“Ernesto il disingannato” (romanzo del 1874) a cura di Gianandrea de Antonellis (IX)
Capitolo IX. Il duello
Molte volte Ernesto, sebbene ammaliato dalla bellezza e dall’amore di Erminia e gettato perciò nel fondo della più sozza passione, pure rientrava per qualche istante in sé stesso e specialmente allorquando i fatti che si andavano svolgendo e le necessità della rivoluzione portavano che Erminia troppo vivamente doveva far giocare le sue fisiche qualità per abbindolare un qualche importante merlotto che non poteva esser vinto in altro modo che mercé le attrattive della medesima; allora il suo cuore si sentiva punto da un acuto dardo e la sua fantasia giocava in maniera da farlo delirare; ma però le grazie della sua amante, le ragioni dell’opera che insieme portavano a compimento e le proteste della bella – la quale sosteneva essere essa interamente passiva in tutto ciò che faceva e che egli, sol egli era colui che veramente amava – lo persuadevano, quantunque in qualche momento non poteva persuadersi della figura non troppo lusinghiera che egli faceva.
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