Posted by altaterradilavoro on Mar 11, 2021
I “lazzari” da popolo a plebaglia
Il Re, dicevano francesi e giacobini, s’è alleato cogli scomunicati e gli infedeli. Turchi e russi, in effetti, erano uno sparuto gruppetto ma al popolo napoletano, che i rivoluzionari volevano prendere dalla parte della fede, la cosa (dimenticando che, ai meridionali, la tolleranza non glie la può insegnare nessuno) non faceva né caldo né freddo: «pe ‘ Tata nuosto», come dicevano chiamando il Re Papà, erano pronti a far patti anche con Belzebù.
Read More
Posted by altaterradilavoro on Mar 10, 2021
CAPITOLO V
L’EPOPEA DEL POPOLO NAPOLETANO
Da qualsiasi parte lo si guardi, il “1799” a Napoli è un’epopea. Lo è per certi democratici d’oggi che, nella “Repubblica napoletana”, vedono i semi dell’attuale ordinamento italiano, e lo è per coloro che, nella rivolta spontanea del popolo che cacciò i francesi, vedono il riscatto di una nazione dalle farneticazioni dei “pensatori”.
Read More
Posted by altaterradilavoro on Mar 9, 2021
Una notte lunga dieci anni
Ferdinando però non si faceva abbagliare più dalla «gaia scienza» dei suoi contemporanei. Ancor più introverso, frustrato dalla moglie (che, come malignano i detrattori, certamente con quell’inglese se la intendeva), cominciava a diventare sempre più sospettoso. Ne aveva buone ragioni: era il 1789 quando la Stamperia reale pubblicava la sua legislazione, lo stesso anno in cui, a Parigi, veniva assaltata la Bastiglia.
Read More
Posted by altaterradilavoro on Mar 8, 2021
CAPITOLO IV
L’ECCLISSE DEL REGNO ILLUMINATO
Per la sedicenne Maria Carolina discendere dall’”Austria felix” alla felicissima Napoli fu come passare da un monastero di clausura ad un ballo mascherato. Come tutto, a cominciare dalla reggia, nel suo paese era sobrio, solenne, misurato, così a Napoli, a cominciare dalla natura, era fastoso, leggiadro, esagerato. Lo sposo, il diciassettenne Ferdinando era tenero e allegro e la corte faceva di tutto per procurare agli sposini ogni letizia. Il rigido “cerimoniale spagnolo” di Schönbrunn, i rigidissimi orari dell’Imperatrice madre, restarono solo un ricordo uggioso da cancellare fra feste, ricevimenti, colazioni sull’erba e giochi con le dame e i cavalieri fra i boschetti e le cascate di Caserta, a Capodimonte, a Portici, nei “siti reali”, nei teatri dove si esibiva la massima fioritura di musicisti e di cantanti d’Europa.
Read More
Posted by altaterradilavoro on Mar 6, 2021
Ferdinando IV, “figlio di famiglia”
Ferdinando dunque, aveva otto anni. Un sollucchero per i napoletani quando passava, accompagnato dal fido Tanucci coi suoi austeri abiti neri e coi capelli raccolti a codino, nella carrozza reale per via Toledo, splendente di tutte le vaghezze con cui le dame di corte s’eran studiate di coccolarlo: parrucchino di boccoli incipriato, vestiti di seta bianca con galloni ed alamari di celeste (i colori nazionali), spadino rilucente. I dragoni a cavallo della guardia del corpo avevano un bel daffare perché le donne, dame e popolane, a cui mandava baci con le mani, non lo prendessero e se lo mangiassero vivo e perché gli scugnizzi non si arrampicassero fin sul predellino per arraffare le monete che il reuccio, divertendosi un mondo, lanciava loro prendendoli dal borsellino dell’avaro tutore.
Read More