Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Per una storia non scritta: Il 1799 nel Vallo di Diano (II)

Posted by on Ago 24, 2020

Per una storia non scritta: Il 1799 nel Vallo di Diano (II)

“L’albero coppoluto nel regno dell’inganno”: Polla centrale operativa della controrivoluzione

Giuseppe D’Amico

Ottodì 28 Piovoso (sabato 16 febbraio) anno VII della Libertà; I della Repubblica Napoletana, Una e indivisibile”. Sul nr. 5 del <<Monitore Napoletano>>, il cui originale è esposto in mostra, Eleonora Pimentel De Fonseca scrive che “continuano ad essere disgustosissime le notizie di varie parti dell’interno della Repubblica“.

E’ fuor di dubbio che il Vallo di Diano per la sua collocazione strategica sulla via per le Calabrie giocò un ruolo decisivo per le sorti della Repubblica.

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L’ITALIA CONTESA “NAZIONE NAPOLETANA” E “NAZIONE ITALIANA” IN GIACINTO DE SIVO

Posted by on Ago 13, 2020

L’ITALIA CONTESA “NAZIONE NAPOLETANA” E “NAZIONE ITALIANA” IN GIACINTO DE SIVO

1. Un legittimista scomodo

Il 14 febbraio 1860, a bordo del piroscafo francese La Mouette, l’ultimo re delle Due sicilie abbandonava per sempre il territorio del regno per rifugiarsi tra le mura amiche della Roma papalina. Le precarie condizioni dell’Italia unita, travagliata dall’insorgenza legittimista nelle province meridionali e dal grave dissesto finanziario, alimentarono però a lungo le illusorie speranze della corte borbonica in esilio di una repentina restaurazione. In breve spazio di tempo, la capitale papale divenne il punto di aggregazione del variegato legittimismo in esilio costituendo la centrale naturale della propaganda borbonica e clericale contro il neonato Regno d’Italia.

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Radici giacobine del fascismo? Breve commento alle tesi di De Felice

Posted by on Giu 25, 2020

Radici giacobine del fascismo? Breve commento alle tesi di De Felice

Come è noto, Renzo De Felice, prima di affermarsi a livello mondiale come lo storico per eccellenza del fascismo (movimento e regime), dedica le sue ricerche al giacobinismo.
Il giacobinismo italiano è infatti il suo principale tema di ricerca e di studio fino all’inizio degli anni sessanta(1); le sue ricerche e le sue interpretazioni mirano, in proposito, ad abbattere il mito storiografico di un’«Idra giacobina dalle mille teste e dalle mille forme»(2).
Lo storico reatino manifesta insoddisfazione anche verso quella storiografia, che riprende, mediante l’interpretazione gramsciana, il concetto di “rivoluzione passiva”, elaborato da Vincenzo Cuoco(3).

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