Posted by altaterradilavoro on Giu 13, 2021
La reazione armata delle popolazioni del Regno di Napoli – organizzate in gran parte nell’esercito della Santa Fede – contro la Repubblica Napoletana del 1799, va inserita nel più ampio contesto del così detto Triennio Giacobino (1796-1799) o, cambiando angolo di visuale, dell’Insorgenza (1796-1815), cioè dell’insieme delle sollevazioni contro-rivoluzionarie e antinapoleoniche in Italia.
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Posted by altaterradilavoro on Mag 24, 2021
1. Un primato sconosciuto
Il “mito fondativo” dell’industria serica napoletana è generalmente indicato nell’esperimento tardo settecentesco della colonia di San Leucio, a Caserta: esperimento sociale, industriale, architettonico e urbanistico di portata tale da riuscire ad appuntarsi, tra le altre cose, la medaglia del primato e della primogenitura della manifattura serica nel Regno di Napoli.
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Posted by altaterradilavoro on Mag 14, 2021
Nel Sud, a Pietrarsa, era attiva la più grande industria metalmeccanica d’Italia estesa su una superficie di più di tre ettari, l’unica in grado di costruire motrici navali[12] e le Due Sicilie erano l’unico Stato della penisola a non doversi avvalere di macchinisti inglesi per la loro conduzione poiché, dalla sua fondazione, fu istituita la “Scuola degli Alunni Macchinisti”.
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Posted by altaterradilavoro on Mar 11, 2021
I “lazzari” da popolo a plebaglia
Il Re, dicevano francesi e giacobini, s’è alleato cogli scomunicati e gli infedeli. Turchi e russi, in effetti, erano uno sparuto gruppetto ma al popolo napoletano, che i rivoluzionari volevano prendere dalla parte della fede, la cosa (dimenticando che, ai meridionali, la tolleranza non glie la può insegnare nessuno) non faceva né caldo né freddo: «pe ‘ Tata nuosto», come dicevano chiamando il Re Papà, erano pronti a far patti anche con Belzebù.
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Posted by altaterradilavoro on Mar 8, 2021
CAPITOLO IV
L’ECCLISSE DEL REGNO ILLUMINATO
Per la sedicenne Maria Carolina discendere dall’”Austria felix” alla felicissima Napoli fu come passare da un monastero di clausura ad un ballo mascherato. Come tutto, a cominciare dalla reggia, nel suo paese era sobrio, solenne, misurato, così a Napoli, a cominciare dalla natura, era fastoso, leggiadro, esagerato. Lo sposo, il diciassettenne Ferdinando era tenero e allegro e la corte faceva di tutto per procurare agli sposini ogni letizia. Il rigido “cerimoniale spagnolo” di Schönbrunn, i rigidissimi orari dell’Imperatrice madre, restarono solo un ricordo uggioso da cancellare fra feste, ricevimenti, colazioni sull’erba e giochi con le dame e i cavalieri fra i boschetti e le cascate di Caserta, a Capodimonte, a Portici, nei “siti reali”, nei teatri dove si esibiva la massima fioritura di musicisti e di cantanti d’Europa.
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