STORIA CRONOLOGICA DELL’ ANTICA CAPUA – di Salvatore Fratta (II)
I Villanoviani si stabilirono nella Pianura, in villaggi di capanne situati a breve distanza fra di loro, dedicandosi quasi esclusivamente all’agricoltura e all’allevamento.
Read MoreI Villanoviani si stabilirono nella Pianura, in villaggi di capanne situati a breve distanza fra di loro, dedicandosi quasi esclusivamente all’agricoltura e all’allevamento.
Read MoreLe antiche popolazioni della Campania.
Le prime tracce di frequentazione umana nella nostra regione sono state ritrovate in provincia di Caserta a Tora e Piccilli un paese alle pendici del Vulcano di Roccamonfina e risalgono a 385/325 mila anni fa. Sono 56 orme impresse da tre individui di piccola taglia che si allontanavano dal vulcano in direzione est.
Read MoreUn forestiero che si trovasse a Santa Maria Capua Vetere alla ricerca dell’antica e ricca città conosciuta come altera Roma potrebbe essere assalito dal dubbio di non trovarsi nel posto giusto in mancanza di qualunque riferimento relativo alla Capua di storica memoria. Infatti, avendo letto o sentito parlare di una delle più importanti vie di collegamento dell’ antichità (la Via Appia); di una città che nel mondo conosciuto di allora contendeva il primato della produzione di profumi a Cirene; di una città famosa per i manufatti per l’agricoltura decantati perfino da Cicerone, si guarderebbe intorno per trovare un solo indizio utile a rassicurarlo di trovarsi nel posto giusto.
Read MoreNel mese di novembre del 1873, in una vasta necropoli nell’aria sud – ovest di Santa Maria Capua Vetere, denominata ” Quattordici Ponti “ per via del cavalcavia di un viadotto della linea ferroviaria che comprende 14 arcate, in uno scavo autorizzato ( allora bastava fare richiesta dello scavo alla Commissione Comunale), il signor Simmaco Doria ritrovò un sepolcro con un ricchissimo corredo tanto da essere considerato una tomba principesca.
Read MoreDovremmo smettere di definire certi storici “borbonici” e chiamarli semplicemente “preunitari” o “napolitani” nel nostro caso. Non si capisce per quale motivo il Colletta che non scrive certo un trattato di obiettività scientifica sia considerato uno storico e i napolitani che scrissero al tempo di Ferdinando II siano considerati dei lacchè di regime.
Gli esuli pagati profumatamente in quel di Torino dal conte di Cavour per scrivere le loro ricostruzioni storiche antiborboniche che cos’erano? I depositari della verità rivelata?
Buona lettura e soffermatevi sul profluvio veramente impressionante di innovazioni normative operate dal Re Ferdinando II
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