Consigliamo agli amici e ai naviganti di prestare la dovuta attenzione al testo di Giacomo Margotti, di cui andiamo pubblicando alcune parti e che meriterebbe di esssere conosciuto nella sua interezza, in quanto – secondo il nostro modesto parere – esso costituisce, insieme al De Sivo, un vero e proprio pilastro per una rilettura del Risorgimento.
Tra le pagine del Margotti si riconosce, a volte in maniera impressionante, l’Italia dei nostri giorni: arruffonna, dominata dalle finanziarie e dai furbi di turno. Vi si ritrovano tutti i mali di cui si sparla da tempo vanamente, mali che vengono ipocritamente messi in relazione con una presunta borbonizzazione dell’Italia:
La sola identità, che i suditaliani hanno di sé, sono il peperoncino rosso e la frisa arriganata. Quanto al resto, che pure ci sarebbe, è negato; è storia disonorevole. La nostra vera storia comincia in cima al Sempione e finisce alla foce dell’Arno, dalle parti di Pisa. I nostri veri antenati Gioacchino Murat, Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso, la Massoneria, i Medici, i Visconti, i Savoia, la Juventus, il Milan, la Ferrari; tutta roba che non ci appartiene. Certo, ogni tanto ci ricordiamo anche della Magna Grecia, ma poi non sappiamo neppure se essa ebbe svolgimento qui o tra la Valle d’Aosta e Zurigo.
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