Bei tempi di detta per Ferdinando IV quelli in cui a fargli da cervello erano stati i Tanucci e i Caracciolo, e a dar lustro al suo Regno era stati, con il loro ingegno, i Genovesi e i Filangieri ! Bei Tempi davvero, con i politici a lavorare e bene, per il trono delle Sicilie, e il titolare a spassarsela sparando a beccafichi e starne, e… popolando San Leucio !
Si era creata, tra questi generali, assassini di contadini inermi, una sorta di consorteria terroristica; sembrava che si fosse innescata tra loro una classifica di coglioneria tramutatasi in barbarie.
Il Servizio sanitario nazionale del Regno delle due Sicilie fu istituito nel 1853 e fu il primo del genere in tutta Europa. Questo provvedimento dava diritto a tutti i cittadini del Regno all’accesso gratuito alle cure mediche. Diritto alla Salute. (questo per coloro che ancora credono alla fandonia della supposta arretratezza del Regno di Napoli).
Questo il regolamento emanato nel 1853 con un decreto del Re Ferdinando II di Borbone. Da ricordare inoltre che già a maggio 1789 il pugliese Antonio Pianelli aveva elaborato e codificato, per conto del sovrano borbonico, il primo provvedimento di assistenza sanitaria gratuita mirata agli operai delle famose seterie di San Leucio di Caserta.
Questo fu in assoluto il primo esperimento in Europa di attività produttiva integrata alla società. Il sistema di assistenza sanitaria, insieme al modello del “real albergo dei poveri” ed al sistema di inserimento sociale ed economico tipo “reddito di cittadinanza”, furono tutti aboliti con l’avvento del Regno di Savoia, che eliminò nel Sud Italia tutto il sistema di sopporto sociale in auge.
150 anni fa le cupole francesi e inglesi della massoneria internazionale decretarono l’assetto da dare all’Europa e al mondo. Col pretesto della <<Rivoluzione Liberale>> sancirono per la penisola italica il cosiddetto Risorgimento che avrebbe portato all’accentramento del potere politico ed economico sfruttando l’idealismo di qualche benpensante. Riuscirono nell’operazione.
Da “Scienze delle Finanze” di Francesco Saverio Nitti (Pierro, 1903) scopriamo che le monete degli antichi Stati Italiani al momento dell’annessione ammontavano a circa 669 milioni, di cui ben 443 milioni appartenevano al Regno delle Due Sicilie (il Banco di Napoli poteva vantare la più grande raccolta di denaro pubblico) e i restanti 226 milioni erano ripartiti fra: il regno di Sardegna, Lombardia, Ducato di Modena, Parma e Piacenza, Roma, Romagna – Marche e Umbria, Toscana, Venezia.