro ogni forma di dominio.
In scena con Iolanda Schioppi, Agnese Laurenza e Caterina Giugno

Martedì 13 Agosto ore 21.00
Aurora Giglio
La Notte della Posteggia Napoletana
La notte della posteggia napoletana dedicata ad una delle massime espressioni della canzone napoletana. Uno spettacolo musicale che vuole essere un riconoscimento ad un’ antica forma di spettacolo estemporaneo attraverso un vastissimo repertorio che si estende dalle più note canzoni classiche napoletane a dei veri e propri tesori della tradizione partenopea attraverso “macchiette”, momenti di poesia e non solo.
Fisarmonica – Vittorio Cataldi, Chitarra – Edo Puccini

Mercoledì 14 agosto ore 21.00
Matteo Mauriello
Soirèe Napoletana
Fantasia di versi, prosa e musica
Un viaggio attraverso storie, luoghi, canzoni e personaggi del nostro Sud che hanno segnato un’epoca, l’epoca delle emigrazioni, ma allo stesso tempo il secolo d’oro, la “belle epoque”.
La Napoli di un tempo che fu… che ci sembra così lontana, ma che invece è così vicina, così presente nei nostri sguardi, nel nostro vissuto e nei nostri animi.
“Soirèe Napoletana” traccia quindi un percorso storico di questo immortale e affascinante popolo che ha abitato vicoli, piazze, che ha dovuto abbandonare questo mare e questa terra per necessità e che ha infinitamente amato questa nostra meravigliosa città, dominatrice e dominata.
Chitarra- Sossio Arciprete, Voce- Marianita Carfora
In scena Matteo Mauriello Attore- Cantante – Chiara Di Girolamo voce – Sossio Arciprete Chitarra ed effetti – Vinceno Laudiero flauto

Giovedì 15 agosto ore 21.00
Ciro Capano & Orchestra
Suoni e Sospiri di Napoli
Recital di Canzoni Classiche Napoletane
Ciro Capano, bravissimo cantante /attore nel suo “Suoni e Sospiri di Napoli”, recital di Canzoni Classiche Napoletane, ripercorre a ritroso i fasti della canzone classica napoletana dell’Ottocento e del Novecento: da Salvatore Di Giacomo a Libero Bovio, da Vincenzo Russo a Roberto Murolo, da Ernesto Tagliaferri a Salvatore Gambardella fino a Raffaele Viviani, passando attraverso i vari stili di questi autori. II tutto è filtrato dal punto di vista di un artista che conosce l’importanza della memoria e del tenerla viva.

Venerdì 16 Agosto ore 21.00
Lello Ferraro
«Contacunte»
Miti, Storie e Leggende tratti dalla tradizione dei Cantastorie
Che sia cantata o raccontata è la favola il tema principale a cui si ispira questo concerto di musica popolare. Sui ritmi e sulle melodie che caratterizzano la nostra tradizione verranno evocati i Miti, le Leggende e i Personaggi che popolano il mondo delle nostre fiabe.
In scena il Cantastorie che, accompagnato da bravissimi musicisti, si attiverà nell’intento di stabilire una relazione con il pubblico.
Il tutto orientato alla comunicazione essenziale del racconto in musica; una narrazione di antica memoria, leggera e delicata, sempre più oscurata dai ritmi turbolenti dei mass-media odierni.
Giovanni Leonetti -chitarre e plettri; Francesco Migliaccio-Fisarmonica;
Fabio Soriano- ciaramella, flauti.

Sabato 17 Agosto ore 21.00
Fiorenza Calogero
“Vento del Sud”
Voce mediterranea inconfondibile, che nella sua ventennale carriera tra l’altro è stata tra le colonne de La Gatta Cenerentola di Roberto De Simone e di Passione di John Turturro, Fiorenza Calogero con “Vento del Sud” parla di tutto quello che il vento del Mediterraneo, grande fucina nella quale le culture sono nate fondendosi nell’accoglienza, può portare. Parla della fortuna di essere gente del viaggio e dello spostamento.
Fiorenza Calogero – Voce e percussioni, Marcello Vitale- Chitarra battente Carmine Terracciano -Chitarra napoletana


Domenica 18 Agosto ore 21.00
Enzo Amato
Neapolitanata
Arie fuori e dentro al Palazzo
Saranno protagonisti del Concerto di chiusura, Gabriella Colecchia, (una delle più interessanti voci italiane, vincitrice del prestigioso Luciano Pavarotti International Voice Competition di Philadelphia ed interprete di grandi opere in tutto il mondo che si è esibita in prestigiosi teatri tra cui il Teatro Real di Madrid, il Teatro Coliseo di Buenos Aires e il Teatro San Carlo di Napoli), il chitarrista Francesco Scelzo, ed Enzo Amato, (chitarrista , compositore e direttore d’orchestra, conosciuto per la sua immensa passione per il Settecento Musicale Napoletano).
Il Concerto ha come titolo Neapolitanata: Arie fuori e dentro al Palazzo e presenterà brani colti e popolari di Giovanni Paisiello, Niccolò Piccinni, Saverio Mercadante, Gaetano Donizetti, Gioacchino Rossini e Anonimi in voga nel Settecento al tempo dei Borbone
Gabriella Colecchia – Mezzosoprano
Enzo Amato e Francesco Scelzo- Chitarre

Tutte le sere dalle ore 20.30 alle 21.00 “ Una Partenope narrata” a cura di Antonio Faiello Show

Info : 0813425603
infoeventi@domusars.it
addetto stampa : Enrica Buongiorno

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Sora – Santa Messa in suffragio di Ferdinando II, Re delle Due Sicilie

Posted by on Lug 21, 2019

Sora – Santa Messa in suffragio di Ferdinando II, Re delle Due Sicilie

Il 14 luglio 2019 è stata celebrata la Santa Messa in suffragio dellanima benedetta di Ferdinando II, con il  Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, nella basilica minore di San Domenico abate a Sora.

La celebrazione in memoria​ del Re viene svolta due volte l’anno, il 16 gennaio e il 14 luglio, dai monaci cistercensi che officiano l’abbazia di San Domenico abate, a suo tempo beneficata da Ferdinando II. Al rito erano presenti numerosi Cavalieri, Dame e Postulanti del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio della Real Commissione per l’Italia​, Delegazione della Tuscia e Sabina. Il​ delegato, Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gr. Cr. di Jure Sanguinis con Placca d’Oro, assente per evento concomitante, ha espresso il suo compiacimento per la commemorazione. La Liturgia Eucaristica è stata presieduta dal Cappellano di Merito, padre Pierdomenico Volpi, monaco cistercense dell’Abbazia di Casamari e concelebrata dal priore del Monastero di San Domenico Abate, padre Sante Bianchi. Durante l’omelia padre Volpi ha rimarcato la motivazione della presenza dell’Ordine Costantiniano a questa celebrazione, con le seguenti parole: “Cari fedeli di San Domenico, oggi si tiene la Messa di suffragio del Re Ferdinando II. La celebrazione viene svolta due volte l’anno; questo perché Ferdinando II si è reso altamente benemerito​ verso questo monastero restituendolo ai monaci cistercensi di Casamari nel 1831, consentendo così la ripresa della vita religiosa. Per questa occasione vedete presenti​ i Cavalieri, le​ Dame​ e i​ Postulanti del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio​ perché il Gran Maestro di questo Ordine Cavalleresco – Religioso è un diretto discendente di Ferdinando II. L’Ordine di cui mi onoro di essere​ Cappellano ha lo scopo di praticare e di diffondere la fede cattolica in ossequio​ al suo tradizionale simbolo, la Croce greca, al centro della quale vi sono le iniziali greche del nome di Cristo e nel braccio orizzontale le lettere greche alfa e omega (A – Ω) a significare che Cristo è l’inizio e il fine di tutte le cose. Alle quattro punte sono poste le lettere I H S V che sono le iniziali latine In Hoc Signo Vinces (Con questo segno vincerai), parole che avrebbe udito e visto miracolosamente l’Imperatore Costantino prima di affrontare Massenzio in battaglia. L’Ordine, quindi, invita ogni​ Cavaliere a fare del Redentore il centro della propria vita, nella certezza​ che rivestito della corazza di Cristo e sotto il segno​ della Croce esso​ possa sconfiggere il male. Inoltre l’Ordine persegue​ scopi caritativi, assistenziali e culturali. La Sacra Milizia non ha nessuna coloritura politica né rivendica alcun trono; come dicevo, noi siamo presenti solo per pregare per l’anima di Re Ferdinando, avo del nostro Gran Maestro Don Pedro di Borbone Due Sicilie y Orleans”, e per ribadire i nostri principi istituzionali. Dopo la comunione, la celebrazione ha avuto un momento toccante, allorché due Postulanti hanno eseguito con organo e tromba l’inno composto dal Maestro Giovanni Paisiello per il Re Ferdinando II. Al termine dell’esecuzione una Dama dell’Ordine ha letto la Preghiera del Cavaliere Costantiniano, scritta dal Cardinal Antonio Innocenti, Gran Priore dell’Ordine. Infine, il padre priore di San Domenico ha dato appuntamento per il​ 21 ottobre, quando si terrà un importante convegno sulla figura di re Ferdinando II e sul suo speciale rapporto con il monastero di San Domenico.

segnalato da Domenico Tagliente

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S.M. Francesco II, Re delle Due Sicilie

Posted by on Lug 18, 2019

S.M. Francesco II, Re delle Due Sicilie

da…REAL CASA DI BORBONE DELLE DUE SICILIE

Francesco II è l’ultimo Sovrano a regnare sulle Due Sicilie; è con lui che avviene l’invasione del Regno da parte prima dei garibaldini e poi dell’esercito sabaudo, e quindi l’annessione al neonato Regno d’Italia. Il tutto solo un anno dopo la morte di Ferdinando II, avvenuta quando questi aveva solo 48 anni, mentre Francesco si è trovato inaspettatamente sul Trono alla giovane giovane età di 23 anni.

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Quando gli zar cercavano la musica di Napoli

Posted by on Lug 17, 2019

Quando gli zar cercavano la musica di Napoli

Partivano dalla Campania viaggiando mesi, in carrozza, attraverso le Alpi e i Paesi dell’Europa dell’Est. Fino ad arrivare a San Pietrobuorgo, dove nel Settecento erano tra i compositori più richiesti. Da Cimarosa ad Araja, ecco chi erano i musicisti più richiesti dalle famiglie imperiali russe Un filo diretto, in note. Che annoda Napoli e San Pietroburgo. Nel Settecento alla corte delle imperatrici Anna, poi Elisabetta e infine Caterina II c’era la musica napoletana. Artisti alla corte delle zarine, punto più alto di un mecenatismo che richiamava il Rinascimento, tra artisti, scenografi, architetti. Dall’Italia ma soprattutto dalla capitale del Regno di Napoli. In viaggio per sei, anche sette mesi verso la Russia, in carrozza, c’era da attraversare le Alpi, poi i pezzi dell’Europa dell’Est prima di arrivare nelle corti ricche, affamate di bellezza e arte. I russi cercavano Napoli. Offrivano una ricca vita di corte, compensi impensabili in altre parti del Vecchio Continente. E ci fu così un flusso di partenopei a corte. “Addirittura la tarantella veniva riscritta anche da ognuno dei musicisti del Gruppo dei Cinque. Miliij Balakirev, Cesar Cui, Aleksandr Borodin, Modest Musorgskij, Nikolaj Rimskij-Korsakov, la musica popolare russa lontana dai suoni dell’Occidente ma innamorata di quella napoletana”, spiega il Maestro Enzo Amato, musicista, chitarrista, famoso studioso della musica settecentesca e presidente dell’Associazione Domenico Scarlatti di Napoli.

Il Maestro ripercorre con noi il cammino musicale dei napoletani in Russia. Nei prossimi giorni – l’11 novembre 2015 – è in programma una sua conferenza sul tema al Centro Russo (Russkij Mir) all’Università L’Orientale di Napoli e qualche giorno dopo prenderà la parola anche all’Università La Sapienza di Roma. Perché per i russi, tanto nella capitale quanto a San Pietroburgo, la musica lirica nel Settecento parlava, anzi suonava italiano. Soprattutto napoletano. “Basti pensare che la prima opera scritta per Anna I e poi tradotta in lingua russa era di Francesco Araja, a San Pietroburgo per circa 15 anni. C’era la voglia, anche l’esigenza di europeizzarsi – continua il Maestro -. C’era anche da abbattere l’immagine di un Paese arretrato, medievale, poco incline alla bellezza dell’arte occidentale. Per questo motivo le Imperatrici non badavano a spese”. Ma Napoli non era solo il simbolo della lirica ma anche dell’architettura. “Ed è stato proprio un architetto napoletano, Carlo Rossi, figlio di una ballerina russa con papà nativo di Sessa Aurunca (provincia di Caserta) che ha progettato il Palazzo che è ora sede del Museo russo di San Pietroburgo, così come lo stesso architetto ha ideato l’assetto del Palazzo d’Inverno, la residenza degli Zar, e del Teatro Aleksandriskij” aggiunge il Maestro Amato. Araja componeva 12 opere in Russia, compresa Cefalo e Procri, interamente in lingua russa, ispirata alle Metamorfosi, il capolavoro del poeta latino Ovidio. E nelle rappresentazioni non c’erano cantanti con grande estensione vocale, quindi veniva utilizzato il coro, che caratterizzerà la produzione, lo stile delle opere russe. Dopo Araja, Tommaso Traetta. Sette anni di soggiorno alla corte di Caterina II, prima di lasciare la Russia per il clima gelido, verso Londra. E tre opere, soprattutto l’Antigona. Scriveva in italiano ma la parte recitata era omessa per consentire la comprensione al pubblico che seguiva le arie con la traduzione dei libretti in lingua russa. E dopo Traetta, Giovanni Paisiello, 11 opere in Russia e che scriverà il Barbiere di Siviglia nel 1782, precedendo Gioacchino Rossini. E poi Gaetano Andreozzi, uno dei tre musicisti di Aversa, a pochi chilometri da Napoli, assieme a Domenico Cimarosa, Niccolò Iannelli. Per la corte di San Pietroburgo, la Didone Abbandonata nel 1784 e l’anno successivo Giasone e Medea. Infine, Domenico Cimarosa, chiamato da Caterina II, 11 opere e il requiem per la moglie dell’ambasciatore italiano a San Pietroburgo, eseguita alla cappella della corte dell’Imperatrice.

fonte https://it.rbth.com/rubriche/Mosaico/2015/10/23/quando-gli-zar-cercavano-la-musica-di-napoli_533095

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