Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Capitolazione di Milazzo. Buttà incontra Garibaldi e il governo garibaldino in Sicilia. Buttà si imbarca per Napoli

Posted by on Ago 8, 2019

Capitolazione di Milazzo. Buttà incontra Garibaldi e il governo garibaldino in Sicilia. Buttà si imbarca per Napoli

UN VIAGGIO DA BOCCADIFALCO A GAETA
………….memorie della rivoluzione dal 1860 al 1861…

del Cappellano dell’esercito borbonico in Sicilia…. GIUSEPPE BUTTA’
edizione 1875 Napoli

La mattina del 26 Luglio, fatto oramai giorno, entrammo per le bocche di Capri nel golfo di Napoli.

Qual sublime spettacolo della natura e dell’arte!
Quel golfo è una delle migliori vedute del mondo: sembra creato per dare la grande idea del suo Creatore.

Ivi è riunito quanto è di bello, di grande, e di stupor degno in tutto l’universo: altro non mancherebbe che la veduta di un maestoso fiume; eppure, il Canale di Procida te ne dà un’idea simile all’Amazzone, all’Eufrate, al Nilo, al Po.

A sinistra, tu vedi un mare ceruleo e trasparente, seminato d’incantevoli isole ed isolette, un tempo dolci e quiete agli antichi Romani dopo le lotte del Foro. Il capo Miseno, ove fu sepolto Miseno, il diletto compagno di Enea – Monte sub aërio, qui nunc Misenus ab illo – dicitur –

Quel Capo si tende maestoso nel mare con quelle rocce fantastiche, e forma quella deliziosa Baia sormontata da belle pianure e variate colline; sulle quali ad ogni piè sospinto vedi un’antichità romana, un luogo descritto da Orazio o da Virgilio: vedi il lago Lucrino, quello di Averno, le ruine di Cuma, la grotta della Sibilla, -…horrendaeque procul secreta Sybillae – antrum immane…

Vedi lo Stige degli antichi, creduto uno delle porte del Tartaro. Vedi i Campi Elisi, i templi di Febo, di Diana, di Venere, di Mercurio; vedi i bagni di Nerone, il Palazzo di Giulio Cesare; vedi tanti altri luoghi celebri, visitati e carissimi a’ due preclari padri della Chiesa, S. Girolamo e S. Agostino. Sopra quelle ruine, o guardandole anche da lontano, si affollano alla tua mente grandi e dolci memorie, e ti corrono spontanei sulle labbra i versi di quegli immortali poeti, Orazio e Virgilio.

A destra vedi Sorrento, patria dell’infelice Torquato Tasso, la quale sembra quasi uscire da un mazzolino di fiori orlato de’ sempre verdi aranceti. Più in là giace Castellammare, l’antica Stabia, sopra la quale si ammirano quegli ameni colli lussureggianti di verdura, ov’è il Borgo di Quisisana: luoghi tutti deliziosi, pregni d’aria purissima e salutifera, imbalsamata dagli odorosi profumi di que’ boschetti ed aranceti. Più in là vedi Pompei ed Ercolano: il mondo non ha spettacolo che a questo si uguagli.

Ivi più facilmente che in altra parte si sente il tedio o l’indifferenza per le umane grandezze, quando si pensa che un solo momento distrusse sì nobili e superbe città, e tolse a tanta gente la luce del giorno e la vita. All’aspetto di quella vasta tomba ove tante umane creature furono sepolte vive, non può l’uomo inorgoglire di quel pugno di polvere ond’è formato, e sente la potenza di un Essere onnipossente.

Quelle Città si mostrano quasi quali l’aveano lasciate i suoi abitatori dopo diciotto secoli: le vie diritte, selciate di lastre di lava, le case di un sol piano, il vasto Teatro, le Terme, e i templi, ti trasportano il pensiero ad evocare gli antichi abitatori: e per le vie, su’ vestiboli, nelle piazze sembra che dovessero comparire da un momento all’altro, e ripopolare le deserte città. Pompei ed Ercolano dissotterrate dalla mugnificenza di Carlo III di Borbone, sono un monumento unico nel mondo; e il viaggiatore che per osservarle si muove dell’estreme parti del mondo, conoscerà di non aver gettato il tempo e le fatiche.

Più in là vedi Torre Annunziata, Torre del Greco e Portici che han sofferte tante sciagure a causa del Vesuvio.
In fondo del golfo sorge Napoli: questa magica reina del Mediterraneo sembra una Nereide emergente dalle onde. Che singolare panorama! Questa città guardata dal golfo sembra estendersi da capo Posilipo a Castellammare, i paesi intermedii paiono riunirsi e comporre più di diciotto miglia di superbi palazzi succedentesi difilatamente. La posizione di Napoli è tanto incantevole e poetica, che non ha eguale in Europa; la sola Costantinopoli può starle a fronte. È sormentata dagli ameni colli di Posilipo, di Mergellina, dell’Arenella, del Vomero, dell’Infrascata, di Capodimonte; e sopra questi torreggia il monte de’ Amaldoli. Alla sinistra di Napoli si vedono estese e feraci pianure, ed in questa direzione, lontano lontano, si levano i maestosi monti degli Appennini, spesso carichi di neve.

La natura, per compiere questo maraviglioso quadro, volle aggiungere il non comune spettacolo di un monte di forma fantastica che erutta spesso fuoco o fumo, il Vesuvio! Napoli è il centro di tutte queste sorprendenti maraviglie: posta tra tante stupende delizie; tra il fremito dell’onde e l’ignivomo Vulcano; tra le amene ville ed i rumorosi passeggi; tra i ruderi di tanti monumenti e distrutte Città, ha d’intorno la distruzione e la vita!

A quella vista da me sempre ammirata, e sempre nuova, salve, esclamai eccelsa regina del Mediterraneo, salve diletta ed indivisibile sorella della mia cara Sicilia: tu sei ricca, tu sei bella, e questi doni che la natura e gli uomini ti largirono sono stati e saranno sempre la tua rovina: oh qual sorte ti attende fra non guari! Tu forse cadrai dalla tua invidiata grandezza, e la tua splendida corona regale sarà gittata e strascinata nel fango, infranta e dispersa! Tu diverrai donna di provincia disprezzata e derisa!

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La Galleria Umberto I di Napoli: un tempio di simboli massonici celati nell’arte

Posted by on Lug 31, 2019

La Galleria Umberto I di Napoli: un tempio di simboli massonici celati nell’arte

La Galleria Umberto I di Napoli, la maestosa architettura in ferro e vetro in pieno stile Liberty, cela alla vista dei passanti alcuni segreti: un tempio massonico, simboli e segni misteriosi che rimandano ad un profondo messaggio esoterico.

Pochi sono a conoscenza che la Galleria Umberto I di Napoli, oltre a rappresentare un piccolo e ingegnoso gioiello dell’architettura in ferro e vetro con chiaro riferimento al gusto eclettico di fine Ottocento, nasconde al suo interno un vero scrigno di simboli e allegorie, una sorta di tempio misteriosofico, nel quale l’iniziato passeggiando fra le sue braccia e al di sotto della grande cupola, riesce ad apprendere una conoscenza arcaica.
E’ la persistenza della Napoli velata, quella densa di aspetti ignoti che ridesta la memoria antica dell’uomo assopita dalla realtà; è come scriveva Giuliano Kremmerz «vi è qualcosa nell’uomo vivente, la quale a prima vista non appare: una riserva di forze ignorate che in certi momenti non precisabili possono dare fenomeni inaspettati ed effettivi».

La costruzione della Galleria Umberto I fu eretta nel 1887 a seguito del ricco programma di rinnovamento urbano che interessò la città nella seconda metà dell’Ottocento; in quest’area brulicante di vicoli stretti vi erano condizioni di vita molto precarie estremamente disagiate, dove spesso insorgevano epidemie di colera.
Nel 1885 fu approvata la Legge per il Risanamento che incise in particolar modo sulla zona di Santa Brigida per riscattarla dal degrado e per favorirne la viabilità. Furono presentate proposte e progetti per risanarla e fra questi si aggiudicò il progetto l’ingegnere Emmanuele Rocco, con la sua opera innovativa: la Galleria in ferro e vetro in pieno gusto eclettico a cui lavorarono anche Antonio Curri ed Ernesto di Mauro successivamente. Inaugurata nel 1890 fu un successo senza precedenti, impiegata ieri come oggi, come galleria commerciale di prodotti esclusivi.

La Galleria Umberto fu concepita con due braccia che si intersecano a crociera con accessi sulle vie di Via San Carlo, Santa Brigida,Via Toledo, Via Verdi, sovrastate da una superba volta e dalla cupola centrale su progetto di Paolo Boubée. Al suo interno ospita il celebre teatro della Belle Époque, ovvero il Salone Margherita, il più importante salotto culturale di Napoli nonché sede principale attualmente dello svago notturno dei napoletani che inizio Novecento accolse personalità di spicco come: Matilde Serao, Salvatore Di Giacomo, Gabriele D’Annunzio, Roberto Bracco, Ferdinando Russo, Eduardo Scarfoglio e Francesco Crispi.
Fra le varie attività commerciali indichiamo il Museo del Corallo della storica famiglia Ascione, rinomata per la lavorazione del corallo di Torre del Greco fin dagli inizi del XIX secolo.

Interpretazione dei simboli e lettura massonica

La nostra lettura si concentra sia all’interno che all’esterno della galleria, focalizzando l’attenzione su alcuni simboli; l’indagine inizia dall’ingresso principale che affaccia sul maestoso Teatro San Carlo, di cui la via prende il nome. La facciata ad esedra (l’incavo semicircolare sovrastato da una cupola) presenta un porticato architravato retto da colonne simile ad un tempio, e qui incontriamo i primi elementi simbolici poiché nell’architettura romanica le colonne identificavano l’uomo, il quale si erge verso l’alto, ossia il cielo, il divino.
Secondo l’interpretazione massonica, le colonne stanno ad indicare il concetto di dualità, ovvero il limite tra sacro e profano, tra bene e male. Non è inusuale in Massoneria trovare colonne sormontate da alcuni elementi, come le melagrane per esempio che indicano l’Aria, l’elemento femminile che genera la vita, il soffio vitale.

In linea generale, la colonna è un simbolo predominante che indica solidità, fortezza ed equilibrio.
Per gli iniziati alla Massoneria, la colonna sta a simboleggiare le fondamenta dell’edificio interiore, su cui poggia il ciclo della propria esistenza terrena, un percorso di costruzione e di elevazione proprio come un’architettura da edificare nel corso degli anni.
Un riferimento molto esplicito e non oscuro, se si pensa che la Galleria Umberto I è sede storica della Loggia Massonica Grande Oriente d’Italia, sita precisamente al numero 27, fondata nel 1804 nel Regno di Napoli con il nome di “Grande Oriente della Divisione dell’Armata d’Italia esistente nel regno di Napoli” sotto la Gran Maestranza del generale napoleonico e patriota italiano Giuseppe Lechi. Giuseppe Bonaparte ne fu Gran maestro fino al 1841. [fonte Wikipedia]

Su l’ingresso principale di Via Verdi troviamo raffigurati sulle colonne i Quattro Continenti: la prima statua da sinistra è una donna che regge una lancia in mano e ai piedi una lapide riporta l’iscrizione Corpus Juris Civilis, e rappresenta l’Europa. La seconda figura che stringe a sé una coppa, rappresenta l’Asia. La terza statua abbigliata in stile etnico, ci mostra con una mano un casco di banane e con l’altra si sostiene sopra una sfinge, e questa rappresenta l’Africa. Infine l’ultimo soggetto regge nella mano destra un fascio littorio e ai piedi sono appoggiati un volume di tavole geografiche con un globo terrestre (il nuovo Continente) e rappresenta l’America. Altri elementi sono indirizzati alla cultura massonica: il Lavoro e il Genio della Scienza (legati alle quattro stagioni); nelle nicchie laterali sono illustrate la Fisica, la Chimica; sul frontone un gruppo scultoreo raffiguranti il Telegrafo, il Vapore, l’Abbondanza. Queste sculture sono un’invito incoraggiante di positività nella scienza e di fiducia nel progresso.

L’interno è un trionfo di stucchi e decori Liberty, contraddistinti dall’eleganza dello stile Neorinascimentale; un tema ricorrente è il ciclo delle Quattro Stagioni con le sue simbologie: l’Inverno, la Primavera, l’Estate, l’Autunno. Nella tradizione iconologica, queste suggeriscono i diversi mutamenti della vita dell’uomo e sono connesse alla tradizione astrologica, scandita da influssi celesti sotto l’opera della divinità e di simboli correlati.
Ogni Stagione governa tre segni zodiacali: la Primavera governa il segno dell’Ariete, del Toro, dei Gemelli; all’Estate è legata al segno del Cancro, del Leone e della Vergine; l’Autunno si manifesta nella Bilancia, nello Scorpione e nel Sagittario; per concludere il cerchio con l’Inverno che è connesso al Capricorno, all’Acquario e ai Pesci. Questi segni zodiacali li ritroviamo nel pavimento in mosaico realizzati dalla ditta Padoan di Venezia nel 1952 a seguito dei bombardamenti della seconda guerra che danneggiarono buona parte della struttura; oggi possiamo rimirarli nuovamente sotto la cupola in piena luce.

L’interno della Galleria Umberto I è un susseguirsi di richiami massonici; lo stesso incrocio ortogonale che da corpo a due strade delimitate da alcuni palazzi, disegnano un ottagono centrale. L’ottagono, e in generale il numero otto indica una figura geometrica di tradizione esoterica, che rimanda al concetto di equilibrio costruttivo delle forme e delle energie cosmiche (l’infinito). L’ottagono in massoneria rappresenta è il simbolo della resurrezione e della vita eterna, è per questo ricorre persistente all’interno della galleria: sono otto i pennacchi della cupola sulla quale sono rappresentate otto figure femminili in rame, che reggono otto lampadari. La luce è un’altro elemento prezioso che rischiara le ombre, sinonimo di Verità.

Ma degno di nota, simbolo caro alla tradizione esoterica e che cattura l’attenzione di noi profani è sicuramente la Stella di David, posta sul tamburo della cupola a ripetizione. Questo simbolo molto antico l’Esagramma, è formato dall’incontro di due triangoli equilateri (Maschile e Femminile) suggerisce l’equilibrio tra le forze cosmiche del Fuoco e dell’Acqua. E’ il famoso Sigillo di Salomone “Come in cielo così in terra” l’incontro tra la spiritualità e l’istinto, dal basso verso l’alto. La Stella di David, rappresenta la civiltà e la religiosità ebraica, e identifica lo stato di Israele.
La presenza della Stella di Davide presente nella Galleria Umberto, in rapporto alla Massoneria napoletana, non è un caso: la chiave è da individuare nei documenti storici, infatti si deve a una famiglia ebraica ovvero i Rothschild che fecero riprodurre la Stella di Davide, per omaggiare le loro radici.

I Rothschild furono (e lo sono ancora) una delle più potenti famiglie di banchieri tedeschi di origine ebraiche, presente durante il Regno delle Due Sicilie, che poco dopo la morte di re Ferdinando ll, lasciarono Napoli. In Europa furono presenti cinque linee di ramo austriaco e una linea di ramo inglese e francese.
A Napoli furono molto attivi stringendo grandi rapporti con il Vaticano fino al XX secolo.
Si narra che il loro nome sia al centro di teorie complottistiche, riguardanti il controllo e il declino dell’intera finanza mondiale a cui oggi assistiamo.
I Rothschild erano membri ed esponenti della Massoneria napoletana (ecco il legame con la galleria e le sue simbologie) e gli storici suppongono che essi finanziarono i Savoia per l’Unità d’Italia.

fonte https://grandenapoli.it/%E2%80%8Fla-galleria-umberto-i-di-napoli-un-tempio-di-simboli-massonici-celati-nellarte/

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