Posted by altaterradilavoro on Mag 31, 2019
Una ricostruzione a
grandi linee della cultura italiana che da posizioni ideali diverse e
differenziate, si oppose al processo unitario e risorgimentale, così come esso
veniva elaborato nei disegni ed è stato attuato nei fatti dalla minoranza
liberale e democratico-sociale fra il 1800 e il 1870
In memoria di Silvio Vitale
(1928-2005)
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Posted by altaterradilavoro on Gen 28, 2019
Francesco II lasciò
ingenuamente Napoli nel 1860 facilitando, senza volerlo, la conquista dei
garibaldini
Il
13 novembre 1860 Pio IX scrive a Francesco II di Borbone, re delle Due Sicilie:
“Ho fatto tutto quello che per mia parte era possibile per sostenere in
Vostra Maestà la causa della giustizia, e tanto più volentieri l’ho fatto in
quanto che ho veduto la Maestà Vostra tradita da uomini cattivi o inetti o
deboli […] ho detto tradito perché è verità”. Salito al trono a 23 anni
all’improvvisa morte del padre, Francesco è completamente digiuno dell’arte di
governo. Cattolico devoto, il re è animato da buonissimi sentimenti ma
l’inesperienza e la buona fede lo rendono facile preda della congiura massonica
che lo avvolge come in una spirale. Succede così che segue i consigli
sciagurati del ministro dell’interno, il massone Liborio Romano segretamente
alleato di Garibaldi. Questi lo convince a lasciare Napoli senza combattere
facendo appello all’attaccamento alla città, all’amore per il popolo e per la
religione cattolica. Ecco il testo della lettera che Liborio Romano indirizza a
Francesco II il 20 agosto 1860. Dopo aver accennato ai “segreti disegni
della Provvidenza”, alla malvagità degli uomini e alla sfiducia che si è
infiltrata nell’esercito e nella marina, il ministro scrive: “La lotta, è
certo, farebbe scorrere fiumi di sangue”. Anche ammessa una vittoria
momentanea continua – si tratterebbe di “una delle vittorie malaugurate,
peggiore di mille disfatte; vittoria acquistata a prezzo del sangue, di uccisioni
e di rovine […] Dopo aver rigettato, secondo che ci ispira l’onestà della
coscienza, il partito della resistenza, del conflitto e della guerra civile,
quale sarà il partito saggio, onesto, umano e degno del discendente di
Enrico?”. Il “saggio” consiglio che Liborio Romano offre al re è
di allontanarsi da Napoli, invocare a giudice l’Europa, ed aspettare “dal
tempo e dalla giustizia di Dio il ritorno della fiducia, ed il trionfo dei suoi
diritti legittimi”. Accade l’incredibile: Francesco II lascia la capitale
senza opporre resistenza per risparmiare ai napoletani la guerra e a Napoli la
distruzione. Ecco il manifesto che indirizza ai sudditi immediatamente prima
della partenza: “Una guerra ingiusta e contro la ragione delle genti ha
invaso i miei Stati, nonostante che io fossi in pace con tutte le potenze
europee”. Il corpo diplomatico conosce il mio amore per
Napoli e il mio desiderio di “guarentirla dalle rovine e dalla guerra, salvare i suoi abitanti e le loro proprietà, i sacri templi, i monumenti, gli stabilimenti pubblici, le collezioni di arte, e tutto quello che forma il patrimonio della sua civiltà e della sua grandezza, e che appartenendo alle generazioni future è superiore alle passioni di un tempo. Discendente di una Dinastia che per 126 anni regnò in queste contrade […] i miei affetti sono qui. Io sono Napoletano, né potrei senza grave rammarico dirigere parole di addio ai miei amatissimi popoli, ai miei compatrioti. Qualunque sarà il mio destino, prospero od avverso, serberò sempre per essi forti ed amorevoli rimembranze. Raccomando loro la concordia, la pace, la santità dei doveri cittadini. Che uno smodato zelo per la mia corona non diventi face di turbolenze”. Il sovrano lascia Napoli il 6 settembre e si ritira a Gaeta dove tenta una valorosa quanto inutile difesa, sostenuto dall’eroismo della moglie Maria Sofia e dall’attaccamento dell’esercito. L’8 dicembre 1860, il giorno dell’Immacolata, Francesco II invia ai popoli delle due Sicilie un manifesto per ricordare ancora una volta le iniquità che ha subite: “Il mondo intero l’ha visto; per non versare sangue, ho preferito rischiar la mia corona. I traditori, pagati dal nemico straniero, sedevano nel mio consiglio, a fianco dei miei fedeli servitori; nella sincerità del mio cuore, non potevo credere al tradimento […] In mezzo a continue cospirazioni, non ho fatto versare una sola goccia di sangue, e si è accusata la mia condotta di debolezza. Se l’amore più tenero per i sudditi, se la confidenza naturale della gioventù nella onestà altrui, se l’orrore istintivo del sangue meritano tal nome, sì, io certo sono stato debole. Al momento in cui la rovina dei miei nemici era sicura, ho fermato il braccio dei miei generali, per non consumare la distruzione di Palermo. Ho preferito abbandonare Napoli, la mia cara capitale, senza esser cacciato da voi, per non esporla agli orrori d’un bombardamento”. “Ho creduto in buona fede che il re del Piemonte, che si diceva mio fratello e mio amico, che si protestava disapprovare l’invasione di Garibaldi […] non avrebbe rotto tutti i trattati e violate tutte le leggi per invadere tutti i miei stati in piena pace, senza motivi né dichiarazioni di guerra”. Oltre che dai numerosi massoni presenti a corte e nei vertici dell’esercito, Francesco II è tradito dal cugino Vittorio Emanuele, “re galantuomo”, che ne invade il regno il 15 ottobre 1860. L’ordine che l’esercito sabaudo riporta è quello che Francesco descrive nel proclama appena citato: “Le finanze non guari sì fiorenti, sono completamente ruinate, l’amministrazione è un caos, la sicurezza individuale non esiste. Le prigioni sono piene di sospetti, in luogo della libertà, lo stato d’assedio regna nelle province e un generale straniero pubblica la legge marziale decretando le fucilazioni istantanee per tutti quelli dei miei sudditi che non s’inchinano innanzi alla bandiera di Sardegna […] Uomini che non hanno mai visto questa parte d’Italia […] costituiscono il vostro governo […] le Due Sicilie sono state dichiarate province d’un regno lontano. Napoli e Palermo saranno governate da Prefetti venuti da Torino.
Angela Pellicciari
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Posted by altaterradilavoro on Set 12, 2018
UNA ANALISI DELLA CATASTROFE DEL 1860
Quasi sempre la geografia determina la storia
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Posted by altaterradilavoro on Set 6, 2018
Per comprendere nella sua pienezza quest’apparizione mariana è necessario partire da lontano e precisamente dalla città di Costantinopoli, capitale dell’Impero romano d’Oriente, voluta da Costantino il Grande, a cavallo del Bosforo e del Corno d’Oro sul luogo dell’antica Bisanzio. La città ebbe fin dai primi tempi per la Madre di Dio, la Vergine Theotokos, un culto tutto particolare, ad incrementare il quale non sarebbe stata estranea la madre dello stesso Costantino, l’imperatrice Elena.
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Posted by altaterradilavoro on Ago 16, 2018
La Lectio divina di Auperto. La festa mondiale dell’Assunta è nata alle sorgenti del Volturno. Ne sono convinto e spiego perché.
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