Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Le cause della fine del Regno delle Due Sicilie

Posted by on Ott 27, 2019

Le cause della fine del Regno delle Due Sicilie

È necessario innanzitutto precisare che il “risorgimento” italiano, nei riguardi del Regno delle Due Sicilie, è stato ed è un grande falso storico oltre che un grandissimo crimine. Il cosiddetto “risorgimento” fu una martellante propaganda di guerra e rappresenta il classico esempio che la storia viene sempre scritta dal vincitore. Esso non è stato in realtà che un capitolo della storia dell’imperialismo inglese. La mistica risorgimentale ci ha abituato a considerare Cavour come un grande statista, un genio della politica. In realtà la maggior parte delle sue decisioni non furono altro che esecuzioni dei “suggerimenti” che venivano orchestrati da Londra. La politica imperiale inglese si è sempre basata su due fattori cardini: il mantenimento di una grande potenza navale (the sllent power of sea) e l’alimentazione di disordini all’interno degli altri Stati, che venivano così distolti dalla politica estera. L’Inghilterra, per quanto riguarda in particolare il Mediterraneo, perseguì una sua complessa strategia politica che si sviluppò attraverso varie fasi. Iniziò con l’impossessamento di Gibilterra e, nel 1800, di Malta, che apparteneva alle Due Sicilie, approfittando dei disordini causati dalle guerre di Napoleone. Poi, intorno al 1850, in previsione dell’apertura del canale di Suez, per essa divenne vitale possedere il dominio dei Mediterraneo per potersi collegare facilmente con le sue colonie. Per questo i suoi obiettivi principali furono l’eliminazione della Russia dal Mediterraneo, contro la quale scatenò la vittoriosa guerra di Crimea nel 1853, e il ridimensionamento dell’influenza politica della Francia nel Mediterraneo. Il fattore determinante che spinse l’Inghilterra a dare inizio alle modifiche dell’assetto politico della penisola italiana furono gli accordi commerciali tra le Due Sicilie e l’Impero Russo, che aveva iniziato a far navigare la sua flotta nel Mediterraneo, avendo come base di appoggio i porti delle Due Sicilie. La Francia, a sua volta, voleva rafforzare la sua influenza sulla penisola italiana, sia con un suo protettorato sullo Stato Pontificio, sia con un suo progetto di mettere un principe francese nelle Due Sicilie. Per raggiungere questi obiettivi le due potenze si servirono del piccolo Stato savoiardo che, non avendo risorse economiche e militari per fare le sue guerre, dovette vendere alla Francia Nizza e la Savoia, ed era in procinto di vendere anche la Sardegna se non fosse stato fermato dall’Inghilterra che temeva un più forte dominio della Francia nel bacino mediterraneo. In Piemonte, infatti, il sistema sociale ed economico era ben povera cosa. Vi erano solo alcune Casse di risparmio e le istituzioni più attive erano i Monti di Pietà. Insomma esistevano solo delle piccole banche e banchieri privati, generalmente d’origine straniera, che assicuravano il cambio delle monete al ridotto mercato piemontese. In Lombardia non c’era alcuna banca di emissione e le attività commerciali riuscivano ad andare avanti solo perché operava la banca austriaca. E tutto questo già da solo dovrebbe rendere evidente che prima dell’invasione del Sud, al nord non potevano esserci vere industrie, nè vi poteva essere un grande commercio, nè i suoi abitanti erano ricchi ed evoluti, come afferma la storiografia ufficiale. Per il Piemonte, dunque, il problema più urgente era quello di evitare il collasso economico, dato il suo disastroso bilancio, e l’unico modo per venirne fuori era quello offertogli da Inghilterra e Francia che gli promettevano il loro appoggio per l’annessione dei prosperi e ricchi territori delle Due Sicilie e degli altri piccoli Stati della penisola italiana. Il mezzo con cui l’Inghilterra diede esecuzione a questo disegno fu innanzitutto la propaganda delle idee sul nazionalismo dei popoli e critiche sul “dispotismo oppressivo” dei governi di Austria, Russia e Due Sicilie. A proposito di “Nazione“, bisogna dire che si tratta di un concetto in termini giuridico-politici elaborato a partire dalla Rivoluzione Francese e sviluppatosi soprattutto nell’800. Questo concetto è stato un’autentica invenzione di un’ideologia molto coinvolgente ed emotiva che è servita, e serve ancora, per tenere insieme le parti e gli interessi di uno Stato. In tal modo si preparavano psicologicamente le masse a “giustificare” le sommosse popolari poi artatamente sollevate da sovversivi prezzolati, i quali istigavano anche ingenui idealisti, suggestionati da idee libertarie. Quando poi questi moti scoppiavano, si predicava il principio del “non intervento“, spacciandole per “faccende interne” di uno Stato. Quelli che furono chiamati “moti liberali” venivano fatti scoppiare continuamente ad opera delle sette massoniche, che raggiungevano così numerosi scopi: la dimostrazione concreta che i governi erano oppressivi e che il popolo “spontaneamente” si ribellava al dispotismo. Inoltre, queste sommosse, facendo scatenare la necessaria reazione di quei governi, aggravavano e rendevano verosimili le menzogne propagandate. Per quanto riguarda le Due Sicilie i moti più gravi furono quelli del 1820 e del 1848, a cui vanno aggiunti gli episodi degli attentati del 17 dicembre 1856 (scoppio deposito polveri a Napoli con 17 morti) e del 4 gennaio 1857 (nel porto di Napoli saltò in aria la fregata Carlo III con 38 morti), quello del 25giugno 1857 con lo sbarco di Pisacane e poi le rivolte di Palermo precedenti lo sbarco dì Garibaldi. La regia di queste azioni era del Mazzinicollegato direttamente con Londra, il cui governo aveva affidato anche al Cavourl’incarico di far scoppiare sommosse in tutti gli altri Stati italiani, con l’evidente scopo di legittimare l’intervento del Piemonte per sedare i “disordini“. Molti furono i disordini causati, tra l’altro, coll’invio di carabinieri in borghese. Nel frattempo, in preparazione allo sbarco del Garibaldi, erano stati formati nelle Due Sicilie alcuni centri sovversivi, che assoldavano molti delinquenti per le sommosse e corrompevano alte personalità duosiciliane per agevolare l’avanzata del pirata.

fonte http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Storia/RegnoDueSicilie/Storia%20Regno%20DueSicilie.htm#ause

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Il vero artefice della politica di Palmerston

Posted by on Ott 19, 2019

Il vero artefice della politica di Palmerston

Durante le fase acuta della guerra del 1859, mese di luglio, Napoleone III era incerto se continuare a guerreggiare in considerazione sia dello scarsissimo aiuto fornito dai megastrateghi savoiardi – che si erano perfino dimenticati di portare i cannoni sul campo di battaglia, li avevano lasciati infatti a circa 230 km di distanza – sia per il fatto che gli austriaci avevano ancora moltissime forze intatte e il possesso delle fortezze. Le potenze europee, timorose del contagio bellico, si sforzavano di circoscrivere il conflitto, di spegnere l’incendio che rischiava di tramutarsi in una conflagrazione generale: c’erano infatti tutti i presupposti per una guerra mondiale: la Prussia e la Confederazione Germanica smaniose di correre in aiuto dell’Austria, la Russia desiderosa di rivincita dopo il disastro della guerra di Crimea, l’Inghilterra pronta in armi per non veder calpestati i suoi interessi egemonici geopolitici.

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Battipaglia nascita di una colonia di Marina Carrese

Posted by on Set 21, 2019

Battipaglia   nascita di una colonia di  Marina Carrese

Opere pubbliche nel regno di Ferdinando II

In copertina: la prospettiva dei fabbricati della colonia di Battipaglia, realizzata dall’ing. Errico Dombrè, direttore dei lavori. A.S.S. – Genio Civile, fasc. 135, in A. Cestaro, Il terremoto del 1857 in Basilicata e nel Salernitano:

la fondazione della colonia agricola di Battipaglia, R.S., XIV (1953). Marina

Carrese è giornalista e collaboratrice dell’Editoriale Il Giglio.

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E GARIBALDI…….PARTI’

Posted by on Ago 12, 2019

E GARIBALDI…….PARTI’

Con una serie di complicità e inganni Garibaldi, simulando il sequestro di navi, partì da Quarto alla conquista del Sud d’Italia. Le preoccupazioni dei proprietari dei due battelli, il “Piemonte”e il “Lombardo”che avrebbero dovuto trasportare i “Mille”in Sicilia,erano state fugate tramite una rassicurante garanzia notarile rilasciata,in nome di autorevoli rappresentanti del governo piemontese,alla compagnia armatrice Rubattino di Genova. Un fatto analogo era accaduto tre anni prima,nel 1857:Mazzini e Pisacane, ferventi repubblicani,avevano simulato il sequestro in mare del vapore “Cagliari”, sempre della Compagnia Rubattino,al fine di sbarcare sulle coste meridionali italiane. Disgraziatamente la nave fu intercettata da una fregata napoletana e sequestrata nel porto di Napoli. Cavour, amico di Rubattino,si oppose al sequestro dichiarando che il “Cagliari” era stato intercettato in acque internazionali. Con l’appoggio determinante di Londra ottenne il rilascio del battello. Garibaldi, giunto in Sicilia si proclamò “dittatore”ed entrò trionfalmente a Palermo. Accolto dai compagni massoni,fu eletto al massimo grado della fratellanza: gran maestro della Massoneria Siciliana. La Massoneria era arrivata in Italia nel 1730, e precisamente a Napoli. Accreditata da alcuni aristocratici inglesi, creò logge massoniche in diverse regioni del Sud. Il progetto cavourriano trovò così dei preziosi alleati nell’alta borghesia, disposti a tradire il giovane Francesco II. Importanti furono, quindi, l’influenza e l’appoggio massonico (nella speranza di ottenere futuri rimunerativi incarichi)nel propagandare, in tutto il territorio, le false promesse unitarie di fratellanza e uguaglianza. Durante la sua permanenza palermitana Garibaldi promise pubblicamente la confisca e distribuzione delle terre dei latifondisti,suscitando nel popolo entusiasmo e appoggi incondizionati. Poco tempo dopo a Bronte, un paese situato ai piedi dell’Etna, la popolazione, forte delle dichiarazioni garibaldine, occupò con la forza le “terre promesse”. I latifondisti, esautorati dai loro secolari privilegi, chiesero l’intervento delle truppe d’occupazione. Garibaldi, rimangiandosi l’impegno preso, inviò a Bronte un drappello di soldati che, compiendo una delle primissime stragi unitarie, riportò l’ordine dell’esercito d’occupazione nella “liberata” Sicilia. A occupazione avvenuta Vittorio Emanuele si presentò a Teano, e con nobil gesto, diede il benservito a Garibaldi. Per legittimare il fatto compiuto, l’usurpazione del Regno al cugino Francesco II, organizzò a Napoli il plebiscito. Era presente a Napoli il ministro d’Inghilterra Eliot che, nonostante il suo Paese fosse complice di quando stava accadendo, stupito dai metodi brutali attuati dagli occupanti nell’organizzare le votazioni, inviò a Londra, il 10 novembre 1860, il seguente dispaccio: “I risultati delle votazioni in Napoli e in Sicilia rappresentano appena il diciannove tra i cento votanti designati; e ciò ad onta di tutti gli artifizi e violenze usati”. Il 17 marzo 1861: “Per Provvidenza divina e per voto della Nazione” Vittorio Emanuele II fu proclamato re d’Italia. L’Italia unita iniziava il suo cammino sotto pessimi auspici. La libertà e la fratellanza, vagheggiate da pochi sognatori, furono accantonate. Rapine, promesse non mantenute, massacri, ribellioni, sanguinose repressioni durarono per oltre un decennio. Così fu tradito un popolo che si ritrovò più povero, vessato e diviso di quando l’Italia era separata in una dozzina di regni, ducati, granducati e repubbliche. Con grande miopia, poca intelligenza e lungimiranza, si ottenne l’Unità d’Italia senza rispettare gli ideali per i quali erano morti e avevano combattuto centinaia di eroi risorgimentali.

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