Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

SECONDA LETTERA DEL CONTE DI MONTALEMBERT AL SIG. CONTE DI CAVUOR (Pubblicata il 23 aprile 1861).

Posted by on Mar 15, 2020

SECONDA LETTERA DEL CONTE DI MONTALEMBERT AL SIG. CONTE DI CAVUOR (Pubblicata il 23 aprile 1861).

Signor Conte

Nel vostro discorso del 27 di marzo e del 9 di aprile voi mi mettete in causa. Nel primo annunziate che giunto a Roma voi proclamerete questo grande principio: La Chiesa libera in libero Stato; e cosi mi fate l’onore inaspettato di adoperare la formola onde mi sono servito scrivendovi, è qualche mese, o con questa compendiate quello che voi promettete al mondo cattolico ed al Papato, invece della loro capitale profanata e del loro patrimonio conquistato.

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La grande cultura nel Regno delle Due Sicilie: Giovan Battista Vico, per esempio

Posted by on Nov 18, 2019

La grande cultura nel Regno delle Due Sicilie: Giovan Battista Vico, per esempio

Ma non è il solo grande nome: tanti i personaggi che, fra ‘700 e ‘800, portarono il Regno delle Due Sicilia a competere nel campo dell cultura con le maggiori potenze dell’epoca: Vincenzo Bellini nella musica, Pugliesi, Landolina e Mangiameli nelle scienze; Tranchina nella medicina; Malvastra nel diritto romano; Bivona nella botanica; Ferdinando Lucchesi Palli nell’economia; Tarallo, Bertini, Morso, nelle opere storiche, scienze e musica, Gaetano Filangeri, Filippo Iuvara, Antonio Genovesi, Ferdinando Galiani, Giacomo Della Porta, Pietro Giannone, Mario Pagano e così via
di Giovanni Maduli
vice presidente del Parlamento delle Due Sicilie-Parlamento del Sud (Associazione culturale), e componente della Confederazione Siculo-Napolitana

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Convegno. Un ricordo di Ferdinando Secondo, re delle Due Sicilie

Posted by on Mag 28, 2019

Convegno. Un ricordo di Ferdinando Secondo, re delle Due Sicilie

Intorno alle iniziative del governo sull’autonomia si è sviluppato un dibattito che si nutre però di molte omissioni e di non poche strumentalità. Nel Sud Italia si respira una atmosfera che legge il discorso dell’autonomia come un segno antimeridionalista. Questo, si dice, si riscontra anche nella assenza di informazione su quello che, qualunque sia il giudizio che si voglia dare, si realizza nel Sud del Paese da un punto di vista storico, politico, culturale, strategico. Riporta il Servizio studi della Camera dei Deputati:

“Il tema del riconoscimento di maggiori forme di autonomia alle Regioni a statuto ordinario, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, si è imposto al centro del dibattito a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna nel 2017. Dopo aver sottoscritto tre accordi preliminari con il Governo a febbraio 2018, su richiesta delle tre regioni, il negoziato è proseguito ampliando il quadro delle materie da trasferire rispetto a quello originariamente previsto. Nella seduta del 14 febbraio 2019, il Ministro per gli Affari regionali ha illustrato in Consiglio dei ministri i contenuti delle intese da sottoporre alla firma. Nel frattempo altre regioni hanno intrapreso il percorso per la richiesta di condizioni particolari di autonomia”.

Quello che segue è la cronaca di un appuntamento che il Movimento Sud e Civiltà ha tenuto a Napoli il 25 maggio scorso. Un ricordo di Ferdinando Secondo, Re delle Due Sicilia dal 1830 al 1859, nel quale sono emerse posizioni che, al di la delle condivisioni o meno (per molti di coloro che si oppongono la storia andava da una parte e i Borboni dall’altra…ndr), meritano di essere descritte. E questo in assenza di informazioni dalla stampa e dalla televisione nazionale pubblica e privata.

Sud e Civiltà. Un ricordo di Ferdinando Secondo, re delle Due Sicilie

A Napoli c’è stato un convegno “diverso”. Stranamente diverso. Incominciando dall’inizio: una Santa Messa nella Chiesa di Santa Chiara. Nel luogo che testimonia, con i monumenti angioini, la nascita, nel Duecento, di Napoli Capitale di un Regno e, con la cappella dedicata ai Borbone, la fine di questo Regno sei secoli dopo. È stato sabato scorso, nella sonnacchiosa, piovosa vigilia delle elezioni europee. Tanta gente era accorsa, nonostante il maltempo.

C’era dell’entusiasmo e la sensazione che stava accadendo qualcosa di nuovo, quando ci si è spostati nella maestosa Sala Maria Cristina, nella cittadella monastica di Santa Chiara. C’erano già stati tanti convegni tradizionalisti a Napoli, a Gaeta, a Civitella, nelle Calabrie, in Sicilia, dappertutto nelle terre dell’antico Regno (anche nel Basso Lazio, che ne faceva parte, come testimonia l’indefessa attività di Claudio Saltarelli).

Ma stavolta c’era la consapevolezza di qualcosa che non sarebbe potuto essere tenuto nascosto, cancellato dalla Stampa e dalla TV locale e nazionale. C’era la testimonianza del diffondersi di una consapevolezza che raccoglieva, in una sorta di summa, l’azione di tanti che si sono dedicati a ricordare il passato di una grande civiltà calpestata, svilita, calunniata, con la speranza di farla risorgere.

Dall’azione precorritrice di Silvio Vitale negli anni Sessanta, alla costituzione, nel Novantatrè, con Riccardo Pazzaglia, in una riunione in un ristorante sotto Castel dell’Ovo, del Movimento Neoborbonico. Tanti, da allora, quelli che si sono dedicati allo studio sulle carte degli archivi finalmente aperti, tanti i libri nuovi e la ristampa di quelli che riportano il diario dei giorni della fine. Merito anche del coraggio di Case Editrici, come, tra le altre, “Controcorrente” (a Napoli, in via Carlo De Cesare), fondata dal compianto Pietro Golia, e la napoletana “ Il Giglio” (a via Crispi 36).

I nomi delle strade annullano la storia della città. Come il corso Vittorio Emanuele II, (ma primo Re d’Italia), una strada rispettosa della natura, che segue le linee morbide delle colline. Si chiamava corso Maria Teresa, dal nome della Regina, ed era stata costruita per volontà del Re Ferdinando II di Borbone, al quale, appunto, è dedicato questo convegno.

Un Re, si scrive nell’invito, “Difensore del popolo contro sfruttatori e usurai. Si batté per la prosperità e l’indipendenza della Patria. Calunniato per 158 anni dai nemici del Sud, i popoli delle Due Sicilie gli rendono un commosso omaggio. E promettono di riprendere con determinazione la sua battaglia per la grandezza e la dignità del Sud”. 

Ecco, in questo convegno, più che in altri, non c’è stata solo una rievocazione storica, che si è avvalsa anche dell’intervento di valenti musicisti, l’insegnamento missionario, la manifestazione di coreografici figuranti (quali le guardie borboniche di Marco Mauriello). C’è stata la determinazione di non sopportare più in silenzio la propaganda contro il Sud, che si attua proditoriamente anche da parte di quelle strutture che dovrebbero promuoverlo. Moderatore del Convegno è stato lo scrittore Gianni Turco, che è riuscito a mantenere i discorsi di tutti i relatori nel limite dei quindici minuti.

“Vita e opere di un grande Re” è stato l’argomento trattato dal direttore scolastico Vincenzo Giannone, che è riuscito a dare il nome del nostro Re ad una scuola. Lo scrittore Vincenzo Gulì  ha parlato de “L’età d’oro dell’industria del Sud”, il presidente onorario del movimento Sud e Civiltà Guido Belmonte del “1848: un Re nella tempesta”, lo scrittore Maurizio di Giovine de “Le opere militari”, lo scrittore Gaetano Marabello de “La difesa dell’indipendenza della Patria”. Ha concluso il convegno il suo organizzatore, il presidente di Sud e Civiltà Edoardo Vitale, il magistrato illustratore, editore e direttore de “L’Alfiere”, una rivista storica cartacea ben scritta ed elegantemente  impaginata.

Vitale ha parlato di Ferdinando II come “Il difensore del popolo”. Unitevi a noi. – ha detto -. “Siamo lanciatissimi ed ora nuovi eventi, nuove avventure, nuove battaglie … vogliamo la rinascita del Sud. Unitevi a noi. Insieme apriremo un’esaltante pagina di storia”.

C’è stata anche una raccolta di firme: una petizione pubblica al Sindaco di Napoli Luigi De Magistris perché conceda la cittadinanza onoraria di Napoli all’attuale direttore della Reggia – Museo e del Real Bosco di Capodimonte (di fondazione borbonica) Sylvain Bellenger, per avere svolto il suo compito con grande competenza, intelligenza ed amore per Napoli: un napoletano esemplare.

Moltissimi hanno firmato, molti altri avrebbero voluto firmare ma la raccolta era riservata ai soli residenti napoletani. Questi altri potranno rivolgersi all’architetto Paola Pozzi, che raccoglie firme con change.org

di Adriana Dragoni

fonte http://www.agenziaradicale.com/index.php/cultura-e-spettacoli/eventi/5837-un-ricordo-di-ferdinando-secondo-re-delle-due-sicilie

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PAOLO MENCACCI. UNO SGUARDO ALLA RIVOLUZIONE ITALIANA (ventunesima parte)

Posted by on Mar 17, 2018

PAOLO MENCACCI. UNO SGUARDO ALLA RIVOLUZIONE ITALIANA (ventunesima parte)

CAPO IV.

SCORRERIA DI PISACANE.

Della scorreria Pisacane è da dire più particolarmente. Capi della spedizione erano Carlo Pisacane, già ufficiale del Genio, fuori del Regno da vari anni, Giovanni Nicotera avvocato, e Giovanni Battista Falcone studente, emigrati, tutti Napoletani e rifuggiti negli Stati sardi. Idearono essi di raccogliere una banda armata, invadere l’Isola di Ponza, e sbarcare quindi nella Provincia di Principato Citeriore. Calcolavano poi (non sappiamo con quanta ragione) che, all’annunzio di tanta impresa, Napoli, Roma, Firenze sarebbero insorte, come un sol uomo, per opera dei comitati rivoluzionari, e proclamerebbero la Repubblica. Con siffatto disegno e siffatte speranze s’imbarcarono circa un 40 cospiratori di varie regioni d’Italia sul Piroscafo Il Cagliari della società Rubattino di negozianti genovesi, destinato a viaggi fra Genova, Cagliari e Tunisi. Tutti eran muniti di regolari carte di polizia con la direzione per Tunisi, e, sotto specie di mercanzie, imbarcarono con esso loro varie casse piene d’armi.

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