Posted by altaterradilavoro on Giu 29, 2019
Le tracce della linea Gustav ci sono ancora, sulle montagne, lì dove finisce la tua valle. C’è sempre il fiume Rapido, che d’estate è un rivolo e d’inverno si gonfia e si arruffa, nervoso, ostile, cattivo, come un dio che spazza le ambizioni degli umani.
Fu lui a frenare le truppe alleate del generale Clark, mentre le mitragliatrici tedesche facevano mattanza. Sono passati settantacinque anni dalla battaglia di Montecassino, le cicatrici (…)
(…) segnano la città, come un corpo dilaniato e ricostruito da un chirurgo maldestro. Qui ci fu il fronte italiano della Seconda guerra mondiale, eppure Cassino è sempre un po’ ai margini della mappa sacra della repubblica. Non è il Carso, non è il Piave, non è via Rasella o Piazzale Loreto, pochi raccontano il sangue di questi monti. Si ricorda con un certo fastidio anche quello che accadde dopo, nonostante Moravia e De Sica e il volto di Sophia Loren, gli stupri dei vincitori, le «marocchinate». Forse perché fu una guerra straniera sul suolo italiano e senza Resistenza, senza partigiani, senza rossi e neri. Cassino è il cimitero degli altri.
Eccone uno. Lo vedi lungo la strada, dopo una curva, in un quartiere di Cassino non molto lontano dal casello dell’autostrada. Si chiama Folcara e ancora porta i segni di quella che un tempo era campagna. Poco più in là c’è l’università. Il cimitero del Commonwealth è qui e per trovarlo non basta un navigatore satellitare, devi chiedere e molti risponderanno: «Mai sentito». Oppure: «È qui da qualche parte». Quelli che lo conoscono non vivono qui. Vengono magari dalla periferia del Tamigi, dalla contea di Surrey, a sud di Londra o da Porirua, la città delle due maree, a venti chilometri da Wellington o da qualche sobborgo di Nuova Delhi.
Le lapidi sono una fila bianca, come una brigata, divisa in quattro battaglioni. I morti sono 4.266, 284 non hanno più un nome, militi e ignoti: britannici, canadesi, australiani, neozelandesi, indiani, sudafricani, pachistani, nepalesi e un soldato dell’Armata Rossa. Tutti sono sepolti all’ombra lontana, lassù, dell’abbazia, sventrata, stuprata, dissacrata e poi ricostruita, come se la storia si potesse rammendare, perché quel monte racchiude qualcosa di più delle pietre e del marmo. È lì che Benedetto ha scritto la sua regola, il suo «ora et labora», segnando l’inizio del monachesimo, la fuga e il ritorno nel mondo, la rete globale che illumina la civiltà occidentale nell’incertezza dell’età di mezzo. Tutto questo però non consola i morti e forse non interessa neppure più di tanto ai vivi.
L’ULTIMO REPORTAGE Quello che resta è un cognome su una tomba, la terza a sinistra, in prima fila. C’è scritto C. Bewley e non è un soldato. C sta per Cirillo. È un giornalista, corrispondente sul fronte di Cassino per il Kemsley Newspapers, quotidiano che nel 1959 viene assorbito dal Times. È morto il 18 maggio del 1944. Era l’ultimo giorno della lunga battaglia. Aveva 39 anni. Poche ore dopo i superstiti delle divisioni polacche Karpatia e Kresova fissano la bandiera bianca e rossa a strisce orizzontali sui ruderi dei Montecassino. È toccato a loro pagare con il sangue il prezzo della guerra, la libertà della Polonia, lì dove tutto era cominciato nel settembre del ’39, con i cingolati di Hitler a schiacciare Varsavia. Il cimitero polacco è proprio sotto l’abbazia. Su una lapide ci sono queste parole: «Abbiamo dato le nostre anime a Dio, i nostri corpi all’Italia e i nostri cuori alla Polonia». È la sintesi di quei giorni di maggio. Il 15 febbraio la casa madre benedettina era stata rasa al suolo. Quando i polacchi il 16 maggio vanno all’assalto del monte per tre volte vengono respinti. A mezzogiorno hanno già perso il 20 per cento delle truppe. Di fronte hanno i paracadutisti tedeschi, duri, resistenti, si battono con fede cieca, spazzano il terreno con le mitragliatrici e i mortai. Vivono sottoterra ed emergono a gruppi per respingere gli attaccanti o morire. I loro cecchini colpiscono i polacchi come uccelli appollaiati sui rami. Il 17 gli uomini del Wadysaw Anders, che dopo la guerra si rifiuterà di tornare nella Polonia comunista e morirà esule a Londra, ripartono all’attacco della montagna. Aggrediscono la Cresta del fante, scalano la Testa del serpente. Si fanno scudo con i cadaveri dei compagni, sparano contro qualsiasi forma che assomigli anche vagamente all’elmetto di un parà. Quota 593 cade all’alba del 18. Il primo a mettere piede sulle macerie è un plotone di ulani del Primo Lancieri Podolski. Trovano un gruppo di tedeschi morenti abbandonati dai compagni. Il terreno è tappezzato di papaveri e di cadaveri. Sulle rovine di Montecassino scende il silenzio. Nel cielo di mezzogiorno i lancieri issano al vento la bandiera. Dopo sei mesi la battaglia di Cassino è finita, la strada per Roma è aperta.
È LA MORTE, È LA VITA Sta in piedi, fermo, in mezzo a un silenzio lieve, con le braccia lungo i fianchi e i pugni chiusi. Sulla pelle ha tatuaggi che raccontano la storia di famiglia. Il suo nome è Thomas Tekanapu Rawakata, nel mondo lo conoscono con l’acronimo di TJ. Perenara. È il mediano di mischia degli All Black, la nazionale neozelandese di rugby, ed è lui adesso il leader dell’Haka. Non è solo una danza di guerra. È il corpo che parla e ti dice chi sei. È mani, piedi, gambe, corpo, voce, lingua, occhi. TJ la sente battere dentro, ma questa volta la tiene a bada. Suo zio è sepolto qui. È il 17 febbraio del 1944. Sono le nove e mezza della sera e ovunque si sente il canto del ventottesimo battaglione Maori. «Ka mate, ka ora» (è la morte, è la vita). È il debutto dell’Haka sul suolo italiano. Poi verrà la marcia, contro le mitragliatrici tedesche, con la missione di arrivare oltre la linea, laggiù dove c’è la stazione ferroviaria. Chi non viene falciato si aggrappa alla vita con un corpo a corpo contro il nemico, in una notte senza luna dove non si riconoscono i vivi e i morti. Su 200 ne resteranno in piedi meno di settanta. Qui, nel cimitero del Commonwealth, c’è un pezzo di patria, il sangue della Nuova Zelanda. È nella battaglia di Montecassino che si sono riconosciuti come nazione, sacrificando la loro gioventù. Chiunque abbia qui, un nonno, un padre, un marito, un fratello, uno zio viene di tanto in tanto ad incontrarlo, perché tutti i neozelandesi, e soprattutto per i maori, il rapporto con i loro morti non è puro spirito. È carnale. È un abbraccio. Ai morti si fa visita, sempre, anche se sono dall’altra parte del mondo.
THE WALL Il muro per Roger Waters è il silenzio che ha inghiottito il padre. C’è una fotografia del 18 febbraio 1944. Il tenente dei fucilieri Reali Erich Fletcher Waters sorride accanto alla moglie e tiene in braccio il figlio di cinque mesi. È Roger. È l’unica fotografia che ha con il padre. Per anni e anni lo ha cercato, per capire dove è caduto, dove è sepolto. Qui a Cassino c’è il suo corpo, anche se è morto ad Aprilia, dopo lo sbarco di Anzio. Nel cimitero del Commonwealth la leggenda dei Pink Floyd torna ogni tanto a parlare con il padre che non ha conosciuto: «Voglio essere nella trincea della vita. Io non voglio essere al quartier generale, io non voglio essere seduto in un albergo da qualche parte a guardare il mondo che cambia, voglio cambiarlo io. Voglio essere impegnato. Probabilmente, in un modo che mio padre forse approverebbe».
Vittorio Macioce
fontehttps://www.pontelandolfonews.com/storia/70-della-seconda-guerra-mondiale-2/32632-2/
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Posted by altaterradilavoro on Apr 8, 2019
Abbiamo, volutamente dato un taglio politico,
in quanto crediamo che (specialmente nelle amministrative) i programmi possano
come minimo somigliarsi, ma è proprio il modo come si immagina una
“società”, i valori che essa deve interpretare e perseguire, che
danno poi un senso compiuto di quello che una proponente amministrazione ha in
mente di realizzare.
ELEZIONI
AMMINISTRATIVE A CASSINO 26 MAGGIO 2019
RENATO
DE SANCTIS sindaco -Programma Amministrativo-
Il
progetto politico da realizzare é quello di migliorare la qualità della vita
dei cittadini e ricostruire tutti insieme un paese nuovo, dove ognuno si senta
partecipe di una stessa comunità.
Non
crediamo che tale programma possa essere esaustivo, siamo infatti pronti a
raccogliere suggerimenti che possano integrare e migliorare quanto
rappresentato.
“Programma
1° step”
La
prima parola-chiave é “EQUITÀ”
ed é proprio con una frase di Don Milani che
vogliamo iniziare un ragionamento per poter significare il valore che ha per
noi la parola “Equità”.
“Non c’é peggior ingiustizia che fare parti uguali tra disuguali”.
Innanzitutto, per sviluppare il tema della “Equità” rapportandolo in un
contesto amministrativo, dobbiamo preoccuparci del reperimento delle “risorse”,
dove si acquisiscono, come ed a chi si destinano.
Le risposte sono articolate ed impegnative, considerando disponibilità
economiche diverse e decrescenti da parte di famiglie e di imprese.
Gli interventi quindi dovranno essere modulati, ispirandosi al principio della
progressività (art. 53 della costituzione).
Dovremo in tal senso, adottare politiche tributarie più mirate, che permettano
di modulare la pressione fiscale, rendendo percettibile il principio di
progressività che dovrà tener conto, in modo minimale di rendite immobiliari ed
in modo più sostanziale delle rendite finanziarie.
Parlando di “Equità”, altro tema centrale è quello della casa.
Visto lo stallo demografico in cui il nostro territorio, da anni è rimasto
ancorato, si dovrà guardare, per ragioni fattuali, e non certo per ragioni
ideologiche, nel breve e nel medio termine, a costruire secondo le esigenze che
lo stesso mercato richieda.
Non procrastinabile invece é la domanda di qualità urbana, la domanda di
servizi e la domanda di residenza.
Le risposte a queste domande si possono dare da subito, assumendo e facendo
propria la “Legge Regionale sulla Rigenerazione Urbana e il Recupero Edilizio,
L. 7/2017” ,una occasione da “sfruttare” immediatamente.
La legge infatti si propone di promuovere, incentivare e realizzare la
rigenerazione urbana, intesa in senso ampio ed integrato, incentivare la
razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, favorire il recupero delle
periferie, delle aree urbane degradate, delle aree produttive e degli edifici
dismessi o inutilizzati.
E ancora, di qualificare la città esistente, limitare il consumo di suolo,
aumentare la sicurezza sismica dei manufatti esistenti, migliorare la qualità
ambientale e architettonica dello spazio insediato, promuovere e tutelare
l’attività agricola, il paesaggio e l’ambiente e promuovere lo sviluppo del
verde urbano.
Il processo virtuoso che tale Legge potrà innescare, andrà oltre le stesse
peculiarità sopra riportate, ma potrebbe innescare quel processo che da troppo
tempo la città aspetta, una ripresa economica del territorio.
Con l’adozione di tale Legge Regionale, non si parlerà di governare una
espansione immobiliare, ma bensì di innescare un processo di recupero, riuso,
riqualificazione della città che potrà comprendere, la viabilità,
l’efficientamento energetico e più in generale l’intero decoro urbano. Va poi
considerato il nodo centrale, che in una prospettiva di politiche sociali, ha
la necessità di individuare le priorità ed i conseguenti interventi di aiuto.
In una situazione di risorse decrescenti, e comunque limitate, vanno trovate
soluzioni per esaudire domande che non sono immediatamente conciliabili.
Nel bilancio previsionale, a parità di saldi, saranno senz’altro previste
maggiori somme per il welfare, dare risposte certe a tutti, e risolvere
tensioni sociali che si potrebbero innescare.
Anche se il bilancio comunale è un dispositivo relativamente rigido, comunque
potrà essere gradualmente modificato nel tempo.
Crediamo inoltre, che le decisioni sui servizi da attivare o da dismettere, e
sulle scelte di investimento, possano scaturire, quale risultante di una giusta
condivisione fra amministrazione e cittadini, concordando anche a cosa si
potrebbe rinunciare, in cambio, o di una minore pressione tariffaria e tributaria,
o di cosa potrebbe essere invece urgente realizzare.
Infine, il tema della “Equità” richiede un’analisi seria sulla valutazione
dell’utilità pubblica davvero prodotta dai versamenti di tutti i
cittadini-contribuenti.
Sicuramente ogni spesa avrà le sue giustificate ragioni, ma vista una
situazione finanziaria non certo fiorente che si andrà ad amministrare, è bene
sin da ora ricordare a tutti, che ci sono ragioni di spesa migliori di altre.
Così come preannunciato, abbiamo iniziato a raccontarvi la nostra visione di
“società” con alcuni interventi per la nostra città, realizzabili da subito ed
a costo infinitesimale.
Mercoledì introdurremo la parola chiave-inclusione.

ELEZIONI AMMINISTRATIVE A CASSINO 26 MAGGIO 2019
“Programma
2° step”
La
seconda parola-chiave è “INCLUSIONE”
Sicuramente parlare di “inclusione” significa
poter superare i tanti motivi di ineguaglianze, significa avere la volontà di
trovare soluzioni economiche, sociali per riportare in un alveo di “legalità”
chi da solo non riesce ad uscire da uno stato di discriminazione.
O anche mettere le persone, le famiglie, al centro di un’attenzione, dove si
possono spiegare in maniera compiuta, i diritti, i doveri, le responsabilità.
Su questo argomento, ci sarebbe da aprire un lungo discorso su quelle che sono
state le politiche sociali, sino ad oggi messe in campo dalle passate
amministrazioni, rispetto soprattutto ad una richiesta di aiuto, che non
esprime più, solo povertà e marginalità, ma anche e soprattutto precarietà.
Facciamoci tutti, due semplici domande, e dalle nostre stesse risposte capiremo
in quale grave situazione di degrado sociale siamo precipitati.
La prima domanda è, siamo soddisfatti della qualità della vita che ogni giorno
affrontiamo nella nostra città ?, la seconda domanda è, siamo soddisfatti della
nostra vita sociale e relazionale ?
Moltissimi di noi avranno dato sicuramente risposte negative, ed allora la
prossima amministrazione dovrà imprimere una inversione di tendenza lavorando
sui fattori che determineranno il miglioramento generale del nostro quotidiano.
Si dovrà partire da una città solidale, dove le differenziazioni sociali non
siano motivo di discriminazione, dove i quartieri (rioni), tra di loro, non
creino fratture sociali e tutti si sentano cittadini della stessa polis.
Ed allora dobbiamo essere ben consci, che c’è necessità di elaborare un
cambiamento che coinvolga tutti, che guardi al futuro della nostra città,
iniziando da un percorso rieducativo, che rielabori alcuni concetti
fondamentali del vivere civile, che per motivi diversi si sono persi di vista.
Il “DOVERE”, che ognuno di noi ha nei confronti di…………, ha la stessa
valenza di un “DIRITTO” che ognuno di noi rivendica, alcuni comportamenti
ineducati si devono evitare non perché potremmo essere sanzionati, ma perché la
città é nostra e dei nostri figli, noi ci viviamo e se viviamo in una
città sporca, inquinata e dal traffico caotico, chi ne soffre per primo é
proprio il cittadino comune, quindi noi…….
La nuova amministrazione, dovrà quindi, si essere pronta a lavorare di più e
meglio, per ridare dignità alla nostra Cassino, mettendo in campo una cura
quotidiana, per una città più pulita, più ordinata, più civile, più rispettosa
delle regole e delle esigenze dei cittadini, ma nel contempo, tutti dobbiamo
riacquistare la consapevolezza che Cassino è di tutti i cassinati e quindi cura
ed amore a Cassino città, vanno dispensati da parte di tutti.
Dobbiamo tornare ad essere una comunità dove le famiglie non devono sentirsi
abbandonate alle loro problematiche, ma integrate in contesti più larghi, dove
si respira un senso di affettività e reciprocità, da mettere concretamente in
atto tutti i giorni, per affrontare esigenze quotidiane di tipo materiale,
economico, educativo, relazionale ed anche affettivo.
Parlare di inclusione, significa anche parlare di sicurezza, ed anche qui, il
primo lavoro da mettere in campo è quell’azione educativa che dobbiamo
rivolgere a noi stessi.
Il presupposto di partenza per una convivenza civile è proprio il rispetto
reciproco delle regole, altrimenti dette “leggi”, che hanno appunto lo scopo di
tutelare tutti i cittadini, ma ancor di più, le persone più fragili.
Verrà quindi adottato un piano di sicurezza che prevede una più intensa
concertazione con le forze di polizia, ed un piano amministrativo per il
rafforzamento delle capacità numeriche e tecnologiche della Polizia Locale.
La realizzazione poi di una centrale di controllo, rientrante in un programma
più vasto di installazione sul territorio di linee di registro-video-sorveglianza,
attiva 24 ore su 24 ed in dotazione alla Locale Polizia Urbana.
Dobbiamo tornare ad essere una comunità rispettosa dei diritti di tutti, ed
allora dobbiamo intercettare (questo è rivolto ai più giovani), il limite della
nostra libertà, e quando questo limite travalica alcuni confini e va a ledere
la libertà degli altri, bisogna avere la capacità di fare un passo indietro,
proprio per quel rispetto che si deve, al vivere civile di tutti.
L’azione amministrativa, in tal senso dovrà coinvolgere la scuola, con percorsi
educativi verso il rispetto delle regole e della legalità.
D’altro canto, la nuova amministrazione dovrà sempre avere aperta una finestra
verso uno spirito critico, che è condizione necessaria per “governare” il
cambiamento, che dovrà essere tangibile ed orientato verso obiettivi
sostenibili.
Abbiamo con questo nostro, ulteriore scritto, continuato a raccontarvi la
nostra visione di “comunità”, con alcune illustrazione di interventi che
riguardano naturalmente la nostra città, e da realizzare in un breve periodo
dall’insediamento.
ELEZIONI
AMMINISTRATIVE A CASSINO 26 MAGGIO 2019
“Programma,
3° step”
La
terza parola-chiave è “PARTECIPAZIONE”
Abbiamo appena parlato di “inclusione”, e come
portare a termine un progetto sociale se l’ “inclusione” non viene coniugata
con la “partecipazione”.
Partecipare vuol anche dire co-amministrare, e sempre in un percorso, dove
tutti devono essere coinvolti in un progetto che ci deve condurre ad essere una
comunità solidale, non possiamo prescindere dalla partecipazione di tutti i
cittadini alle scelte della stessa amministrazione comunale.
Il coinvolgimento, sarà tangibile, infatti, attraverso l’istituzione dei
consigli di quartiere, tutti potranno essere partecipi, attraverso le proprie
rappresentanze a quelle che sono le scelte, e quindi alla vita amministrativa
della propria città.
I rappresentanti dei consigli di quartiere, infatti potranno proporre,
dibattere o presentare anche istanze diverse, ogni qual volta verrà indetto il
consiglio comunale.
Un senso compiuto di “partecipazione”, non potrà sottrarre poi,
l’amministrazione comunale a relazionarsi ed aprire sinergie costanti e
continuative con quello che è il mondo “dell’Università”.
Questa relazione non potrà limitarsi alla gestione interpersonale delle proprie
componenti più “alte e rappresentative”, ma dovrà nutrirsi di servizi, di
ricerca di compatibilità, e di incontri, incontri di docenti e studenti con il
tessuto connettivo di tutta la città.
È chiaro, che in modo parallelo, l’amministrazione dovrà mettere in campo un
progetto di fattibilità che unisca (oltre che territorialmente con percorsi
pedonali e ciclabili), anche idealmente, le finalità e le aspettative degli
studenti della cittadella universitaria con quelle di una Cassino che dovrà essere
pronta all’accoglienza.
In parole povere, “l’Università”, dovrà sentire e vivere di più un senso di
appartenenza, e Cassino dovrà “approfittare” di un tale catalizzatore di
cultura e di scienza.
La “partecipazione” è anche presupposto di una ripresa economica.
E come poter trascurare un tesoro mai “sfruttato” dalle precedenti
amministrazioni (la nostra memoria), poter riscoprire percorsi di una antica
Cassino, intercettando contributi regionali ed europei finalizzati ad un lavoro
per poter riportare alla conoscenza di tanti, bellezze e memorie di altri
tempi, oggi nascoste da cumuli di terra e vegetazione (fatti di conservazione,
tutela e valorizzazione di un vasto ed irripetibile patrimonio di beni storici
e documentali).
Riscoprire il presente assurgendo ad un ruolo di capofila turistico di tutto un
territorio che dovrà divenire centro ricettivo di importanza internazionale,
grazie proprio alla riscoperta di un proprio passato storico.
La “partecipazione” ha anche una valenza culturale, e come prescindere allora
dagli strumenti, l’indispensabile recupero del “Teatro Manzoni”, al centro,
sino ad oggi, di svariate diatribe, tutte derivanti da una palese e penosa
incapacità amministrativa.
E poi, abbiamo la fortuna di possedere siti archeologici che ci invidia mezza
europa (Teatro, ed Anfiteatro Romano, la tomba di Ummidia Quadratilla, tutto il
sito Archeologico che parte dal Teatro Romano ed arriva sin sopra Montecassino,
lo stesso Museo Archeologico, e l’Historiale), e noi che facciamo, li
trascuriamo…………
Solo la cecità e la grettezza di animo, di chi era deputato all’amministrazione
degli stessi ha potuto far si che tali risorse fossero del tutto ignorate e non
piuttosto valorizzate, in un percorso turistico attrattivo, che potrebbe
sicuramente interessare i tanti Tour Operator che organizzano
visite in quel faro di cultura dove San Benedetto attorno al 529 stabilì di
costruire l’Abbazia, che poi prese il nome di Montecassino.
Altro gapp che la nuova amministrazione dovrà superare è quello della mancanza
di un multisala cinematografica.
Ebbene, nel programma degli interventi, da subito ci sarà l’impegno di
individuare un’area idonea alla costruzione dell’opera, e successivamente nel
“breve termine” ci sarà l’impegno amministrativo di preparare un project-financing.
Vi sembrerà strano, e forse a qualcuno, anche falso, ma della “partecipazione”,
quella che ti fa crescere, quella che crea confronti, quella che è condivisa, i
giovani di Cassino non ne fanno parte.
Non possiamo trascurare una risorsa così importante e dirompente come quella
che i giovani esprimono, continuando a dettare politiche che non attraggono, ed
in molti casi escludono, l’interesse di migliaia di giovani della nostra città.
Ed allora, alcune piazze centrali, ideate solamente per gonfiare i capitolati
di spesa, dovranno essere completamente ripensate, riprogettare secondo una
visione “green”, dove, tutto sia a servizio dei giovani e non soltanto, con
giardini, panche e wi-fi, con aree coperte, di ritrovo dove ci si può
incontrare e discutere, leggere tranquillamente un libro o ascoltare musica.
Piccole location, che possano ospitare iniziative culturali, dibattiti sociali
che in qualche modo intercettino l’interesse di tanti giovani, che in mancanza
di proposte del genere, si rifugiano avanti ai bar, non accorgendosi di vivere
una vita per lo più asociale ed individuale.
Per finire, ci appare menomata una “partecipazione”, se non contemplata nello
sport, ed allora crediamo che vada affrontato in maniera conclusiva il nodo
della costruzione o ricostruzione di taluni impianti (vedi ex piscina
comunale), anche cogliendo l’opportunità di riconversione di alcune strutture
che dovranno comunque trovare l’interesse di un qualche privato, con il quale
si potrà sicuramente stipulare un accordo di project-financing.
In questa ottica va sicuramente effettuato un intervento di restyling totale al
“vecchio” complesso di via Appia, studiando le migliori soluzioni per
riattivare l’impianto di illuminazione al campo 1, indispensabile per poter
ospitare manifestazioni di atletica e partite di calcio.
La riqualificazione dovrà riguardare anche i campi da tennis ed il glorioso
palazzetto dello sport.
D’altra parte, noi che siamo cresciuti con la cultura dello sport, non potevamo
certo trascurare i valori che lo sport trasmette, la “partecipazione” che si
trasforma in socializzazione e quindi veicolo di formazione e crescita umana.
Continuando quindi questo nostro percorso di narrazione, abbiamo illustrato,
anche se in modo sintetico, il nostro pensiero di “partecipazione”,
ELEZIONI
AMMINISTRATIVE A CASSINO 26 MAGGIO 2019
“Programma
4° step”
La
quarta parola-chiave é “SOSTENIBILITÀ”
Se continueremo a trascurare la “sostenibilità”
le parole equità, inclusione, partecipazione, diverranno dei contenitori vuoti.
In generale, i passaggi più delicati riguarderanno interventi sul territorio
con l’adozione di nuovi strumenti e l’attivazione di precisi partenariati.
Le politiche per la casa, la riconversione di tanti comparti urbani e
l’intervento sulle periferie che dovranno costituire luoghi di riscatto
urbanistico e sociale.
Parlando di “sostenibilità”, non possiamo esimerci di parlare di ambiente, e
quindi, una priorità è sicuramente predisporre interventi urgenti (grazie anche
a contributi che proprio ultimamente la Regione ha messo a disposizione per la
bonifica del sito “Nocione”) per la bonifica dei vari siti che i cittadini di
Cassino, oltre che a conoscere bene, subiscono ogni giorno con effetti negativi
di avvelenamento.
Parliamo quindi del Nocione, dello Spineto, dell’ex Marini, dell’ex
stabilimento CRCM, Pantanelle, Panaccioni ed altri di minore estensione.
Certamente il lavoro di bonifica è indispensabile ed urgente, ma il lavoro da
mettere in cantiere è per il futuro, un lavoro grosso, di educazione civica, di
interventi e di sorveglianza.
Il recupero del territorio e l’aspetto paesaggistico sono pedine basilari per
la riqualificazione di un ambiente cittadino e della qualità della vita dei
suoi abitanti.
I pericoli legati alle emissioni di CO2 devono essere affrontati partendo dal
problema e non dal sintomo, e per risolvere il problema ci sono due elementi
che risultano determinanti, la diminuzione del traffico locale e l’aumento
della quantità di superficie dedicata agli spazi verdi urbani.
Il primo dei problemi si risolve creando circuiti ciclabili nel centro
cittadino, per arrivare in un arco di medio termine alla creazione di una vasta
area pedonalizzata e ciclabile, con una parallela e sensibile diminuzione di
traffico privato di auto.
Il secondo dei problemi si risolve cambiando il nostro modo di pensare la
“città”.
Intervenire innanzitutto sul recupero e potenziamento di ciò che è il verde in
città, dove gli alberi, i parchi e la villa comunale, non devono essere solo
arredo urbano, ma siano parte integrante di un programma che dovrà avere come
finalità il potenziamento, ed il completamento di una forte operazione
rafforzativa di verde.
Puntare sul ruolo degli alberi in città è determinante non soltanto per
migliorare la qualità dell’aria a livello locale, ma anche per lottare contro i
cambiamenti climatici.
In questi anni, nelle passate amministrazioni, poco o nulla si è discusso di
questi temi, che forse per altri potevano essere minori, ma che per noi, fanno
parte e sono la nostra stessa vita.
Se parliamo di ambiente, come non parlare di “acqua”.
Non tutti sanno che la “Casinum” di epoca romana nasce come città termale, e
non credo occorrano particolari competenze topografiche per osservare come la
nostra città sia letteralmente circondata ed abbracciata da un percorso di
acque che sarebbe bene utilizzare non per far fare profitti ad “Acea”, ma per
creare non solo aree di verde e svago, ma anche un percorso culturale-economico
di cui possa fruire e giovare la cittadinanza, ma anche il turismo eco-sostenibile.
Non occorrono molto probabilmente neanche eccessive doti visionarie per
immaginare la creazione di un “parco storico delle acque”, che vada a sfruttare
elementi del passato più remoto, “terme varroniane”, anche se qui ci sarà da
leggersi un bel po’ di carte, “villa comunale” e “sorgenti del gari”.
Ci sarà da lavorare attorno ad un progetto che unisca questi siti di
straordinario impatto paesaggistico, per poter creare un anello fruibile con
percorsi pedonali e ciclabili.
Quindi la prima cosa da fare, è riappropriarsi del controllo delle acque, e per
far ciò bisogna rescindere il contratto di Convenzione con Acea-Ato5 spa.
Nella malaugurata ipotesi che la legge “DAGA” in discussione in parlamento, per
motivi diversi venga proiettata nel tempo, o peggio non venga votata, abbiamo
l’obbligo come amministrazione di concertare una maggioranza di sindaci in
assemblea dell’Ato 5, che sia favorevole alla rescissione della Convenzione in
essere.
Solo in tale modo, Cassino potrà ottimizzare il possesso di tante fonti
idriche, sia per fini turistici, e sia per la gestione dello stesso Servizio
Idrico Integrato che potrà sicuramente essere un sicuro ritorno finanziario per
la città di Cassino e quindi per tutti i cittadini.
Ultimi (solo in senso cronologico) interventi indispensabili e non solo per la
sostenibilità, ma anche e soprattutto per una autonoma accessibilità (ai
diversamente abili), che è poi un principio di libertà, ci vedranno impegnati
ad effettuare controlli su varchi, pedane e spazi minimi per lasciare il libero
transito a tutti, ma anche controlli alle barriere architettoniche e parcheggi
riservati ai diversamente abili, per un senso stesso di dignità di ogni essere
umano ed anche per una “inclusione” di cui abbiamo abbondantemente parlato.
Abbiamo quindi con questo 4° step conclusa la narrazione di quella che è la
nostra visione di società, che completeremo comunque mercoledì con un 5° step
dove parleremo di qualche progetto da realizzare in tempi medi lunghi, che
sicuramente la nostra amministrazione farà partire ma che non vedrà realizzare
se non in un secondo mandato, parleremo quindi del “FUTURO”
ELEZIONI
AMMINISTRATIVE A CASSINO 26 MAGGIO 2019
“Programma
5° step”
La
quinta parola-chiave é “FUTURO”
Se si potesse definire il “futuro” con una
semplice parola, direi sicuramente che essa appartiene alle parole
“palindrome”, si perché il “futuro”, da qualsiasi parte lo inizi a costruire,
va sempre bene.
Da un punto di vista programmatico, se è vero, come è vero che la politica deve
dare risposte concrete a problemi reali, secondo noi, deve anche seguire una
traccia, creare uno spazio di speranza, guardare al domani, ed oltre, e per
quanto poi possibile, preparare un percorso sul quale incamminarsi.
Per poter pensare al futuro, bisogna cambiare quell’atteggiamento che in alcuni
momenti la politica ti impone, e che è soprattutto “contemplativo”.
Bisogna prefigurare le alternative, negoziando scelte fra diversi scenari
alternativi e favorire l’implementazione verso l’esito di programmi
realizzabili.
Una politica seria ed efficace non può fare a meno di interrogarsi sul senso, e
sull’appropriatezza delle proprie scelte, senza pensare ad investire per il
“futuro”.
Amministrare una città importante come quella che è Cassino, significa saper
tracciare un percorso, che guardi oltre al breve respiro ed alle strette
convenienze di un solo lustro.
Preparare un futuro e recuperare parte dello scempio che le precedenti
amministrazioni hanno lasciato ai nostri figli e nipoti, significa avere
capacità, strumenti e voglia di guardare avanti, di guardare lontano.
La nuova amministrazione dovrà essere conscia di navigare in mare aperto e
quando salperà deve essere sicura di essere in possesso di mappe e bussole, per
poter navigare le profondità del mare.
Nel caso contrario, sarà costretta e condannata ad una navigazione a vista,
lungo la costa, e seppur non finirà sugli scogli, non potrà mai raccontare di
aver visto il punto dove cielo e mare s’incontrano e dove non c’è più
orizzonte.
Preparare un “futuro” significa anche aprire una strada verso la speranza, con
l’impegno paziente di un lavoro che non riguarderà sicuramente il breve volgere
di qualche mandato amministrativo.
Più di qualcuno contesterà, che alcuni obiettivi vorrebbe vederli oltre che
realizzabili, realizzati.
Bisogna invece, in alcuni casi, avere la consapevolezza che un progetto
iniziato da questa nuova amministrazione, si potrà realizzare anche tra venti o
più anni.
È questa la giusta visione che oggi nessuno coltiva, per cui se nessuno oggi
pianta un seme, la pianta, fra venti o trenta anni, non ci sarà sicuramente.
Una strategia che si limitasse nel possibile, e che avesse come orizzonte solo
quello del giorno dopo, non ci porterebbe da nessuna parte, ma soprattutto non
preparerebbe un futuro migliore a chi verrà dopo di noi.
Questi cinque step, fin ora narrati, che contengono ognuno una parola chiave
(Equità-Inclusione- Partecipazione-Sostenibilità-Futuro), che in qualche modo
hanno delineato la nostra visione, i valori, e gli orientamenti essenziali su
cui lavorare per un miglioramento socio-economico della nostra “Cassino”, di
oggi e degli anni a venire, dovranno, con la collaborazione fattiva di tutti i
cittadini, essere trasformati in programmi condivisi e percorribili.
Il
compito della politica è anche e soprattutto mantenere vivo, e se del caso
ripristinare, quel sottile ma indispensabile legame fiduciario, che costituisce
la base etica e civile di ogni relazione comunitaria e permette alle persone,
in qualunque momento, di sapere che hanno sempre qualcuno accanto.
Renato De Sanctis
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