Chi è nato come me nella seconda metà del XX secolo spesso dimentica di essere un uomo fortunato perché ha vissuto in un periodo di grande prosperità, di pace, di benessere, di aver visto il mondo passare dalla candela, alla luce elettrica, dalla radio alla televisione prima in bianco e nero e poi a colori, per arrivare alla nascita della telefonia e di internet.
Sabato 19 ottobre alle ore 21 sarà in scena lo spettacolo Vico Viviani, ideato e interpretato da Fiorenza Calogero. Una intrigante esperienza di teatro canzone che, attraverso la reinterpretazione dei principali capolavori di Raffaele Viviani, mette in luce l’incredibile attualità e versatilità del grande commediografo stabiese, rivelando come le sue opere continuino a risuonare nel presente. Nata e cresciuta a Castellammare di Stabia, a pochi passi dalla strada in cui nacque Viviani, Fiorenza Calogero si si distingue come una delle voci più autentiche di Napoli. Ladirezione musicale, gli arrangiamenti e le rielaborazioni sono di Marcello Vitale, la regia dello spettacolo è di Gennaro Monti. Sul palco anche Arcangelo Michele Caso, cello, Gianluca Marino, chitarra, Gianluca Mercurio, percussioni, Marcello Vitale, chitarra battente. Si ascolteranno contributi audio inediti di Peppe Barra, Maurizio De Giovanni, Massimiliano Gallo e Anna Spagnuolo.
Teatro Eduardo De FilippoViale Antonino di San Giuliano 00135 Roma
Il 7 settembre 1860 alla “Nunziatella” regnava una grande agitazione: la notizia che il Re aveva raggiunto Gaeta e che l’esercito avrebbe tentato un’ultima difesa sulla linea del Volturno, nonostante i silenzi di molti ufficiali ed istruttori, era trapelata. Alcuni dei ragazzi decisero di fuggire dal collegio per raggiungere il loro Re e per poter partecipare all’ultima difesa.
Era il 15 aprile 1689, quando un vietrese d’origine come Gabriele Fasano tradusse in napoletano la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Era, scriveva Fasano nel testo ristampato da un editore cavese con l’impegno del giornalista Vito Pinto, la riproposizione del capolavoro di Tasso nella “llengua nosta”.
Spesso considerata genere minore, con una valenza locale o quanto meno regionale, la sceneggiata vanta origini antiche, coincidenti sia con la canzone napoletana di per sé risalibile al XII secolo, che con il Vaudeville, la Villanella napoletana presente già nel Rinascimento e infine con l’operetta, la rivista e tutte quelle espressioni teatrali in cui è presente l’alternanza tra recitazione e musica.