Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

MOSTRA PITTORICA DI GERI DE LUCA ALL’ACCADEMIA VITTI DI ATINA

Posted by on Ago 16, 2024

MOSTRA PITTORICA DI GERI DE LUCA ALL’ACCADEMIA VITTI DI ATINA

Nel 2023 Geri De Luca ha vinto il Premio Terra Laboris grazie alla sue grandi doti umane nel rispetto totale della libertà che esterna ogni giorno nella quotidianità e che comunica fin dall’età di 16 con l’arte in varie forme, musicale e pittorica in primis. Per il mese di agosto e il mese di settembre Geri espone i suoi quadri all’Accademia Vitti, un laboratorio culturale che ha recuperato un pezzo importante di Storia di Atina, della Valle di Comino e dell’alta Terra di Lavoro di fine ottocento, ricordo che in quell’epoca la Valle di Comino era ancora in provincia di Terra di Lavoro, dove emerge con cristillina chiarezza che la nostra gente, grazie alla sua genesi unica, riusci in poco tempo a trasformare l’emigrazione, mai conosciuta prima del 1860, in ricollocamento come si evince visitando la suddetta l’Accademia. Geri ci ha concesso di riprendere la sua mostra guidandoci tra i suoi lavori come si evince dal video di seguito.

Claudio Saltarelli

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GIUSEPPE D’ANDREA E’ TORNATO ALLA CASA DEL PADRE

Posted by on Nov 4, 2023

GIUSEPPE D’ANDREA E’ TORNATO ALLA CASA DEL PADRE

All’inizio del terzo millennio iniziò un’attenzione collettiva sul recupero della campagna identitaria e dei prodotti agro-alimentari autoctoni di ogni territorio della penisola italica che certamente è stata uno delle tante mode nate per scopi economici ben precisi, ma utile per il recupero di ricchezze che sarebbero andate perdute dando un impulso alle attività imprenditoriali agricole che sono nate in quel periodo. Catturato, anche io, da questa voglia di riscoprire prodotti e sapori che mi ricordavano l’infanzia, attraverso il web cominciai a scavare nell’immenso panorama dei prodotti  agro-alimentari della Terra di Lavoro fino a quando arrivò il momento di ritrovare il famoso maialino nero casertano  “chigl co gli scioccagli” e scoprire l’azienda agricola di Giuseppe D’Andrea sita a Caianello ai confini con Teano. Dopo un primo contatto telefonico arrivai in azienda e trovai allevamenti di bestiame rigorosamente autoctoni a vista d’uomo nel massimo della trasparenza collegati direttamente alla macelleria, proprio come si faceva una volta, e con la presenza di una fattoria didattica adibita per accogliere le scolaresche del territorio. Giuseppe mi appare con tutta la sua imponenza e salutandomi con un sorriso intenso, mi presenta alla sua gentile consorte, Stefania, per poi accompagnarmi con orgoglio a visitare la sua azienda, facendomi vedere come l’aveva organizzata e come vivevano gli animali nelle sue stalle nel pieno rispetto delle norme vigenti che regolamentano gli allevamenti non industriali. Mi fa vedere le sue produzioni agricole che grazie alla ricchezza del nostro territorio sono presenti in tutte le stagioni, se i Romani la chiamavano Campania Felix forse un motivo c’è, e dopo aver assaggiato la succolenta carne del maialino casertano nasce un legame che andava al di la semplice rapporto tra contadino e consumatore. Un’azienda a conduzione familiare nel pieno rispetto della tradizione dove tutti, dagli anziani genitori fino alle sue quattro figlie, hanno un ruolo per mandare avanti l’attività che come ben sappiamo ti da grande soddisfazioni ma sempre al costo di grandi fatiche nonostante oggi si usano attrezzi agricoli e non più le sole braccia. Mi ha fatto riscoprire “le sausicce di maialino nero sott ’a nsogna”, “’a vetresca”, ma altresì formaggi stagionati, prosciutti sempre del suino “con gli scioccagli” e la bontà del culatello che “po i annanz ‘ O RRE”. Per anni ho acquistato le “butteglie re pummarole” e quando decise di non produrle più per gli altri per non farmi rimanere senza, quell’anno mi fece una grande cortesia dandomi un numero consistente della sua produzione familiare. Grande onore mi diede quando invitò mia moglie Cinzia e il sottoscritto alla festa dei suoi 50 anni in una bellissima sera d’estate insieme alla sua famiglia e ai suoi amici più cari, come quando organizzammo una cena a tema al Ristorante Pepenero di Pino Persechino presentando il Maialino Nero Casertano e, in perfetto stile aristocratico tipico dei contadini del Regno Napoletano, fece una disquisizione tecnica con tale competenza e passione che alla fine chi pensava  di scansare il prezioso “grasso” del suino laborino lo ha mangiato con gusto e piacere rimanendone folgorato. Ogni anno ha sempre omaggiato, con la sua presenza e con la sua azienda, il Premio Terra Laboris donando suoi prodotti ai vincitori contribuendo a dare lustro e nobiltà alla manifestazione. Purtroppo come alcune volte accade in questa nostra vita terrena, il circolo virtuoso della nostra esistenza si può interrompere come è accaduto a Giuseppe che aggredito dalla “brutta bestia” dopo pochi mesi di sofferenza  e lotta ci ha lasciato per tornare alla casa di Nostro Signore che per un disegno a noi misterioso ha deciso di volerlo a se anzitempo. Giuseppe in questi drammatici mesi non ha mai perso la sua vitalità, la sua forza leonina affrontando la “brutta bestia” con grande forza e a testa alta. Giuseppe per come ha vissuto e per come ci ha lasciato è ancora qui in mezzo a noi e non andrà mai via, ci ha lasciato una eredità pesante tipica di uomini che hanno vissuto nell’onestà, nella lealtà, nel rispetto del prossimo, della vita e di Dio ma soprattutto ci ha donato cinque perle, cinque donne meravigliose Stefania la sua gentile donna, e le sue quattro figlie  Cecilia, Daniela, Marianna e Giulia. Per quanto mi riguarda Giuseppe lo immagino vicino a Sant’Antuono che insieme ai loro maialini vanno a spasso per i giardini fioriti del Paradiso e con umiltà gli chiedo di non abbandonarci e di pregare per noi comuni mortali perchè ne abbiamo tutti bisogno soprattutto in quest’epoca molto tormentata, ti abbraccio Giuseppe e grazie per tutto  

Claudio Saltarelli

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ADOLFO PANARELLO E UN “CONFETTO” SULLE “CIAMPATE DEL DIAVOLO”

Posted by on Ott 29, 2023

ADOLFO PANARELLO E UN “CONFETTO” SULLE “CIAMPATE DEL DIAVOLO”

Il popolo italiano da qualche decennio è catturato dalle mode del momento che la televisione diffonde di volta in volta con l’intento non di informare e rendere il popolo adulto e maturo ma, al contrario, condizionarlo e asservirlo ai propri interessi e purtroppo in Italia è una cosa che riesce facilmente. Ricordo ancora quando all’inizio degli anni novanta trasmettevano in diretta le gare veliche dell’America’s Cup con Luna Rossa protagonista e tutti capivano di vela, di barche ecc ecc fino ad arrivare ai giorni nostri con le drammatiche vicende belliche che stanno insanguinando il pianeta e tutti capiscono di geopolitica quando storicamente e tradizionalmente, l’italiano ha sempre avuto interesse solo per il proprio territorio manifestando un provincialismo che se fino a 160 anni fa era universale, ora è solo espressione di un atteggiamento di piccoli borghesi che a Napoli etichettano come “mezecazette”!!. La moda più in voga per tre anni, ancora se ne sente parlare, è stata quella di “lo dice la scienza” che come un mantra ci ha riempito la giornata 24 ore su 24, si è sostituito la “Croce” con “la scienza” che nessuno poteva contestare e chi si poneva un minimo dubbio passava per eretico. Non vi nascondo che la tentazione di usare il nome di Adolfo Panarello per poter dire qualcosa anche io su “lo dice la scienza” è stata tanta ma alla fine ho rinunciato perchè penso che sarebbe una stata una grave scorrettezza e poco elegante, quando sarà il momento, se ne avrò voglia, affronterò il tema senza ricorrere a padrini virtuali.

Grazie all’indicazione di Fiorentino Bevilacqua, accolta senza nessuna difficoltà ed incertezza, il direttivo dell’Ass.Id.Alta Terra di Lavoro ha deciso di assegnare il Premio Terra Laboris 2023 sezione scientifica ad Adolfo Panarello ricercatore e studioso di Vairano Patenora che fin dalla giovane età dedica la propria esistenza agli studi in vari settori scientifici raggiungendo sempre risultati importanti dando lustro alla comunità scientifica, alla sua famiglia e alla sua terra. Poter fare una classifica sulle sue ricerche non sarei in grado di farla perchè non ho le competenze e la capacità, ma certamente ho un livello minimo di intelligenza per affermare che la scoperta delle “Ciampate del Diavolo” a Tora e Piccilli è tra le ricerche scientifiche più importanti degli ultimi 30 anni al mondo.

La Terra di Lavoro è una provincia che ha dato un contributo importante alla storia dell’umanità, ha fornito Re e Regine, Imperatori e Imperatrici come il Vino Falerno, il più antico al mondo di origine greca e adorato dai Romani, e la Mela Annurca frutto unico nel suo genere con proprietà organolettiche non replicabili e sopravvissuta ai tentacoli funesti del modernismo che per un paio di decenni fa l’aveva rilegata a utile cibo per i porci. Quando incontri Adolfo Panarello e come se vedessi il Falerno con il suo aspetto Imperiale, ti guarda a testa alta fissandoti negli occhi dandoti la massima attenzione con gentilezza e cordialità e quando comincia a parlare sembra una Annurca che nel morderla ti da una sensazione di asprezza che però, dopo pochi secondi, diventa un dolcissimo miele che dalla bocca si diffonde per tutto il corpo stimolandoti il desiderio di mangiarla fino ad arrivare all’ultimo seme. Ad Atina quando gli abbiamo consegnato il premio, Adolfo era emozionato dando importanza all’evento e ai presenti con atteggiamento da vero aristocratico non abbassandosi al nostro livello ma alzando tutti noi al suo, al pari di Geri De Luca, l’altro vincitore del Premio. Sembrava che avessero scritto un canovaccio insieme per recitarlo ai presenti, invece tutto è nato spontaneamente regalandoci emozioni per tutta la durata dell’evento.

Adolfo Panarello non voleva parlare delle “Ciampate del Diavolo” perchè voleva godersi la leggerezza della serata ma “tirato per la giacchetta”, è stato costretto a farlo donandoci una breve disquisizione che per gli addetti ai lavori era giusto un “confetto” mentre per noi ignoranti in materia è sembrata una lezione accademica. Sono rimasto incantato dalla sua spiegazione e, altresì, mi ha fatto riflettere per come ha trattato, con pudore e rispetto, la narrazione popolare che avvolge le “Ciampate del Diavolo”, non è un caso che il nome datogli e figlio della suddetta narrazione. Di seguito un il video del breve intervento

Claudio Saltarelli

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CORENO CHIAMA E VILLA LATINA RISPONDE CON IL FESTIVAL DELLA ZAMPOGNA

Posted by on Ago 11, 2023

CORENO CHIAMA E VILLA LATINA RISPONDE CON IL FESTIVAL DELLA ZAMPOGNA

Chi avrà la pazienza e la bontà di leggermi penserà ma che “ci azzecca” il titolo parlando del Festival della Zampogna di Villa Latina? Ebbene “c’entra eccome se c’entra” infatti come già scritto a Coreno Ausonio con il “FESTIVAL POPOLARE DELLA TERRA DI LAVORO E DELL’ORGANETTO” in alta Terra di Lavoro tira un vento nuovo un vento antico, un vento reale, un vento sacro che viene dalla storia, una storia piena di arte, di cultura e di civiltà dalla dimensione universale, quella laborina napolitana, che qualcuno ha pensato di sotterrare come fa un fiume carsico con lo scopo di applicare la teoria di Milan Kundera ma alla fine è tornato in superfice.

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