La grande novità della Notte della Tammorra 2019 è la presenza di Peppe Barra. Il celebre artista partenopeo si esibirà per la prima volta sul palco della manifestazione insieme alla sua band formata da Paolo Del Vecchio alla chitarra, Ivan Lacagnina alla batteria, Giorgio Mellone al violoncello, Sasà Pelosi al basso e Luca Urciolo alla fisarmonica. “Ho studiato le tammurriate e il tamburo per 50 anni insieme alla Nccp e Roberto De Simone. – ha raccontato Peppe Barra – La Notte della Tammorra è una notte di gioia e felicità ma anche una notte di oblio per lasciarci alle spalle e dimenticare quello che questa brutta politica ci sta mostrando negli ultimi tempi. Proporrò durante la serata un po’ del mio repertorio e del mio gioco e cercheremo di divertirci tutti insieme”.
Direttamente dal “Museo e Festival della Zampogna” di Villa Latina arriveranno i suonatori di zampogne, organetti, ciaramelle e danzatrici del basso Lazio diretti dal maestro Domenico Fusco con Diego Fusco, Angelo Fusco, Luca Petrilli, Salvatore Sarda che indosseranno abiti tipici della zona con i famosi “scarpitti”. Al suono di Saltarelli e Ballarelle danzeranno Maya Tedesco, Marilena Norato, Lorenza Di Stefano e Cinzia Zomparelli. Carlo Faiello e la sua Banda Dionisiaca poi accoglieranno sul palco Giovanni Mauriello(con il figlio Matteo e la cantante Marianita Carfora), voce storica e co-fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare; Nello Daniele e Maurizio Capone presenze artistiche ‘diversamente folk’; inoltre, alcune tra le più belle voci napoletane come Fiorenza Calogero e Patrizia Spinosi e Marcello Vitale alla chitarra battente.
Faiello darà spazio anche alla ricerca etnomusicologica di Andrea Nerone (già Musica Nova) tra la piana del Volturno e quella del Garigliano; ai canti del Cilento con Paola Salurso e alla musica del sud Italia con Rosalba Santoro cantante di Santeramo in Colle, paese al confine tra Puglia, Calabria e Basilicata. Si esibiranno nelle danze: Erminia Parisi, Emilia Meoli e Enzo Esposito detto Tammurrièllo. Tante le iniziative collaterali come lo stage di danze popolari i cui partecipanti saranno invitati al ballo notturno. Per chi volesse aspettare l’alba magica del 16 agosto, gran finale di balli sul tamburo da parte di paranze spontanee.
L’Arte Musicale dell’ alta Terra di Lavoro torna alla Capitale, Napoli, dopo 2 secoli e mezzo alla Corte di Re Carlo ma questa volta non è Carlo di Borbone di Napoli ad aspettarli ma sarà Carlo Faiello, direttore artistico dell’ evento “La Notte della Tammorra” organizzato dall’ Ass. “Il Canto di Virgilio” che si terrà il 15 agosto 2019 a Napoli alla rotonda Diaz su lungomare Caracciolo.
L’evento da molti anni è diventato una tappa fissa della musica, non solo popolare, di tutta l’Italia Peninsulare, una volta Regno di Napoli, per volontà di Carlo Faiello che ha faticosamente recuperato lo spirito che animava la gloriosa festa di Piedigrotta, sostituì quella orgiastica di origine pagana pre-cristiana, che una volta l’anno e per molti secoli, accoglieva in quei pochi giorni tutti i musicanti, cantori, ballatrici e ballatori, termini che si usavano per il mondo della musica popolare, che da tutto il Regno arrivavano in pellegrinaggio a rendere omaggio alla Madonna di Piedigrotta per poi esibirsi con la loro musica e i loro balli; la Festa di Piedigrotta ha anticipato di alcuni secoli quello che oggi è l’Oktoberfest e i Festival sparsi in giro per il mondo. Carlo Faiello artista napoletano a 360 gradi illustre figlio della “Scuola Musicale Napoletana” che gli addetti ai lavori chiamano semplicemente “La Scuola”, ha dato il titolo “La Notte della Tammorra” per rendere omaggio alla sua amata città e alla sua amata terra ma ha voluto che divenisse anche un incontro tra tutte le arti musicali popolari del sud della Penisola Italica che si esibiscono in purezza prima del suo concerto. Inconsapevolmente Carlo Faiello ha ereditato, cosa vuol dire fidarsi e farsi guidare dalla propria anima che ti porta in una strada a te sconosciuta, anche il “modus operandi” dei Borbone che furono i primi che portarono i Lazzari e la Musica Popolare a Corte quando a palazzo Reale si festeggiavano la nascita degli Infanti e l’affiancarono alla Musica Importante, quella del San Carlo per intenderci confermando e rinnovando il “sacro e profano” che a Napoli ha la sua sede naturale. In pochi sanno che Ferdinando IV quando andò a Taranto per una visita diplomatica rimase folgorato dal ritmo della “PizzicaPizzica” e volle che fosse trascritta per farla diventare, come spesso ci ricorda il M.so Enzo Amato, musica “Esatta” per affiancarla alle più note “Tarantelle” e “Tammurriate”. Stessa cosa accadde quando ascoltò per la prima volta il “Salterello” di cui rimase rapito e volle che seguisse la stessa sorte della “PizzicaPizzica” facendolo trascrivere e pretese che le suddette musiche venissero suonate al suo funerale insieme alla Tarantella e alla Tammurriata “(Lettera di. FERDINANDO. QUARTO DI BORBONE a suo figlio. Francesco, dicembre 1820). …. donò al consorte e all’intero reame …… beffardo funerale alla misera …… specie di salterello campagnolo, …… tenevano spettacoli di tarantella e..”
Carlo Faiello seguendo il suo istinto di artista napoletano e grande personaggio di Cultura che non l’assorbe ma la crea, dopo che nelle precedenti edizioni ha portato a Napoli musiche del Cilento, del Salento, della Calabria, del Gargano e della Sicilia quest’anno ha voluto anche la musica popolare dell’alta Terra di Lavoro, degli Abruzzi, del Molise e dei territori che una volta confinavano con il Regno di Napoli che sono il Saltarello o Salterello e Ballarella. Gli artisti che hanno avuto il piacere e l’onore di essere stati scelti da Carlo Faiello a rappresentare l’alta Terra di Lavoro sono delle vere eccellenze che da anni spendono la propria vita nel conservare e trasmettere le vere tradizioni musicali, e non solo, del nostro territorio. I Musicanti vengono dalla Valle di Comino, in Terra di Lavoro, per l’esattezza da Villa Latina, una volta e per molti secoli Agnone, luogo che da i natali a grandi Zampognari che da tempo immemore diffondono la propria Musica in tutto il mondo che a Napoli divenne arte, avranno i nomi di Domenico Fusco alla Zampogna a Chiave, Diego Fusco alla Ciaramella, Angelo Fusco alla Zampogna, Petrilli Luca al Tamburello e Salvatore Sarda all’Organetto che indosseranno gli abiti tipici della zona con i famosi “Scarpitti” ai piedi noti anche perché indossati dai Briganti Insorgenti. Alle danze si esibiranno le “Ballatrici” che avranno il nome di Maya Tedesco, Marilena Norato, Lorenza Di Stefano e Cinzia Zomparelli. Con queste premesse, che ad alcuni possono sembrare esagerate o di parte, vi invitiamo a venire il 15 agosto ’19 a Napoli alla “Notte della Tammorra” perché non sarà un normale concerto ma una grande festa non popolana ma Popolare scritto per l’appunto con la P maiuscola dove tutti saranno protagonisti e ci sarà da divertirsi.
CARLO FAIELLO
Premio “La Nuova Canzone Napoletana” conferito dal Festival della Canzone Napoletana di Calvello (Pz).
Venerdì 9 Agosto h 22:00 –
Chiostro di S. Maria _ Progetto Calvello / Matera
Festival NAPOLI – BASILICATA: Un legame indissolubile che affonda le radici nel Regno delle due Sicilie. Percorsi della storia come i concerti itineranti, che nella musica intrecciano i loro confini.
I programmi dei concerti saranno condotti da un fil rouge da Napoli alla Basilicata, dai moti rivoluzionari al brigantaggio, dalle villanelle alle tarantelle fino ad approdare alla musica colta dei compositori di scuola napoletana formatisi nel Regio Conservatorio di San Pietro a Majella.
Chi conosce anche leggermente la storia del territorio Aurunco, della Terra di Lavoro e del Regno di Napoli sa perfettamente che la prima edizione della Festa Popolare della Tammorra tenutasi a Sessa Aurunca, una volta Ducato, non era un episodio sporadico se avesse avuto un riscontro positivo ma sarebbe stato solo l’inizio di una nuova storia.
Sabato
29 giugno 2019 alle ore 20.30 terzo appuntamento della Stagione di Concerti
dell’Associazione Domenico Scarlatti presso il Centro di Cultura Domus Ars sito
in via Santa Chiara 10c Napoli.
L’Associazione
Domenico Scarlatti che quest’anno compie trentacinque anni di attività
ininterrotta, ha scelto come luogo deputato allo svolgimento dei concerti il
Centro di Cultura Domus Ars nel cuore del Centro Storico cittadino che si sta
imponendo come una delle Sale più belle e funzionali per programmare musica
Classica, Popolare e Jazz. Oltre agli spettacoli programmati da Carlo Faiello
direttore artistico del Centro, grazie
all’instancabile lavoro di Rachele Cimmino, Domus Ars è stata scelta da Antonio
Florio per la bellissima Rassegna di Musica Barocca Sicut Sagittae, dal direttore
artistico dell’Associazione Alessandro Scarlatti Tommaso Rossi per programmare
bellissime attività con la prestigiosa Associazione napoletana, dalla nostra
Associazione con il Festival internazionale del ‘700 Musicale Napoletano e da
altre realtà musicali presenti in Città. Saranno protagonisti del Concerto di
Sabato, Gabriella Colecchia – una delle più interessanti voci italiane,
vincitrice del prestigioso Luciano Pavarotti International Voice Competition di
Philadelphia ed interprete di grandi opere in tutto il mondo esibendosi in
prestigiosi teatri tra cui il Teatro Real di Madrid, il Teatro Coliseo di
Buenos Aires e il Teatro San Carlo di Napoli – Il chitarrista Francesco Scelzo –
che si sta imponendo con il suo ultimo lavoro discografico presentato il 7
giugno in questa Stagione Concertistica in
maniera eccelsa mostrano grande musicalità
e un virtuosismo fuori dal comune, interpretando brani in chiave Jazzistica del
chitarrista Roland Dyens con una tale perfezione come se il compositore
francese li avesse scritti appositamente per lui ed Enzo Amato chitarrista – compositore
e direttore d’orchestra conosciuto per la sua immensa passione per il
Settecento Musicale Napoletano. Il Concerto ha come titolo Neapolitanata: Arie
fuori e dentro al Palazzo” e presenterà brani colti e popolari di Giovanni
Paisiello, Niccolò Piccinni, Saverio Mercadante, Gaetano Donizetti, Gioacchino
Rossini e Anonimi in voga nel Settecento al tempo dei Borbone.