Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

«QUANDO NAPOLI ERA CAPITALE» di GIUSEPPE PIANELLI (XVI)

Posted by on Mar 11, 2021

«QUANDO NAPOLI ERA CAPITALE» di GIUSEPPE PIANELLI (XVI)

I “lazzari” da popolo a plebaglia

Il Re, dicevano francesi e giacobini, s’è alleato cogli scomunicati e gli infedeli. Turchi e russi, in effetti, erano uno sparuto gruppetto ma al popolo napoletano, che i rivoluzionari volevano prendere dal­la parte della fede, la cosa (dimenticando che, ai meridionali, la tol­leranza non glie la può insegnare nessuno) non faceva né caldo né freddo: «pe ‘ Tata nuosto», come dicevano chiamando il Re Papà, erano pronti a far patti anche con Belzebù.

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«QUANDO NAPOLI ERA CAPITALE» di GIUSEPPE PIANELLI (XV)

Posted by on Mar 10, 2021

«QUANDO NAPOLI ERA CAPITALE» di GIUSEPPE PIANELLI (XV)

CAPITOLO V
L’EPOPEA DEL POPOLO NAPOLETANO

Da qualsiasi parte lo si guardi, il “1799” a Napoli è un’e­popea. Lo è per certi democratici d’oggi che, nella “Re­pubblica napoletana”, vedono i semi dell’attuale ordina­mento italiano, e lo è per coloro che, nella rivolta spontanea del po­polo che cacciò i francesi, vedono il riscatto di una nazione dalle farneticazioni dei “pensatori”.

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«QUANDO NAPOLI ERA CAPITALE» di GIUSEPPE PIANELLI (XIV)

Posted by on Mar 9, 2021

«QUANDO NAPOLI ERA CAPITALE» di GIUSEPPE PIANELLI (XIV)

Una notte lunga dieci anni

Ferdinando però non si faceva abbagliare più dalla «gaia scienza» dei suoi contemporanei. Ancor più introverso, frustrato dalla mo­glie (che, come malignano i detrattori, certamente con quell’inglese se la intendeva), cominciava a diventare sempre più sospettoso. Ne aveva buone ragioni: era il 1789 quando la Stamperia reale pubbli­cava la sua legislazione, lo stesso anno in cui, a Parigi, veniva as­saltata la Bastiglia.

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«QUANDO NAPOLI ERA CAPITALE» di GIUSEPPE PIANELLI (XIII)

Posted by on Mar 8, 2021

«QUANDO NAPOLI ERA CAPITALE» di GIUSEPPE PIANELLI (XIII)

CAPITOLO IV
L’ECCLISSE DEL REGNO ILLUMINATO

Per la sedicenne Maria Carolina discendere dall’”Austria felix” alla felicissima Napoli fu come passare da un monastero di clausura ad un ballo mascherato. Come tutto, a cominciare dalla reggia, nel suo paese era sobrio, solenne, misurato, così a Na­poli, a cominciare dalla natura, era fastoso, leggiadro, esagerato. Lo sposo, il diciassettenne Ferdinando era tenero e allegro e la corte faceva di tutto per procurare agli sposini ogni letizia. Il rigido “ce­rimoniale spagnolo” di Schönbrunn, i rigidissimi orari dell’Im­peratrice madre, restarono solo un ricordo uggioso da cancellare fra feste, ricevimenti, colazioni sull’erba e giochi con le dame e i cava­lieri fra i boschetti e le cascate di Caserta, a Capodimonte, a Portici, nei “siti reali”, nei teatri dove si esibiva la massima fioritura di mu­sicisti e di cantanti d’Europa.

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«QUANDO NAPOLI ERA CAPITALE» di GIUSEPPE PIANELLI (XI)

Posted by on Mar 6, 2021

«QUANDO NAPOLI ERA CAPITALE» di GIUSEPPE PIANELLI (XI)

Ferdinando IV, “figlio di famiglia”

Ferdinando dunque, aveva otto anni. Un sollucchero per i napoleta­ni quando passava, accompagnato dal fido Tanucci coi suoi austeri abiti neri e coi capelli raccolti a codino, nella carrozza reale per via Toledo, splendente di tutte le vaghezze con cui le dame di corte s’eran studiate di coccolarlo: parrucchino di boccoli incipriato, ve­stiti di seta bianca con galloni ed alamari di celeste (i colori nazio­nali), spadino rilucente. I dragoni a cavallo della guardia del corpo avevano un bel daffare perché le donne, dame e popolane, a cui mandava baci con le mani, non lo prendessero e se lo mangiassero vivo e perché gli scugnizzi non si arrampicassero fin sul predellino per arraffare le monete che il reuccio, divertendosi un mondo, lan­ciava loro prendendoli dal borsellino dell’avaro tutore.

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