Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

La lingua napoletana (III)

Posted by on Nov 5, 2019

La lingua napoletana (III)

L’unità linguistica delle Due Sicilie

Dopo questo excursus puramente esemplificativo della notevole produzione letteraria in lìngua napolitana nei secoli precedenti l’ottocento, torniamo al discorso iniziale ed osserviamo come proprio a partire dagli anni in cui il nostro Regno perde l’indipendenza, vede saccheggiate le proprie risorse economiche e finanziarie, costretta al’emigrazione una gran parte della popolazione, si assiste alla nascita di una vera e propria poesia napolitana, pienamente autonoma rispetto ad altre correnti letterarie dell’epoca, il cui massimo esponente è Salvatore Di Giacomo (Napoli, 1860 -1934), autore di componimenti poi diventati canzoni, come A Marechiaro, Era de maggio, ‘E spingule francese e di numerosi drammi, il più famoso dei quali è senz’altro Assunta Spina.

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La Canzone di Zeza a San Lorenzello

Posted by on Ott 13, 2019

La Canzone di Zeza a San Lorenzello

Quando un napoletano afferma, riferendosi a un esponente del gentil sesso: “Chella è ‘na zèza”, sappiate che non sta facendo ciò che si può definire propriamente un complimento. Riprendendo, infatti, un antico modo di dire, con questo termine si vuole indicare una donna che fa continuamente smorfie o vezzi, che si abbandona a smancerie di ogni genere e che è un’insopportabile chiacchierona, oltre che civettuola.

Roberto de Simone individua nel personaggio Zeza il carattere di prostituta o perlomeno di ruffiana, e questo sia perché zeza era comune nome d’arte di prostitute o tenutarie di bordelli, sia per il ruolo da essa esercitato nella vicenda.

Il significato di “zèza” risale alla Commedia dell’Arte e, soprattutto, a quella consuetudine di attribuire il nome di un personaggio teatrale a chi assume nella vita di tutti i giorni il comportamento del personaggio stesso. Zeza, infatti, è il diminutivo di Lucrezia, moglie di Pulcinella, e dunque un nome proprio che successivamente è diventato aggettivo e poi aggettivo sostantivato per indicare una donna che aveva le medesime caratteristiche di questo personaggio.

Fu nel corso del Seicento, quando il Carnevale Napoletano raggiunse il periodo di maggiore splendore, che la “Canzone di Zeza” iniziò a diffondersi per le strade della città, recitata da attori improvvisati e accompagnata dal suono del trombone.  

La storia è quella dell’amore tra la figlia di Pulcinella, Tolla (o Vicenzella) con Don Nicola, studente calabrese, le cui nozze sono fortemente contrastate dal padre di lei che teme di essere disonorato, mentre sua moglie Zeza, che è di ben altro avviso, vuole far divertire la figlia “co’ ‘mmilorde, signure o co’ l’abbate”. Pulcinella sorprende gli innamorati e reagisce violentemente, ma, punito e piegato da Don Nicola, alla fine si rassegna. Anche se si tratta di un testo “popolare”, si affrontano comunque, seppure in chiave grottesca, tematiche universali quali il conflitto tra le generazioni, la ribellione all’autorità paterna – rappresentata da Pulcinella – e la risoluzione dello scontro col matrimonio che, per certi versi, ricompone l’equilibrio familiare.

Fino alla prima metà dell’Ottocento, la “cantata vernacola […] sul gusto delle atellane che successero alle feste Bacchiche, alle Dionisiche e, quindi, ai fescenini e alle satire” e che “trae argomento dagli amori di un Don Nicola, studente calabrese, con Vincinzella, figlia di Zeza e Pulcinella”, si rappresentò nei cortili dei palazzi, nelle strade, nelle osterie e nelle piazze ad opera di attori occasionali o compagnie di quartiere, che si facevano annunciare a suon di tamburo e di fischietto e ben presto divenne un testo così famoso da essere conosciuto a memoria da tutti i ceti sociali di Napoli. Le parti femminili erano interpretate da soli uomini perché le donne non potevano essere esposte alla pubblica rappresentazione ed è una tradizione che si conserva ancora oggi. Nella seconda metà del XIX secolo, a seguito dell’emanazione di divieti ufficiali che ne proibivano la rappresentazione per le strade “per le mordaci allusioni e per i detti troppo licenziosi ed osceni”, la “Zeza” fu accolta, esclusivamente nel periodo di Carnevale, nei teatri frequentati soprattutto dalla plebe, dove il pubblico notoriamente interloquiva cogli attori nel corso della rappresentazione “con sfrenatezze di gergo e di gesti”. A causa di questi impedimenti,  la “Zeza” si diffuse quindi nelle campagne adiacenti e, con caratteri sempre più diversificati, nelle altre regioni del Reame di Napoli.

Al giorno d’oggi la “Canzone di Zeza”  è una rappresentazione tipica della Campania e specialmente dei paesi dell’Irpinia: in generale possono cambiare i nomi dei personaggi e le battute dei dialoghi da paese a paese, ma alla base permane sempre lo stesso canovaccio.

A San Lorenzello veniva rappresentata in occasione del carnevale in diversi punti del paese, senza apparato scenico, perlopiù da quattro attori maschi che, esercitandosi per anni nello stesso ruolo, finivano per essere considerati, come quelli della commedia dell’arte, dei veri specialisti. Due di essi, cosa naturale in quei tempi, ricoprivano, travestendosi da donna, i ruoli di Zeza e Vicenzella o Tolla. Erano preceduti da un volante che, cavalcando un asino, invitava la gente a partecipare alla rappresentazione.

Nel 1951 si tenne l’ultima rappresentazione di Zeza con la partecipazione di attori che questa sera vogliamo ricordare: Alfonso Rubano, Michele Ciarleglio, Lorenzo Ciarleglio, e Guido Sagnella. Molti anni dopo ritornò il desiderio di ripresentarla ma risultò vana la ricerca del libretto originario. Allora si decise di ricostruirlo attraverso i ricordi dei più anziani e la rappresentazione si tenne la sera del 4 agosto 1995. A distanza di alcuni anni il libretto fu ripreso e lo storico Don Nicola Vigliotti ed Alfonso Guarino lo ampliarono ed integrarono con l’aggiunta di due personaggi: il maresciallo dei Carabinieri e l’Arciprete Don Pasquale. La vigilia di San Donato del 2004 è stata rappresentata ottenendo un grande successo. L’11 agosto 2019 è stata riproposta con grande successo, nell’ambito di una serata dedicata alla riscoperta delle tradizioni popolari curata dall’Ente Culturale Schola Cantorum San Lorenzo Martire “Nicola Vigliotti” di San Lorenzello.

Alfonso Guarino

di seguito alcuni brevi video

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“Estate al Cortile” con l’Ass. Il Canto di Virgilio

Posted by on Ago 5, 2019

“Estate al Cortile” con l’Ass. Il Canto di Virgilio

COMUNICATO STAMPA

“Estate al Cortile”

Real Casa Santa dell’Annunziata – Via Annunziata 34, Napoli

Rassegna di spettacoli dall’ 8 al 18 agosto 2019

Da giovedì 8 a domenica 18 agosto, il Cortile della Real Casa Santa dell’Annunziata aprirà al pubblico il suo magnifico cancello cinquecentesco e si trasformerà ancora una volta in uno spazio dedicato alla musica e al teatro, palcoscenico di eccezione su cui si esibiranno per undici serate di seguito i grandi interpreti della tradizione classica napoletana.
Promossa e sostenuta dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, nell’ambito del programma dell’Estate a Napoli 2019, la rassegna“Estate al Cortile” è realizzata dall’Associazione Il Canto di Virgilio.
Serate di musica colta, popolare e classica si alterneranno a spettacoli teatrali offerti gratuitamente al pubblico di cittadini e turisti che potrà godersi in uno dei luoghi più suggestivi del centro storico della città, il meglio della produzione artistica della tradizione classica napoletana.

PROGRAMMA

Giovedì 8 agosto ore 21.00
Antonella Morea
“Mamma” di Annibale Ruccello
“Mamma” piccole tragedie minimali di Annibale Ruccello, regia di Geredo D’Andrea,
e’ un testo a più voci raccontate da una sola attrice :Antonella Morea. Tante mamme e la loro crudeltà, follia, le favole nere e la crisi profonda di uno status femminile, talvolta difficile e perverso. Mamme che poi via si trasformano, nei vari episodi, in figure irrimediabilmente corrotte dai mass-media, una folla di donne attorniate da ragazzini che si chiamano Deborah, Samanta, Morgan, nelle cui conversazioni si confondono messaggi personali, echi televisivi, slogan di rotocalchi; dove la pubblicità si sovrappone alle confidenze, le telenovelas alla sfera privata e gli inni liturgici alle canzonette di Sanremo. Fanno da contrappunto musicale brani famosi dedicati alle mamme. Fisarmonica Vittorio Cataldi.

Venerdì 9 agosto ore 21.00
Lalla Esposito e Massimo Masiello
” ‘E primme vase tuoje l’aggio avute io”
L’amore di un uomo e di una donna, in forma di concerto-spettacolo per uno dei più grandi geni del 900: Raffaele Viviani.
Attraverso le loro voci prendono forma i suoi innamorati,i guappi, le pro storie. …gli angeli della sua drammaturgia che chiedono una speranza (da ultimi) per continuare a sperare per vivere.
Un viaggio tra le parole e la vita di Raffaele Viviani. Attore, commediografo, compositore, poeta e scrittore italiano, egli intendeva portare in scena la verità, la miseria, l’ingiustizia, e marchiò le sue sceneggiature e le sue canzoni con una lingua scarna, aspra e tagliente, ben lontana dallo stile che faceva del teatro colto un’esclusiva delle classi più agiate, riuscendo perciò a coniugare contenuti profondi ad una possibilità di fruibilità da parte di tutti. Al piano Luigi Tirozzi

Sabato 10 agosto ore 21.00
Mario Maglione
‘E stelle ‘e Napule
Nella notte di San Lorenzo, il maestro Mario Maglione propone un concerto di canzoni classiche napoletane dal titolo ‘E Stelle ‘e Napule. Lo spettacolo promuove la magia della canzone classica napoletana. Le melodie classiche cantate da Mario Maglione suscitano forti sensazioni grazie alla sua bravura nel coinvolgere il pubblico. L’artista, accompagnato dai suoi musicisti, attraverserà e percorrerà i momenti più intensi e significativi della storia della canzone classica e popolare napoletana. Il periodo proposto, va dalla fine del ‘600 ai giorni nostri.
In questo arco di tempo, lo spettacolo evidenzierà nelle varie fasi, i percorsi e le evoluzioni di quest’arte fatale considerata patrimonio culturale mondiale.
Celebre in tutto il mondo, la canzone classica napoletana va oltre i luoghi di appartenenza, divenendo patrimonio comune e dunque linguaggio universale.
Chitarra- Michele Cordova, Fisarmonica – Andrea Bonetti

Domenica 11 agosto ore 21.00
Patrizia Spinosi
“Il mare di fronte” Cantando Napoli dall’altra parte
Se cantiamo lontano dalla nostra città ci assale quella dolce malinconia che ha caratterizzato il canto di tutti quelli che nel secolo scorso l’hanno lasciata.
Con questo concerto Patrizia Spinosi entra nelle pieghe di un repertorio di struggente passione. La stessa che infondevano gli interpreti del passato nelle loro esecuzioni, passando, dunque, per Di Giacomo, Pisano, Libero Bovio, attraversando il repertorio di Gilda Mignonette.
Quando Napoli ci appare “dall’altra parte”, quando la sentiamo e viviamo da lontano, riusciamo a mettere in un angolo la timidezza che, per pudore di tutta la retorica intorno alla città e le sue canzoni, non riesce a liberare le emozioni di chi la canta.
Ė il momento, invece, di spiegare la voce e aprire il cuore ai poeti e ai compositori senza più riserve, vivendo intimamente la “semplicità” e la forza di tutto l’amore che hanno raccontato.
La Spinosi ha maturità vocale e teatrale, una grande forza espressiva e saprà far innamorare il pubblico con ogni parola parlata, con tutte le note cantate.
Un concerto entusiasmante, che scompiglia il cuore di chi lo ascolta.
Arrangiamenti – Michele Bone’, Chitarra – Gennaro Esposito

Lunedì 12 agosto ore 21.00
Iolanda Schioppi
“TROIANE – Figlie di un Dio minore ?”
Testo di Iolanda Schioppi da Euripide Regia di Iolanda Schioppi
E’ uno spettacolo teatrale in lingua napoletana, nato da uno studio che affonda le sue radici nella storia e nelle origini del teatro. L’autrice, Iolanda Schioppi, pone le basi per una riflessione sul tempo e il suo ripresentarsi nel presente in maniera puntuale, come se l’umanità intera fosse prigioniera di un incantesimo da sciogliere. Il testo prende a pretesto il mito e la storia delle Troiane, per tessere un tessuto contemporaneo che da voce all’amore, alla vulnerabilità della condizione umana, al potere, alla distruzione, al desiderio di libertà, all’assoggettamento e al dolore struggente di chi non ha forza e voce per essere sentito o vendicato ponendo l’attenzione alla lotta contro ogni forma di dominio.
In scena con Iolanda Schioppi, Agnese Laurenza e Caterina Giugno

Martedì 13 Agosto ore 21.00
Aurora Giglio
La Notte della Posteggia Napoletana
La notte della posteggia napoletana dedicata ad una delle massime espressioni della canzone napoletana. Uno spettacolo musicale che vuole essere un riconoscimento ad un’ antica forma di spettacolo estemporaneo attraverso un vastissimo repertorio che si estende dalle più note canzoni classiche napoletane a dei veri e propri tesori della tradizione partenopea attraverso “macchiette”, momenti di poesia e non solo.
Fisarmonica – Vittorio Cataldi, Chitarra – Edo Puccini

Mercoledì 14 agosto ore 21.00
Matteo Mauriello
Soirèe Napoletana
Fantasia di versi, prosa e musica
Un viaggio attraverso storie, luoghi, canzoni e personaggi del nostro Sud che hanno segnato un’epoca, l’epoca delle emigrazioni, ma allo stesso tempo il secolo d’oro, la “belle epoque”.
La Napoli di un tempo che fu… che ci sembra così lontana, ma che invece è così vicina, così presente nei nostri sguardi, nel nostro vissuto e nei nostri animi.
“Soirèe Napoletana” traccia quindi un percorso storico di questo immortale e affascinante popolo che ha abitato vicoli, piazze, che ha dovuto abbandonare questo mare e questa terra per necessità e che ha infinitamente amato questa nostra meravigliosa città, dominatrice e dominata.
Chitarra- Sossio Arciprete, Voce- Marianita Carfora
In scena Matteo Mauriello Attore- Cantante – Chiara Di Girolamo voce – Sossio Arciprete Chitarra ed effetti – Vinceno Laudiero flauto

Giovedì 15 agosto ore 21.00
Ciro Capano & Orchestra
Suoni e Sospiri di Napoli
Recital di Canzoni Classiche Napoletane
Ciro Capano, bravissimo cantante /attore nel suo “Suoni e Sospiri di Napoli”, recital di Canzoni Classiche Napoletane, ripercorre a ritroso i fasti della canzone classica napoletana dell’Ottocento e del Novecento: da Salvatore Di Giacomo a Libero Bovio, da Vincenzo Russo a Roberto Murolo, da Ernesto Tagliaferri a Salvatore Gambardella fino a Raffaele Viviani, passando attraverso i vari stili di questi autori. II tutto è filtrato dal punto di vista di un artista che conosce l’importanza della memoria e del tenerla viva.

Venerdì 16 Agosto ore 21.00
Lello Ferraro
«Contacunte»
Miti, Storie e Leggende tratti dalla tradizione dei Cantastorie
Che sia cantata o raccontata è la favola il tema principale a cui si ispira questo concerto di musica popolare. Sui ritmi e sulle melodie che caratterizzano la nostra tradizione verranno evocati i Miti, le Leggende e i Personaggi che popolano il mondo delle nostre fiabe.
In scena il Cantastorie che, accompagnato da bravissimi musicisti, si attiverà nell’intento di stabilire una relazione con il pubblico.
Il tutto orientato alla comunicazione essenziale del racconto in musica; una narrazione di antica memoria, leggera e delicata, sempre più oscurata dai ritmi turbolenti dei mass-media odierni.
Giovanni Leonetti -chitarre e plettri; Francesco Migliaccio-Fisarmonica;
Fabio Soriano- ciaramella, flauti.

Sabato 17 Agosto ore 21.00
Fiorenza Calogero
“Vento del Sud”
Voce mediterranea inconfondibile, che nella sua ventennale carriera tra l’altro è stata tra le colonne de La Gatta Cenerentola di Roberto De Simone e di Passione di John Turturro, Fiorenza Calogero con “Vento del Sud” parla di tutto quello che il vento del Mediterraneo, grande fucina nella quale le culture sono nate fondendosi nell’accoglienza, può portare. Parla della fortuna di essere gente del viaggio e dello spostamento.
Fiorenza Calogero – Voce e percussioni, Marcello Vitale- Chitarra battente Carmine Terracciano -Chitarra napoletana


Domenica 18 Agosto ore 21.00
Enzo Amato
Neapolitanata
Arie fuori e dentro al Palazzo
Saranno protagonisti del Concerto di chiusura, Gabriella Colecchia, (una delle più interessanti voci italiane, vincitrice del prestigioso Luciano Pavarotti International Voice Competition di Philadelphia ed interprete di grandi opere in tutto il mondo che si è esibita in prestigiosi teatri tra cui il Teatro Real di Madrid, il Teatro Coliseo di Buenos Aires e il Teatro San Carlo di Napoli), il chitarrista Francesco Scelzo, ed Enzo Amato, (chitarrista , compositore e direttore d’orchestra, conosciuto per la sua immensa passione per il Settecento Musicale Napoletano).
Il Concerto ha come titolo Neapolitanata: Arie fuori e dentro al Palazzo e presenterà brani colti e popolari di Giovanni Paisiello, Niccolò Piccinni, Saverio Mercadante, Gaetano Donizetti, Gioacchino Rossini e Anonimi in voga nel Settecento al tempo dei Borbone
Gabriella Colecchia – Mezzosoprano
Enzo Amato e Francesco Scelzo- Chitarre

Tutte le sere dalle ore 20.30 alle 21.00 “ Una Partenope narrata” a cura di Antonio Faiello Show

Info : 0813425603
infoeventi@domusars.it
addetto stampa : Enrica Buongiorno

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L’Inno borbonico scritto da Giuseppe Verdi

Posted by on Mar 7, 2019

L’Inno borbonico scritto da Giuseppe Verdi

“Padania” e Regno delle Due Sicilie hanno solo una cosa in comune: l’autore dell’inno nazionale.
Certo, è una battuta provocatoria. Ma le cose diventano ancora più paradossali se si pensa che l’autore delle musiche in questione è Giuseppe Verdi, uno dei padri dell’Unità d’Italia.

Chissà cosa direbbero i nostalgici della Lega Lombarda se sapessero che proprio Verdi, nel 1848, scrisse un inno chiamato “La Patria – dedicato a Ferdinando II di Borbone“: avrebbe dovuto sostituire lo storico inno di Giovanni aisiello.

Re Ferdinando è salutato come padre della patria ed il testo finisce con un coro di “Viva il Re!“.

Bisogna contestualizzare la situazione storica: l’inno fu scritto dopo le rivolte del 1848, quando tutta Europa si sollevò contro le monarchie. Anche a Napoli ci furono numerose manifestazioni contro Ferdinando II, tanto da costringerlo ad emanare una costituzione (che poi fu revocata l’anno dopo).

In tempi di rinnovamento, probabilmente, si pensò che anche l’inno storico scritto sotto Ferdinando IV dovesse essere cambiato.
Ed ecco che quindi le musiche dell’Ernani, un’opera composta pochi anni prima da Verdi, furono arricchite con le parole di Michele Cucciniello:

Bella Patria del sangue versato
se fumanti rosseggian le
impronte

non più spine ti strazian la
fronte
il martirio la palma fruttò
Viva il Re!
Viva il Re!
Viva il Re!

L’inno fu però presto dimenticato in quanto, per tradizione, rimase ufficiale la musica di Paisiello. Il lavoro di Verdi fu ritrovato solo nel 1973, più di cento anni dopo dalla caduta del Regno, per mano del maestro Roberto de Simone, che scavò negli immensi archivi del Conservatorio di San Pietro a Majella e studiò le origini di questa storia, che altrimenti avremmo dimenticato.

Verdi era borbonico?

I conti non tornano: Verdi fu uno dei più appassionati sostenitori dell’Unità d’Italia, oggi sono dedicate a lui piazze, strade e monumenti. Com’è possibile che vent’anni prima dell’unità sosteneva la monarchia di Napoli?

Alcuni autorevoli studiosi, fra cui l’istituto di Studi Verdiani, credono che l’inno “La Patria” sia un plagio clandestino di un testo mai autorizzato. È effettivamente strano che Verdi, forte sostenitore di Mazzini, abbia appoggiato la politica borbonica. Oltretutto il compositore si trovava a Parigi nel 1848.

Michele Coccia, invece, affermò di aver trovato anche le carte in cui si poteva leggere chiaramente il consenso del compositore per la diffusione della sua opera, di fatto riconoscendola come originale. E se anche non ci fossero stati riconoscimenti, l’inno di Verdi era sicuramente molto conosciuto a Napoli.
Oltretutto, quando il compositore di Busseto diventò senatore, si batté molto per promuovere leggi sul diritto d’autore e per tutelarsi dai numerosissimi plagi che aveva subito nella sua carriera. Se anche l’inno borbonico fosse stato fra questi, probabilmente, Verdi ne avrebbe in qualche modo parlato.

Ci sono anche quelli che, come lo storico Pasquale Galasso ed il maestro De Simone, vedono in Verdi un “opportunismo”: l’Italia stava per cominciare il suo processo di unificazione e tutti gli intellettuali del paese si sarebbero affidati a qualunque monarca disposto a compiere l’impresa. E Verdi provò ad ingraziarsi anche il re di Napoli.
In effetti, ancor prima che cominciasse il processo unitario, a Ferdinando II fu proposto di unificare l’Italia, ma il monarca non prese mai in considerazione questa ipotesi per evitare conflitti con Roma.

E così, in un duello fra immaginazione e storia, Lega Nord e Regno di Napoli hanno avuto in comune l’autore dei propri inni.
Per l’immaginaria Padania, ovviamente, il discorso è un po’ diverso: l’aria del “Va, pensiero” fu adottata da Bossi quando il buon Giuseppe Verdi era morto da ben ottant’anni.

Federico Quagliuolo

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INTERVISTA A PEPPE BARRA DA PARTE DI ADRIANA DRAGONI

Posted by on Lug 13, 2018

INTERVISTA A PEPPE BARRA DA PARTE DI ADRIANA DRAGONI
«Maestro, posso venire da lei per un’intervista?». «Un’intervista? Bene, ma perché non la facciamo per telefono?», mi risponde Peppe Barra (foto). «Perché per telefono non la so fare». Racconto l’episodio a una mia amica, Paola Pozzi, un architetto: «Sai Paola, vorrei fare un’intervista-ritratto a Peppe Barra. Vado da lui. Per conoscere una persona bisogna vedere la sua casa».
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