Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

“Il capobrigante Domenico Fuoco tra storia e leggenda” ne parliamo con Maurizio Zambardi

Posted by on Gen 13, 2023

“Il capobrigante Domenico Fuoco tra storia e leggenda” ne parliamo con Maurizio Zambardi

Domenico Fuoco da San Pietro Inf. ultimo brigante insorgente a cadere nella guerra contro l’esercito Piemontese invasore, all’epoca diventato italiano, nel 18 agosto 1870 grazie al tradimento di “Comparone” ponendo fine al decennio di guerra e di lotta iniziato nel 1860 che aveva funestato l’ex Regno delle Due Sicilie lasciando una scia di sangue e drammi umani che di li a pochi mesi si trasformarono nell’emigrazione, fenomeno che le nostre terre conobbero per la prima volta dopo millenni di storia.

Su Domenico Fuoco è stato scritto molto ed anche noi lo trattiamo tanto su i nosti canali di informazioni, Raimondo Rotondi lo ha reso protagonista anche nello spettacoloVoci, Canti e Suoni dei Briganti in Terra di Lavoro ma chi lo ha studiato, sezionato e divulgato nei minimi particolari senza aver timore di essere smentito è Maurizio Zambardi che dopo anni, se non decenni, ha deciso di raccogliere le sue ricerche in un libro che a mio avviso lo considero un capolavoro non solo saggistico e letterario ma anche storico ed antropologico che chiude il “cerchio sacro” del Brigantaggio Insorgente iniziato con Franco Molfese. Più volte ho spiegato perchè, secondo il mio modesto parere trovando conforto anche nel giudizio del Prof. Emerito Domenico Scafoglio, Maurizio ha scritto un libro che è una perla meritando tanta considerarazione anche dal mondo accademico e perchè il “brigantaggio” è salito nel Tempio Sacro della storia dell’umanità ma sabato 14 gennaio alle 21 lo faremo ancora meglio nella rubrica “Incontro con l’autore” incontrando il suddetto Maurizio Zambardi come di seguito riportiamo

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Il Brigante Domenico Fuoco in alta Terra di Lavoro di Maurizio Zambardi

Posted by on Ago 1, 2021

Il Brigante Domenico Fuoco in alta Terra di Lavoro di Maurizio Zambardi

Il Brigantaggio Post-Unitario in Alta Terra di Lavoro


Parlare del sergente Domenico Fuoco divenuto in seguito un capobrigante sanguinario e spietato non è cosa semplice.
Ci troviamo di fronte ad una personalità molto complessa, controversa e discutibile, ma certamente trattata in maniera troppo di parte dalla letteratura del tempo e comunque in maniera superficiale e troppo semplicistica anche da alcune recenti pubblicazioni.

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DOMENICO FUOCO DI MAURIZIO ZAMBARDI

Posted by on Gen 16, 2019

DOMENICO FUOCO DI MAURIZIO ZAMBARDI

COMUNICATO STAMPA

San Pietro Infine (CE), sabato 19 gennaio 2019 Presentazione del libro “Il capobrigante Domenico Fuoco tra storia e leggenda” di Maurizio Zambardi Sabato prossimo, 19 gennaio 2019, alle ore 17,30, presso la Sala Convegni del Municipio di San Pietro Infine, sarà presentato il libro “Il capobrigante Domenico Fuoco tra storia e leggenda – Brigantaggio postunitario in Alta Terra di Lavoro” di Maurizio Zambardi, edito con le Edizioni Eva e sotto l’egida del CDSC (Centro Documentazione e Studi Cassinati). La presentazione è organizzata dall’Associazione culturale “Ad Flexum” di San Pietro Infine. Un corposo volume che viene dato alle stampe dopo anni di approfondite ricerche condotte con certosina pazienza dall’autore in vari archivi statali e biblioteche, senza però tralasciare quanto tramandato oralmente di generazione in generazione nel suo paese di origine, San Pietro Infine, e nei paesi limitrofi. Un periodo buio, quello nel decennio postunitario, in cui nel meridione d’Italia imperava una vera e propria “guerra civile”, volutamente sottaciuta o distorta dai vincitori. Una guerra dove i veri perdenti furono in realtà i contadini e la povera gente, che povera era e ancora più povera rimase dopo l’Unità. Una guerra che mise uomini contro uomini che invece sarebbero dovuti essere fratelli di Patria, perché l’Unità d’Italia non fu condotta in maniera pacifica ma, in barba ad ogni forma di diplomazia, con una vera e propria annessione forzosa di un Regno, quello delle Due Sicilie, a cui nemmeno fu dichiarata guerra. Questo è tanto altro è trattato nel libro di Maurizio Zambardi, e a parlarne sabato prossimo saranno, Mariano Fuoco, sindaco di San Pietro Infine, Fernando Riccardi, storico e giornalista, Aldo Cervo, scrittore, Mariagrazia Valente, direttrice delle Edizioni Eva, e Benedetto Vecchio, leader dei Musicisti del Basso Lazio (MBL). A coordinare i lavori sarà Gaetano de Angelis-Curtis, presidente del CDSC. Durante la presentazione saranno presenti alcuni figuranti in abiti da briganti, facenti capo all’Associazione Historicus di Caspoli di Mignano Montelungo.

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MAMMA RAI SI ACCORGE DEI BRIGANTI INSORGENTI DELL’ALTA TERRA DI LAVORO

Posted by on Set 2, 2023

MAMMA RAI SI ACCORGE DEI BRIGANTI INSORGENTI DELL’ALTA TERRA DI LAVORO

Tempo fa in una conversazione leggera con Benedetto Vecchio scopro che la Rai aveva realizzato una trasmissione su i Briganti dell’alta Terra di Lavoro dove è stato coinvolto l’amico storico laborino Maurizio Zambardi che s’è fin dall’inizio interfacciato con Lorenzo Di Majo, autore del documentario, per la realizzazione del programma creando la mappatura geografica del viaggio e fornendo i giusti contatti che ha poi permesso l’ottima realizzazione del programma, ma non ci diedi molto peso perché pensavo che la trasmissione era già passata.

Questo pensavo fino a quando venerdi 18 giugno ’21 noto su i social che domenica 20 giugno ’21 alle 22 Rai 5 trasmette il programma di cui mi parlò Benedetto, e, anche se rassegnato a vedere la solita trasmissione salariata che mamma Rai ci regala quando si parla di Storia pre unitaria, la domenica sera mi metto davanti alla tv a vedere la trasmissione.

La presentazione del programma, pensato e costruito da Lorenzo Di Majo, viene fatta da una bella donna immersa in uno dei nostri meravigliosi e inimitabili boschi dell’alta terra di lavoro che inizia dicendo che nell’antica terra di lavoro a seguito “dell’invasione piemontese” la popolazione non accettava questo cambiamento e con armi in pugno reagì ferocemente alla suddetta invasione.

Sorpreso da questo inusuale inizio comincio a vedere il programma con occhi diversi, una narrazione che si basa sulle gesta dell’insorgente Domenico Fuoco, l’ultimo a cadere tra i nostri eroi, ben narrate dal testo dall’amico Maurizio Zambardi che l’ideatore del programma Lorenzo Di Majo ripropone in un viaggio partendo da Roccasecca ripercorrendo una parte dei luoghi che sono stati teatro di quella terribile guerra nata come lotta all’invasore, trasformatasi in guerra civile e terminata come fenomeno delinquenziale. Lorenzo dopo Roccasecca arriva a San Pietro Infine ad intervistare Maurizio che attraverso il suo libro gli ha dato l’ispirazione per realizzare il programma e dopodichè percorre a tappe i luoghi piu importanti del territorio battuto dai nostri mitici avi intervistando di volta in volta i personaggi che più sono in grado di raccontare la storia dei Briganti che gli hanno tramandato i loro padri, i loro nonni e bisnonni.

L’ingenua ignoranza, non so quanto ingenua, di Lorenzo che è stata la forza propulsiva della trasmissione, lo porta a voler cercare e a cogliere l’aspetto romantico dei Briganti cercando di capire se erano buoni o cattivi ma come fanno in molti rimane deluso perché in quelle vicende di romantico c’è ben poco, la crudeltà e la ferocia di quelle lotte raggiunse livelli altissimi e come si sa la violenza più cruenta e quella che c’è tra caino e abele. Nelle varie interviste emerge quello accadde in quel periodo e di come si spaccarono le famiglie e le comunità con il terremoto “umano” che dopo quasi 8 secoli cambio l’aspetto, la storia e la politica dell’antico Regno di Napoli. C’è chi li ha definiti cattivi e chi buoni a seconda della storia personale e familiare dei vari intervistati ma sviando come sempre dal vero nocciolo della questione che quasi tutti ignorano e che dal 1799 fino al 1860 s’è combattuta una guerra di civiltà tra due mondi, quello antico, che affonda le sue radici nella notte dei tempi dove le virtù, i valori, l’onore sono sempre stati elementi fondanti di un vivere quotidiano, che si stava difendendo dal modernismo generato dal razionalismo illuminista e giacobino dove se il fine è giusto, quel giusto come che è sempre deciso da un pensiero gnostico e d’elites,  qualsiasi mezzo è lecito per ottenerlo compreso il tradimento. Non c’è da meravigliarsi, altresì, che Domenico Fuoco, che si faceva chiamare Fra Diavolo perché come tutti gli insorgenti post-unitari voleva emulare le gesta dei suoi avi che nel 1799 furono i primi a combattere contro l’esercito invasore francese giacobino, non avesse pietà e non faceva prigionieri quando beccava i traditori mentre era generoso con chi era un suo sostenitore, in queste differenze emerge chiaramente la lotta tra due mondi ed ognuno doveva scegliere, come oggi, da che parte stare. Come affermo spesso la nostra è la terra dove nasce prima il Mito e poi la storia e se oggi si parla del Brigantaggio Insorgente lo dobbiamo solo grazie alla fiamma sempre accesa che da generazione in generazione viene alimentata, e che ricorda le gesta epiche di quella gente che sono ultimi difensori di un mondo che oggi purtroppo e quasi scomparso ma che sta permettendo, da qualche decennio, di ripristinare verità storiche che la vulgata dominante ha cercato di far sparire e che in tutti i modi cerca di non far emergere.

Da che ero scettico sul programma e quasi costretto dagli amici a vederlo, vi posso dire che in una settimana l’ho visto tre volte perché è ben fatto dal punto di vista artistico grazie alla bellezza della nostra antica terra di lavoro, ricordo che il Volturno faceva da confine tra la Terra di Lavoro che arrivava fino a San Vincenzo a Volturno e il Molise, che è stata magistralmente narrata da Lorenzo e ripresa con maestria dall’operatore che mi ha emozionato anche vedendola con i colori d’orati e ramati del pieno inverno e che mi fa dire “quann ‘e bella la terra mia”. Unico neo del viaggio paesaggistico e che e stata ignorata l’alta parte di terra di lavoro battuta da Domenico Fuoco e gli altri guerriglieri, ed è che quella lato mare dove ci sono altre perle come Sessa, Castelforte, Coreno Ausonio, Formia, Itri, Gaeta e Fondi anche se bisogna ammettere che ci vorrebbero varie puntate per visitare tutto.

Gli intervistati sono stati ottimamente scelti e hanno rappresentato le varie anime presenti nel nostro territorio dove ha spiccato certamente la figura di quel giovane che non vuole andare via, non vuole emigrare e non lo fa cercando di mendicare un posto fisso ma continuando l’attivita di famiglia senza aver paura di sporcarsi le mani. Abbiamo visto nobili, discendenti diretti dei protagonisti di questa storia, naturalisti, gente che ha studiato nei comodi libri ufficiali come il pescatore che volendo passare per dotto ha voluto mettere in evidenza il terrore che diffondevano i Briganti nei paesi dimenticando che i paesi erano più terrorizzati per quello che facevano i Piemontesi, che Isernia ancora nel 1866 accolse a braccia aperte la banda di Domenico Fuoco auspicando il ritorno di Re Francesco II e che la Terra di Lavoro come il Molise e gli Abruzzi sono state le ultime terre che accettarono il nuovo corso e che dopo il 1860 diventammo un popolo di mendicanti che cominciò ad emigrare per la prima volta nella storia e chi rimaneva, era cosi disperato, che si vedeva costretto a mandare i propri bambini nelle vetrerie in Francia con la speranza di vedere un tozzo di pane ma sprofondando invece in un grande dolore perchè si sentivano responsabili della sparizione dei propri figli, parlo della tratta dei bimbi.

Abbiamo visto persone colte come Maurizio ma abbiamo visto un uomo di cultura che ha chiuso la trasmissione, come Benedetto, che con la sua arte interpreta l’animo di un popolo, di una terra che è sempre stata di confine ma fortemente legata al Regno di Napoli e che da quando s’è legata a Roma è diventata il suo pozzo nero.

Il programma si chiude da dove era partito, a Roccasecca, con il meraviglioso tramonto che si ammira alla Chiesa di San Tommaso con l’autore che giustamente afferma di aver fatto una narrazione leggera ma che è stata la sua forza, questa è la vera cultura narrare senza inarpicarsi in teorie astruse e astratte lasciando a chi vede e ascolta la libertà di pensare quello che desidera,  e a chi è militante come me può solo considerarlo, o almeno ci spera, un punto di partenza perché prima o poi bisognerà capire cosa volesse dire Massimo d’Azzeglio quando affermava che “quaggiù non è che non vogliono noi ma non vogliono l’Italia” per smetterla di iniziare qualsiasi discorso identitario dicendo che il Regno non era il paradiso in terra ma anche che eravamo i piu poveri, una favoletta che piace anche “ai nostri” mentre invece, da come viene fuori dagli scritti di “altri”, le nostre miserie erano inferiori a quelle che si vivevano in altri luoghi, vi invito a leggere gli studi che il famigerato Cesare Lombroso ha fatto sulla pellagra.

Chiudo invitandovi a vedere il programma di seguito dal link della Rai e aggiungo alla citazione fatta da Lorenzo di Oscar Wilde quella di Cretineau “l’unica carità che possiamo concedere alla Storia è la verità”

Claudio Saltarelli

https://www.raiplay.it/video/2021/06/Di-la-dal-fiume-e-tra-gli-alberi-S3E8-fb985c5f-1688-4cd5-af31-6f1499466ad2.html?wt_mc&fbclid=IwAR0DRyXmeijBd0PfSpl5CHLIIJNv6B_yqkxgjqNaXuC_n6S1sUhdNFa_tes

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UN EPISODIO DI BRIGANTAGGIO A SAN PIETRO INFINE, quando “piemontese” era un’offesa

Posted by on Giu 24, 2021

UN EPISODIO DI BRIGANTAGGIO A SAN PIETRO INFINE, quando “piemontese” era un’offesa

Dopo la ritirata nella fortezza di Gaeta del Re Francesco II e la sconfitta dell’esercito borbonico sul Fiume Volturno nel mese di ottobre del 1860, tutti i militari superstiti delle file borboniche si trovarono improvvisamente dispersi, sbandati e avviliti. Molti non poterono piú fare ritorno nei propri luoghi d’origine in quanto schedati come nemici del nuovo Regno. Unica loro speranza era quella di raggrupparsi e contare su un nuovo capovolgimento della sorte riorganizzando, come voleva il Re, l’esercito borbonico, e coinvolgendo anche delinquenti e detenuti per reati non solo politici ma anche comuni.

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