Alta Terra di Lavoro

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1860, sette soldati borbonici sepolti a Calvi Risorta nella chiesa di San Nicola

Posted by on Mar 9, 2020

1860, sette soldati borbonici sepolti a Calvi Risorta nella chiesa di San Nicola

Lo studioso e ricercatore caleno Lorenzo Izzo ha pubblicato una sua ricerca che merita, per il suo valore storico e per l’impegno profuso nel raccogliere documenti, prove e testimonianze, la massima socializzazione. La vicenda attiene all’anno 1860 e vede protagonisti sette soldati borbonici, il Sindaco del tempo del Comune di Calvi Risorta, Demetrio Zona, e l’attuale parroco della comunità di san Nicola di Zuni di Calvi Risorta, don Gianluca Zanni. 

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Breve Storia delle Due Sicilie

Posted by on Dic 13, 2019

Breve Storia delle Due Sicilie

Nel 1130, notte di Natale, con una fastosa cerimonia Re Ruggero II sancì a Palermo la nascita del Regno di Sicilia. Da quella notte, tutto il Sud della penisola italiana, dagli Abruzzi alla Sicilia, fu unificato nel primo vero Stato come nazione indipendente con capitale Palermo.

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1861 : A Pontelandolfo inizia il massacro

Posted by on Ott 2, 2019

1861 : A Pontelandolfo inizia il massacro

I giornali, pur controllati dal governo, pubblicano i dati ufficiali della repressione nel Sud: nel napoletano si contano già 8968 fucilati, fra cui 64 sacerdoti e 22 frati, 10604 feriti, 60 ragazzi e 48 donne uccise, 13529 persone arrestate, 1428 comuni sollevati, 6 paesi dati alle fiamme.

Nel Sannio beneventano, nei paesi di Pontelandolfo e Casalduni circondati da monti ormai pieni di bande partigiane, si respira un’aria di sollevazione come in migliaia di altri paesi del Sud occupato. Un contadino di Casalduni, di nome Fusco, rifiuta di far presentare il figlio richiamato alla leva piemontese: “Meglio morire per Dio e per il re nostro e fucilato davanti ai miei occhi, che servire Vittorio Emanuele”.

In quel periodo nel paese si tiene la tradizionale fiera di San Donato, che fa giungere a Pontelandolfo molti abitanti dei paesi vicini. Tra questi Cosimo Giordano, ex sergente borbonico alla macchia già da tempo, che decide di entrare in azione, ed entra in paese con una quindicina di uomini armati.

La presenza del fedele soldato provoca come una scintilla su un bidone di petrolio: l’intera popolazione si precipita per le strade, ed improvvisa una processione gridando a squarciagola “Viva Francesco II, viva ‘o rre nuosto” , e, raggiunta la chiesa, fa celebrare un Te Deum di ringraziamento. Poi si reca in municipio, dove fra il tripudio della folla vengono abbattuti gli stemmi sabaudi e il ritratto di Vittorio Emanuele.

Nel vicino paese di Casalduni accade altrettanto.

La febbre si sparse in tutto il circondario, ed anche Fragnito Manforte e Campolattaro insorsero. I liberali dell’ultima ora subirono il saccheggio delle loro abitazioni e fuggirono a Benevento.

L’11 agosto giunsero da Campobasso 40 uomini del 36° Rgt. Di linea piemontese, al comando del tenente Bracci. La popolazione reagì, ed uccise uno dei soldati, gli altri si barricarono nella torre.

Spettacolo indegno furono proprio i liberali rimasti che, vista la parata, passarono nel campo degli insorti, essendo anzi tra i più eccitati a farla finita con i piemontesi.

Affrontati dal popolo, guidato dall’ex militare napoletano Angelo Pica, furono uccisi in sei, compreso il tenente Bracci. Gli altri furono imprigionati ma il Pica, temendo il crescente furore della gente, decise di fucilarli tutti dopo un sommario processo.

Un tenente piemontese raccontava: “Gli abitanti di questo villaggio (Pontelandolfo) commisero la più nera barbarie, ma la punizione che gli venne inflitta, per quanto meritata, non fu meno barbara: un battaglione di bersaglieri entrò nel paese, uccise quanti vi erano rimasti, saccheggiò tutte le case e poi mise fuoco all’intero villaggio, che venne completamente distrutto. Stessa sorte toccò a Casalduni”.

Chi aveva dati gli ordini per giungere ad un massacro che supera di gran lunga quelli visti durante l’ultima guerra? Enrico Cialdini. Lo stesso che aveva bombardato Gaeta, comodamente seduto in poltrona a Formia nella villa reale, per ben tre mesi, senza tentare il minimo assalto, e che nell’ultimo giorno di assedio, con i preliminari di resa firmati, aveva preferito continuare a bombardare mietendo vittime innocenti.

Un ufficiale piemontese, Carlo Melegari, in un volumetto di memorie anni dopo ricordava di aver incontrato il Cialdini al San Carlo. Questi, appena vedutolo lo apostrofò: “Ella avrà sentito parlare del doloroso ed infame fatto di Casalduni e Pontelandolfo, orbene, il Generale Cialdini non le ordina, ma desidera vivamente che di questi due paesi non rimanga più pietra su pietra. Ella è autorizzato a ricorrere a qualsiasi mezzo, e non dimentichi che il Generale desidera che quei poveri nostri soldati siano vendicati, infliggendo a quei due paesi la più severa punizione”.

Tempo dopo lo stesso Melegari ricordava come fosse stato “assolutamente necessario” punire gli abitanti di quel paese, insieme al sindaco ed al parroco, che erano tutti vergognosamente avversi all’unità d’Italia e partigiani del governo borbonico, avendo coltivato e fomentato lo spirito di “ribellione contro il governo piemontese”.

137 anni sono passati invano. Il sindaco di Pontelandolfo ancora vorrebbe ricordare e far ricordare quell’eccidio intitolando una piazza a quei Borbone per i quali l’intero paese si era sacrificato.

Il Prefetto ha bocciato la delibera, ma le case bruciate e diroccate sono ancora lì, come un drammatico monumento ai caduti.

Roberto Maria Selvaggi

Da “Il SUD Quotidiano” del 2/8/97

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1861. Il regno delle Due Sicilie è annesso al Piemonte. Inizia la resistenza (quarta e ultima parte)

Posted by on Set 26, 2019

1861. Il regno delle Due Sicilie è annesso al Piemonte. Inizia la resistenza (quarta e ultima parte)

Settembre II 1 ° vi sono numerose scaramucce fra truppe e insorti tra Airola e Piano Maggiore. Aspri scontri si verificano nel Sannio, sul Matese e nel Beneventano, dove si combatte a Circello, Campochiaro e Roccamandolfi. Pietrelcina, dopo una feroce resistenza, è occupata dal 61° fanteria che massacra 40 abitanti. Il giorno dopo una sommossa di contadini a Forenza, in Basilicata, è repressa dalle guardie nazionali. Il ministro degli Interni Minghetti si dimette e il ministero è assunto ad interim da Ricasoli. Il 3 anche a Milano si hanno violente sommosse.

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1861. Il regno delle Due Sicilie è annesso al Piemonte. Inizia la resistenza (seconda parte)

Posted by on Set 25, 2019

1861. Il regno delle Due Sicilie è annesso al Piemonte. Inizia la resistenza (seconda parte)

Luglio S. Vito (Teramo), il 1, insorge contro il nuovo regime. Interviene il 30° reggimento fanteria. I militari rastrellano il paese, fucilano 153 civili e ne deportano 120 in Piemonte. Nei boschi di San Fele avviene uno scontro tra guerriglieri e un forte gruppo di carabinieri e guardie nazionali. 14 sono catturati e fucilati. Nel comune di Isola gli insorti di Chiavone assaltano il posto doganale dello Scaffo S. Domenico e s’impossessano d’armi e munizioni. In Irpinia, il 2, sono in rivolta Chiusano, Sorbo Serpico, Salza, Volturara, Malepassoe Monteforte. Nel beneventano un drappello di soldati è massacrato e i loro cadaveri sono appesi ad un chiodo davanti alle porte delle case che poco prima hanno saccheggiato.

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