Oltre 300 persone al parco della Grancía, stamattina ad ascoltare Pino Aprile (e gli altri 299), avviando un chiaro progetto politico meridionalista, al fine del raggiungimento dell’equità da Nord a Sud o della Secessione (che saranno loro al Nord ad averla voluta, e non noi). Interventi di tutti i tipi… Oggi forse più che il lancio di un partito, avrebbe potuto sembrare una seduta del Parlamento delle due Sicilie (un insieme di associazioni culturali e politiche che osservano e agiscono di conseguenza, per altro una struttura già esistente), di cui faccio orgogliosamente parte; ma questa è un’altra storia. Serviva che parlassero tutti? Forse si, forse No.
Non sono andato al Parco della Grangia oggi, all’incontro per la posa della prima pietra di un’azione politica meridionale.
Lì si raccoglievano le idee, si faceva il punto circa il programma da stilare, sulle cose da fare per la salvezza del nostro Sud e, prima ancora, sulle “regole” da seguire.
L’iniziativa di Pino Aprile, di far partire un’Azione politica meridionale, non è che
l’ultima di una lunga serie1 .
Penso che la prima sia stata la pubblicazione di Terroni, libro che ha fatto uscire dall’ambito geografico e culturale “locale”, la questione del Sud maltrattato e vittima necessaria (e perciò predestinata) della cosiddetta Unità.
Pubblichiamo di seguito una risposta di Carmine Somma ad un articolo denigratorio su Pino Aprile preceduto dal link. Da un po di tempo c’è un risveglio dei giacobin-risorgimentali molto energico che ci fa molto piacere, sono scesi dalla torre di avorio per venire nel nostro sottobosco, chissà se la teoria di Ghandi si applicherà alla nostra storia!!!
L’Europa sta all’Italia , come l’Italia Sabauda sta al
Regno delle Due Sicilie . Lo ha detto Giulio Tremonti che non mi pare sia
borbonico . Un illustre studioso come Salvo Di Matteo , nemmeno lui di simpatie
borboniche, ha affermato in un suo bellissimo lavoro letterario che
l’unificazione italiana è stato un processo allogeno, egemonico, militare . Lo
stesso prof. EUGENIO Di Rienzo, ha chiaramente affermato che se il Borbone si
fosse staccato dal tradizionalismo cattolico, dal mercantismo e protezionismo
statalista , e si fosse gettato tra le braccia di lord Palmerstone o del
carbonaro Luigi Napoleone, probabilmente Napoli sarebbe ancora oggi capitale .
Quanto alla storia is di Fenestrelle, il prof. Alessandro Barbero , ottimo
storico, ha tirato fuori dall’archivio di stato di Torino 265 unità
archivistiche su 2265 , unità sprovviste di documenti di corredo ( cioè a
casaccio ) . Questa ricerca è venuta fuori solo come risposta alla crescente
vigoria della narrazione filoborbonica , secondo cui i soldati del disciolto
esercito napoletano , siamo stati sterminati nei campi di rieducazione militari
e nell’universo concentrazionario che venne allestito al nord , per contenere
quegli umili della bassa forza del Regno di Napoli . Una cosa è certa : se gli
alti ufficiali borbonici avessero avuto lo stesso coraggio ed amore patrio di
quei ragazzi finiti nei campi di concentramento del nord , i cosiddetti
garibaldini , non sarebbero nemmeno partiti . Al di là delle fantasie storiche
dell’una e dell’altra parte, basterebbe solo leggere integralmente i carteggi
di Cavour, come ha tentato di fare il prof. Roberto Martucci , per capire come
andarono le cose . Basterebbe leggere ciò che Massimo D’Azeglio scrisse al
senatore Matteucci nel luglio del 1861, quando a sud del Tronto si versavano
fiumi di sangue di contadini e popolani per mano dei liberatori scesi dal nord
. Era un sangue da versare sull’altare della Rivoluzione liberale . Mi taccio .
Vergognatevi .
naturalmente, condivido perfettamente la proposta e qualsiasi altra
iniziativa possa rendere facilmente e totalmente consultabili i documenti, di
qualsiasi tipo, in grado di far luce (quella possibile) sulla nostra storia.
L’idea che gli italiani siano un popolo bambino, incapace di tollerare la
verità, perché immaturi e potrebbero farsi male, è un’idea utile solo a chi
vuol continuare a trattarli da bambini, per meglio coltivare i propri affari.
Al contrario, questa continua negazione di verità e consapevolezza porta prima
alla delusione, poi al disinteresse, distruggendo le ragioni della convivenza
(e si vede…).
Sciascia diceva che siamo un Paese senza verità; e questo vale per tutte
le vicende fondanti della nostra storia, il che vuol dire pretendere di fondare
la nostra identità su una serie di menzogne e versioni ammaestrate: vale per il
Risorgimento, per le nostre avventure coloniali, per Portella delle Ginestre,
per la strategia della tensione, per gli anni di piombo e il delitto Moro, per
la P2 e le connessioni fra stato e antistato mafioso e massonico (fra cui
cominciano persino a cadere le distinzioni).
Negli archivi concepiti come carcere per la verità è imprigionata la
nostra maturità democratica. Apparentemente, tutto è a portata di mano; nei
fatti tutto è difficile, contorto, lontano, dispendioso. La Germania è risalita
dal suo inferno nazista scarnificandosi dinanzi al mondo intero; negli Stati
Uniti, con il Freedom of Information Act, i segreti più segreti vengono
divulgati, dall’omicidio Kennedy al Viet Nam. Mentre noi discutiamo di come
rendere davvero e agevolmente accessibili documenti di un secolo e mezzo fa.
Quindi, ben vengano tutte le proposte che portano luce nei sotterranei
bui della nostra memoria. Possiamo crescere e davvero unirci, solo sapendo. E
discutendone, sapendo.
A presto
Pino
DOMANDA
PER PINO APRILE
Io penso
che lei abbia conseguito col successo del suo libro un notevole peso
contrattuale rispetto ai media, mi permetto di suggerire una richiesta che
dovrebbe inoltrare in tutti gli incontro che va facendo in Italia:
Il
passaggio di tutte le carte del brigantaggio dall’USSME all’archivio di stato e
la loro pubblicazione online con relativi codici di decrittazione se necessario
per i dispacci militari.
Io personalmente sono rimasto molto colpito da queste parole
L’ultima delusione, poi, ci è data dall’Ufficio storico del Corpo di Stato maggiore; il quale pure aveva destato nel pubblico italiano la speranza della storia. Invece è riuscito un maggiore inganno, perché le sue narrazioni, assumendo per documenti quanto nel tempo si è scritto di adulterato o di addirittura inventato, dimostrano che anche esso ha il fine di consolidare come storia il doppio uragano di glorificazioni al Nord e denigrazioni al Sud, doppio uragano che col pretesto politico non è che sfruttamento economico.
e se penso che queste parole
risalgono a circa 70 anni prima degli articoli sul Calendario del Popolo e su
Storia illustrata e della conseguente interrogazione di Angelo Manna c’è da
restare allibiti.
Il fascismo prima la Italia
resistenziale poi hanno proseguito nella opera di occultamento della verità
iniziata dai cosiddetti padri della patria – padani e meridionali.