Alta Terra di Lavoro

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Il viaggio di Nietzsche nel Sud Italia

Posted by on Dic 5, 2019

Il viaggio di Nietzsche nel Sud Italia

Riportiamo un ampio stralcio di un articolo pubblicato sulla rivista l’Alfiere, a firma di Edoardo Vitale, dedicato al viaggio del grande pensatore Friedrich Nietzsche nel Meridione d’Italia.
Ringraziamo Eduardo Vitale per l’autorizzazione alla pubblicazione.

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Protesta di cento studiosi contro i recenti atti sacrileghi di Papa Francesco

Posted by on Nov 13, 2019

Protesta di cento studiosi contro i recenti atti sacrileghi di Papa Francesco

Protesta di cento studiosi contro i recenti atti sacrileghi di Papa Francesco

Un documento in sette lingue contro gli atti sacrileghi commessi da papa Francesco durante il recente Sinodo sull’Amazzonia è stato sottoscritto da cento studiosi, sacerdoti e laici. I firmatari del documento ricordano tra l’altro che il 4 ottobre Papa Francesco ha partecipato ad un atto di adorazione della dea pagana Pachamama nei Giardini Vaticani e il 7 ottobre l’idolo è stato, posto di fronte all’altare maggiore di San Pietro e poi portato in processione nella Sala del Sinodo.

Queste cerimonie sono state condannate come idolatriche o sacrileghe dal cardinale Walter Brandmüller, dal cardinale Raymond Burke dal cardinale Gerhard Müller, dal cardinale Jorge Urosa Savino, dall’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, dal vescovo Athanasius Schneider, dal vescovo José Luis Azcona Hermoso, dal vescovo Rudolf Voderholzer e dal vescovo Marian Eleganti.

Gli studiosi chiedono «rispettosamente a Papa Francesco di pentirsi pubblicamente e senza ambiguità, di questi peccati oggettivamente gravi e di tutte le trasgressioni pubbliche che ha commesso contro Dio e la vera religione, e di riparare questi oltraggi” e “a tutti i vescovi della Chiesa Cattolica di rivolgere una correzione fraterna a Papa Francesco per questi scandali, e di ammonire i loro greggi che, in base a quanto affermato dall’insegnamento della fede Cattolica divinamente rivelato, se seguiranno l’attuale Papa nell’offesa contro il Primo Comandamento, rischiano la dannazione eterna».

Tra i cento firmatari il moralista John F. McCarthy, il teologo Brian W. Harrison, lo storico Roberto de Mattei, il ricercatore John Lamont, il filosofo del diritto Paolo Pasqualucci, il medievalista Claudio Pierantoni, il patrologo John Rist, il filosofo Josef Seifert, lo storico Henry Sire, la principessa Gloria Thurn und Taxis, il filosofo Giovanni Turco, lo studioso Jose Antonio Ureta e John-Henry Westen, cofondatore del sito LifeSiteNews.

PROTESTA CONTRO GLI ATTI SACRILEGHI DI PAPA FRANCESCO

Noi sottoscritti chierici, studiosi e intellettuali cattolici, protestiamo e condanniamo gli atti sacrileghi e superstiziosi commessi da Papa Francesco, il Successore di Pietro, durante il recente Sinodo sull’Amazzonia tenutosi a Roma.

Questi atti sacrileghi sono i seguenti:

  • Il 4 ottobre Papa Francesco ha partecipato ad un atto di adorazione idolatrica della dea pagana Pachamama[1].
  • Ha permesso che questo culto avesse luogo nei Giardini Vaticani, profanando così la vicinanza delle tombe dei martiri e della chiesa dell’Apostolo Pietro.
  • Ha partecipato a questo atto di adorazione idolatrica benedicendo un’immagine lignea della Pachamama[2].
  • Il 7 ottobre, l’idolo della Pachamama è stato posto di fronte all’altare maggiore di San Pietro e poi portato in processione nella Sala del Sinodo. Papa Francesco ha recitato preghiere durante una cerimonia che ha coinvolto questa immagine e poi si è unito a questa processione[3].
  • Quando le immagini in legno di questa divinità pagana sono state rimosse dalla chiesa di Santa Maria in Traspontina, dove erano state collocate sacrilegamente, e gettate nel Tevere da alcuni cattolici oltraggiati da questa profanazione della chiesa, Papa Francesco, il 25 ottobre, si è scusato per la loro rimozione, e una nuova immagine di legno della Pachamama è stata restituita alla chiesa[4]. In tal modo è incominciata un’ulteriore profanazione.
  • Il 27 ottobre, nella Messa conclusiva del Sinodo, ha ricevuto una ciotola usata nel culto idolatrico della Pachamama e l’ha collocata sull’altare[5].

Lo stesso Papa Francesco ha confermato che queste immagini in legno sono idoli pagani. Nelle sue scuse per la rimozione di questi idoli da una chiesa Cattolica, li ha chiamati specificamente Pachamama[6], nome di una falsa dea della madre terra secondo una credenza religiosa pagana del Sud America.

Svariate caratteristiche di queste cerimonie sono state condannate come idolatriche o sacrileghe dal cardinale Walter Brandmüller, dal cardinale Gerhard Müller, dal cardinale Jorge Urosa Savino, dall’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, dal vescovo Athanasius Schneider, dal vescovo José Luis Azcona Hermoso, dal vescovo Rudolf Voderholzer e dal vescovo Marian Eleganti[7]. Infine, anche il cardinale Raymond Burke ha dato la stessa interpretazione in un’intervista[8].

Questa partecipazione all’idolatria è stata preceduta dalla dichiarazione intitolata “Documento sulla Fraternità Umana”, firmata da Papa Francesco e Ahmad Al-Tayyeb, il Grande Imam della Moschea di Al-Azhar, il 4 Febbraio 2019[9]. Questa dichiarazione affermava:

“Il pluralismo e la diversità di religioni, colore, sesso, razza e linguaggio sono voluti da Dio nella Sua saggezza, attraverso la quale ha creato gli esseri umani. Questa saggezza divina è la fonte da cui discende il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi”. 

Il coinvolgimento di Papa Francesco nelle cerimonie idolatriche indica che egli intendeva dare a questa affermazione un senso eterodosso, il quale consente che l’adorazione pagana di idoli venga considerata un bene voluto da Dio in senso positivo.

Inoltre, nonostante egli abbia informato privatamente il vescovo Athanasius Schneider che “Tu [il Vescovo] puoi dire che la frase in questione sulla diversità delle religioni vuole significare la volontà permissiva di Dio …”[10],Francesco non ha mai corretto in questo senso l’affermazione di Abu Dhabi. Nel suo successivo discorso nell’udienza pubblica del 3 aprile 2019, Francesco, rispondendo alla domanda “Perché Dio permette che ci siano tante religioni?”, al riguardo ha fatto riferimento alla “volontà permissiva di Dio” come spiegato dalla teologia Scolastica, ma ha dato al concetto un significato positivo, dichiarando che “Dio ha voluto permetterlo” perché, nonostante “ci siano tante religioni” esse “guardano pur sempre al cielo, guardano a Dio” (enfasi nostra)[11]. Non c’è il minimo riferimento al concetto che Dio permetta l’esistenza di false religioni, allo stesso modo in cui permette l’esistenza del male in generale. Anzi, la chiara implicazione è che Dio permette l’esistenza di “tante religioni” perché sono buone in quanto “guardano pur sempre al Cielo, guardano a Dio”.

Peggio ancora, Papa Francesco da allora ha confermato la mai smentita dichiarazione di Abu Dhabi istituendo un “comitato interreligioso”[12], poi ufficialmente chiamato “Alto Comitato” (“Higher Committee”)[13], con sede negli Emirati Arabi Uniti, per promuovere gli “obiettivi” del documento;e promuovendo una direttiva del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso indirizzata ai direttori di tutti gli Istituti superiori di istruzione cattolici, e indirettamente a tutti professori universitari cattolici, chiedendo loro di dare “la più ampia diffusione possibile” al documento, compresa la sua affermazione, mai corretta, che Dio vuole la “diversità delle religioni” proprio come vuole la diversità di colore, sesso, razza e lingua[14].

L’autorizzazione ad adorare chiunque o qualsiasi cosa diversa dall’unico vero Dio, la Santissima Trinità, è una violazione del Primo Comandamento. Certamente ogni partecipazione a qualsiasi forma di venerazione degli idoli è condannata da questo Comandamento ed è un peccato oggettivamente grave, indipendentemente dalla colpevolezza soggettiva, che solo Dio può giudicare[15].

San Paolo insegnò alla Chiesa primitiva che il sacrificio offerto agli idoli pagani non era offerto a Dio ma piuttosto ai demòni quando disse nella sua Prima Lettera ai Corinzi:

“Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa? No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni” (1 Cor. 10, 19-21).

Con queste azioni Papa Francesco è incorso nella reprimenda emanata dal Secondo Concilio di Nicea:

“Molti pastori hanno distrutto la mia vigna, hanno contaminato il mio territorio. Poichè seguirono uomini empi e, confidando nelle loro proprie follie, calunniarono la santa Chiesa, che Cristo nostro Dio ha preso per Sua sposa, e non riuscirono a distinguere il santo dal profano, affermando che le icone di nostro Signore e dei Suoi santi non fossero diverse dalle immagini lignee di idoli satanici”[16].

Con immenso dolore e profondo amore per la Cattedra di Pietro, imploriamo Dio Onnipotente di risparmiare ai membri colpevoli della Sua Chiesa sulla terra, la punizione che meritano per questi terribili peccati.

Chiediamo rispettosamente a Papa Francesco di pentirsi pubblicamente e senza ambiguità, di questi peccati oggettivamente gravi e di tutte le trasgressioni pubbliche che ha commesso contro Dio e la vera religione, e di riparare questi oltraggi.

Chiediamo rispettosamente a tutti i vescovi della Chiesa Cattolica di rivolgere una correzione fraterna a Papa Francesco per questi scandali, e di ammonire i loro greggi che, in base a quanto affermato dall’insegnamento della fede Cattolica divinamente rivelato, se seguiranno il suo esempio nell’offesa contro il Primo Comandamento, rischiano la dannazione eterna.

9 Novembre 2019                                                                    

In Festo dedicationis Basilicae Lateranensis
“Terribilis est locus iste: hic domus Dei est et porta caeli; et vocabitur aula Dei”

Lista dei firmatari

Dr Gerard J.M. van den Aardweg, The Netherlands

Dr Robert Adams, medical physician in Emergency & Family Medicine

Donna F. Bethell, J.D.

Tom Bethell, senior editor of The American Spectator and book author

Dr Biagio Buonomo, PhD in Ancient Christianity History and former culture columnist (1990-2013) for L’Osservatore Romano

François Billot de Lochner, President of Liberté politique, France

Rev. Deacon Andrew Carter B.Sc. (Hons.) ARCS DipPFS Leader, Marriage & Family Life Commission, Diocese of Portsmouth, England

Mr. Robert Cassidy, STL

Dr Michael Cawley, PhD, Psychologist, Former University Instructor, Pennsylvania, USA

Dr Erick Chastain, PhD, Postdoctoral Research Associate, Department of Psychiatry, University of Wisconsin-Madison

Fr Linus F Clovis

Lynn Colgan Cohen, M.A., O.F.S.

DrColin H. Jory, MA, PhD, Historian, Canberra, Australia

Rev Edward B. Connolly, Pastor Emeritus, St. Joseph Parish St. Vincent de Paul Parish, Girardville PA

Prof. Roberto de Mattei, Former Professor of the History of Christianity, European University of Rome, former Vice President of the National Research Council (CNR)

José Florencio Domínguez, philologist and translator

Deacon Nick Donnelly, MA Catholic Pastoral & Educational Studies (Spiritual Formation), England

Fr Thomas Edward Dorn, pastor of Holy Redeemer Parish in New Bremen OH in the Archdiocese of Cincinnati

Fr Stefan Dreher FSSP, Stuttgart, Germany

Dr Michael B. Ewbank, PhD in Philosophy, Loras College, retired, USA

Fr Jerome Fasano, Pastor, St John the Baptist Church, Front Royal, Virginia, USA

Dr James Fennessy, MA, MSW, JD, LCSW, Matawan, New Jersey, USA

Christopher A. Ferrara, J.D., Founding President of the American Catholic Lawyers’ Association

Fr Jay Finelli, Tiverton, RI, USA

Prof. Michele Gaslini, Professor of Public Law, University of Udine, Italy

Dr Linda M. Goulash, M.D.

Dr Maria Guarini STB, Pontificia Università Seraphicum, Rome; editor of the website Chiesa e postconcilio

Fr Brian W. Harrison, OS, STD, associate professor of theology of the Pontifical Catholic University of Puerto Rico (retired), Scholar-in-Residence, Oblates of Wisdom Study Center, St. Louis, Missouri, USA

Sarah Henderson DCHS MA (RE & Catechetics) BA (Mus)

Prof. Robert Hickson PhD, Retired Professor of Literature and of Strategic-Cultural Studies

Dr Maike Hickson PhD, Writer and Journalist

Prof., Dr.rer.pol., Dr.rer.nat. Rudolf Hilfer, Professor of Theoretical Physics at Universität Stuttgart

Fr John Hunwicke,Former Senior Research Fellow, Pusey House, Oxford

Fr Edward J. Kelty, OS, JCD, Defensor Vinculi, SRNC rota romana 2001-19, Former Judicial Vicar,  Archdiocese of Ferrara, Judge, Archdiocese of Ferrara

Dr Ivo Kerže, prof. phil.

Dr Thomas Klibengajtis, former Assistant Professor of Catholic Systematic Theology, Institute of Catholic Theology, Technical University Dresden, Germany

Dr Peter A. Kwasniewski, PhD, USA

Dr John Lamont, DPhil (Oxon.)

Dr Dorotea Lancellotti, catechist, co-founder of the website: https://cooperatores-veritatis.org/

Dr Ester Ledda, consecrated laywoman, co-founder of the website https://cooperatores-veritatis.org/

Fr Patrick Magee, FLHFa Franciscan of Our Lady of the Holy Family, canonical hermit in the Diocese of Fall River, Massachusetts

Dr Carlo Manetti, jurist and lecturer, Italy

Dr Christopher Manion, PhD, KM,Humanae Vitae Coalition, Front Royal, Virginia, USA

Antonio Marcantonio, MA

Michael J. Matt, Editor, The Remnant, USA

Jean-Pierre Maugendre, general delegate, Renaissance catholique, France

Msgr John F. McCarthy, JCD, STD, retired professor of moral theology, Pontifical Lateran University

Prof. Brian M. McCall, Orpha and Maurice Merrill Professor in Law, Special Advisor to the Provost for Online Education, University of Oklahoma

Patricia McKeever, B.Ed. M.Th.Editor, Catholic Truth, Scotland

Mary Angela McMenamin, MA in Biblical Theology from John Paul the Great Catholic University

Fr Cor Mennen, lecturer canon law at the diocesan Seminary of ‘s-Hertogenbosch and member of the cathedral chapter

Rev Michael Menner, Pastor

Dr Stéphane Mercier, Ph.D., S.T.B., former research fellow and lecturer at the University of Louvain

David Moss,President, Association of Hebrew Catholics, St. Louis, Missouri

Dr Claude E Newbury, M.B. B.Ch., D.T.M & H., D.P.H., D.O.H., M.F.G.P., D.C.H., D.A., M. Prax Med.

Prof. Giorgio Nicolini, writer, Director of “Tele Maria”

Fr John O’Neill, STB, Dip TST, Priest of the Diocese of Parramatta, member of Australian Society of Authors

Fr Guy Pagès, Archdiocese of Paris, France

Prof. Paolo Pasqualucci, Professor of Philosophy (retired), University of Perugia, Italy

Fr Dean P. Perri, Diocese of Providence, Our Lady of Loreto Church

Dr Brian Charles Phillips, MD

Dr Mary Elizabeth Phillips, MD

Dr Robert Phillips, Professor (emeritus) Philosophy: Oxford University, Wesleyan University, University of Connecticut

Prof. Claudio Pierantoni, Professor of Medieval Philosophy, University of Chile; former Professor of Church History and Patrology at the Pontifical Catholic University of Chile

Prof. Enrico Maria Radaelli, Professor of Aesthetic Philosophy and Director of the Department of  Aesthetic Philosophy of the International Science and Commonsense Association (ISCA), Rome, Italy

Dr Carlo Regazzoni, Philosopher of Culture, Therwill, Switzerland

Prof. John Rist, Professor emeritus of Classics and Philosophy, University of Toronto

Dr Ivan M. Rodriguez, PhD

Fr Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez, Pastor, Diocesan Catholic Priest, Caracas, Venezuela.

John F. Salza, Esq.

Fr Timothy Sauppé, S.T.L., pastor of St. Mary’s (Westville, IL.) and St. Isaac Jogues (Georgetown, IL.)

Fr John Saward, Priest of the Archdiocese of Birmingham, England

Prof. Dr Josef Seifert, Director of the Dietrich von Hildebrand Institute of Philosophy, at the Gustav Siewerth Akademie, Bierbronnen, Germany

Mary Shivanandan, Author and consultant

Dr Cristina Siccardi, Church Historian and author

Dr Anna M. Silvas, senior research adjunct, University of New England NSW Australia.

Jeanne Smits, journalist, writer, France

Dr Stephen Sniegoski, PhD, historian and book author

Dr Zlatko Šram, PhD, Croatian Center for Applied Social Research

Henry Sire, Church historian and book author, England

Robert J. Siscoe, author

Abbé Guillaume de Tanoüarn, Doctor of Literature

Rev Glen Tattersall, Parish Priest, Parish of St. John Henry Newman, Australia

Gloria, Princess of Thurn und Taxis, Regensburg, Germany

Prof. Giovanni Turco, associate professor of Philosophy of Public Law, University of Udine, Italy

Fr Frank Unterhalt, Pastor, Archdiocese of Paderborn, Germany

José Antonio Ureta, author

Adrie A.M. van der Hoeven, MSc, physicist

Dr Gerd J. Weisensee, Msc, Switzerland

John-Henry Westen, MA, Co-Founder and Editor-in-Chief LifeSiteNews.com

Dr Elizabeth C. Wilhelmsen, Ph.D. in Hispanic Literature, University of Nebraska-Lincoln, retired

Willy Wimmer, Secretary of State, Ministry of Defense, (ret.), Germany

Prof. em. Dr Hubert Windisch, priest and theologian, Germany

Mo Woltering, MTS, Headmaster, Holy Family Academy, Manassas, Virginia, USA

Miguel Ángel Yáñez, editor of Adelante la Fe

Per consultare il documento completo, clicca quì.

[1]  Vedere il video completo del rito pagano su: Vatican News: https://www.religionenlibertad.com/video/118451/Ritual-de-la-Madre-Tierra-en-el-Vaticano.html   

[2]https://www.lifesitenews.com/news/watch-pope-francis-blesses-controversial-pachamama-statue-before-opening-amazon-synod

[3]Qui una foto dell’evento: https://catholicherald.co.uk/commentandblogs/2019/10/12/amazon-synod-where-we-are-after-week-one/

[4]https://www.lifesitenews.com/news/pope-calls-statues-pachamamas-and-apologizes-for-their-removal-from-church

https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2019/10/26/nuova-statua-indigena-chiesa-del-furto-per-festeggiare-pachamama-ripescata_65LXEc3iqkBiAt7IZVYw4O.html

[5]https://insidethevatican.com/news/newsflash/letter-59-2019-in-plain-sight/

[6]Le parole del Santo Padre con una traduzione inglese qui: https://rorate-caeli.blogspot.com/2019/10/francis-defiant-in-defense-of-pagan.html.

[7]https://www.lifesitenews.com/blogs/six-cardinals-and-bishops-who-condemned-pagan-pachamama-rituals-at-vatican

[8]https://www.nytimes.com/2019/11/09/opinion/cardinal-burke-douthat.html

[9]http://w2.vatican.va/content/francesco/en/travels/2019/outside/documents/papa-francesco_20190204_documento-fratellanza umana.html

[10]https://www.lifesitenews.com/news/bishop-schneider-extracts-clarification-on-diversity-of-religions-from-pope-francis-brands-abuse-summit-a-failure

[11]http://w2.vatican.va/content/francesco/en/audiences/2019/documents/papa-francesco_20190403_udienza-generale.html. Cfr. anche:
https://www.lifesitenews.com/news/fr.-thomas-weinandy-comments-on-abu-dhabi-statement

[12]https://www.lifesitenews.com/news/pope-francis-welcomes-controversial-abu-dhabi-document

[13]https://www.vaticannews.va/en/pope/news/2019-09/committee-document-human-brotherhood.html

Its official website: https://www.forhumanfraternity.org/higher-commitee

[14]https://www.lifesitenews.com/blogs/pope-asks-universities-to-disseminate-his-claim-diversity-of-religions-is-willed-by-god

[15] Come spiega il Professor Josef Seifert: “Anche nel caso che non vi sia dietro un’intenzione soggettiva idolatrica, come afferma Papa Francesco, il fatto oggettivo di collocare idoli in una Chiesa, e addirittura in San Pietro, è un’offesa contro Dio e un atto oggettivamente sacrilego.” Si veda: https://gloria.tv/post/nK8YgEUATNuj4WXBi9WrfBzPg

Si vedano tutte le citazioni bibliche rilevanti nella lettera aperta di S.E. Mons. Schneider: https://www.lifesitenews.com/news/bishop-athanasius-schneider-issues-open-letter-condemning-pachamama-statue-as-new-golden-calf

[16] Vedere Concilium Nicaenum II (787), in: Corpus Christianorum. Conciliorum Oecumenicorum Generaliumque Decreta, ed. G. Alberigo, I: The Oecumenical Councils. From Nicaea I to Nicaea II, Turnhout 2006, 295-345.

fonte https://www.corrispondenzaromana.it/protesta-di-cento-studiosi-contro-i-recenti-atti-sacrileghi-di-papa-francesco/

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Conclusioni della fine del Regno delle Due Sicilie

Posted by on Nov 6, 2019

Conclusioni della fine del Regno delle Due Sicilie

L’invasione piemontese del pacifico Stato delle Due Sicilie fu ben più di una semplice sconfitta militare e si può affermare che essa ha tanto inciso sulla nostra vita sociale ed economica che ancora oggi viviamo nell’atmosfera creata da quell’evento, dal quale sono nati tutti i nostri mali presenti. Gli effetti di una sconfitta militare, infatti, per quanto terribili, col tempo vengono sanati se il territorio e la popolazione non vengono annessi a quelli del vincitore. Per le Due Sicilie, invece, a causa della particolare posizione geografica, senza soluzione di continuità territoriale con il resto della penisola italiana, l’annessione ha prodotto effetti così devastanti che la coscienza del popolo stesso ne è stata alterata. La storia più che millenaria del Sud, ricca di immense glorie e di immani tragedie, prima dell’occupazione piemontese era stata la storia di un popolo che non aveva mai perso, nel bene e nel male, la propria identità nazionale. E’ stata, dunque, questa perdita, causata dalla forzata unione con gli altri popoli della penisola; il più grave danno inferto al Popolo Duosiciliano. Il Regno delle Due Sicilie proprio nel 1860 si stava trasformando in un grande Stato moderno. C’erano tutte le premesse, perché allora era una tra le più progredite nazioni d’Europa, ma la delittuosa opera delle sette che governavano la Francia e l’Inghilterra e la sete di conquista savoiarda ne distrussero i beni e le tradizioni, compiendo un vero e proprio genocidio umano e spirituale. Come fu precisato da Lemkin, che definì per primo il concetto di genocidio, esso “non significa necessariamente la distruzione immediata di una nazione…. esso intende designare un piano coordinato di differenti azioni miranti a distruggere i fondamenti essenziali della vita dei gruppi nazionali…… Obiettivi di un piano siffatto sarebbero la disintegrazione delle istituzioni politiche e sociali della cultura, della lingua, dei sentimenti nazionali della religione e della vita economica dei gruppi nazionali e la distruzione della sicurezza personale, della libertà, della salute, della dignità e persino delle vite degli individui… non a causa delle loro qualità individuali ma in quanto membri del gruppo nazionale”. Si dice, inoltre, che vi sono due metodi per cancellare l’identità di un popolo: il primo, quello di distruggere la sua memoria storica; il secondo, quello di sradicarlo dalla propria terra per mischiarlo con altre etnie. Noi Duosiciliani abbiamo subito entrambi i soprusi, ma fortunatamente, per la nostra storia di quasi tremila anni, il nostro inconscio collettivo ci ha salvati in parte dalla distruzione della nostra identità nazionale. La principale causa del crollo delle Due Sicilie va, senza dubbio, inquadrata nel marciume generato dalla corruzione massonica. Esso era dappertutto: nelle articolazioni statali, nell’esercito, nella magistratura, nell’alto clero (fatta salva gran parte dell’episcopato), nella corte del Re, vera tana di serpenti velenosi. Infatti, come ha esattamente analizzato Eduardo Spagnuolo: “addebitare ai piemontesi le colpe del nostro disastro e’ vero solo in parte e contrasta anche con i documenti dell’epoca. La responsabilità della perdita della nostra indipendenza e della nostra rovina è per intero della classe dirigente duosiciliana, che si fece corrompere in ogni senso. Non a caso le bande guerrigliere più motivate, come quella del generale Crocco e del sergente Romano, si muovevano per colpire, innanzitutto, i collaborazionisti e gli ascari delle guardie nazionali”. L’opposizione armata, tuttavia, fu soltanto un aspetto della più vasta resistenza all’invasione piemontese, perché la resistenza si sviluppò per anni in modo civile. Numerose furono le proteste della magistratura e dei militari, le resistenze passive dei dipendenti pubblici e i rifiuti della classe colta a partecipare alle cariche pubbliche. Moltissime le manifestazioni di malcontento della popolazione, soprattutto nell’astensione alla partecipazione ai suffragi elettorali, e la diffusione, ad ogni livello, della stampa legittimista clandestina contro l’occupazione piemontese. Mai, nella sua storia, lo Stato delle Due Sicilie aveva subito una così atroce invasione. Quante ricchezze, inoltre, furono distrutte insensatamente, che avrebbero potuto fare veramente grande l’Italia. L’economia dell’Italia meridionale, poi, ebbe un crollo verticale non solo perchè il centro propulsore fu spostato al Nord, che ne venne privilegiato, ma anche perché la concezione dogmatica del liberoscambismo imposto dal Piemonte, impedì in seguito di porvi dei ripari. Il miope colonialismo dei piemontesi, come poi si rivelò l’occupazione dei “liberatori“, divenne una vera e propria tragedia, che dura ancora ai nostri giorni e che solo il conciliante e forte temperamento della gente del Sud ha impedito che divenisse una catastrofe irreversibile. Gli abitanti delle Due Sicilie furono usati, prima come carne da cannone per le altre guerre coloniali dei Savoia, poi come mercato per i prodotti delle industrie del Nord e come serbatoio di voti per quei ciechi politici meridionali, spesso solo servi sciocchi delle lobby del cosiddetto “triangolo industriale”. La classe dirigente meridionale, inoltre, allo scopo di conservare piccoli vantaggi domestici, ha fiancheggiato sempre tutti i governi che si sono avvicendati in Italia dall’inizio dell’occupazione, governi che pur definendosi “italiani”, hanno curato solo e sempre gli interessi di alcuni, i quali per questo mantengono eterna la ” questione meridionale“. Il Popolo delle Due Sicilie, in tutta la sua lunghissima storia, non ha mai fatto una guerra d’aggressione contro altre genti. Ha dovuto, invece, sempre difendersi dalle aggressioni degli altri popoli, che lo hanno assalito con le armi o con le menzogne. Ancora oggi dal Nord dell’Italia, per una congenita ignoranza, alimentata continuamente dalla propaganda risorgimentale avallata dallo Stato “italiano”, siamo ancora puerilmente aggrediti con violenze verbali, con luoghi comuni sui “meridionali”. Nella considerazione di tutti gli avvenimenti succedutisi dopo il 1860 fino ad oggi si può senza dubbio affermare che proprio a causa di quel violento movimento nato nel Nord, il cosiddetto “risorgimento”, si originò un processo autodistruttivo, che, passando attraverso continue guerre, per lo più suggestivamente etichettate, culminò nel fascismo, che, con la sua fine, ridusse a una sciatta repubblica tutta la penisola italiana, così ricca di valori prima del “risorgimento”. I Duosiciliani veraci, tuttavia, sanno di far parte di un paesaggio unico e inconfondibile, sanno che il loro animo immutabile e viscerale, proprio per questo, dovunque si troveranno, si porteranno sempre dietro questa loro contraddizione: quella di essere diventati forzatamente “italiani”.

fonte http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Storia/RegnoDueSicilie/Storia%20Regno%20DueSicilie.htm#sioni

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La lingua napoletana (III)

Posted by on Nov 5, 2019

La lingua napoletana (III)

L’unità linguistica delle Due Sicilie

Dopo questo excursus puramente esemplificativo della notevole produzione letteraria in lìngua napolitana nei secoli precedenti l’ottocento, torniamo al discorso iniziale ed osserviamo come proprio a partire dagli anni in cui il nostro Regno perde l’indipendenza, vede saccheggiate le proprie risorse economiche e finanziarie, costretta al’emigrazione una gran parte della popolazione, si assiste alla nascita di una vera e propria poesia napolitana, pienamente autonoma rispetto ad altre correnti letterarie dell’epoca, il cui massimo esponente è Salvatore Di Giacomo (Napoli, 1860 -1934), autore di componimenti poi diventati canzoni, come A Marechiaro, Era de maggio, ‘E spingule francese e di numerosi drammi, il più famoso dei quali è senz’altro Assunta Spina.

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La lingua napoletana

Posted by on Nov 3, 2019

La lingua napoletana

Il napoletano, o meglio, il napolitano è una “lingua” o un “dialetto”?
Ci siamo posti il problema nella nostra pagina lingua o dialetto, cercando di trovare una risposta; in quella stessa pagina abbiamo anche pubblicato un articolo tendenzialmente favorevole ad una valutazione del napoletano quale dialetto.
Qui proponiamo per i nostri lettori, nel rispetto della par condicio, un articolo di Massimo Cimmino pubblicato sulla rivista L’Alfiere (ringraziamo il suo direttore Vitale per averci concesso la possibilità di proporre l’intevento) caratterizzato da conclusioni completamente diverse.

L’unità linguistica delle Due Sicilie

di Massimo Cimmino

Il forzato processo di unificazione della penisola italiana non poteva trascurare un elemento di fondamentale rilievo distintivo delle culture nazionali preunitarie: la lingua. La persistenza, in particolare, delle lingue napolitana, siciliana, veneta accanto a quella toscana, peraltro già da tempo generalmente adottata nella penisola nella stesura degli atti e dei documenti amministrativi, oltre che diffusa in campo letterario, era considerata incompatibile con il programma della cosiddetta “unità d’Italia”.
Di pari passo con la repressione della resistenza armata all’invasore piemontese, si conduce dunque una vera e propria guerra contro le lìngue parlate negli stati preunitari, che bandite da ogni ufficialità, vengono qualificate “dialetti”, ossia lingue diffuse in limitate aree geografiche, e, solo come tali, tollerate nell’uso familiare, soprattutto nell’ambito dei ceti popolari.

Già, perché l’alta e media borghesia, che detiene la proprietà delle terre, che controlla i commerci e che esercita le professioni cosiddette liberali, si associa immediatamente ai nuovi potenti in questa opera di repressione linguistica, imponendo al popolo questo ulteriore sopruso allo scopo di consolidare il proprio status sociale e i vantaggi che ne derivano.
D’altra parte, venendo in particolare alla lingua napolitana, questa è la lingua parlata dai Sovrani di Casa Borbone, che, a cominciare da Ferdinando I e diversamente da precedenti monarchi, sono dei Re nazionali, sono e si sentono napolitani; il che li lega indissolubilmente al popolo, che sviluppa nei loro confronti uno spiccato senso di appartenenza, emblematicamente riassunto nel grido “Viva ‘o rre nuosto!” , opposto a chi sì schiera con il re piemontese, avvertito come “altro”, come straniero, parlante un idioma incomprensibile e tuttalpiù il francese.
La borghesia medioalta, invece, diviene – per le ragioni anzidette – un alleato formidabile dei piemontesi in quest’opera di omologazione linguistica, che utilizza precipuamente la scuola come strumento di diffusione della lingua toscana, prontamente ribattezzata “italiana”.
Nascono così espressioni che si sentono ancora oggi ripetere, da parte di tanti maestri, insegnanti e genitori, ali’indirizzo di bambini e ragazzi che, nonostante tutto, parlano napolitano: “Parla bene!”, “Non si parla in napoletano!”, “Non parlare in dialetto!”, “Parla pulito!” e via dicendo. L’abiura della lingua napolitana da parte dei ceti medio-alti ha avuto, inoltre, come logica conseguenza, che solo la piccola borghesia e le classi popolari abbiano continuato ad usarla sino ai giorni nostri come lingua madre, sia pure frammista a vocaboli d’importazione toscana e, più di recente, angloamericana. Si pensi, ad esempio, ai contesti in cui Eduardo De Filippo ambienta le proprie commedie ed al linguaggio (un misto di napolitano e di “pulito”), che fa utilizzare ai propri personaggi. Dal che è derivata una visione dispregiativa del napolitano, inteso come lingua del volgo e, come tale, non usabile dalle persone perbene. In aggiunta a quanto detto, la cosiddetta unità ha comportato l’imposizione di modelli del tutto estranei alla cultura dei cittadini del Regno delle Due Sicilie, quali ad esempio:

1) l’adozione nella pratica amministrativa, e negli elenchi nominativi militari, scolastici et similia del criterio alfabetico basato sul cognome, in luogo di quello onomastico, sempre usato in precedenza ; si pensi che a tale criterio era informato persino il Catasto Onciario, la grande riforma fiscale voluta nella prima metà del Settecento dal Re Carlo di Borbone, Catasto nell’ambito del quale gli elenchi dei “cittadini contribuenti” di ciascuna Università o Comune sono ordinati in base ai rispettivi nomi di battesimo, non ai cognomi;

2) l’introduzione dì una compitazione quasi esclusivamente basata su nomi di città centrosettentrionali (“A” come Ancona, “B” come Bergamo, “C” come Como…), fino alla paradossale associazione della lettera “D” ad uno sconosciuto paese della Val d’Ossola, Domodossola. che da quel momento ha acquisito una sia pur nominale notorietà, rimanendone peraltro ignota ai più l’esatta ubicazione. L’ostracismo decretato per fini unitari nei confronti della lingua napolitana ha prodotto, infine, un’inevitabile damnatio memoriae, che ha travolto tutto ciò che questa lingua, sul piano poetico, prosastico, letterario in genere, aveva prodotto nel corso di molti secoli.

Massimo Cimmino

fonte http://www.quicampania.it/tradizioni/lingua-napoletana.html

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