Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

SUI TREMUOTI DELLA BASILICATA NEL DICEMBRE 1857

Posted by on Gen 12, 2020

SUI TREMUOTI DELLA BASILICATA NEL DICEMBRE 1857

MEMORIA DI GIACOMO RACIOPPI

NAPOLI

STABILIMENTO TIPOGRAFICO DELLA GAZZETTA DEI TRIBUNALI

Largo S. Giovanni Maggiore N.° 11.

1858

SUI TREMUOTI DELLA BASILICATA NEL 1857

I tremuoti del 1857 avranno nell’avvenire minor spavento di fama che non i tristissimi del 1783; ma come fiera complemento di quei di Melfi saranno anch’essi tristamente famosi per ispecial nota di celebrità,   qual sarà, agli occhi della scienza, questo lento proseguir» di un fenomeno, che si svolge a periodi o interstizi di lustri. Sei anni trascorsi in ingannevole quiete dopo Melfi distrutta nel 1851, sono essi un momento di riposo all’immane mostro, che scuote dai suoi cardini la terra; o il riapparir del fenomeno non à attenenza di sorta coi moti passati, né è legge di continuità tra le due epoche? — Ancora ignote leggi sommettono la cieca forza: Fumana mente godrà nell’avvenire di averle indagate; a noi di presente non resta che il maggior terrore che dà l’ignoto; il quale, come le tenebre, toglie i limiti, confonde le cose, perturba l’intelletto, ed al caos si avvicina ed al nulla.

Alla Basilicata novellamente sconvolta ai 16 dicembre del 1857 non fu il Vulture e il Melfese centro o causa probabile degli orribili moti, come ai subitanei spaventi la mente nostra immaginò, che anzi la commozione del 16 fu fieramente sì, ma senza notevoli guasti avvertita nelle regioni del Vulture. 1 feroci e ornai inauditi danni di paesi atterrati, di popoli distrutti, di regioni desolate, or son tocchi al Vallo di Marsico e dell’Agri, ed in una semicircolar linea di un trenta miglia all’incirca verso a borea e a ponente di Marsico stesso.

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BRIGANTI E BRIGANTESSE Odio, amore e gelosia tra speranze e delusioni con risposta di Fernando Riccardi

Posted by on Dic 29, 2019

BRIGANTI E BRIGANTESSE Odio, amore e gelosia tra speranze e delusioni con risposta di Fernando Riccardi

“Egregio direttore, la lettura dell’articolo ‘Le brigantesse: drude o eroine’ pubblicato nel n. 3 di codesta rivista, mi ha riportato indietro nei miei ricordi di vecchie letture sul brigantaggio meridionale. Ne è venuto fuori un articoletto sulle drude dei briganti nostrani che credo farà piacere portare a conoscenza dei lettori della nostra rivista, se crede”.

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Breve Storia delle Due Sicilie

Posted by on Dic 13, 2019

Breve Storia delle Due Sicilie

Nel 1130, notte di Natale, con una fastosa cerimonia Re Ruggero II sancì a Palermo la nascita del Regno di Sicilia. Da quella notte, tutto il Sud della penisola italiana, dagli Abruzzi alla Sicilia, fu unificato nel primo vero Stato come nazione indipendente con capitale Palermo.

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L’arte della seta a Catanzaro nel seicento e settecento

Posted by on Ott 23, 2019

L’arte della seta a Catanzaro nel seicento e settecento

E’ uscito  “L’arte della seta a Catanzaro tra il Mezzogiorno e l’Europa nel Sei e Settecento” (Rubbettino) dello studioso catanzarese Amedeo Toraldo, arricchito da un saggio introduttivo del noto storico del Mezzogiorno Guido Pescosolido.
Il libro esamina per la prima volta, in maniera scientifica e con la solida base di una ricca documentazione archivistica, la tradizione serica catanzarese, che ha contraddistinto lungo diversi secoli l’identità della città.
I punti forti del saggio di Toraldo sono diversi, tra questi è certamente da annoverare l’utilizzo di fonti di natura commerciale e giuridico-istituzionale che gettano nuova luce sulla storia economica del Mezzogiorno; la conferma del ruolo giocato, ancora nella tarda età moderna, dall’arte della seta nell’economia della Penisola; l’influenza che la produzione serica ha avuto nello sviluppo della città e la sua incidenza nel mercato internazionale tra il XVII e XVIII secolo.
Quello di Toraldo è il primo volume monografico di livello accademico sull’arte della seta a Catanzaro e tra i pochi interamente dedicato allo studio del settore serico in Calabria.
L’esplorazione delle manifatture seriche catanzaresi “smentisce” in tutto o in parte consolidate conoscenze storiografiche come l’estinguersi delle tessiture della seta nel Mezzogiorno nel ‘600 – tutt’oggi diffusa. Lo studio delle esportazioni dei «drappi di Catanzaro» fuori della Calabria nel secolo XVII ha permesso, per la prima volta, l’elaborazione di dati quantitativi e seriali sulla commercializzazione e produzione delle tessiture catanzaresi.
L’analisi economica di Toraldo affianca ai dati quantitativi la ricostruzione della geografia dei mercati, con risultati che portano a concludere che i «drappi di Catanzaro» si affermavano lontano dalla Calabria, sul mercato di Napoli, in primo luogo, e su quelli di Salerno e Aversa, rinomati centri commerciali del tempo, come sui mercati extra regnum tra cui lo Stato della Chiesa e Paesi esteri.
Un contributo essenziale proviene da una fonte estremamente interessante, fino a oggi sconosciuta: lo statuto dell’Arte della seta di Catanzaro del 1718 che viene trascritto e pubblicato nelle appendici del volume. Dalla fonte statutaria apprendiamo notizie su lavorazioni del ciclo serico, metodologie e tecnologie utilizzate, composizione del mondo del lavoro, descrizione dei tessuti realizzati.
A proposito di quest’ultimi, il «conto e misura de drappi» rappresenta il potenziale “campionario delle tessiture di Catanzaro che enumera 25 qualità di drappi e 5 tipologie di passamanerie; senza contare che nei tariffari troviamo altri 5 qualità di drappi diverse dalle precedenti. Numeri che, se confrontati con quelli contenuti negli statuti e nei «banni» del 1569, dimostrano l’ampliamento e l’aggiornamento dell’offerta di manufatti avvenuta nell’arco di 150 anni.
Il successo delle seterie di Catanzaro è attestato dalla platea di illustri consumatori che la ricerca è riuscita a ricomporre. I «drappi di Catanzaro» furono apprezzati da elementi di spicco della nobiltà napoletana, tra i quali ricordiamo – per citarne solo alcuni – il principe di Cellamare, Nicolò Giudice, il principe della Riccia, Bartolomeo Di Capua; da alti ecclesiastici come monsignor Bernardino Rocci, nunzio apostolico del Regno di Napoli, ed infine, da una lunga schiera di prestigiosi togati che va dai reggenti del Collaterale Diego Bernardo De Zufia, Benedetto Villamil De Trelles, Melchiorre Sebastiano Navarra Y Rocaful ai presidenti della Camera della Sommaria Ottavio de Simone e Pietro Diaz Valero.
Altrettanto interessanti sono le notizie che l’autore ricava sul mondo del lavoro, dal quale emergono, nominalmente, maestri filatori, tintori e tessitori ma anche la folla anonima di lavoratori della seta come «patellari» e «coglitori». Un universo in cui è rilevante la presenza delle donne impegnate non solo nei lavori poco qualificati ma anche nella realizzazione dei filati per cucire e nella tessitura di passamanerie che dimostrano, ulteriormente, il radicamento di una specifica cultura del lavoro che ha contraddistinto anche gli aspetti sociali della città.

Amedeo Toraldo è docente nei Licei e dottore di ricerca. I suoi interessi si sono rivolti anche agli ambiti dell’archivistica e della diplomatica che ha approfondito presso l’Archivio di Stato di Roma e l’Istituto storico italiano per il Medioevo.
Si è occupato di storia religiosa e storia della giustizia in età moderna con articoli apparsi su “Rivista di storia della Chiesa in Italia” e “Archivio storico per la Calabria e la Lucania”.

fonte https://www.lamezialive.it/larte-della-seta-a-catanzaro-nel-seicento-e-settecento/

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