Roberto De Simone è nato a Napoli il 25 agosto 1933, ha studiato pianoforte e composizione con Tita Parisi e Renato Parodi, iniziando una brillante carriera pianistica, ma dedicandosi, successivamente, maggiormente all’attività di compositore, musicologo, drammaturgo, regista ed etnomusicologo.
Continuiamo a viaggiare nel Regno per incontrare e chiacchierare con chi ha recuperato con la ricerca e successivamente con la rappresentazione in scena, cultura ed arte identitaria e tradizionale dall’antica genesi e questa volta torniamo in Terra di Lavoro andando a casa degli Arianova di Pignataro Maggiore. Siamo partiti dall’alta Terra di Lavoro incontrando Fulvio Cocuzzo, siamo scesi a Mondragone per vedere Andrea Nerone per poi arrivare a Pignataro Maggiore a casa degli “Arianova” che hanno in comune i capelli bianchi a testimonianza del fatto che negli anni 70, queste tre entità, cominiciarono a girare le campagne laborine ed archivi per recuperare voci, canti e suoni della musica popolare che se non fosse stato per loro sarebbero sparite e perse per sempre. Anche gli “Arianova” cavalcarono, avevano ancora i pataloncini corti, la tigre, che Roberto De Simone fece uscire dalla gabbia, della ricerca e della musica popolare che negli 60 e 70 inondò le passioni di quei giovani che avevano voglia di recuperare un passato barbaramente vilipeso da chi pensava che rappresentasse “uno scuorno” per chi voleva a tutti i costi vivere e diffondere il modernismo e ostacolo al riscatto sociale. Nell’ascoltarli ci renderemo conto che in comune con i suddetti artisti e che hanno operato nel vivaio più florido e che è quello delle campagne, che, anche se inconsapevolmente, ci hanno fatto comprendere le differenze tra la “World Music” e la Musica Popolare Napolitana e hanno utilizzato un metodo di ricerca meticoloso e scientifico, meglio dire che continuano, che gli ha permesso di non disperdere l’enorme lavoro svolto e renderlo fruibile artisticamente al loro numeroso pubblico. Spesso ho parlato di come la borghesia ha cercato in tutti i costi di cancellare la civiltà e la cultura popolare anche attraverso la ridicolizzazione della musica popolare facendola passare per folcloristica e a Pignataro Maggiore questo fenomeno emerge con grande evidenza infatti pur essendo la Città della Musica agli “Arianova” non vengono riconosciuti i giusti meriti e non sono sostenuti nella loro attività che tanto lustro stanno dando a Pignataro stesso e a tutta la Terra di Lavoro come al Regno bollandoli come i “musicanti che vogliono fare i musicisti” ma purtroppo per loro nulla e nessuno li fermerà e dovranno sopportarli, per fortuna nostra, per molto tempo ancora. Artisticamente gli “Arianova” sono sempre in continua evoluzione nel pieno rispetto della Tradizione attraverso l’Identità e se come sonatori il loro livello è molto alto come possiamo trovare in altre realtà, come cantori però hanno creato una forma polifonica a più voci che li rende unici e inimitabili dando un ulteriore conferma che la Musica Popolare del Regno non ha eguali perchè colta. Per conoscerli e meglio vi diamo appuntamento a Venerdi 2 giugno alle ore 21 come di seguito riportiamo.
Le napolitain est une langue à part entière. Elle n’est ni une déclinaison de l’italien, ni du latin, contrairement à d’autres langues régionales. Six millions de personnes la parlent, même si la langue officielle enseignée dans les écoles est l’italien. Elle a une littérature, une grammaire. En 2013 l’Unesco a publié une liste de langues en danger de disparition et qui méritent d’être protégées. Le napolitain est parmi elles et a été classé patrimoine Unesco
Non è mia abitudine parlare e scrivere partendo dalle emozioni vissute, anzi lo detesto, sul lavoro e sulle creazioni fatte da amici come lo è Carlo Faiello ma questa volta mi permetto di fare un eccezione. Il 17 di febbraio ’23 finalmente mia moglie Cinzia ed io riusciamo a vedere lo spettacolo su Pulcinella di Carlo al Teatro Trianon a Forcella visto che, per colpa della tessera giacobina di cui eravamo sprovvisti, allo spettacolo di Acerra eravamo assenti, e il giorno dopo abbiamo entrambi sentito il bisogno di rivedere la Gatta Cenerentola di Roberto De Simone. Questo desiderio è nato in maniera naturale perché colpiti dallo spettacolo di Carlo come lo sono stati tutti i presenti che hanno tributato a lui e agli artisti, un lungo, appassionato ed affettuoso applauso.