Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

La confisca nel regno di Napoli dal 1806 al 1825

Posted by on Ott 11, 2019

La confisca nel regno di Napoli dal 1806 al 1825

Il saggio getta luce sul complesso sistema giudiziario di età giuseppina (1806-1808), murattiana (1809-1814) e ferdinandea (1815-1825),un sistema imperniato sul doppio binario di due giustizie opposte fra di loro per principi ispiratori : la prima ordinaria e formale, garantista e illuminata per i « galantuomini ».

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Fernando Riccardi sul Regno di Napoli ai tempi di Fra’ Diavolo

Posted by on Set 14, 2019

Fernando Riccardi sul Regno di Napoli ai tempi di Fra’ Diavolo

Concludiamo oggi la settimana dedicata all’inaugurazione del Busto dedicato a Michele Arcangelo Pezza alias Fra’ Diavolo con l’intervento di Fernando Riccardi che ha parlato a braccio e per questo motivo possiamo disporre soltanto del video che invitiamo a vedere di seguito perchè come al solito lo storico Laborino ci regala sempre interventi di spessore.

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DELFINO che tiene in bocca una mezza luna, elenco di CASTELLI e TORRI nell’Arme della provincia di terra d’Otranto 1618 – Il regno di Napoli diviso in dodici provincie di Enrico Bacco

Posted by on Ago 25, 2019

DELFINO che tiene in bocca una mezza luna, elenco di CASTELLI e TORRI nell’Arme della provincia di terra d’Otranto 1618 – Il regno di Napoli diviso in dodici provincie di Enrico Bacco

Ecco la meravigliosa descrizione del simbolo dell’attuale provincia di Lecce : il DELFINO che tiene in bocca una mezza luna, e l’elenco dei CASTELLI e delle TORRI costiere ne : Arme della provincia di terra d’Otranto, opera del 1618 di Enrico Bacco : “Il regno di Napoli diviso in dodici provincie”. All’interno del testo scopro che anticamente “il Delfino con Nettuno erano proprie insegne del paese de’ Salentini“.

Il volume descrive le dodici province del Regno di Napoli con i nomi di città, casali, castelli, famiglie nobili e con la nota del numero di “fuochi”, ovvero i nuclei familiari soggetti a tassazione. Dopo la descrizione della prima Provincia del Regno, la Terra di Lavoro, “Regina di ogni altra Provincia” corrispondente quasi all’intera Campania attuale, si passa poi alla descrizione di tutte le altre Province cui fa seguito l’indice dei Re, Governatori e Vicerè del Regno.

A pagina 128 troviamo il capitolo con “l’Arme della provincia di terra d’Otranto”, in cui si descrive l’Arme, una accurato elenco dei CASTELLI e delle TORRI costiere del Salento, ma anche la narrazione del DELFINO simbolo dell’attuale provincia di Lecce che, come sappiamo, tiene in bocca una mezza luna.

Ho riprodotto in 3d questa illustrazione con una delle mie stampanti 3d, una Creality cr10

continua articolo originale

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“DEL BRIGANTAGGIO NEL REGNO DI NAPOLI”…..3° parte

Posted by on Lug 11, 2019

“DEL BRIGANTAGGIO NEL REGNO DI NAPOLI”…..3° parte

Ora che cosa di simile può allegarsi sotto la dinastia borbonica? Allorché i Piemontesi vennero nel regno esisteva un sol brigante in tutta la vasta estensione del paese? Eppure la configurazione del suolo era la stessa; la vita cenobitica dei montanari, i costumi, la religione, la coltura e tulle le altre cose a cui ricorre il sig. Jorioz, erano le stesse. Come dunque allora di brigantaggio non v’era ombra, benché, come dice il sig. Jorioz, il popolo fosse straziato dal più scellerato dei Governi, e solo adesso che a quel Governo oppressore è sottentrato un Governo riparatore, il Brigantaggio è sorto e giganteggia ogni dì più?

Sarà forse il cattivo gusto dei paesani, che non sanno conoscere il loro meglio?
Sia pure; ma ciò nulla giova al proposito; giacché resta sempre vero che la cagione del brigantaggio è politica, cioè l’odio al nuovo Governo.
In somma la cagione di un fatto, che non si manifesta se non in un dato tempo, non può essere se non quella che in esso tempo è sopravvenuta, non già quella che si avverava anche prima, senza che però quel fatto apparisse.

Ora tutte le cagioni, da cui il sig. Jorioz ripete il brigantaggio, si verificavano anche prima dell’invasione piemontese, e nondimeno in nessun angolo del regno era sentore di brigantaggio: e per contrario il brigantaggio si è subilo manifestato, appena l’invasione piemontese è stata compiuta.

Dunque a questa e non a quelle si dee ascrivere il brigantaggio; e però la sua cagione è politica (1.

Ma il più bello è che lo stesso sig. Jorioz, dopo essersi tanto affaticato a negare che il brigantaggio napolitano sia d’ indole politica, viene da ultimo a concederlo in termini abbastanza espressivi. Imperocché essendosi falla l’obbiezione di aver egli stesso diviso il brigantaggio napoletano in comune e politico; risponde così:

«Questo è vero; io divisi nell’esordio del mio studio il brigantaggio in politico ed in comune, e ciò per istradare il mio lettore a ben comprendere il genere della storia che io m’accingeva a narrare, perché si persuadesse che non tulle le bande combattono pel Re decaduto, e che quelle in principal modo della frontiera assumevano un carattere politico per le eccitazioni e gl’incoraggiamenti che ricevevano dal Seggio pontificale, e per la condizione delle persone che lo spingevano alla frontiera e le fornivano di stipendio, di vestiario, d’armi e di munizioni » (1

Lasciamo stare la svergognata ed irriverente calunnia di attribuire al Seggio pontificale gl’incoraggiamenti al brigantaggio, calunnia che, dopo la solenne mentita datale da tutto il Corpo diplomatico risedente in Roma, non merita neppure d’essere confutata; il certo è che, per esplicita confessione di esso Jorioz, il brigantaggio della frontiera ha carattere politico.

Or il brigantaggio della frontiera è quello appunto, di cui egli assume di parlare, come apparisce dallo stesso titolo del suo libro; ed è quello di cui solo egli può parlare con conoscenza di causa; giacché egli fu sempre nello Stato maggiore del Generale Covone, che comandava la zona militare di frontiera allo Stato pontificio.

Singolar maniera di argomentare!Si nega che il brigantaggio in generale abbia carattere politico; e di quell’unica parte, di cui l’argomentante può rendere testimonianza per propria esperienza, è costretto a confessare che il carattere politico c’era pur troppo.

Noi non sappiamo quanto il sig. Jorioz sia valente nelle armi; ma il certo è che egli si mostra di esserlo assai poco nella logica, la quale avrebbe dovuto insegnargli, che piuttosto la contraria affermazione gli si rendeva almeno probabile; cioè che dal vedere il carattere politico nelle bande da lui conosciute ex certa scientia, poteva congetturarsi il medesimo delle altre, per cagioni se non identiche almeno consimili.

Note
1) No! non insistiamo di vantaggio sopra questa dimostrazione, avendola ampiamente svolta, allorché confutammo un ragionamento simile a quello del sig. Jorioz, fatto dalla famosa Commissione stabilita dal Parlamento Subalpino per un’inchiesta sulle cause del Brigantaggio. Solamente a gloria degli onorevoli che componevano la detta Commissione, vogliamo qui ricordare l’elogio che ne tesse il nostro scrittore, giudice al certo non sospetto: «In queste precarie condizioni, e col ridicolo della inanità, che slava già a suggello della sua missione prima che da Torino partisse, la Commissione fece tutto quello che poteva fare nelle contingenze meschine ed eunuche in cui era posta. Mangiò copiosamente, bevette vini generosi, viaggiò principescamente, fece discorsi e brindisi a dozzine, ebbe applausi, ovazioni, luminarie e teatrali spettacoli, e poscia per non aver l’aria proprio di mangiare a tradimento il danaio pubblico, e darsi troppo buon tempo a spese dei minchioni contribuenti, sedè in consiglio e chiamò alla sua barra Generali, Prefetti, Colonelli, Consiglieri, Sindaci, Delegati, Giudici, Soldati, Guardie, Doganieri e Cationi, e da tutti estrasse a spilluzzico e con istento quel tanto che bastasse per fornire alla compilazione di un forbito ed eloquente discorso, da presentarsi al Parlamento italiano, sul risultato della sua missione e sul benefizio stragrande che ne hanno dovuto risentirne queste infelicissime Province.» Pag. 238.

1 Pag. 326.

2 Nell’eccellente giornale Correspondance de Rome, che si stampa in Roma da Scrittori francesi, al numero 303 (Samedi 4 Juin) trovasi un ragionatissimo articolo contro l’impudenza del Mornìng Posi, organo del Palmerston, che scagliava la medesima calunnia contro il Governo pontificio. In esso articolo vien dimostrato, coll’irrefragabile testimonianza de’ fatti, tutto ciò che il Governo pontificio ha operato per impedire l’arruolamento di briganti sul suo territorio, come ha sequestrato armi e munizioni che ai briganti non si fornivano da Roma, ma bensì si spedivano da Londra e da Marsiglia, come ha imprigionali tutti i briganti, che ricoverarono sul suolo pontificio, quali per esempio il terribile Pilone, tuttora in carcere, il Trocco co’ compagni, e Lo stesso Cipriano e Giona la Gala, per arrestare i quali il Pontefice ordinò l’abolizione dell’antico diritto d’asilo di Canemorto e di Conca, nella campagna romana, dove quelli s’erano rifuggiti. Ma ciò, che dovrebbe eccitare nel Mornibg Post, se avesse senso di onore, indignazione contro il Governo piemontese, si è l’arresto fatto dai Gendarmi pontificii del bandito Sarraconte, il quale, vendutosi a Torino, infestava la frontiera pontificia coll’incarico ricevuto di fingere d’aver a complico nei suoi eccessi il Governo pontificio. Il Sarraconte è nelle prigioni di Roma; e la Giustizia ha in mano le carte comprovanti il nefando trattato tra lui e gli agenti dell’onorato Governo italiano. Non sappiamo perché il sig. Jorioz tra i tanti briganti, da lui ricordati, ha passato sotto silenzio il Sarraconte e la sua banda. Forse un sentimento di pudore ne lo ha rattenuto.

3) Non abbiam parole che valgano a sfolgorare l’altra iniquità che coramelle il Governo riparatore; non solamente imprigionando, ma dopo la prigionia mandando a domicilio coatto, vai quanto dire a vera rilegazione, tutti quelli che esso crede favoreggiatori del brigantaggio. Né solamente uomini, ma donne, ed eziandio donzelle e pargoletti, separandole dalle loro famiglie e spesso inviando la madre in un luogo e la figliuola in un altro. Che dice di tali cose il sig. Palmerston? Chiamerà un tal Governo l’affermazione di Dio? Le cose son giunte a tale, che perfino i Deputati, benché abbiano interesse a velare le turpitudini dello stato presente d’Italia, tuttavia sono a quando a quando costretti a muoverne richiamo. Ecco come nella tornata degli 8 Giugno il Deputato Minervini parlava a’ suoi Colleghi, r Voi dovete sapere che si sono condannati alla morte e colla fucilazione anche nelle spalle (il che è contro la legge) individui volontariamente presentati. Si sono condannati a morte i minori arrestati non nell’atto dell’azione, non in conflagrazione; si sono passali per le armi individui non punibili per brigantaggio, ma semplicemente di reati comuni, usurpando il potere alla magistratura ordinaria, senza che il Guardasigilli se ne prendesse pensiero… Si Sodo condannate per manutengolo di briganti con complicità di primo grado le mogli dei briganti ai ferri a vita, e le figlie minori dei 12 anni a 10 a 15 anni di pena.» Atti ufficiali della Camera, n. 734, pag. 2358.

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“DEL BRIGANTAGGIO NEL REGNO DI NAPOLI”…..2° parte

Posted by on Lug 5, 2019

“DEL BRIGANTAGGIO NEL REGNO DI NAPOLI”…..2° parte

Per contrario appena avvenuta l’invasione, e tosto apparvero in tutti i punti del regno bande reazionarie, a combattere le quali da quattro anni vi è stato uopo adoperare un intero esercito, con a capo i più feroci condottieri,porre in istato d’assedio permanente quasi tutte le province, spendervi, oltre il denaro dell’erario, quello altresì raccolto da una questua universale fatta per tutta Italia, venire a misure non solo extra-costituzionali ed extra-legali, ma tiranniche ed inumane.

L’Autore (Conte Jorioz) non dissimula una parte almeno dei mezzi atroci, adoperati dal Governo riparatore, per estinguere il brigantaggio.
«L’Autorità militare, egli dice, deve arbitrarsi forzatamente in molte cose che non le spettano di certo, e commette un grave male per evitare di ben maggiori e più funesti…
Mi giova osservare che nel tempo eccezionale dello stato d’assedio è stato preso da quasi tutti i Comandanti Generali delle zone il disposto di far carcerare tutti i parenti e le famiglie dei briganti, colla promessa che sarebbero rilasciati in libertà, quando i briganti loro appartenenti per legame di sangue si sarebbero costituiti alle Autorità militari.

Checché possa avere di draconiano e d’illegale (anche il dablen Conte se n’avvede) questa misura, e per quanto possa essere censurabile e soggetta al biasimo degli uomini di strettissima legalità e di scrupolosa rettitudine costituzionale (l’Autore ha coscienza meno meticolosa); ciò non è men vero e meno apertamente comprovato, che tale misura assoluta e dispotica fu piena di successo e di efficacia, e che mai e in nessun tempo e sotto nessun regime si sono visti tanti latitanti costituirsi volontariamente, e tanti briganti venir porgere i polsi ai ceppi (e poteva aggiungere, il petto alle palle) per far uscire dal carcere il padre, la madre, la sorella, la sposa ed i figli.»

Alla moralità di chi dareste la preferenza, o lettore; a quella di un Governo che, per avere in mano i suoi nemici, commette simili atrocità sopra degli innocenti, o a quella dei pretesi briganti che per salvare gl’innocenti spontaneamente si offrono alla prigionia ed alla morie (3)? Dopo un sì fiero sopruso, sembrerà tollerabile quest’altro:
3) Simile nefandezza si e commessa dal moralissimo Governo italiano anche in Sicilia per costringere a presentarsi i renitenti alla leva. Si sono gettate in carcere le sorelle nubili e le cugine dei coscritti latitanti o fuggiaschi, protestando che non sarebbero rilasciate, se non quando i loro fratelli si fossero costituiti. Indirizziamo questi fatti alla dilicata coscienza del sig. Palmerston, il quale chiamava negazione di Dio il Governo Borbonico, perché incarcerava qualche notissimo rivoluzionario, e ora che in Italia si consumano simiglianti eccessi, dice con piglio beffardo che le cose vanno benissimo.

«Si venne perfino all’espediente di far arrestare in una perlustrazione generale tutti quelli che si sarebbero incontrati per via, tutti gli uomini che erano nelle pagliare, tutti i pastori che guardavano armenti, e si ordinò che ogni comandante di pattuglie portasse gli arrestati ne’ paesi più vicini per farli riconoscere dalle Autorità. Si sperava, così di poter arrestare qualcuno dei briganti1.»

Ciò nelle campagne; e nelle città? «Intanto erasi proclamato lo stato d’assedio, e le Autorità militari, valendosi con energia delle attribuzioni che le erano conferite, arrestarono tutti coloro che erano in fama di favorire il brigantaggio.
È ben doloroso il constatare che tra gli arrestati vi si contarono molti appartenenti alle guardie nazionali di quei paesi, e tra questi anche due uffiziali(2.»

Se il sig. Jorioz avesse sale in zucca, invece di dolersi di ciò, si dorrebbe piuttosto che un Governo, il quale pretende d’esser tenuto per civile, venga a simili misfatti; ed è certo un misfatto imprigionar cittadini per la sola fama, e sappiamo che valga la fama in tempo di rovesci politici (3.
3- Non abbiam parole che valgano a sfolgorare l’altra iniquità che coramelle il Governo riparatore; non solamente imprigionando, ma dopo la prigionia mandando a domicilio coatto, vai quanto dire a vera rilegazione, tutti quelli che esso crede favoreggiatori del brigantaggio. Né solamente uomini, ma donne, ed eziandio donzelle e pargoletti, separandole dalle loro famiglie e spesso inviando la madre in un luogo e la figliuola in un altro. Che dice di tali cose il sig. Palmerston? Chiamerà un tal Governo l’affermazione di Dio? Le cose son giunte a tale, che perfino i Deputati, benché abbiano interesse a velare le turpitudini dello stato presente d’Italia, tuttavia sono a quando a quando costretti a muoverne richiamo. Ecco come nella tornata degli 8 Giugno il Deputato Minervini parlava a’ suoi Colleghi, r Voi dovete sapere che si sono condannati alla morte e colla fucilazione anche nelle spalle (il che è contro la legge) individui volontariamente presentati. Si sono condannati a morte i minori arrestati non nell’atto dell’azione, non in conflagrazione; si sono passali per le armi individui non punibili per brigantaggio, ma semplicemente di reati comuni, usurpando il potere alla magistratura ordinaria, senza che il Guardasigilli se ne prendesse pensiero… Si Sodo condannate per manutengolo di briganti con complicità di primo grado le mogli dei briganti ai ferri a vita, e le figlie minori dei 12 anni a 10 a 15 anni di pena.»
ATTI UFFICIALI DELLA CAMERA, n. 734, pag. 2358.

Ma il dabbeuomo procede innanzi con semplicità tanto bambinesca, che non si perita di manifestare quest’altra turpitudine del suo Governo:

«L’Autorità superiore militare, che ha trasmesso all’orecchio dei subalterni ordini ricevuti ali’ orecchio o in lingua sibillina, perché forse opposti a qualche articolo dello Statuto, o perché non ha posizione nettamente tracciata ed assolutamente legale, corrispondente all’ampiezza di questi ordini ricevuti e trasmessi, abbandona alla soddisfazione della legalità conculcala il male-avventuralo ufficiale inferiore che li ha eseguiti, il quale cade nelle unghie di un fisco spietato e ne esce malconcio nell’onore e fraudato nella carriera.»

Noi non facciamo commenti; ognuno vede come ogni parola di questa rivelazione getta infamia sopra la crudeltà, slealtà e ipocrisia d’un Governo che da ordini segreti, contrarii alla Costituzione e alle leggi, e poi abbandona gli esecutori al rigore della giustizia, quando ne vengano richiami!
Ecco il Governo riparatore.

Ma per tornare a noi, qual prò di tanti soprusi, di tanti raggiri, di tante vessazioni, di tanto spendio d’uomini e di danari? La reazione armata, ossia il Brigantaggio, nonostante i tanti morti nei combattimenti e nelle fucilazioni in massa, dopo quattro anni tiene alta la testa né da mostra di voler cedere. Lo stesso Jorioz è costretto ad attestarlo:

«Ottimi e talora operosissimi Generali non riuscirono né in Basilicata, né nel Beneventano a nessun serio progresso in tre anni (2.»

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